L'ultimo di tanti, Marco

Scritto da , il 2015-04-05, genere etero

Mi chiamo Fabrizia, ho 36 anni e sono la proprietaria e direttrice di un hotel in Repubblica Dominicana, per l’esattezza a Boca Chica, sud dell’isola a pochi km dalla capitale Santo Domingo. Il mio è un hotel medio-piccolo, 35 camere in tutto per 70, max 90 posti quando c’è il tutto esaurito. Ho acquistato questo hotel 11 anni fa, nel 2004, e da allora ho lasciato Como, la mia città natale per trasferirmi qui a dirigere questa mia attività.
Fisicamente sono una bella donna (almeno così dicono tutti): 170cm x 62 kg. Capelli biondi e lisci che mi arrivano alle scapole, occhi azzurri, un bel faccino che non trucco quasi mai, una terza abbondante di seno ed un sederino che devo dire, fa invidia a tante belle mulatte che girano qui. Insomma, madre natura è stata molto magnanima con me, e se sono ancora single, è solo ed esclusivamente per scelta.
Oggi è sabato, il sabato vigilia di Pasqua, e come tutti i sabati stamattina alcuni clienti hanno lasciato l’hotel per far ritorno a casa, la maggior parte in Italia, visto che le agenzie con cui lavoro sono quasi tutte italiane, e la maggior parte di loro in Lombardia, soprattutto nelle province di Como, Lecco, Varese, Monza e Milano. Il bus che li ha portati all’aeroporto aspetterà lì l’arrivo dei nuovi clienti che solitamente si fermano una settimana, al massimo due, ma sempre e comunque da sabato a sabato.
Il sabato quindi è giorno di grande lavoro: si servono le colazioni, si salutano i partenti e subito dopo si preparano le camere per quelli che devono arrivare. Ci sono da sistemare i registri dell’albergo e provvedere alla spesa per la nuova settimana, tutto deve essere in ordine prima delle 16.00 ora d’arrivo dei nuovi clienti, ogni settimana diversi, ogni sabato desiderosi di informazioni sul posto e vogliosi di trascorrere una bella e rilassante vacanza.
Mentre sono alla reception che controllo registri e chiavi, scorgo Marco che sta arrivando con il suo fare baldanzoso e sorridente. Marco è un turista milanese 35enne e dall’aspetto molto giovanile, in viaggio da solo, è qui dallo scorso sabato e ci rimarrà anche la prossima settimana. E’ un tipo “cicciottello” per non dire di peggio, 175 per 115kg, ma sempre sorridente e gioviale con tutti, turisti e personale dell’albergo. In una settimana è andato solo una volta in spiaggia, che dista un paio di km dall’hotel, quando ce l’ho portato io quasi costringendolo, altrimenti si accontentava della piscina, dove si accomodava su una sdraio indossando una maglietta bianca e il suo costume a pantaloncino fiorato e lungo sino alle ginocchia. Si capiva che era imbarazzato per il suo fisico, anzi, lo ammetteva lui stesso, per questo prediligeva rimanere in hotel a chiacchierare, piuttosto che avventurarsi in spiaggia e rischiare di essere deriso. E’ anche un po’ timido e goffo, quindi ha fatto più in fretta a fare amicizie qui in hotel che non in giro, di conseguenza, io che sono sempre qui avendo anche un alloggio tutto mio, sono stata quella che più di altri gli ha reso la vacanza gradevole.
Marco si avvicina al bancone, mi saluta con un sorridente buongiorno, invitandomi a prendere un aperitivo con lui. E’ quasi mezzogiorno e anche se ho ancora molto da fare un aperitivo ci sta e così poco dopo sono seduta al bancone del bar con lui.
Mentre sorseggio il mio aperitivo lui mi sorride e, stando ben attento a non farsi sentire dal personale del bar, mi chiede: “Quindi? Cosa mi dici della nottata passata con me?”. Io lo guardo e gli sorrido, faccio un altro sorso del mio Cuba-Libre e intanto ripenso a quella notte appena trascorsa a letto con lui. Mi capita spesso di farmi dei clienti, praticamente non passa turno di vacanza che non mi scopo qualcuno. Le mie prede preferite sono proprio i tipi come Marco: in vacanza da soli; un po’ timidi e bruttini, quindi non in grado di fare conquiste e tante amicizie; quelli che escono poco e che hanno un gran bisogno di compagnia. E lui è stato la mia preda perfetta della settimana.
