La seconda opportunità

Scritto da , il 2012-08-27, genere gay

Non vedevo Dino da circa dieci anni. Era stato il mio miglior amico alle superiori, dopo di che eravamo andati in università diverse e dopo la laurea siamo finiti agli estremi opposti del paese. Onestamente non avevo pensato molto a lui in quegli anni. Suppongo che non abbia voluto pensarci, la cosa mi portava troppe emozioni.
"Ehi, tu." Dieci anni erano passati e riconoscere la sua voce faceva accelerare i battiti del mio cuore.
"Dino?" Istantaneamente ritornarono le immagini di quel bruno oggetto della maggior parte delle mie fantasie adolescenziali.
Lui non aveva mai compreso quanto fosse eccitante; aveva vissuto la sua vita all'ombra del suo 'perfetto' fratello maggiore; Carlo non poteva fare niente di sbagliato. Sebbene Dino ottenesse buoni voti, fosse un buon atleta, si era sempre sentito il secondo. "Hai qualche cosa da fare questo mese? "
Era una domanda strana. Ci eravamo tenuti in contatto con gli auguri di Natale e notizie occasionali dai nostri genitori, ma la distanza e le rispettive carriere non ci avevano permesso di vederci. "Nulla di importante, perché? "
Mi spiegò che si era licenziato e voleva girare un po’ il paese prima di cominciare a cercare un lavoro nuovo. Io mi ero trasferito al sud per il mio ultimo cambio di lavoro ed avevo preso un modesto appartamento con una bella vista. Lui non era mai stato là così presi al volo l'opportunità di rivederlo e l'invitai a venire da me.
C’era una sensazione nel mio stomaco. Cosa sarebbe successo se fosse risultato che non avevamo niente in comune? Cosa sarebbe successo se lui fosse risultato un omofobico? Mi maledii per la mia stupidità. Eravamo vecchi amici che si rivedevano, non eravamo vecchi amanti che tentavano di nuovo.

Ero in ansia il pomeriggio in cui doveva arrivare. Come può mantenere la calma un ragazzo che sta per incontrare il suo primo amore segreto dopo dieci anni? Quasi mi pisciai addosso quando il campanello suonò.
Era magnifico in maglietta e jeans flosci, mi sorrise quando aprii la porta. Aveva una valigia accanto a se ed un sacco sulla spalla. Penso chr rimase sorpreso a vedere quanto ero cambiato. "É un bel po’ che non ti vedo!"
Ridendo presi la sua valigia. "Porta dentro il culo, vagabondo." Sorrise e mi seguì dentro. Quando appoggiai la sua valigia dietro il divano lo sorpresi ad osservarmi. Dopo poco controllai il retro dei miei pantaloni e gli mandai un'occhiata allegra. "Cosa c’è? Mi si vedono le mutande o qualche cosa d’altro?"
Lui sorrise furbescamente. "No, nient’altro che la tua faccia, non era così al liceo." Lasciando cadere il sacco sul divano scosse la testa. "Dove è il bambino che dovevo sempre difendere?"
Risi. "Lo confesso, ho sviluppato un'abitudine irritante mentre ero all’università e non posso smettere."
Dino alzò un sopracciglio. "Cosa?"
"La palestra. Tento ma non riesco ad allontanarmi." Sebbene fossi stato più basso di lui di tre o quattro centimetri quando andavamo a scuola, ora ero più alto di tre centimetri. Indicandomi gli occhi dissi. "Posso togliermi le lenti a contatto e rimettermi gli occhiali se preferisci."
Rise. "Fallo più tardi, non sono venuto per quello."
Mi abbracciò e mi diede un buffetto sul naso. "Bene, vai a fare una doccia. Ne hai bisogno!"
Rise. "Bene, le cose non cambiano mai". Aveva ragione; ero sempre stato un maniaco della pulizia.

