Uccellini e uccelloni
di
IL MICROBO
genere
gay
UCCELLINI E UCCELLONI
Al calare del buio i dintorni delle stazioni dei treni di tanti anni fa erano terreno di conquista. Gli adulti patentati vi giravano in auto a caccia di giovanotti solitari a piedi. Ci sono andato spesso a camminare senza senso oppure a sedermi su una panchina in attesa di qualcuno e di qualcosa. Quando un'auto in sosta lampeggiava i fari era un segnale preciso. Mi avvicinavo e venivo preso a bordo. Ero un bel bocconcino. Si arrivava in periferia in luoghi deserti o in un campo al termine di una stradina dove già mi avevano fatto calare i pantaloni a metà coscia e palpato un po'. Il grande si apriva la cerniera e ne saltavano fuori dei bei cazzi, uno incredibilmente diverso dall'altro. Venivo invitato a ciucciarli e lo facevo. Su un sedile reclinato dopo tante manovre per destreggiarsi nel poco spazio a disposizione il culo glielo davo o meglio se lo prendevano. Mi sentivo apprezzato e mi piaceva l'atmosfera di questi incontri occasionali alle prese con le intimità degli sconosciuti che mi davano il senso del proibito. Non di rado ci scappava il bis nelle giornate successive consumato dentro case di chi era scapolo. Mi offrivano un brandy che mi dava subito alla testa. Ci si baciava in modo assassino per scaldare i motori. Mi spogliavo e venivo ammirato, mangiato con gli occhi e cucinato col mestolo, più a pelle o che protetto. Due chiacchiere nudi in salotto. Qualche volta si faceva doccia insieme ed era bello insaponare ed essere insaponati. Prima del congedo usciva dal portafoglio una banconota che rifiutavo sempre. Bastava che mi riportassero dove ci eravamo incontrati per prendere l'ultima corsa della notte. Quanti ne ho conosciuti fin dentro gli slip in questo modo, in fuga dalle regole del mondo e a tuffo nei pubi, quasi tutti più impellicciati del mio, boschi con un solo albero e nei più maturi e irsuti immense praterie.
Al calare del buio i dintorni delle stazioni dei treni di tanti anni fa erano terreno di conquista. Gli adulti patentati vi giravano in auto a caccia di giovanotti solitari a piedi. Ci sono andato spesso a camminare senza senso oppure a sedermi su una panchina in attesa di qualcuno e di qualcosa. Quando un'auto in sosta lampeggiava i fari era un segnale preciso. Mi avvicinavo e venivo preso a bordo. Ero un bel bocconcino. Si arrivava in periferia in luoghi deserti o in un campo al termine di una stradina dove già mi avevano fatto calare i pantaloni a metà coscia e palpato un po'. Il grande si apriva la cerniera e ne saltavano fuori dei bei cazzi, uno incredibilmente diverso dall'altro. Venivo invitato a ciucciarli e lo facevo. Su un sedile reclinato dopo tante manovre per destreggiarsi nel poco spazio a disposizione il culo glielo davo o meglio se lo prendevano. Mi sentivo apprezzato e mi piaceva l'atmosfera di questi incontri occasionali alle prese con le intimità degli sconosciuti che mi davano il senso del proibito. Non di rado ci scappava il bis nelle giornate successive consumato dentro case di chi era scapolo. Mi offrivano un brandy che mi dava subito alla testa. Ci si baciava in modo assassino per scaldare i motori. Mi spogliavo e venivo ammirato, mangiato con gli occhi e cucinato col mestolo, più a pelle o che protetto. Due chiacchiere nudi in salotto. Qualche volta si faceva doccia insieme ed era bello insaponare ed essere insaponati. Prima del congedo usciva dal portafoglio una banconota che rifiutavo sempre. Bastava che mi riportassero dove ci eravamo incontrati per prendere l'ultima corsa della notte. Quanti ne ho conosciuti fin dentro gli slip in questo modo, in fuga dalle regole del mondo e a tuffo nei pubi, quasi tutti più impellicciati del mio, boschi con un solo albero e nei più maturi e irsuti immense praterie.
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