La sera prima cera stata la solita festa del venerdì, dedicata ai villeggianti che all’indomani sarebbero partiti: cena con musica, canti, balli e tanto divertimento. Io l’avevo invitato a ballare con me, visto che era seduto solo e sembrava annoiarsi tremendamente. Ballando mi ero strusciata un poco contro di lui, contro il suo grosso ventre, mentre le sue mani sudate cingevano delicatamente i miei fianchi lasciati scoperti dalla maglietta corta che indossavo. Sempre mentre ballavamo gli avevo chiesto se gli piacevo e lui aveva risposto con un “Certo che sì”, quasi urlato in mezzo al rumore della musica latina che accompagnava quelle danze.
“Se mi dai qualcosa io dopo vengo in camera da te.” Gli avevo sussurrato ad un orecchio. Mentendo, come facevo sempre in questi casi aggiunsi anche: “Sai, devo arrotondare il mio misero stipendio da direttrice d’hotel. Qui siamo pagati poco.” Nessuno dei clienti sapeva infatti che io ero la proprietaria, tutti credevano che io fossi la direttrice stipendiata da chissà quale proprietario o compagnia, e quella era una valida scusa per ottenere qualcosa, un giochetto che comunque mi piaceva. Anche i dipendenti non lo sapevano, sin dall’inizio avevo fatto credere a tutti di essere una dipendente anch’io e la cosa funzionava, in quanto considerandomi al loro livello si confidavano con me sui problemi del lavoro e quando c’era da parlare di assunzioni, licenziamenti o aumenti, rimandavo qualsiasi decisione a un fantomatico direttivo di una altrettanto fantomatica compagnia, “La risposta spetta ai proprietari.” Dicevo sempre io, mettendomi così al riparo da eventuali sgradevoli ritorsioni o preoccupanti proteste nei miei confronti.
Inizialmente marco rimase interdetto e sorpreso di quella mia richiesta, poi però mi chiese quanto volevo. “Cinquanta dollari e sto con te tutta la notte.” Era la tariffa di lì, che normalmente le ragazze del posto applicavano ai turisti. Bastavano 4 o 5 prestazioni per far loro guadagnare quello che normalmente qui un operaio guadagna in un mese di lavoro. Lui non ci pensò molto, disse che andava bene e ci accordammo perché io lo raggiungessi in camera sua a festa finita.
Stando ben attenta a non farmi vedere da nessuno, arrivai in camera sua alle due del mattino ed aprii con la chiave universale che ovviamente avevo in dotazione. Lui era sdraiato nel letto, il suo corpo coperto con il lenzuolo bianco del letto matrimoniale, dal quale spuntavano le sue grosse corte braccia ed il suo viso paffuto e sorridente. Era lì che guardava un film alla televisione e quella luce evanescente era l’unica fonte di illuminazione della stanza. Volevo farmi una doccia, ma lui mi disse di no poiché era eccitatissimo ed impaziente di avermi nel letto. Con lo sguardo mi indico le banconote che aveva messo sul comodino e io inizia a spogliarmi per prepararmi a coricarmi con lui.
In piedi in fondo al letto mi spogliai lentamente e con la maestria che ormai conoscevo bene: mi tolsi prima la maglietta corta e poi slacciai e feci scivolare ai miei piedi la gonna corta che indossavo. Mi sfilai anche i sandali ali che indossavo e con addosso solo reggiseno e perizoma salii a quattro zampe sul letto. Posizionata come una gatta fra le sue gambe divaricate, abbassai il viso sulla parte centrale del suo corpo e mordicchiai il suo pene ancora ricoperto dal lenzuolo. Era già duro e quando lo sfiorai con le mani ne percepii ancor di più la durezza e la grossa circonferenza.
Guardai verso di lui, che a sua volta guardava me con le sue labbra sorridenti ed il suo volto paffuto e felice, illuminato dall’estasi di quei momenti. Con la mano impugnai il suo cazzo ancora ricoperto dal lenzuolo e appoggiai le mie labbra sulla punta di quell’arnese. Non era molto lungo ma sicuramente era bello grosso e durissimo. Mi allungai e mi stesi completamente sopra di lui, sul suo corpo rotondo e sul suo ventre prominente e dopo averlo baciato sulle labbra, gli chiesi se mi voleva subito scopare. “Prima voglio leccarti tutta.” Mi disse lui e mi fece sdraiare al suo fianco. Lo aiutai a spingere il lenzuolo in fondo al letto e così facendo potei vedere tutto il suo corpo: il petto grosso e grasso, il ventre pronunciato e ben peloso, il suo cazzo grosso e duro che puntava verso di me; la ciccia abbondante che aveva anche intorno al pene e i suoi testicoli grossi e ricoperti dei folti peli castani che aveva su buona parte del corpo.