Passammo il pomeriggio e la sera a chiacchierare. Come avevo ordinato Dino aveva fatto la doccia e si era cambiato con un altro paio di jeans ed una t-shirt. Non aveva più il corpo quasi di lottatore perfetto che aveva avuto al liceo ma c’era certamente nulla di cui lagnarsi. Non mi dispiaceva che fosse un po’ “morbido”. Il suo sorriso mi faceva ancora tremare un po’ e sapevo che avrei dovuto stare attento. La mia incapacità di ammettere di essere gay e la mia paura di perderlo come amico aveva mantenuto platonici i miei sentimenti per lui quando eravamo adolescenti. Quella era almeno la mia storia, ed io dovevo confrontarmi con lei.
Evitai accuratamente l’argomento limitandomi a registrare la sua risposta alla mia domanda sulle sue “storie”. Aveva riso ed aveva detto che era "libero da donne" al momento, e che l'ultima ragazza era stata una cagna così aveva pensato di starne lontano per un po’.
Presi la scatola della pizza e le lattine di birra vuote ed andai in cucina. "Vuoi far partire un DVD?" Lo facevo raramente ma avevo una raccolta abbastanza buona di film. Non mi ricordavo l'ultimo film che avevo guardato. Preferisco i libri.
"Ok, la raccolta è sulla Tivù?"
"Sì. Scegli quello che vuoi" Gettai scatola e lattine nella pattumiera. "Vuoi un'altra birra?"
"Sicuro."
Aprii il frigorifero e ne presi una. Dino stava guardando fra i DVD quando rientrai. Mi guardò e tese il DVD. "Cos’è questo? "
Guardai e sbiancai. Ricordai improvvisamente che l'ultima volta che avevo usato il lettore di DVD era stato la settimana prima. Mi sentivo estremamente solo, probabilmente era il risultato di aver risentito Dino. Avevo una buona raccolta di film gay che tenevo altrove ma forse non l’avevo rimesso a posto l'ultima volta. Mi sentii un gatto nella pancia. Deglutii e sorrisi nervosamente. "Um…a DVD porno gay?"
Lui sbattè le palpebre alcune volte e mise il DVD sul lettore. I suoi occhi stavano evitando i miei ed io sospirai. "Io sono gay, Dino."
Non vidi il pugno arrivare. Tutto quello che sentii fu la mascella che doleva, sentivo il sapore metallico del sangue ed ero seduto sul mio sedere che lo guardavo. I miei pantaloni ed il tappeto erano bagnati per la birra versata. Non potevo fare a meno di pensare ai frammenti di bicchiere ed alla macchia che avrei faticato a pulire. Non potevo credere che i primi pensieri dopo essere stato picchiato erano come farò a pulire. Sì, sono veramente fatto così.
I pugni Dino ed i suoi denti erano stretti. Mi sfolgorò, il suo occhi bruciavano. "Non puoi essere gay! "
Io balbettai per un momento prima di poter rispondere. "Lo sono, Dino. Non mentirei su una cosa così."
Lui ringhiò mentre si chinava per afferrare la mia camicia. Pensai per un momento che mi avrebbe colpito di nuovo. "Mi hai mentito quando eravamo ragazzi!" I suoi occhi erano umidi e la sua voce tremava. "Io ti difendevo! Dicevo a tutti che eravamo grandi amici. Dicevo che eri etero. Dicevo che Cris me l’avrebbe detto se era gay."
Abbassai lo sguardo al pavimento. "Non volevo essere gay, Dino. Cosa avrei dovuto fare; perdere il mio miglior amico perché ero qualche cosa che non volevo essere?"
Mi scosse ancora come se scottassi. "Avresti dovuto dirmelo quando avevamo quindici anni, Chris. Non ora." Lo fissai in silenzio sbalordito mentre si girava, prendeva le sue sigarette dal tavolino ed andava impettito sul balcone.


Eravamo andati a sciare coi suoi. Era stato un grande fine settimana passato col mio miglior amico. Lui non mi trattava mai come gli altri ragazzi. Lui era il mio eroe. Lui non poteva fare niente di sbagliato. Volevo essere come lui. Io avevo quindici anni.
Le piastrelle erano fresche sotto le mie ginocchia. Le mie mani tremavano quando gli carezzai le cosce. Era così bello. Dino stava sdraiato, appoggiato ai gomiti, gli occhi chiusi e si lamentò quando avvolsi il suo cazzo.
