Inferno. Capitoli 7, 8.

Scritto da , il 2013-01-15, genere sadomaso


INFERNO: cap 7/8



CREDO SIA UN BORDELLO E NOI RAGAZZE LE PUTTANE.

Nella stanzetta dove vengo “preparata”, non quella usata fino a qualche giorno fa, l'altra, di fianco al saloncino. Non fa differenza. Ho preparato la prima colazione nella cucina dei Famigli, poi sono stata portata qui. Devo cominciare ad usare il “tutore” nuovo. Lettino solare bagno e massaggio, creme idratanti e depilazione. Oggi tocca anche il clistere ovviamente. Nessun problema, penso ai fatti miei ben riposata dopo una lunga dormita. Quanto lunga non so. Da quando mi hanno rapita e portata qui non ho visto un orologio. Neppure ho avuto i miei cicli. Anche quelli mi hanno portato via oltre al sole, il vento sulla faccia e tutto il resto. Sono la loro puttana, una delle tante. Quante? Non lo so. Ieri, a letto col il Padrone, ho avuto il primo orgasmo della mia vita. Non sono proprio certa fosse un orgasmo, penso di si però. Poche settimane prima che mi portassero qua sono quasi andata fuori di testa perché in autobus mi hanno ripassato il culo con una manata. Ieri ho goduto con un cazzo nel sedere. Il cazzo del padrone che contemporaneamente mi sgrillettava. Lo ho imparato dal Padrone Due questa parola, dopo la Obbedienza e la Sottomissione. E chi avrebbe resistito alle botte e a tutto il resto? Non io. prima ero certa di resistere, ma mi sono arresa, poi di essere più furba di loro, di riuscire a scappare tornando con i Carabinieri. Avevo deciso di fingermi sottomessa, di accettare tutto e di conquistare la loro fiducia. Col tempo mi sono tolte molte illusioni e me ne sono inventate altre: sono una schiava ma il Padrone ed i due Fratelli, una specie di consorteria, mi amano...sono la loro donna, una specie di amante, quasi la loro moglie... Tutte balle che servivano a farmi sopportare questa vita: il freddo e la fame, dormire con una cuccia per cani come letto ed un polso incatenato al muro. Tanto lavoro, faticoso, tutti i giorni, botte e...si giri signorina...già i Famiglia ed i tutori. Carogne, bastardi fetenti. Li odio, loro e la loro formale cortesia, ed odio le femmine, più ancora dei maschi. Sono, se possibile, più carogne. Mi sono già messa però col sedere all'aria perché, maschi o femmine, ci impiegano un amen a prendere un appunto sui loro libricini e poi sono botte. Non basta ubbidire, bisogna farlo subito ed in silenzio. E quando dicono: si deve preparare signorina vogliono usarla? Li ammazzerei quando dicono così. Stronzi, dite di lavarmi la figa che vogliono chiavarmi o farmi il culo, ed invece: in fretta,è tardi si prepari vogliono usarla...si, li ammazzerei.
