Il prete sadico capitolo terzo lo strangolamento della fantesca

Scritto da , il 2012-12-08, genere sadomaso

Il prete sadico, capitolo terzo, lo strangolamento della fantesca
Maria era una donna di una quarantina d’anni, bassina, florida, un bel culo tondo, seno abbondante, carina, mora, ma la pelle bianca come il latte che, solo a guardarla, agli uomini veniva la voglia di fottersela; infatti, una volta uno l’aveva afferrata nella masseria dove viveva con il marito e se l’era scopata, quando lei era sola, dopo averla trascinata dentro, sul letto ancora caldo , da dove lei si era alzata da poco; un’altra volta, in campagna, un uomo l’aveva afferrata tra l’erba e sollevandole velocemente la veste leggera, sotto la quale lei non portava nemmeno la mutandina, l’aveva fatta cadere e l’aveva violentata.
Maria , all’inizio, aveva tentato di opporsi con tutte le sue forze agli assalti ma, poi, il marito facendosi più anziano (aveva quindici anni più di lei), sempre stanco e spesso ubriaco, quasi cercava , attualmente,di provocare gli istinti degli uomini che incontrava, sbottonandosi provocatoriamente la camicetta oppure, lasciando cadere la gonna da contadina quasi giù sulla fica, lasciando intravedere l’inizio del triangolo dei peli del pube prosperoso, oppure accovacciandosi e scoprendo delle belle coscione morbide e carnose. Insomma sembrava che chiedesse il cazzo in continuazione e che ne volesse addirittura due al giorno; praticamente un’ammalata di sesso che praticava in tutte le forme e in tutte le posizioni; bastava che sentisse il calore del sole sulla pelle e già pensava a quello, alle mani che la prendevano, che la toccavano,sulle cosce , sul culo, sul seno, alle bocche che si posavano sulla sua fica , alle dita che penetravano il suo culo e, e…
Maria veniva a fare i servizi da Don Luigi, la mattina , due volte alla settimana e, a lei, quel grosso prete piaceva molto; immaginava di mettere le mani sotto quella tonaca e trovarvi un bel cazzo pieno di sugo; poi , guardando bene, spesso le era sembrato, quando sfaccendava per la canonica e , secondo il suo solito, si abbassava a mostrare lo spacco tra le zizze oppure scopriva quelle belle ginocchia tonde e quelle cosce bianche color latte, le era sembrato, dicevo, vedere, mentre il prete ogni tanto si soffermava a guardarla, nei punti che lei, strategicamente, scopriva, vedere sotto la tonaca, un grosso rigonfio del cazzo; sapeva , lei, che, spesso, il prete non portava mutandine, visto che non la sollecitava quando lei dimenticava di lavargliele , tenendo conto che poi lui aveva solo due paia di mutande.
Il giorno successivo allo strangolamento dei due ragazzi e del sacrestano, Maria era in canonica; quel giorno lei aveva una voglia incontenibile, voleva fottere, voleva farsi scopare, voleva un cazzo in bocca,sognava ad occhi aperti una chiavata.
Così, sfaccendava per casa, faceva molto caldo, il prete era in canottiera e pantaloncino corto e leggeva ad un scrittoio e lei, arrapata mentre guardava le braccia forti e le cosce possenti dell’uomo, girava in tondo attorno allo scrittoio; anche lei aveva una veste corta e una camicetta sotto la quale , apparentemente, non tardò a immaginare Don Luigi,lei non portava nulla, tranne, si capisce , quel seno quarta misura bianco latte con quei due capezzoli scuri e dritti. Senza dare a vedere, spolverando in giro, aveva appoggiato il suo culo sotto il braccio del prete e, fingendo di insistere nell’operazione di spolveramento, lasciava che il contatto persistesse.
Don Luigi che era un esperto di donne anche perché spesso, in confessionale, ascoltava le loro storie e chiedeva nei particolari quanto avevano fatto, spesso registrando le loro confessioni e, poi, più tardi, masturbandosi nel risentirle, capì subito quali fossero le pulsioni della donna e, senza preavviso, stese il braccio per accarezzare con la mano la coscia polposa della donna che disse : “Don Luì, ma che ve vène, quanno maje avite fatto chesto” (Don Luigi, ma che vi succede, quando mai avete fatto questo) girandosi, però verso di lui e guardandolo, con un sorriso invitante. Don Luigi non ebbe bisogno d’altro: abbrancò con le due braccia il culo della donna e la spinse verso di sé, in modo da avvicinare il pube di lei alla sua bocca, così da sentire l’effluvio che proveniva dalla fessa vogliosa della donna, un misto di afrore femminile