Tutti i ragazzi diventano curiosi ad un certo punto, io tentai di convincermi mentre prendevo il suo cazzo in bocca e mi sforzai di succhiarlo oltre le tonsille. Questo non era essere gay.
Lo rifiutavo. Stavo ingoiando il cazzo del capitano della squadra di lotta fino alla radice e me ne piaceva ogni centimetro. Apparentemente era lui. Dino mi incoraggiava con bassi bisbigli di come gli piaceva e quanto lo voleva. Lui era il mio miglior amico. Avrei fatto qualsiasi cosa per lui. Se voleva sapere cosa si prova a farsi fare un pompino, io ero disposto a farglielo provare.
Lui non durò molto. Come si può durare quando si ha quindici anni e si è succhiato dal proprio miglior amico in un bagno di un albergo? Afferrai le sue anche e le tenni mentre lui cominciava a sgroppare via dal pavimento. Con un uggiolare strangolato lui sparò il suo carico caldo, forte nella mia gola. Non avevo mai assaggiato prima lo sperma. Avevo sempre pensato che era una cosa troppo gay. Ma succhiai ogni goccia pungente e salata e lo leccai per pulirlo prima che ci alzassimo.
Seduto lo guardai tremare dopo il piacere. Era tutto ok. Lui era il mio amico e noi eravamo stati solo curiosi. Avevo sentito degli altri ragazzi che si masturbavano insieme e loro non erano gay. Non mi accorsi che Dino era seduto con la faccia a pochi centimetri dalla mia, i suoi occhi erano chiusi e le sue labbra cercavano le mie.
I ragazzi etero non si baciano, si masturbano reciprocamente e possono provare una volta o due un pompino. I ragazzi etero non si baciavano certamente, ma lui stava baciandomi. Aprii la bocca per protestare. Mi sentii debole mentre la sua lingua penetrava la mia bocca e lui si lamentava dentro di me. Non poteva essere. Dino era etero, noi eravamo stati solo curiosi. Anche se avrei voluto rifiutare mi appoggiai a lui che mi tirò a se. Dio, lo volevo.
Questo ruppe l'incantesimo. Io lo volevo. Io non ero curioso. Io volevo che lui facesse tutte quelle cose che i ragazzi a scuola mi rinfacciavano di fare. Io volevo che mi inculasse, mi succhiasse e mi facesse suo. Volevo che lui mi amasse come io lo amavo.
Lo spinsi via e mi tirai indietro. Dino era il capitano della squadra di lotta. Lui era etero; lui lo doveva essere. Io vivevo in un piccolo universo tutto mio e sicuro, Dino gay non ne era parte. "I miei genitori potrebbero tornare fra poco."
Non registrai l’occhiata addolorata che mi diede prima di abbassare lo sguardo al pavimento. "Sì, Cris. Ok." Era come se avessi dato un calcio ad un cucciolo.
Avevo quindici anni. Io ero un ragazzo gay in ansia. Come diavolo potevo pensare ai sentimenti degli altri?


Dino stava fumando quando uscii sul balcone. Immagino che non aver tentato di pulire il pavimento o i miei pantaloni era il segnale sicuro di come ero combattuto. Qualcuno mi disse una volta che io ero talmente maniaco del pulito che avrei versato uno smacchiante sul tappeto mentre stavo sanguinando a morte.
Non disse niente. Non mi guardò. Aspettai che dicesse qualche cosa ma tutto ciò che faceva erano continuare a fumare e fissare il parco.
"Mi spiace, Dino." Guardavo il parco e speravo che non mi colpisse di nuovo. "Avevo quindici anni. Ero spaventato. Non potevo ammettere di essere gay." Deglutii. "Eri l'unico ragazzo che mi trattava come una persona. Come potevo dirti che tutte quelle cose orribili che mi dicevano erano vere? Come potevo ammettere che realmente ero un 'culo?"
Lui sbuffò. "Sì, la tua vita era difficile. Una piccola ‘checca’ nascosta."
Tacqui. L’unica persona che pensavo non mi avrebbe mai chiamato ‘checca’ era Dino.
Lui grugnì. "Bene, ma tu non sei più piccolo e scommetto che non sei più nascosto."
