Presa dai miei figliastri
di
Ladyam
genere
incesti
PRESA DAI MIEI FIGLIASTRI
Mi chiamo Annamaria ed esisto davvero, se volete conoscermi:
Su Telegram @seduzioneamaranto per chattare con me
Canale Telegram @ladyamaranto per vedere immagini di me
Su Instagram @ladyam.tales per vedere le mie foto artistiche.
Quella mattina avevamo in programma una gita a Vulcano, sulla spiaggia nera, alla quale saremmo arrivati con un barchino che ci avrebbe accompagnati per poi tornare a prenderci nel pomeriggio.
Arrivammo alla spiaggia dell'Asino, che si trova all'estremità meridionale dell'isola di Vulcano: il suo arenile di sabbia fine e scura, benchè non molto esteso, è incastonato sotto alla parete lavica, magica e imponente, che però nella parte centrale digrada dolcemente, tutta ricoperta da una fitta vegetazione.
La spiaggia era piccola, forse meno di 200 metri, e quella mattina era deserta.
Prendemmo l'ombrello, le sdraio e cominciai a godermi quel sole luminoso che si rifletteva sull'arenile nero creando incredibili contrasti cromatici con l'intenso blu del mare e il radioso azzurro del cielo.
Mio marito decise di affittare un moscone per godersi una lunga remata in quel paradiso naturale e invitò due gemelli a salire con lui.
I ragazzi però rifiutarono: avevano voglia di fare il bagno sulla spiaggia e poi di inerpicarsi su per il costone alla ricerca dio pietre laviche.
Io, cullata dall'atmosfera paradisiaca del luogo, mi assopii e persi la cognizione del tempo.
Venni ridestata da un fastidioso vociare di persone che si erano posizionate vicino a me.
Non gradivo quella compagnia, per cui mi alzai e mi diressi verso la punta della caletta, all'ombra del promontorio che dominava il panorama costiero.
Giunta lì notai una stretta insenatura alla quale si poteva accedere con una breve nuotata e ne approfittai.
Mi ritrovai così in un luogo tranquillo tutto per me e continua a godermi l'aria salmastra, mentre il sole veniva schermato dal fitto fogliame.
A un certo punto sentii il mio nome chiamato a gran voce dai ragazzi, che erano venuti a cercarmi.
Pace finita, pensai tra me, e così rimasi a lungo in silenzio, senza rispondere, perchè volevo rimanere da sola: fino a quando li vidi sbucare dall'acqua e venire verso di me.
E si, ero sparita per godermi la natura in silenzio, e si non volevo essere disturbata, e si mi faceva piacere che erano venuti a portarmi qualcosa da bere e da mangiare.
Mi posero davanti un cestino con dentro una limonata e un paio di tramezzini, che presi a mordicchiare con gusto.
Si, siete dei cari ragazzi...si, siete stati davvero gentili a pensare a me...no, non mi pare proprio il caso che cominciate a mettermi le mani addosso.
Ma non riuscii a fermarli, e in men che non si dica mi ritrovai senza costume, con il reggiseno e gli slip che erano volati via.
Paolo, sempre intraprendente, tuffò il suo viso tra le mie gambe e prese a leccarmi la fica con voracità e con meraviglia come se fosse la cosa più bella e gustosa del mondo.
Michele prese invece a mettermi in bocca il suo cazzo, già duro, mentre con le mani mi accarezzava le tette e mi strizzava i capezzoli, leccandoli avidamente.
Paolo si stese su di me, mi allargò la fica con le mani e immerse il suo cazzo, spingendo con forza.
Un paio di colpi e tutto il suo cazzo, di proporzioni sorprendenti, fu dentro la mia fica, fino alle palle, procurandomi un piacere intenso: mi sentivo piena.
Mentre avevo in bocca il cazzo di Michele con una mano tenevo premuta la testa di Paolo sulle mie tette, così che lui potesse leccarmi e mordicchiarmi i capezzoli già duri per il piacere.
Con un movimento repentino, rotolando su un fianco, Paolo si stese sulla sabbia e mi portò su di sè, continuando a spingere il suo cazzo nella mia fica, mentre Michele venne dietro e, afferrato il mio culo, iniziò ad allargarlo e a leccarlo con grande intensità.