Prima mi baciò in bocca, insinuando dentro la sua lingua voluttuosa. Mi slinguò per un po’, poi iniziò a baciarmi il colo ed il solco dei seni. Mi abbassò il reggiseno e mi passò la lingua sui capezzoli già duri. Quindi si mise a quattro zampe, sovrastandomi e lentamente scese bacandomi l’addome e infilandomi la lingua nell’ombelico. Io ero lì ferma, mugolavo leggermente accondiscendendo ad ogni suo movimento. Sollevai leggermente il bacino e lasciai che lui mi sfilasse il perizoma, scoprendo la mia bella fighetta già bagnata e profumata di umori.
Mi baciò prima il monte di venere e poi succhiò leggermente le grandi labbra. Lentamente insinuò la lingua all’interno e quando la passò sul clitoride ebbi un primo sussulto. Insistette in quel punto, leccando e picchiettando la lingua, mentre io gli accarezzavo i capelli e con voce sommessa gli dicevo che era bravissimo e che doveva continuare così. Dopo qualche minuto di quella splendida leccata gli chiesi di infilarmi un dito dentro e lui obbedì prontamente, inserendo nella mia fica bagnatissima il suo grosso dito medio e subito iniziò a muoverlo avanti ed indietro ad un ritmo sempre più veloce. Comincia ad ansimare sempre più forte, mentre con le mani muovevo la sua testa per dargli il ritmo ed i tempi della sua splendida leccata. Infilò un secondo dito ed il piacere aumentò. Passò a succhiarmi il clitoride con perizia e abilità e sentii che stavo per venire…era bravissimo…un lampo di calore invase il centro delle mie gambe, mossi un po’ il bacino e mi lasciai andare in uno splendido orgasmo, mentre lui a piena bocca prese a leccare e succhiare la mia fighetta che sicuramente colava i propri umori. Sembrava non volersi più staccare da lì ed il piacere fu immenso.
“Adesso scopami” gli dissi, mentre gli sollevai la testa e gli feci cenno di montarmi sopra. Presi un preservativo dal cassetto del comodino (l’hotel forniva anche quelli) e glielo porsi. Se lo infilò a fatica sul cazzo grosso e duro, ma quando ebbe finito subito puntò l’uccello verso il mio buco allagato. Entrò subito in me e mi sentii subito piena di quel dardo. Lui per non schiacciarmi rimase appoggiato con le mani al materasso, mentre io con le dita stringevo e titillavo i suoi capezzoli. Durò meno di due minuti quella penetrazione, poi lo vidi strabuzzare gli occhi e sentii il suo cazzo pulsarmi dentro…era venuto…ed anche molto abbondantemente, a giudicare dalle pulsazioni del cazzo che avevo sentito. Gli sorrisi e mi alzai un poco per baciarlo sulla bocca.
” E’ stato bellissimo Marco” gli dissi, mentre lui si sfilava da me e si sdraiava sul letto al mio fianco.
Mentre ancora si stava riprendendo allungai una mano sul suo membro e lentamente gli sfilai il preservativo stracolmo di sperma. Abbassai il mio viso fino alla punta del cazzo e con la lingua inizia a pulirglielo leccando con piacere la sua sborra ancora calda. “Mi ecciti di nuovo se fai così”. Pensavo scherzasse ed invece no, il suo cazzo tornò di nuovo ben rigido. Ero eccitata anch’io e ci misi poco a decidere di mettermi a cavalcioni su di lui per poi infilarmi nella figa quel bel cazzone.
Mentre lo cavalcavo, questa volta senza il preservativo, lui allungò le mani per palparmi i seni. Poi mi attirò a sé e baciandomi mi infilò la lingua in bocca. Sempre avvinghiati con le lingue mi lascia rotolare e sdraiare, tirandomi lui sopra di me per sentirmi completamente penetrata e posseduta da quel bel ragazzone. Sentivo la sua nerchia invadermi la figa e la sua lingua rotearmi velocissima in bocca. Staccò la sua bocca dalla mia e la portò sui miei seni, dove iniziò a succhiarli con fervore.
Si staccò da me, si abbassò e mi leccò fino a farmi venire nuovamente. Poi fui io ad offrirgli la mia bocca e a succhiarlo fino a che il so seme, ancora copioso, mi riempì la bocca e mi scivolò lentamente in gola.
Paghi finalmente entrambi ci sdraiammo baciandoci un po’ e rimanendo abbracciati, sollevammo il lenzuolo e ci addormentammo soddisfatti.
La mattina mi svegliai per prima, mi rivestii senza fa rumore e presi i miei soldi dal comodino…senza farmi sentire uscii dalla camera e iniziai la mia nuova giornata.

E’ il mio primo racconto e ne seguiranno altri…fatemi sapere se vi è piaciuto…iziasfizia@yahoo.it…scrivetemi.

Questo racconto di è stato letto 5 6 0 3 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.