Scossi la testa. "No, ammisi chi ero all'università. Lo confessai ai miei genitori dopo la laurea. Fu dura ma almeno loro mi amano ancora." Lo guardai, gli rivolsi uno sguardo veramente duro. In qualche modo quel ventinovenne era stato un ragazzo di quindici anni che mi amava. "Mi odi, Dino o sei solo adirato?"
Dino prese un'altra boccata della sua sigaretta e poi la schiacciò. "Non ti odio, Chris. Io non potrò mai". Mi guardò, i suoi occhi erano duri ed imperscrutabili. "Ho tentato, ma non potevo."
Ricordai la settimana dopo la vacanza di sci. Fu la settimana peggiore della mia vita. Dino mi ignorò per tutta la settimana a scuola, non mi ero sentito mai così solo; dal fine settimana piangevo di notte. Mi promisi che non avrei mai più fatto niente di gay se lui rimaneva mio amico. Lui ritornò ed io mantenni la promessa fino a ventun’anni.
Estrassi un pacchetto di gomma da masticare e l’aprii. Ne presi una striscia e gli porsi il pacchetto. Lui ne prese una e tornò a fissare il parco. Studiai il suo profilo. Quindici anni fa avevo avuto paura di proseguire quello che avevamo cominciato. Quasi mi era costato la sua amicizia. La cosa che ora volevo probabilmente l’avrebbe distrutta. La birra mi aveva svegliato una piccola parte del cervello che mi gridava che Dino era il mio miglior amico e questo era sbagliato.
"Dino?"
Lui si girò per chiedere cosa c’era, ma non ne ebbe l'opportunità. Non penso che si aspettasse il bacio. Tenevo le mani nei suoi capelli e lo tenevo fermo per non permettergli di divincolarsi. Essendo più alto ero avvantaggiato. Non avevo più quindici anni e non ero in ansia. Lo sentii uggiolare contro le mie labbra ed il mio respiro. Questa volta era la mia lingua che si avventurava per prima. Era tutto quello di cui aveva bisogno per cominciare a rispondere. Il calore generato da quel bacio stava cominciando a far tremare ambedue. Mi piaceva vedere che continuava a gemere.
Dopo un po’ si divincolò ed aggrottò le ciglia. C’era del sangue sulle mie labbra. Sì, il bacio mi aveva ferito ma ne valeva la pena. Lui sembrò sbalordito. "Ti ho ferito."
Sorrisi. "La vita è dura. Lo so."
Lui abbassò lo sguardo. "No, non lo deve essere."
Gli alzai la faccia. "Sì, lo è stata." Lo guardai negli occhi. "Avrei voluto renderti quel bacio per quindici anni." Vidi il ragazzo che avevo rifiutato guardarmi di nuovo con quegli occhi marroni e scuri. Non se n’era andato.
Dino portò le mani alla mia faccia e chiuse gli occhi. Mi attirò in un altro bacio. Questo fu anche migliore. Era morbido, caldo e bagnato. Quando smise di baciarmi le mie gambe erano deboli. La sua voce era appena un bisbiglio "Così lo volevo."
Questo mi liberò dall'ultimo blocco. Quindici anni di rifiuto mi riempirono di una passione che non pensavo che avrei potuto sentire. Da quel momento lui era mio. Dino non sarebbe uscito dal mio appartamento senza aver fatto il miglior sesso della sua vita. Ero determinato, mi avrebbe fottuto delirando prima che la notte fosse finita. Chiunque altro sarebbe già stato a metà strada verso il mio letto e quasi sempre nudo a quel punto. Ma gli volevo troppo bene per proseguire senza sapere se anche lui lo voleva. "Dino, se vuoi fermarti dillo, perché io non penso che sarò capace di fermarmi dopo."
Mi guardò negli occhi per un momento prima di rispondere. Prese la mia mano dal suo collo e la pigiò contro i suoi pantaloni. Il suo cazzo pulsava sotto il mio palmo. Le sue labbra carezzarono la mia mascella e cominciò a mordicchiarmi il collo. "Sono stato con più ragazze di quante tu ne possa contare, Chris", potevo sentirlo appena mormorare al mio orecchio, "ma non sono mai stato con un ragazzo." Quando tornò a guardarmi negli occhi, i suoi erano colmi di lacrime. "Non ne avevo il coraggio."
