Sessioni da orbi

di
genere
sadomaso

SESSIONI DA ORBI
Il Padrone una volta a settimana ama ricevere amici ciascuno con il suo schiavo al seguito per organizzare una serata di sadismo a tema. È una specie di gara a chi sa fare meglio durante la quale non è previsto sesso ma si praticano solo sevizie molto mirate. Per questo motivo i Padroni restano per tutto il tempo vestiti di tutto punto in giacca e cravatta in quella tenuta elegante che chiamano “l'alta uniforme”, mentre noi inferiori in penosa e totale nudità ci prodighiamo a servire loro la cena, esposti intanto che portiamo in tavola pietanza dopo pietanza ad essere palpati, pizzicati, valutati e scherniti. Alla fine del banchetto dopo il caffè sparecchiamo tutto e ci rassegniamo in ansia e pallidi come fantasmi a diventare cavie da esperimento. Al centro della stanza formiamo uno sopra l'altro uno dentro l'altro un mucchio di sederi, di genitali e di membra in disordine che loro chiamano “il groviglio”. Ci circondano. Ci sputano. Ci pisciano addosso. E per riscaldarsi e riscaldarci infieriscono su di noi a tratto di frusta. Le nostre urla e le nostre lacrime vengono derise e represse aumentando la forza e la dose fino a quando da ossessi in delirio non ne possiamo più e scattiamo in piedi a braccia aperte esplodendo verso l'alto e all'infuori tra guizzi e sguazzi a cazzaccio tutti uccelli e palle in volo, offrendo uno spettacolo che li diverte sempre molto e che ha per nome “il fiore che sboccia”. Una volta ristabilita un tantino di quiete (si fa per dire) veniamo posizionati e legati per dar luogo ai cosiddetti “dieci minuti” tanti bastano per ridurci in poltiglia. Negli ultimi due mesi i pezzi forti sono stati: 1 il Bastinado; 2 i Genitali in polpetta; 3 Ustionando; 4 Mollette e Aghi qua e là; 5 Ti meno a schiaffo; 6 Culo che brucia, detto anche “il viraggio” (dal bianco al rosa, al rosso ardente, al bordò); 7 un Plug dopo l'altro; 8 il Fisting. Nessuno di noi sopravvive indenne a simili strazi finché non ci ristora almeno un po' il gran finale della “doccia fredda” comunitaria a getto di idrante, denominata “la danza”. Dopodiché a spintoni e a pedate più morti che vivi veniamo stipati nel bagagliaio che ci riporta a casa, tutti scalcagnati e doloranti, per godere (sai quanto) una giornata intera di pausa e assoluto riposo, indispensabili ma spesso non sufficienti per guarire dagli sfregi e rimetterci, chi più chi meno, in sesto. Uno ad uno avremmo il nostro preciso nome di battaglia pur laido che ci designa ma riuniti nel corso di quelle abominevoli sessioni di gruppo lo perdiamo per essere e diventare soltanto dei “merdevoli”, dei “massacrandi”, dei “rompifruste”, dei colossali “frangipene”, dei perfetti “ANOnimisti” in cerca di autore, dei “bavosi” e dei “lamentosi”, degli “zoombie” da far divaricare a “crepanatica”, dei “derelitti”, dei “bamboli”, degli “irreversibili”, da pilotare a strozzo fino alla consunzione di qualunque traccia o sentore della nostra residua, fastidiosissima, orripilante “subumanità” congenita. Ignobili bestie da domesticare e da condurre alle soglie dell'inferno dove abbandonarci senza rimpianto a rosolare a fuoco lento. Gulp! Urca! Ahia! Ahhhiiioooooooooooooooo!
scritto il
2025-11-11
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