Cinema porno
di
IL MICROBO
genere
gay
CINEMA PORNO
Il Cine a luci rosse dava uno dei soliti sudici lungometraggi di bassa macelleria intitolato “Antica Roma”. Ne succedevano di tutti i colori ed era una parata di tette, di pubi e di sederi. C'erano i gladiatori, gli schiavi, la gente del popolo, i centurioni e i “membri” togati del Senato, tutti indaffarati a non fare altro che sesso a tutte le ore e in tutte le maniere, tra maschi e femmine, o maschio su maschio, o da femmina a femmina. In sala una sparuta rappresentanza di guardoni sparsi qua e là. Lungo il corridoio vedevo tante cerniere aperte con il pulcinello a portata di mano. Sono andato in fondo, distante dagli altri, in postazione deserta, vuota per poco. Ne sono arrivati due, uno da destra e l'altro da sinistra che mi si sono seduti fianco a fianco per farmi da guardie del corpo. Erano molto sincronizzati e sembravano gemelli come in effeti ho scoperto che erano anche mono ovulari per giunta. Con la mano si strofinavano il pacco e facevano commenti volgari. Ho cominciato a strofinarmelo anch'io per la disperazione. Si sono aperti. Lo hanno tirato fuori che era già sull'attenti e prima uno poi l'altro me lo hanno fatto succhiare a forza come se fosse stabilito che si doveva fare così. Li ho bevuti. Si sono alzati senza degnarmi di uno sguardo e di un grazie. All'uscita dal film li ho trovati fuori. Mi hanno preso e fatto salire in auto. A casa loro mi sono dovuto spogliare e rassegnarmi a venire toccato e ispezionato nei punti più sensibili, come i capezzoli che mi pizzicavano e il buchetto con dita dentro. Tra di loro se la intendevano ma a me non rivolgevano la parola.
-”È un bel cucciolo vero?”
-”Ora lo mettiamo alla prova”.
A volo d'uccello mi hanno impalmato e solo alla fine mi hanno chiesto se volevo diventare e restare la loro signorina. Essere governato da due non mi era mai successo. Gli sono tornato continuamente fra i piedi, a quattro palle e due aste sempre sul duro e lucide a sguscio, per diventare il loro bambolo. È andata avanti, avanti e indietro, giorno dopo giorno per tutto l'inverno. Una volta in settimana per premio mi portavano al cinema dei passi perduti e pagavano loro il biglietto, poi decidevano vicino a chi farmi sedere e come dovevo mostrarmi di bocca buona. Mi prendevano anche in giro.
-”Sei molto richiesto. Tutti ti vogliono”.
Dopo il terzo pompino di fila mi facevano capire che anche loro avevano molto bisogno. Un po' ridevo e un po' piangevo sempre a bocca piena ma erano loro a stabilire quando, cosa e con chi. Non mi sono mai sentito più vacca, stregato dai loro arnesi, che vi giuro mi piacevano proprio e forse troppo.
Il Cine a luci rosse dava uno dei soliti sudici lungometraggi di bassa macelleria intitolato “Antica Roma”. Ne succedevano di tutti i colori ed era una parata di tette, di pubi e di sederi. C'erano i gladiatori, gli schiavi, la gente del popolo, i centurioni e i “membri” togati del Senato, tutti indaffarati a non fare altro che sesso a tutte le ore e in tutte le maniere, tra maschi e femmine, o maschio su maschio, o da femmina a femmina. In sala una sparuta rappresentanza di guardoni sparsi qua e là. Lungo il corridoio vedevo tante cerniere aperte con il pulcinello a portata di mano. Sono andato in fondo, distante dagli altri, in postazione deserta, vuota per poco. Ne sono arrivati due, uno da destra e l'altro da sinistra che mi si sono seduti fianco a fianco per farmi da guardie del corpo. Erano molto sincronizzati e sembravano gemelli come in effeti ho scoperto che erano anche mono ovulari per giunta. Con la mano si strofinavano il pacco e facevano commenti volgari. Ho cominciato a strofinarmelo anch'io per la disperazione. Si sono aperti. Lo hanno tirato fuori che era già sull'attenti e prima uno poi l'altro me lo hanno fatto succhiare a forza come se fosse stabilito che si doveva fare così. Li ho bevuti. Si sono alzati senza degnarmi di uno sguardo e di un grazie. All'uscita dal film li ho trovati fuori. Mi hanno preso e fatto salire in auto. A casa loro mi sono dovuto spogliare e rassegnarmi a venire toccato e ispezionato nei punti più sensibili, come i capezzoli che mi pizzicavano e il buchetto con dita dentro. Tra di loro se la intendevano ma a me non rivolgevano la parola.
-”È un bel cucciolo vero?”
-”Ora lo mettiamo alla prova”.
A volo d'uccello mi hanno impalmato e solo alla fine mi hanno chiesto se volevo diventare e restare la loro signorina. Essere governato da due non mi era mai successo. Gli sono tornato continuamente fra i piedi, a quattro palle e due aste sempre sul duro e lucide a sguscio, per diventare il loro bambolo. È andata avanti, avanti e indietro, giorno dopo giorno per tutto l'inverno. Una volta in settimana per premio mi portavano al cinema dei passi perduti e pagavano loro il biglietto, poi decidevano vicino a chi farmi sedere e come dovevo mostrarmi di bocca buona. Mi prendevano anche in giro.
-”Sei molto richiesto. Tutti ti vogliono”.
Dopo il terzo pompino di fila mi facevano capire che anche loro avevano molto bisogno. Un po' ridevo e un po' piangevo sempre a bocca piena ma erano loro a stabilire quando, cosa e con chi. Non mi sono mai sentito più vacca, stregato dai loro arnesi, che vi giuro mi piacevano proprio e forse troppo.
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