Lo baciai di nuovo. "Io sono stato con circa una dozzina di ragazzi da quando mi sono rivelato. Non sono mai stato con un ragazzo che amavo; penso che tutti e due siamo in un territorio vergine." Non potevo credere di averlo detto. Guardai altrove e tentai di capire perché ero così stupido.
Dino giro la mia faccia verso di se e col pollice tracciò la contusione che stava gonfiandosi sulla mia guancia. "Avrei dovuto farlo anni fa."
Sorrisi furbescamente. "Spero che non diventerà un'abitudine. Non sono abituato a questo modo di vedere."
"Preferirei che questo diventasse un abitudine." E mi tirò a se dandomi un altro bacio profondo. Avrei potuto passare il resto della mia vita a baciarlo. Sorridendo si avvicinò al mio orecchio. “Recuperiamo il tempo perduto."
Il viaggio alla camera da letto fu un groviglio di labbra, mani ed indumenti. È stupendo e complicato camminare mentre ci si sta spogliando e non si vuole separare le labbra da qualcuno altro. Ci fermammo al letto, per un momento ebbi paura che ci ripensasse. Sarebbe stato sufficiente per uccidermi. Invece mi guardò con un calore che mi fece ansare. "Non stavi scherzando." Le sue mani errarono sul mio torace e sui miei addominali. "Dannazione, Chris. Se così ben fatto."
Era vero. Mentre Dino era un po' più grosso di quanto non fosse stato a scuola, io avevo messo su 10 chili buoni di muscoli. Io sono uno di quei ragazzi che hanno una figura sottile e muscoli lunghi e duri. Diversamente da lui ero quasi senza peli. Essendo gay, poi, avevo scelto di radere i pochi che c’erano.
Lui sorrise compiaciuto mentre le sue dita scendevano alle mie palle senza peli. "Per favore non mi dire che essere gay costringe a radersi completamente."
Risi. "Dio spero di no, mi piacciono i ragazzi pelosi." Feci spallucce "Non ne ho mai avuti molti comunque. Mi piace essere liscio."
Sorrise e si pigiò contro di me. Scoprii che la mia pelle rasata era un po' più sensibile della sua. Il suo torace ampio ed i peli della sua pancia mi colpirono. Mi tirò indietro con un bacio. Dopo un po’ mi guardò nervosamente. "Posso toccati, Chris? "
Peso che fosse la cosa più dolce che un ragazzo mi avesse mai chiesto. Quando sei nudo ed il tuo uccello punta al soffitto con libidine, la maggior parte dei ragazzi non si preoccupano di cose come il permesso. "Io sono tuo, Dino. Puoi fare qualunque cosa tu voglia."
Dino mi spinse sul letto e cominciò a toccarmi e baciarmi. Mi esplorò come un affamato ad un buffet gratis. Si prodigò, mi assaggiò e assaporò dalla cima alla punta dei piedi. Nessuno aveva mai passato tanto tempo a conoscere il mio corpo. Se prima non fossi stato pronto fare qualsiasi cosa per lui, ora l'avrei fatto. Quando fu soddisfatto di leccare la mia asta torturata al punto di farmi digrignare i denti, aprì improvvisamente la bocca e tentò di tuffarsi giù alle mie palle. Come il mio corpo, il mio cazzo è lungo, diritto e smilzo. Sbattei contro il retro della sua gola e non deviai. Lui soffocò e si tirò indietro con le lacrime agli occhi.
Risi. "Whoa, maledizione Dino, prendilo bene." Lo tirai su mentre stava soffocando e gli baciai il lato del collo. "Non siamo sulle piastrelle questa volta, bello. Non c’è nessun genitore in arrivo questa volta, possiamo prenderci il nostro tempo."
Mi sorrise in maniera eccitante ma i suoi occhi erano ancora un po’ umidi per l’esperienza precedente. "Non era andato bene?"
Il mio sorriso si spense. "Dino, ero terrorizzato ad ammettere che lo volevo. Io avevo quindici anni." I miei occhi erano agganciati ai suoi. "Non volevo contrariarti."