Appoggiata sui gomiti osservo incuriosita ed attenta il tutore nuovo sul tavolino. Più grosso di quello che ho usato sino a pochi minuti fa? Quello vecchio è arrivato al massimo della sua possibilità, il diametro non può crescere di più nè può crescere la forza con cui dilata o resiste alla pressione che esercito con i muscoli del culo. La lunghezza non conta. Bontà loro, ma è una cosa mi preoccupa subito: mi spalmano sul buco e spingono dentro un bel po di crema mentre una di loro, soppesato l'arnese nuovo, lo infila in un profilattico. Si rilassi signorina. Ma va fa...e seguo il suggerimento ancora più preoccupata. Spingo come per andare di corpo, come per prendere un cazzo nel sedere, appunto...dio se è grosso, è più grosso dell'altro, fa fatica solo ad entrare nonostante la crema. Stringo i denti e senza volerlo spingo come sempre quando sto prendendolo...preferisco un uomo, è meglio un cazzo vero...spingo anche il culo verso l'alto, meglio fartelo entrare subito. Si meglio. Entra di più, è dentro, Mi abbatto sul lettino, mi rilasso un poco. Tutto sommato mi sono preoccupata per niente. Dopo qualche minuto lo ritirano e cambiano il profilattico. E perché mai? Il resto signorina, si alzi. In piedi mi fanno indossare il corredo nuovo. Identico al vecchio: una cintura ed una fettuccia che unisce il centro davanti e dietro, fastidiosa dentro la riga del sedere. Serve a non far cadere il tutore, i tutori anzi, di solito ne indosso uno anche davanti, diverso però. Serve anche a contare i tic tac. Le volte cioè che contraggo i muscoli a sufficienza e con quanta forza. Viene tutto contato e registrato. Ovviamente se non faccio i compiti, tutti e bene...peggio per me. Per impratichirmi col primo tutore mi avevano portata in un corridoio in basso. Livello pantegane per intenderci, il mio incubo, quello che mi ha fatto arrendere quando nonostante le botte e tutto il resto non volevo restare nuda, anzi spogliarmi da sola davanti ai Famigli. Quando sembrava non riuscissi ad usare convenientemente il tutore mi ci hanno riportata. Ce la metto tutta, percorro il corridoio avanti ed indietro, premo come se da questo dipendesse la mia vita. Potrebbe persino essere così. Poi, quando la donna Famiglio si sta già spazientendo ed io temo proprio di non farcela, con la paura che mi riportino là dentro: tac. Qualche passo,non ci riesci proprio? Tac. Qualche passo: tac, tac. Quella è finalmente contenta. Qualche tempo dopo mi mette anche il tutore davanti: tic, tac. E poi tic tac, tic, tac. La stronza non può sentire il rumore, lo percepisco solo io ma si fida. Poi controlla ed è soddisfatta. Risaliamo e mi riaccompagnano al saloncino, devo fare le pulizie. Non resisto a lungo, tolgo tutto. Ormai ho fatto quello che mi è stato ordinato di fare ed il cicalino della ruota suona: si mangia. Ci sono abituata alle schifezze ma oggi...non importa, non importa assolutamente. Importa che anche oggi non mi hanno picchiata, ho avuto anche da mangiare. La comoda non c'è più. Mi hanno costretta ad usarla per un mucchio di tempo quando c'è una bella stanza da bagno. Perché? Si divertivano a vedermi accovacciata a fare i miei bisogni ed a lavarmi con brocca e catino? Non credo proprio, ed allora? Una forma di umiliazione probabilmente per ammorbidirmi. Mi sono riposata un poco. Non ne ho voglia ma li indosso di nuovo senza esserne obbligata. Mi fa male quel dannato aggeggio nuovo, ma lo indosso lo stesso senza che nessuno mi obblighi o lo sappia. Faccio tic e tac come una vecchia pendola. Non voglio sappiano che mi alleno di nascosto. E' un mio piccolo segreto, una delle poche cose mie. E serve. Sto rafforzando mica male tutta quella muscolatura. E me lo allarga pure un poco, poco per volta ma me lo allargo e diventa più elastico. Mi permette di allargami se devo prendere in culo qualcosa di grosso. Non si sa mai. Perché siamo in un casino ed io sono una delle “ragazze”, delle troie. Nessuno lo ha detto e non ne sono sicura al cento per cento ma cosa potrebbe essere d'altro? Tic tac, tic tac. Un'ora. E come faccio a contare un'ora. Ho provato con le pulsazioni e poi...al diavolo, non ho concluso niente. Meglio decidere un certo numero di tic tac e contarli. Lo faccio tutti i giorni o veglie, anche se non so a cosa corrispondano. A volte sembrano lunghe a volte cortissime. E' quasi ora di cena e del sonno, lo so dalla fame e dalla stanchezza. Via la cintura ed i due tutori, via i preservativi. Per ora nessuno ha pensato a contarli. Quando sto per finirli li chiedo alla ruota. Oggi è andato tutto bene. E domani? Tutto sommato non me ne frega niente.

CHE DIFFERENZA CI SIA TRA UNA ASPIRANTE SCHIAVA ED UNA SCHIAVA IN UN BORDELLO NON LO SO.

