Greg Barison e l'Odore del Piacere. cap.13

Scritto da , il 2010-07-27, genere pulp

NELLE PUNTATE PRECEDENTI Greg Barison è incaricato da Antonella Librandis di indagare sui tradimenti del marito, Giorgio, con tale Sonia Orici. Nel corso delle indagini, Barison scopre che il triangolo è più complicato del previsto: le due donne erano amanti fin dall'università ed era stata la Orici a introdurre Giorgio nel ménage. Dopo due settimane di indagini, Barison chiede alla sua segretaria Giulia di fissare una appuntamento con la cliente, ormai deciso a svelarle ciò che che ha scoperto. Durante l'indagine il nostro incappa in Cinzia, una meravigliosa e giovane ragazza con cui ha una storia....

Cap.13
Fuori casa sua stiamo 10 minuti buoni in silenzio, a guardare il cruscotto dell’auto, con il motore spento.
-– Va bene, senti cosa ti dico – dice Cinzia dopo un po’. – Adesso sali, ti faccio da mangiare, poi tu lavi i piatti e io sparecchio. Se ti va rimani anche a dormire così domani mi porti al negozio e te ne vai per la tua strada, poi mi chiami quando vuoi. A te rimane la tua vita e a me la mia. La prossima volta che ti va di scoparmi mi chiami, o magari la prossima volta ti chiamo io perché anch’io ne ho voglia, a volte, che ti credi?
– Va bene. Però io sparecchio e tu lavi.
Invece cuciniamo insieme, poi sparecchiamo, io lavo e lei asciuga. Mi propone un caffè ed io mi stravacco sul divano in attesa, e intanto parliamo di musica e libri e films e Anais Nïn e Pepe Carvalho, del terremoto che sentono Maria e Robert Jordan, di Ferrario e “Come l’acqua con il cioccolato”, di villotte e tango, e dopo il caffè continuiamo a parlare e lei si siede dall’altro lato del divano e mi dà un piede da carezzare perché dice che ha le caviglie sottili e che l'ho fatta camminare troppo e che le fanno male. Poi fa la gattona e mi si accoccola con la testa contro il petto, e si fa carezzare la schiena dopo essersi sfilata la maglietta. Stiamo zitti ad ascoltare la radio, una stazione commerciale che dà musica idiota ma che nessuno vuole cambiare per non doversi alzare. Le accarezzo la schiena e basta. Pian piano ci stiamo addormentando e ad un certo tratto lei si alza con gli occhi assonnati, mi tira su tirandomi per una mano, mi trascina in camera dove ci spogliamo mezzi addormentati. Crolliamo sul letto nudi, ci diamo un bacino leggero, lei mi si fa contro di schiena ed io l’abbraccio da dietro. Ci addormentiamo.

Più tardi mi sveglio con la pancia all’aria. Cinzia è china su di me e mi bacia il petto, mentre tiene in mano la bestia che si sta velocemente rizzando. Cinzia si china ancora, mi bacia l’inguine, poi vedo che apre le belle labbra carnose per accogliermi nella sua bocca. Sono ancora mezzo addormentato, per la verità. Il suo bacio non dura a lungo, ben presto mi sale sopra e se lo infila dentro. Si vede che ne aveva una grandissima voglia da come si dimena, mi porta in breve sul punto di venire ma quando se ne accorge si ferma, si stacca e si stende a pancia in giù invitandomi a coprirla. Mi parla a sussurri ma si vede che desidera da morire di essere presa a quel modo ed è terribilmente sexy come mi offre la sua schiena. La penetro tenendola per le spalle e lei solleva il sedere per farsi prendere più in profondità, mi vuole di più, mi supplica di scoparla. Ad un tratto avvicino il viso al suo ed è lei a chiedermelo. Allora mi stacco e con la bocca vado a leccarla e insalivarla perché non voglio farle alcun male.
– Fallo, Greg, fallo ora – mi interrompe.
Io torno a coprirla e con la mano mi guido al punto desiderato, che cede piano, aprendosi lentamente, assecondato dagli umori vaginali mescolati alla saliva con cui l’ho preparata. La prendo così finché lei urla il mio nome, io il suo. Con le mani la tengo stretta a me, il suo corpo sta tutto tra le mie braccia ed esplodo di colpo, e vedo che lei ha gli occhi umidi e ad un tratto inizia a piangere, scossa da singulti, io sono sconvolto, cerco di staccarmi per non pesarle addosso ma lei mi trattiene, si stringe le mie braccia ancora più addosso e continua a piangere a dirotto scossa da singulti sempre più profondi. Io non so che dire, o forse temo troppo quello che dovrei dirle, ma la stringo a me e le bacio la spalla, il collo e la guancia, le bacio gli occhi e non so consolarla in altro modo.
Pian piano si tranquillizza ed inizia a chiedermi scusa, a dirmi che l’emozione è stata troppa e gli è venuto da piangere e non sa nemmeno perché, ma che va tutto bene. Vede che sono preoccupato e che un po’ mi sento in colpa e sta per riprendere a piangere, allora le dico che va bene, che non deve preoccuparsi, che se vuole può scusarsi di avermi fatto cadere in acqua quel pomeriggio e allora riesco a farla sorridere e dice che era colpa mia. Si addormenta sul mio petto mentre le carezzo i capelli. Poco dopo mi addormento anch’io.