e di odore di piscia, che proveniva dalla mutandina della donna, forse non cambiata, quella mattina; sollevò la gonna e appoggiò le labbra sulla mutandina della donna, nella zona che copriva il triangolo scuro di lei; non aveva fretta, conosceva i tempi delle donne,leccava il pelo sopra la mutandina inebriandosi dell’odore di femmina e ,contemporaneamente, palpava le pacche di lei, brucando nel solco di pesca (andava e veniva con le mani), tentando con il dito grosso che sembrava un cazzo il buco del culo di lei; poi una mano del prete andò nello spacco della camicetta, afferrando una zizza da sotto l’ascella ; l’odore intenso del sudore della donna (faceva caldo e lei stava agitandosi parecchio per fare i sevizi) lo faceva eccitare moltissimo; fece inginocchiare la donna, in modo da godere della vista delle cosce scoperte di lei e infilò la testa sotto la sua ascella , tra la zizza e il braccio, e tirò su con il naso intensamente: quell’odore di sudore lo faceva impazzire. La donna era sconvolta, le mani di quell’uomo sembravano i tentacoli di un polpo, erano dovunque, lei stava andando fuori di testa, si sentiva scoppiare il sangue alle tempie, scorrere un liquido caldo dal profondo della sua fessa, si rovesciò all’indietro, era già presa dai sussulti di un primo violento orgasmo, mentre lui le leccava, con quella sua lingua grossa e rugosa , le zizze, andando da destra a sinistra e ritorno; improvvisamente, mise le mani al collo dell’uomo e prese a strozzarlo, senza l’intenzione di farlo, però, soltanto era che il suo corpo reagiva scompostamente, sussultava come se fosse stata attraversata dalla corrente elettrica; l’uomo, sentendo quelle mani alla gola (per lui, lo sapete, lo strangolamento faceva parte di ogni sessione sessuale),sentì il cazzo come scoppiargli da sotto e le prese la testa da dietro e, violentemente, le infilò il cazzo in gola, fino in fondo; la donna sentì questo enorme arnese come soffocarla,gli era andato fino in fondo alla gola e cominciò a succhiare con voluttà , afferrando lo scroto pesantissimo dell’uomo mentre lui le diceva: “ti piaceva cazzo, puttana,ti piaceva strozzarmi, troia, ma ora t’affogo io, ti strangolo zoccola, sei venuta a provocare un povero prete, troia di casino zoccola puttana, sbocchinami puttanona, chi sa quanti cazzi vedi al giorno, facevi la parte della santarella ma ora t’affogo ti strangolo” ; così, le stringeva tutte e due le mani al collo, che lei aveva morbido e sensuale; poi tenendola per il collo, estrasse il cazzo dalla sua bocca e la trascinò nella stanza vicina, dove c’era il letto; letteralmente le strappò gli abiti di dosso, denudandosi come un forsennato a sua volta e le fu sopra, schiacciandole la pancia con la sua pancia abbondante, il cazzo enorme tra le cosce che , alla donna sembrava la raggiungesse dovunque, nella fica, sul clito, fino alla spacco del culo, dentro la fessa; quell’uomo sembrava un diavolo e quelle mani che la strangolavano, anche se si sentiva soffocare, la facevano ulteriormente impazzire, gli orgasmi si susseguivano a ripetizione, le sembrava che le stesse esplodendo una carica di dinamite dentro la fica, abbrancava il prete, lo graffiava, lo strangolava a sua volta; infine ,il cazzo dell’uomo esplose nella sua fica inondandola con un fiotto caldo e abbondante nell’interno della fregna, un fiotto che sembrava non avesse mai termine, come se l’uomo stesse abbandonando tutta la sua linfa vitale dentro di lei; invece, la linfa vitale stava venendo meno alla donna, perché l’uomo, spompando dentro di lei e , successivamente, pisciando abbondantemente, aveva stretto di più le mani al collo di lei e la guardava spalancare la bocca, strabuzzare gli occhi, le vene del collo che sembravano scoppiare, mentre lui finiva di andare su e giù nella sua fregna. La donna, alla fine, dopo gli ultimi violenti sussulti, si acquietò, la bocca spalancata e gli occhi sbarrati e lui si afflosciò sopra di lei, godendo del calore di quel corpo caldo sotto di sé e riposò per una decina di minuti.
Poi, ripresosi, guardando con soddisfazione la donna strangolata e riandando col pensiero ai momenti di quella violenta e soddisfacente chiavata, la prese e, lentamente, la trascinò al pozzo, dove, nuda com’era, la fece precipitare.
scritto da sadie strangler strangolatore31@yahoo.it

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