Qualche veglia senza nulla di nuovo. Mi sembra di essere pressata di meno dai Famigli per il lavoro di pulizia del piano di sotto. Mi fanno pulire le solite passatoie consunte, i corridoi bui e freddi, le scale ed i cessi. Come sempre. Ma rompono un poco di meno, oppure ci faccio io meno caso, con prudenza ovviamente. Snobbarli mi costerebbe certo molto caro. Ecco, sento dire il solito: si affretti signorina, siamo indietro, oppure l'altrettanto consueto: ma non ha ancora finito questo o quest'altro? Molto meno di frequente però. Per qualche po' vado più veloce per poi riprendere un ritmo meno pesante. I due tutori fanno clic clac. Li indosso ufficialmente tutte le mattine,“ufficialmente”, fino a raggiungere il numero di scatti richiesto. E' al pomeriggio, nel salone, al piano di sopra, che “ticchetto” di mia iniziativa, senza i collegamenti che scaricano sul PC i risultati. In questi giorni cucino per i maledetti Famigli, quasi sempre minestroni o pasta al sugo di pomodoro. Poi uova o formaggio e raramente bistecche. Scarsa come quantità e scadente come qualità. Se davamo in fabbrica questa roba a mensa, ce la tiravano dietro. Per me, pochi avanzi ovviamente, peggio del solito. Schifosi e pochi. La seconda parte della veglia, diciamo del pomeriggio, anche se potrebbe essere notte, la passo appunto nel salone. Lo devo tenere in ordine ma se neppure uno dei miei tre Padroni si fa vivo ho solo da spazzare per terra, spolverare le seggiole oltre che sbattere tovaglie e coperture dei divani. Questo sotterraneo, quasi tutto in cemento, è una fabbrica di polvere, ma, senza i Padroni, il lavoro è poco. Lavoro “piena”, cioè con i tutori addosso. Mi ci sono già quasi abituata al tutore nuovo nel culo. Ed ieri anzi, lo ho regolato sulla terza tacca. All'inizio credevo di non farcela ma poi ci son riuscita. Tic Tac, Tic Tac, Tic Tac. E' dura da morire quando devo stringere i muscoli del sedere per comprimerlo e mi sento quasi lacerare quando, subito dopo, torna a gonfiarsi. Spinge più forte di quello di prima e raggiunta la posizione neutra, con altrettanta forza cresce inesorabilmente e parecchio più dell'altro, mi dilata di più. Poi sono io che, comprimendo i muscoli del sedere devo farlo di nuovo rimpicciolire. Raggiungo a stento il numero di scatti che mi sono prefissa. Qualche volta vado anche oltre ma non oggi. Proprio non ce la faccio. Sono soddisfatta lo stesso. Mi accorgo dei risultati, i muscoli sono sempre più forti nello stringere ed elastici nel dilatarsi. Per una che prende spesso qualche cazzo in culo non è male. I Famigli, seguono le regole e mi sto prendendo due scatti di vantaggio. Come con l'altro. Nello stanzino da bagno estraggo i tutori con un sospiro di sollievo, getto i preservativi che li coprono quando li indosso e regolo i marchingegni sul primo scatto prima di riporli. Mi annoio adesso. Ho mangiato poco, molto meno del solito e la troppa fame mi confonde, non mi indica quanto manchi al prossimo pasto ed al sonno; sono però più annoiata che stanca. Il pasto della sera mi arriva di solito dalla ruota ma dalla ruota quando suona il cicalino arriva al posto del mangiare una notizia: preparare per quattro. Io non conto, sono una schiava, una schiava promossa da poco e con tanto di collare e medaglietta penzolante. Il collare riporta il nome del Padrone: Due T e sotto c e 1. La medaglietta dice che non possono farmi fare pompini alla merda. Se lo mettono nel culo, mio o di altre, prima di farselo succhiare da me devono lavarselo. Grazie a Dio. La ruota sforna una bella tovaglia, rammendata ma in ordine. Piatti non sbeccati, posate e bicchieri non scompagnati. I tovaglioli però sono di carta. Non ci impiego