Mi baciò di nuovo. Questa volta era qualche cosa di diverso. Lo sentivo disperato e tremante. Lui lasciò cadere la testa sulla mia spalla e tremò. Sentii le lacrime bagnare la mia pelle. Lo strinsi mentre piangeva. Il mio cuore si spezzò quando mi resi conto del dolore che avevo provocato. Finalmente smise e mi guardò. "Mi spiace, Chris. Non avevo capito perché mi avevi fermato. Pensavo di non essere abbastanza bravo."
Rimasi scioccato, aveva sofferto per tutto quel tempo pensando di non essere degno. "Tu sei tutto, Dino. Io non sarei sopravvissuto senza di te." Lo baciai piano mentre lentamente ci giravamo in modo che lui fosse sulla schiena. Volevo sapesse cosa voleva. Volevo senza dubbio che questo non fosse solo sesso per me. I suoi occhi sembravano vetrificati quando mi tirai indietro guardandolo. "Dino, hai fiducia in me?"
Lui deglutì ed accennò col capo.
"Io voglio toccarti. Io voglio che tu sappia per quanto tempo ho sognato questo momento." La mia voce si ruppe. I suoi occhi erano così pieni di emozione che dovetti staccarmi da loro. Estrassi dal comodino una bottiglietta di olio di massaggio. La mia voce era appena un bisbiglio mentre tornavo a guardarlo. "Girati."
Lo fece ed io mi misi a gambe divaricate, la lanugine morbida delle sue natiche mi solleticava le palle glabre. Aprii la bottiglia, scaldai l’olio fra le mani e lo spalmai sulle sue spalle e sulla sua schiena. Quando le mie dita cominciarono a muoversi nei suoi muscoli, Dino si lamentò ed il suo corpo sembrò affondare nel materasso. Non aveva rilassato il corpo per niente. Appena le mie mani cominciarono a scavare trovai i muscoli piuttosto sodi e tesi. Tutto ciò che aveva erano uno strato comodo di morbidezza che lo rendeva più vero e più sexy mano a mano che lo massaggiavo.
Mi ero inclinato in avanti per dare più peso ai miei sforzi e sentii la mia asta scivolare nella sua fessura pelosa. Il suo sedere si strinse per un momento mentre io mi muovevo per far scivolare la mia asta su e giù attraverso i suoi peli più privati. Lo sentii irrigidirsi.
"Chris", la sua voce era appena un bisbiglio, "Non penso di poterlo fare."
Mi sdraiai completamente su di lui e gli sussurrai. "Non sto per farlo, Dino. Sto solo facendoti sapere quanto mi stai eccitando" Gli morsi un orecchio e lui si lamentò. "Non farò niente che possa farti male."
Lui si morse un labbro ed accennò col capo. Aveva gli occhi chiusi ma dal suo ansimare potevo capire che probabilmente l'avrei potuto fare in ogni modo. Lui era spaventato e si sentiva vulnerabile. Mi ricordai della mia prima volta. Se ero veramente il suo primo non gli avrei fatto passare quello che io avevo passato.
Scivolai giù lungo il suo corpo e cominciai a baciargli il sedere. Lentamente leccai e baciai passando alle cosce che lui allargò d’istinto. L'aroma del suo calore raggiunse il mio naso e ne rimasi ubriacato. Ci sono certi segnali che indicano che un uomo è sessualmente ricettivo. Il più sicuro che conosco è l'aroma del muschio di un uomo che viene ben eccitato. Il muschio di Dino era un afrodisiaco e ne fui preso. Gli leccai il perineo e lui rabbrividì. Non l’aveva mai provato. La mia lingua risalì mentre gli allargavo lentamente le natiche. I suoi lamenti divennero aneliti e uggiolii morbidi quando percorsi il suo anello con la punta della lingua. Ringraziai fra di me un paio di miei innamorati precedenti che mi avevano insegnato tanto bene.