Scende dall’auto dopo avermi baciato.
– Grazie – mi dice e se ne va prima che possa dirle altro. Sulla porta c’è la sua padrona. Cinzia potrebbe aver ragione sul fatto che sia lesbica. Comunque non è male: sui 35, bella silhouette, look new age che a qualcuno piace. A me no.
Guido piano verso villa Librandis e ci arrivo verso le 9. La signora è in salotto, molto più vestita dell’ultima volta che l’ho vista lì dentro. Indossa un tailleur da vedova, come se si fosse preparata al peggio. Si siede composta sul divano al di là del basso tavolino di vetro. Davvero delle belle gambe, penso.
– Mi dica tutto – dice melodrammatica.
Io apro la valigetta con dentro la documentazione. Ne estraggo il fascicolo con le foto e l’agenda con gli appunti sui pedinamenti. Inizio a spiegarle giorno per giorno le attività del marito dal giorno in cui mi ha affidato l’incarico e le mostro le foto che documentano le mie parole. Lei segue la mia esposizione impassibile ma, quando le passo la foto del marito con Sonia Orici, contrae le labbra. Poi le spiego che tutto fa pensare che si siano incontrati per caso anche perché di lì a poco la Orici era venuta a far visita alla signora stessa, lì alla villa. Aggiungo che non ho ritenuto di documentare l’incontro. A quel punto la signora arrossisce e dice di continuare, tormentando il bracciolo del divano.
Continuo fino all’incontro con la studentessa.
– Non me ne importa nulla di quella puttanella – dice con il viso indurito.
Le rivelo tutto omettendo solo “l’interrogatorio” alla Orici, poi smetto di parlare e rimaniamo in silenzio mentre riordino le foto.
– Tutto qui? – chiede a metà tra stupore e delusione.
– Sì. Dopo due settimane di indagini nulla mi fa pensare che tra suo marito e la Orici ci sia una relazione. Potrei continuare in eterno ma mi trovo a disagio a prendere i suoi soldi quando sono ormai convinto che i suoi dubbi siano del tutto infondati.
Il suo viso è ora carico di sconforto, con lo sguardo basso sulle mani raccolte in grembo.
– Posso chiederle una cosa, signora Librandis?
Lei alza le spalle.
– Perché lei vuole che la signorina Orici vada a letto con suo marito?
A questo punto solleva lo sguardo come offesa.
– Come si permette….
– Non sono il primo investigatore che ingaggia, vero signora Librandis?
– Beh, no, ma la cosa non la riguarda – dice con la voce incerta.
– Lei ama Sonia Orici, la ama con tutta se stessa e non ha mai smesso, come invece ha voluto farmi credere. E ama suo marito allo stesso modo, signora Librandis: lei ama l’odore del loro piacere. Che i due abbiano altre storie a lei non importa nulla, come non le importerebbe nulla se io le dicessi che ho goduto nel corpo della sua Sonia, come non le è importato nulla di sapere che il suo Giorgio si scopa le sue studentesse. Questo perché io e quella studentessa per lei non siamo nulla, mentre per lei, Giorgio e Sonia sono tutto. Ma tenere separato il tutto è impossibile, perché il tutto è unico e lei lo sa. Ciò la fa soffrire, perché lei si crede nulla, e si chiede cosa aspettino quelle due persone che lei sente di non potere amare quanto meritano a riconoscersi per ciò che secondo lei sono, ovvero le due uniche persone degne di amore sulla faccia della terra, e quindi le uniche due che potrebbero amarsi davvero reciprocamente. Lei teme che quando il tutto sarà unito, per lei, che è nulla (perché tale lei si crede), non ci sarà più spazio.
La signora Librandis mi ascolta con la bocca aperta, dapprima offesa, poi rapita, infine commossa, in lacrime.
– Ma non ho finito signora Librandis. Così lei stessa pare la vittima passiva del suo stesso amore. E invece lei è sì la vittima, ma della sua incapacità di amare, della sua incapacità di rinunciare alla propria parte di piacere per lasciare spazio a quello di loro due. Se lei accettasse la loro unione, scoprirebbe che loro hanno già rinunciato l’uno all’altra per lei, che sono stati capaci di anteporre alla loro la sua felicità, signora Librandis.
– Mi creda, signora Librandis – dico ormai in piedi. – Lasci libero il loro amore di nascere o non nascere. La smetta di uccidere il suo, uccidendo il loro. E abbia un po’ di fiducia, nelle persone che ama.
– Se ne vada. Avrà il suo assegno ma ora se ne vada. FUORI DA CASA MIA.
Sono già nel vialetto quando la sento urlare isterica tra le lacrime.
Fine della penultima puntata
CONTINUA...

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