molto a preparare ed è un bene. Suonano alla mia porta, quella attraverso cui entro ed esco io. I Famigli mi preparano e questa volta sono loro ad avere fretta. Mi sparano nell'intestino seicento cc di acqua e sapone, mi lavano e sono pronta in pochi minuti. Mi richiamano perché si erano dimenticati di cambiarmi il collare...Si incazzano pure. Nel mio bagno mi sistemo un poco. Non è difficile. Porto i capelli corti, tagliati a caschetto, mi controllano tutte le mattine le unghie e ritoccano lo smalto quando serve. Un poco di ombretto e di rossetto che mi spettano da quando sono stata promossa schiava. Ho visto qualche giorno fa, alla prova d'esame, che anche le altre, tutte, portano i capelli come i miei e sono anche truccate alla stessa maniera. Hanno paura forse che scappiamo travestite da Famigli? Ai Famigli, le femmine intendo, fanno portare i capelli lunghi, a coda di cavallo. Piuttosto difficile confonderci, mi vien da ridere. Tra quelle che ho visto, quasi tutte piuttosto avanti con gli anni, una sola ha una figura...discreta, non sembra cioè un armadio a due ante. Di solito, almeno ultimamente, i Padroni si fanno annunciare; i miei almeno e certo non ufficialmente. Un trillo doppio del cicalino alla ruota, la porta che viene aperta rumorosamente e qualche secondo di attesa prima che entrino...in tutto simile a quelle cose che erano state un aiuto nell'inventare le mie fantasie. Già, invenzioni, fantasie. Schiava si pensavo ma anche compagna, amante, e quasi... moglie. Sognavo. Questo è un casino, un bordello ed io una delle troie. Troie non pagate, rapite ed addestrate a botte come me. Tante botte. Due trilli, e lunghi anche, la portasi apre ed entra Padron Tre come un fulmine. Si guarda intorno e non gli va bene niente. Via la tovaglia rammendata, via i bicchieri in effetti dozzinali, via il collare sdrucito. Lo smalto ed il trucco vanno sistemati, depilarmi? No vai bene così. Resto perplessa. Il tempo? Non oso chiederlo ma... Tu vai e fatti sistemare, qui ci penso io. Al polso ha l'orologio. Il primo che vedo da quando sono qui sotto. Non ci credo, non credo all'orologio e neppure che un Padrone faccia un lavoro qualsiasi. In effetti ,quando mi riportano, tre Famigli stanno finendo di preparare il tavolo, un tavolo decente. Tu aspetti in ginocchio. Viene...devi essere perfetta, è importante. Importante? E che sarà mai? Lui scompare poco dopo. Faccio quello che mi ha ordinato ed indosso il mantello. Mi ci avvolgo ma non mi inginocchio. A volte, spesso, la fretta si tramuta in una lunghissima attesa e non voglio che le mie prestazioni siano rovinate perché sono tutta anchilosata. Le mie prestazioni. Già., prestazioni da puttana. Durante "l'esame", che dicono abbia superato alla grande, ho perso il numero dei cazzi che ho dovuto prendermi in corpo o succhiare. Entrando nel salone pochi giorni fa,neppure sapevo cosa mi aspettasse. Mi avevano fatta in tutti i modi possibili ed immaginabili, ma solo il Padrone ed i suoi Fratelli. Mi ero illusa, avevo voluto illudermi di essere, Dio mi perdoni, di essere si una schiava, ma che un poco mi volessero bene. Una schiava amante, una specie di moglie collettiva dei tre. Adesso non mi faccio più nessuna illusione. Sono la puttana di un casino. Voglio vivere, evitare le botte ed i topi che mi terrorizzano, avere da mangiare...Al lavoro sia pur certo controvoglia. Faccio solo le prove di inginocchiarmi e prostrarmi in fretta restando ben avviluppata nel mantello. Una posate ed un bicchiere non sono a posto, le sedie allineate ma non alla perfezione, un tovagliolo è piegato male...sono degli sciatti. Porco mondo a me comincia a scappare la pipì. Un attimo e di corsa in