Quindi si piegò su di me e cominciò a spingere col cazzo dentro il buco.
Iniziò a dare colpi secchi, sempre più decisi, fino a quando riuscì a entrare e con un gemito di piacere affondò tutto il suo cazzo nel mio culo.
Li avevo entrambi dentro, che spingevano ritmati.
Non resistevo al piacere e mi lasciai andare: venni ansimando e cercando di urlare in modo sommesso per non farmi sentire.
I due gemelli continuavano a spingere coordinati fin quando, quasi in contemporanea, sentii i loro fiotti di sperma caldo invadermi la fica e il culo.
"Dammelo in bocca", dissi a Michele afferrandolo per i capelli.
Venne di corsa e mi piantò il suo cazzo ancora duro in bocca.
Presi a leccarlo avidamente, fino a quando Paolo mi spinse via, mi fece inginocchiare davanti a lui e mi afferrò per i capelli: "Anche il mio cazzo, troia", mi disse mentre me lo metteva in bocca.
Non me lo feci ripetere due volte: lo afferrai e con avidità presi a leccarlo ferocemente.
Quindi li afferrai entrambi con le mani e presi a leccarli insieme, ora l'uno, ora l'altro.
"Ora andate a leccarmi la fica", dissi loro allungandomi sull'asciugamano e spingendoli verso la mia fica.
Si precipitarono e sentii le loro lingue frugare avidamente tra i peli della mia fica, alla ricerca del clitoride che pulsava gonfio ed eccitato.
Ci volle poco e venni di nuovo ansimando e dimenandomi per il piacere, mentre con la lingua continuavo a leccare le mie labbra ancora sporche della loro sborra.
Quindi li feci stendere affianco a me, con loro che leccavano e accarezzavano le mie tette.
"Sono bellissime", mi diceva Paolo guardandole estasiato".
"Io invece adoro il tuo culo: è meraviglioso", sussurrava più timidamente Michele.
"Vorrà dire, ragazzi, che più tardi, se farete i bravi, vedrò di accontentarvi ancora. Ora una nuotata, forza...", ed entrammo in mare a godere di quell'acqua dai riflessi magici e intensi.
Mi chiamo Annamaria ed esisto davvero, se volete conoscermi:
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Quella mattina avevamo in programma una gita a Vulcano, sulla spiaggia nera, alla quale saremmo arrivati con un barchino che ci avrebbe accompagnati per poi tornare a prenderci nel pomeriggio.
Arrivammo alla spiaggia dell'Asino, che si trova all'estremità meridionale dell'isola di Vulcano: il suo arenile di sabbia fine e scura, benchè non molto esteso, è incastonato sotto alla parete lavica, magica e imponente, che però nella parte centrale digrada dolcemente, tutta ricoperta da una fitta vegetazione.
La spiaggia era piccola, forse meno di 200 metri, e quella mattina era deserta.
Prendemmo l'ombrello, le sdraio e cominciai a godermi quel sole luminoso che si rifletteva sull'arenile nero creando incredibili contrasti cromatici con l'intenso blu del mare e il radioso azzurro del cielo.
Mio marito decise di affittare un moscone per godersi una lunga remata in quel paradiso naturale e invitò due gemelli a salire con lui.
I ragazzi però rifiutarono: avevano voglia di fare il bagno sulla spiaggia e poi di inerpicarsi su per il costone alla ricerca dio pietre laviche.
Io, cullata dall'atmosfera paradisiaca del luogo, mi assopii e persi la cognizione del tempo.
Venni ridestata da un fastidioso vociare di persone che si erano posizionate vicino a me.
Non gradivo quella compagnia, per cui mi alzai e mi diressi verso la punta della caletta, all'ombra del promontorio che dominava il panorama costiero.
Giunta lì notai una stretta insenatura alla quale si poteva accedere con una breve nuotata e ne approfittai.
Mi ritrovai così in un luogo tranquillo tutto per me e continua a godermi l'aria salmastra, mentre il sole veniva schermato dal fitto fogliame.
A un certo punto sentii il mio nome chiamato a gran voce dai ragazzi, che erano venuti a cercarmi.
