Io e Mafalda 2

Scritto da , il 2012-07-30, genere etero

Come d'accordo il giorno prima, Mafalda si era fatta trovare alla fermata del pullman. Salì e subito cominciò col dire:
- So che tra due giorni è il tuo compleanno, vero? –
-Sì! – Risposi.
- Voglio farti un regalo speciale! –
- Non devi, non voglio che tu spenda soldi. –
- Non preoccuparti non spenderò neanche un centesimo. Sono sicura che ti piacerà moltissimo! –
- Che vuoi dire? –
- Devo ringraziarti delle emozioni che mi hai dato ieri e, ho pensato, che … insomma… non posso dirtelo altrimenti che sorpresa è? –
- Ok! –
- Allora, dopodomani mi darai il solito passaggio e vedrai la sorpresa. Va bene? –
- Va bene! –
L'accompagnai in città e ci salutammo. Il giorno dopo non si fece vedere, mandò un sms dicendo che ci saremmo trovati l'indomani. Così fu. La trovai in compagnia di una sua amica e mi meravigliai non poco, visto che l’intenzione di entrambi era quella di andarcene in un luogo appartato da soli. Le feci salire entrambe e mi avviai.
- Lei è Claudia, la mia migliore amica. –
Salutai Claudia, una ragazza che doveva avere la sua stessa età e che, al contrario di Mafalda, gli anni li dimostrava tutti. Più alta, il fisico più formato e un seno più pronunciato. Guardai Mafalda come a chiedergli cosa ci faceva la sua amica con noi, capì e disse:
- Francesco, ti avevo promesso un regalo per il tuo compleanno e… il mio regalo è Claudia! –
Rimasi stupito. Non riuscivo a capire cosa intendesse.
- Scusa Mafalda, cosa vuoi farmi intendere? –
- Lo so…può sembrarti strano… ma vedi, Claudia è la mia migliore amica e tra noi non esistono segreti. L’altra sera gli ho raccontato tutto quello che è successo tra di noi e lei è rimasta sbalordita per quello che abbiamo fatto… -
- Mafalda… a quante persone hai raccontato di noi? –
- Solo a lei… -
- Francesco, non preoccuparti! – Intervenne Claudia. – Non sono la tipa che va a spifferare tutto in giro. Mafalda ed io abbiamo un sacco di segreti che sono rimasti tali e, a questo, non faremo eccezione. –
- Scusatemi se sono un po’ duro di comprendonio, ma non ho capito quale sia il regalo! –
- Claudia! – Esclamò Mafalda. – Vedi Francesco, dopo avergli raccontato tutto, mi ha detto che le sarebbe piaciuto provare le stesse emozioni e, dato che io non sono gelosa di lei, ho pensato che la cosa si poteva fare convinta che sarebbe piaciuto anche a te. Spero di non essermi sbagliata! –
- Cioè, fammi capire, Claudia si mette nelle condizioni di essere l’oggetto dei miei desideri? –
- In un certo senso si! Ma credo che la cosa faccia piacere anche a lei, vero Claudia? –
- Beh… Non posso negare che, dopo ciò che mi ha raccontato Mafalda, sono alquanto curiosa e… eccitata all’idea di provare anch’io. – Risponde Claudia.
- In continuo a non capire! Scusa Mafalda, ma non dicevi di essere innamorata di me? –
- Lo sono anche di più di quanto pensi e, come ti ho già detto, non sono gelosa di Claudia. –
- Non so che dire… se va bene a te… vuol dire che accetto ben volentieri il tuo regalo. Grazie! –
- Grazie a te, Francesco, di averlo accettato. Vedrai che non ti deluderemo. –
- Ok! Dove si va a collaudare il mio regalo? -
- Dove siamo stati la scorsa volta! –
- Bene! – Al bivio svoltai a destra e presi la strada che va in montagna. Arrivammo dopo circa mezz’ora e parcheggiai la macchina allo stesso posto di tre giorni prima. Spensi il motore e mi misi di fianco per osservarle entrambe: Mafalda sul sedile anteriore e Claudia su quello posteriore. Fuori la giornata era tersa ma un po’ freddina, dissi loro che non credevo fosse il caso di uscire all’esterno e, quindi, dovevamo arrangiarci dentro la macchina. Studiai un po’ la situazione per trovare il sistema migliore di come potevamo disporci e decisi che, ribaltando i due sedili anteriori, avremmo trovato di sicuro il modo di divertirci. Mafalda abbassò il suo e, dopo che Claudia si sistemò al suo fianco, ribaltai anche il mio.