Lui gemeva il mio nome e alternativamente si lamentava, lo penetravo un po’ per aprirlo. Era quello che voleva. Il suo sedere stava spingendo contro di me per essere stimolato di più. Agganciai le mie mani alle sue anche e lo tirai indietro. Le sue mani afferravano i cuscini sopra la sua testa, la sua guancia era pigiata contro il materasso ed il suo sedere succulento in mostra per essere mangiato. Feci correre le mani sui suoi fianchi mentre la mia lingua spingeva dentro. Leccai e lisciai il suo torace fino a che lui non riprese a spingere indietro contro di me. Per me era una manna. Le mie dita si chiusero sui suoi capezzoli e li torsero ferocemente mentre con la lingua passavo il suo anello tremante. Dino strillò e sgroppò ed io sentii i primi fiotti di sperma sui miei avambracci mentre gli lavoravo i capezzoli.
Le sue gambe cedettero e lui crollò contro il materasso col corpo scosso dalla liberazione. Strisciai di nuovo su di lui e gli baciai un orecchio. "Sei ok?"
Ebbe una sorta di gemito misto a riso e poi accennò col capo. Dovevo essere stato veramente bravo se non riusciva a formulare parole. Lo feci rotolare e rimase a gambe divaricate mentre le mie mani vagavano sul suo sudato torace peloso.
Stava ancora ansando quando usai la mia mano lubrificata per tornare a carezzargli la piena durezza. Il ragazzo era dannatamente eccitato e pronto per farmi prendere il mio piacere da lui. Mi chinai e tornai a baciarlo mentre strofinavo avanti ed indietro il mio sedere sulla sua asta scivolosa. Tornò a lamentarsi e modellava il mio torace mentre io portavo il suo cazzo a spingere contro il mio buco. I suoi occhi si allargarono per la meraviglia, io mi sedetti e lui scivolò dentro di me. Sapevo di essere “pulito”, non c’erano pericoli.
"Chris?!? " La sua voce era combattuta tra timore, libidine e preoccupazione.
Io chiusi gli occhi e mi concentrai a prenderlo dentro. Quando sentii le sue palle solleticarmi il sedere, presi un respiro profondo e guardai indietro a lui. "Sono pulito, Dino. Se l’avessimo fatto quando avevamo quindici anni, avremmo avuto qualche protezione?"
Scosse la testa; perle di sudore si raccoglievano sulle sua sopracciglia. "Dio, Chris…ti faccio male? "
Scossi la testa e mi alzai. Qualsiasi cosa facesse non mi avrebbe fatto male. Avevo avuto ragazzi più grossi e ragazzi più lunghi ma come tornai ad abbassarmi compresi che lui era perfetto. Lui mi completava come un pezzo di un puzzle. Non venivo teso e la sua lunghezza era sufficiente a riempirmi senza paura che spingesse troppo in fondo. La parte migliore era che la testa del suo cazzo era della taglia giusta per carezzare con forza la mia prostata quando mi muovevo su e giù. Ogni colpo mi faceva tremare e capii che sarebbe stata una cavalcata sorprendente.
"Prendimi, Chris." Ansò quando mi tirai via quasi completamente e poi mi lasciai cadere di nuovo e poi ancora giù. "Cavalcami." Mi curvai in avanti e gli chiusi la bocca con un altro bacio prima di scendere fermandomi sul suo torace. Cominciai a cavalcarlo con abbandono. Lui sgroppò in su contro di me mentre io tentavo di portarlo al nirvana. Non ho idea per quanto tempo grugnimmo e gememmo; il letto cigolava come una vecchia macchina morente mentre noi viaggiavamo nella luna.
Quando arrivammo a ciò capii che non c’era possibilità di tornare indietro. Io non avevo mai gridato nell’orgasmo prima di allora, ma lo feci artigliando il suo torace e lottando per non impazzire, mentre il mio corpo sembrava esplodere. L'orgasmo non aveva niente a che fare col mio uccello; quella verga d’amore calda era solo un bonus; lo lasciai salire dalle profondità più profonde del mio essere. L'eruzione venne dal luogo che avevo tenuto chiuso e dimenticato per quindici anni. Una vita di emozioni mi assalì mentre sparavo oltre la testa di Dino ed infradiciavo il cuscino.