bagno. Signore fai che non arrivino adesso! Fammi finire. Arrivano un poco più tardi. Resto a capo chino, in ginocchio ed appoggiata sugli avambracci. Il cappuccio mi copre fin sotto gli occhi, non posso vedere e di me vedono ben poco: una figura avvolta in un mantello blu chiaro e steso a formarmi tutto intorno, per terra, una ruota. La fronte posa quasi a terra. Attendo. Spaventata? No, ansiosa un poco,questo si ed anche curiosa. Cosa mi potrebbero fare di nuovo dopo l'altro giorno? Tutto sommato penso di avere un qualche valore per loro, almeno come puttana. I miei Fratelli, Secondo Zio, dice il Mio Padrone, è una presentazione. Non sono certo zio e nipoti. Mi convinco ancora di più si tratti di cariche o gradi di una loro società. Non ce la faccio più a tenere questa postura. Ginocchia e gomiti letteralmente bruciano. Mi beccano subito se mi muovo anche solo un poco. Parlano quasi sempre quella lingua che non conosco. Stanno mangiando ed io crepo di fame. Sollevo parte del peso da un ginocchio ma l'altro fa più male. Cerco di pensare ad altro. Difficile. Poi quasi sussulto dal ridere. Immagino le loro facce, no, impossibile, certo sono tutti mascherati, gli occhi, ecco immagino i loro occhi vedendo questo mucchio di stoffa blu alzarsi e correre via, al cesso. Evito di pensare a cosa mi avrebbero fatto poi. Mi è andata bene. Si alzano, rumori di sedie smosse tutte insieme. Tocca a me? No. Devo aspettare ancora, immobile. Quasi non ce la faccio più quando mi chiamano. Tu, schiava! Sollevo lentamente il busto ed i muscoli indolenziti protestano ancora di più, temo di cadere e quasi cado mettendomi in piedi. Ora sono immobile, il capo sempre chino, coperta fin sotto il naso dal cappuccio e le mani infilate nelle maniche. Una delle tante posture imparate. Non me la avevano mai fatta usare prima. Vieni. A piccoli passi mi dirigo verso la voce del Padrone. Ferma! E adesso? Che cazzo faccio? Qui finisce tutto quel che so. Aspetto con le braccia stese lungo il corpo. Ma si, ma certo. E' la voce sconosciuta. Non ha detto molto durante la cena ma quando parlava era ascoltato in reverente silenzio. Mi scopre il capo, il mio Padrone intendo. Ci siamo, si comincia. Continuo a vedere ben poco, solo il tappeto liso ed i miei piedi. Mi scopre il petto. Dai, vai avanti. Non è curiosità, certo che no, ma qualsiasi cosa debba succedere...succeda e facciamola finita perché l'ansia mi ammazza. L'altro laccio viene sciolto e resto vestita di collare e medaglietta. Come un cagnolino che ho visto vendere. Quello o quella aveva un bel pelo, io un collare e basta; resto tesa, immobile e pronta, la testa ancora più china. Mostrati cara. Cara? E' l'Ospite. Una voce sgradevole, vecchio? “Mostrati” è un ordine ben preciso. Quello che insieme a: vogliono usarla”, odio di più. E come il cagnolino faccio le feste, secondo le regole. Un sorriso il meno tirato possibile, porto le braccia ad arco sopra la testa ruoto lentamente perchè possa esaminare la mercanzia. Cominciando a ruotare ho forse tenuto la testa più bassa del dovuto e girando la alzo un poco e vedo il Padrone Ospite solo un attimo e con la coda dell'occhio. Quasi mi immobilizzo. Solo l'addestramento e l'abitudine, mi fanno muovere i piedi quel che serve, lentamente, molto lentamente, quasi a rimandare l'inevitabile. Termino il giro di nuovo a testa ed occhi bassi. Comunque so quello che mi aspetta. Ho trattenuto il respiro troppo a lungo e mi è difficile espirare senza rumore. Immobile attendo come devo. Non posso fare altro. Un cenno. La mano sembra un prosciutto. Non esito e mi avvicino seguendo il dito che indica dove mettermi. Silenzio, un silenzio assurdo. Non oso guardare i miei tre Padroni. Tengo gli occhi bassi , pronta però a capire il prossimo ordine e l'inevitabile oscenità che seguirà. Nessun ordine, poi mi fa alzare il viso, mii fissa negli occhi. Due occhi acquosi e stanchi, si stanchi da vecchio, troppo vecchio. Io? Con questo? Ma quanto è brutto. No, con questo no, è troppo...