Pace finita, pensai tra me, e così rimasi a lungo in silenzio, senza rispondere, perchè volevo rimanere da sola: fino a quando li vidi sbucare dall'acqua e venire verso di me.
E si, ero sparita per godermi la natura in silenzio, e si non volevo essere disturbata, e si mi faceva piacere che erano venuti a portarmi qualcosa da bere e da mangiare.
Mi posero davanti un cestino con dentro una limonata e un paio di tramezzini, che presi a mordicchiare con gusto.
Si, siete dei cari ragazzi...si, siete stati davvero gentili a pensare a me...no, non mi pare proprio il caso che cominciate a mettermi le mani addosso.
Ma non riuscii a fermarli, e in men che non si dica mi ritrovai senza costume, con il reggiseno e gli slip che erano volati via.
Paolo, sempre intraprendente, tuffò il suo viso tra le mie gambe e prese a leccarmi la fica con voracità e con meraviglia come se fosse la cosa più bella e gustosa del mondo.
Michele prese invece a mettermi in bocca il suo cazzo, già duro, mentre con le mani mi accarezzava le tette e mi strizzava i capezzoli, leccandoli avidamente.
Paolo si stese su di me, mi allargò la fica con le mani e immerse il suo cazzo, spingendo con forza.
Un paio di colpi e tutto il suo cazzo, di proporzioni sorprendenti, fu dentro la mia fica, fino alle palle, procurandomi un piacere intenso: mi sentivo piena.
Mentre avevo in bocca il cazzo di Michele con una mano tenevo premuta la testa di Paolo sulle mie tette, così che lui potesse leccarmi e mordicchiarmi i capezzoli già duri per il piacere.
Con un movimento repentino, rotolando su un fianco, Paolo si stese sulla sabbia e mi portò su di sè, continuando a spingere il suo cazzo nella mia fica, mentre Michele venne dietro e, afferrato il mio culo, iniziò ad allargarlo e a leccarlo con grande intensità.
Quindi si piegò su di me e cominciò a spingere col cazzo dentro il buco.
Iniziò a dare colpi secchi, sempre più decisi, fino a quando riuscì a entrare e con un gemito di piacere affondò tutto il suo cazzo nel mio culo.
Li avevo entrambi dentro, che spingevano ritmati.
Non resistevo al piacere e mi lasciai andare: venni ansimando e cercando di urlare in modo sommesso per non farmi sentire.
I due gemelli continuavano a spingere coordinati fin quando, quasi in contemporanea, sentii i loro fiotti di sperma caldo invadermi la fica e il culo.
"Dammelo in bocca", dissi a Michele afferrandolo per i capelli.
Venne di corsa e mi piantò il suo cazzo ancora duro in bocca.
Presi a leccarlo avidamente, fino a quando Paolo mi spinse via, mi fece inginocchiare davanti a lui e mi afferrò per i capelli: "Anche il mio cazzo, troia", mi disse mentre me lo metteva in bocca.
Non me lo feci ripetere due volte: lo afferrai e con avidità presi a leccarlo ferocemente.
Quindi li afferrai entrambi con le mani e presi a leccarli insieme, ora l'uno, ora l'altro.
"Ora andate a leccarmi la fica", dissi loro allungandomi sull'asciugamano e spingendoli verso la mia fica.
Si precipitarono e sentii le loro lingue frugare avidamente tra i peli della mia fica, alla ricerca del clitoride che pulsava gonfio ed eccitato.
Ci volle poco e venni di nuovo ansimando e dimenandomi per il piacere, mentre con la lingua continuavo a leccare le mie labbra ancora sporche della loro sborra.
Quindi li feci stendere affianco a me, con loro che leccavano e accarezzavano le mie tette.
"Sono bellissime", mi diceva Paolo guardandole estasiato".
"Io invece adoro il tuo culo: è meraviglioso", sussurrava più timidamente Michele.
"Vorrà dire, ragazzi, che più tardi, se farete i bravi, vedrò di accontentarvi ancora. Ora una nuotata, forza...", ed entrammo in mare a godere di quell'acqua dai riflessi magici e intensi.
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