Il mio sedere deve aver praticamente schiacciato il suo cazzo supersensibile mentre io venivo. Le sue mani afferrarono le mie anche e mi tennero contro di lui che stava tremando. Sentii il suo seme allagarmi e bollire sino alla mia anima. Sudato ed esausto crollai contro di lui e mi aggrappai assente al suo collo mentre attendevo che il mio cervello riprendesse il suo lavoro.
Dopo molti minuti di respirare ansante, Dino mi alzò il viso e tentò di dire qualche cosa. Non riusciva a formulare delle parole ed io abbassai le mie labbra sulle sue per fermare il tentativo. Come esprimere qualche cosa che non esiste sul vocabolario? Lui mi avvolse con le sue braccia ed io mi addormentai nelle braccia del mio primo e unico vero amore.


Mi svegliai prima che il sole sorgesse. Ero su di un fianco e Dino era appoggiato completamente contro di me con le braccia che mi avvolgevano. Il senso di deja vu era troppo forte per me per tornare a dormire. Scivolai dal suo abbraccio e mi allontanai silenziosamente dalla stanza. Andai sul balcone a guardare le ultime luci della città. Non potevo fare a meno di andare all'ultima volta che lui mi aveva stretto così.
Fu l'ultima volta che avevamo dormito nello stesso letto. Eravamo andati dopo la fine del liceo, coi miei genitori in una casa di mio zio al mare. Dino ed io eravamo stati sistemati sul divano letto, i miei genitori non avevano pensato che forse eravamo un po' grandi per dormire insieme nello stesso letto; lo avevamo fatto quando eravamo bambini. Non avevano neppure idea di come fosse duro per me stare a letto col ragazzo di cui ero innamorato da quando avevo dodici anni.
La nostra ultima notte al mare Dino si svegliò e mi trovò piangente. Era stato accoccolato su di me per tutta la notte ed alla fine stava appoggiato alla mia schiena abbracciandomi. Era la tortura più meravigliosa che avessi mai provato ed alla fine il dolore era diventato insopportabile. Avevo capito che stavo lasciandolo e che era l'ultima volta che sarei stato con lui. Quando mi chiese cosa non andava, io mentii. Gli dissi che mi spaventava andare all’università e lasciare la casa. Ma non ero spaventato per quelle cose. Io stavo piangendo la fine dell'infanzia e sopratutto stavo piangendo la fine della nostra amicizia.
Lui mi aveva abbracciato stretto, mi aveva detto che ero il ragazzo più intelligente che avesse mai conosciuto e che sarei riuscito benissimo all’università. Mi disse che mi sarei fatto molti amici ed in breve avrei dimenticato totalmente la casa e tutti i miei vecchi amici. Avrei voluto dirgli che non lo avrei mai dimenticato, avrei voluto dirglielo, ma avevo sacrificato il mio essere gay per la sua amicizia e mantenni la promessa fatta a me stesso. Che idiota.
Ero sul balcone e piangevo pensando che effettivamente non avevo mai smesso di amarlo, quando sentii le sue braccio avvolgermi. Appoggiò il mento sulla mia spalla e guardò le luci della città. "Tutto bene?"
Io accennai col capo. "Stavo pensando a per quanto ti avevo perso." Lui non disse niente ma la sua stretta divenne un po’ più forte. Dopo essere stati così per qualche minuto, lo spostati e mi asciugai gli occhi. Gli rivolsi un sorriso coraggioso. "Hai programmi per la settimana prossima?" Avevamo progettato solo una sua visita per il fine settimana. Io non avevo molte ferie così quella visita era solamente una sosta mordi e fuggi prima che lui continuasse il suo giro.
Lui alzò le spalle. "Stavo pensando di verificare le opportunità di lavoro locali." Mi guardò ed io vidi lo stesso sguardo che lui mi aveva dato così tante volte quando eravamo adolescenti. Era nervoso, bramoso ed incerto. "Non penso che potrei superare altri quindici anni, Chris."
Lo afferrai e lo tirai a me con un altro bacio. Non ero il solo a piangere. Lui mi abbracciò con forza ed io sussurrai. "Ti amo, Dino."
"Anch’io ti amo."
Ritorno sempre con la mente a quella notte e ringrazio Dio di averci dato una seconda opportunità. Quindici anni sono stati abbastanza lunghi per aspettare un amore.

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