è troppo...vecchio, grasso in modo schifoso. Tra un momento mi ordina di...non ci riesco, non ci riesco e loro mi frustano, mi ammazzano. Tremo letteralmente per la paura. Il cenno, l'ordine. Cosa vuol mai dire. No, non è un ordine, be si è un ordine, mi fa cenno di avvicinarmi. Un passo, un altro. La mano mi carezza il fianco. Non capisco, scende un poco, il cuore batte all'impazzata, scende al ginocchio ed all'altro ginocchio e risale tra le gambe. Una mano umida di sudore e sale ancora. Schifo, schifo... sto per girarmi e fuggire o almeno ritrarmi e sarebbe la fine. C'è una cosa che me lo impedisce: uno schifo peggiore, una paura maggiore della frusta, delle bastonate sotto i talloni della testa tenuta sott'acqua. Mi paralizza, mi blocca, mi fa schiudere un poco le ginocchia permettendogli, appena in tempo, di avere spazio per raggiungere in alto la fica ...una mano gelida, enorme, umida. Solo una mano, una mano come altre che mi hanno toccata prima e mi toccheranno poi. Subito dopo mi accorgo di averlo agevolato allargando ancora le gambe e piegandomi un poco. Non me ne sono neppure accorta! Ovvio è certamente normale per una di diciotto anni allargare le gambe per uno schifosissimo e bavoso settantenne. Se ne avesse anche la metà di anni è un porco bastardo ma io sono una puttana ben addestrata. Lascio mi frughi il sesso, lascio che un dita mi entri, dolorosamente, è grosso e sono asciutta, lascio mi trascini, anzi seguo la pressione del dito dentro di me e mi accosto. Un altro dito? Nel culo?. Il dito percorre la fessura tra le natiche per poi trascinarmi ancora più vicino fino a farmi voltare e sedere nel poco spazio non occupato da quella massa spropositata di lardo sudato per brancicarmi...solo per brancicarmi e palparmi? E poi? E poi toglie il dito dalla fica. E poi? Ce lo rimette. Più volte. Ed intanto parlano. Quasi sempre nella lingua che non conosco. Poi il dito cerca il sedere, entra e ci resta, va su e giù, mi chiava il culo in quel modo C'è dentro da un poco e per essere comodo mi ha stesa sulle ginocchia. Ormai si muove comodamente. Caro Nipote, ha un culo notevole. Non ricordo di aver trovato niente del genere di recente. Peccato. Peccato carissimo secondo nipote. Di cosa se posso permettermelo? Un poco più...ed avrebbe potuto...entrare anche l'indice: Sono molti anni che cerco una schiava così...no...così te la lacererei. Sarò felice che la laceriate egregio Secondo Zio. Non posso, una così bella puledrina, un così bel sederino. Se viene lacerato dovrete privarvene a lungo. Ma vi prego onorevole Secondo Zio, sarà un grande onore. Discutono un poco. Io, la schiava non esisto. Perchè parlano in italiano? Se a te sta bene... Spingo con tutte le mie forze per dilatarmi ma ha le dita grosse come salsicce. Non entra. Spinge di nuovo e spigo pure io e gemo nell'alzare di colpo il culo. Non volutamente, e non per respingerlo. Farle entrare, per quanto grosse siano é...una questione di orgoglio. ma no, solo paura, forse abitudine . La prima falange è dentro,, ti ho rotta?Mi chiede. Direi che non gli ineressi un cazzo. Mormoro un no poco convinto, un gemito più che una parola a denti stretti. Poco per volta le due dita entrano credo di svenire, cerco di inarcarmi, di alzare le reni ed il sedere ma il dolore è lacerante, assurdo. Tutto si fa buio.

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