- Prima di cominciare voglio che sappiate che, qualsiasi cosa vi chieda, la farete solo se ne siete veramente convinte. Non dovete sentirvi obbligate! – Mi risposero con un cenno affermativo della testa. Mafalda prese l’iniziativa e si buttò addosso a me baciandomi e cominciando a sbottonarmi la camicia. Lasciai fare mentre osservavo Claudia che, un po’ imbarazzata sul da farsi, ci osservava. Sollevai la testa di Mafalda e le dissi: - Non pensi che prima dovrei aprire il mio regalo? –
- Sì! Hai ragione! – Mi rispose. Si scostò sul lato opposto dell’amica lasciandomi libero di dedicarmi a Claudia. La feci distendere sul sedile ribaltato e mi posi sopra di lei, la fissai negli occhi e notai nei suoi il desiderio di cominciare. Non persi tempo, la baciai mentre, con una mano, costatai la consistenza dei suoi seni; più grandi di quelli di Mafalda ma altrettanto sodi. Sbottonai la sua camicetta e mi misi a baciarli e succhiarli. Gradiva le mie attenzioni spingendomi la testa contro di lei. Infilai una mano sotto la sua gonna e le tolsi gli slip, era già bagnata. Non persi tempo e mi abbassai, le aprii le gambe e cominciai a sentirne l’odore acre della sua eccitazione, con la lingua ne raccolsi un po’ per un primo assaggio, un brivido la percosse lungo tutto il corpo e inarcò il bacino. Mi tuffai senza esitazione a esplorarne l’interno, cominciò a gemere mentre Mafalda mi accarezzava la testa. Presi a succhiargli il clitoride mentre lei si contorceva e ansimava con foga. Non resistette a lungo, un urlo rauco sancì il suo orgasmo e un’abbondante colata di umori invase la mia bocca. Si abbandonò esausta sul sedile, mi sollevai e la baciai, mi fissò e prese a leccarmi la bocca e la faccia ancora umida dei suoi sapori.
- Mafalda aveva ragione quando mi diceva che eri bravissimo. – Disse.
- Non hai ancora visto il meglio! – Le rispose Mafalda in tono un po’ sornione e poggiando la mano sul mio cazzo che, ancora stretto nella morsa dei jeans, era al culmine della sua vigoria. Ancora disteso al fianco di Claudia, misi la mano sotto la gonna di Mafalda infilandole un dito nella vagina, anch’essa umida dall’eccitazione. Claudia mi abbraccio e riprese a leccarmi la faccia.
- Ti piace sentire il tuo odore sulla mia faccia? – Le dissi.
- Si mi eccita da morire! – Rispose. Tolsi le dita dalla figa di Mafalda e li portai davanti alla bocca di Claudia.
- Prova questo se ha lo stesso sapore! – Mi guardò stupita, annusò e aprì leggermente la bocca. Le carezzai le labbra e lei, con la lingua, cominciò ad assaggiare gli umori della sua amica. Dapprima titubante, poi con più convinzione infilandoseli completamente in bocca. Le piaceva, stava scoprendo il suo lato lesbico. Mafalda la guardava sorpresa, si era fatta rossa in viso. Infilai di nuovo le dita nella sua vagina e li rimisi in bocca a Claudia che, presa la mia mano con le sue, se la portò in bocca leccandola avidamente. Dissi a Mafalda di sedersi appoggiandosi allo schienale del sedile posteriore, dietro Claudia, e aprire le gambe. Feci girare pancia in giù Claudia in modo da farle avere la faccia difronte alla figa dell’amica.
- Prova ad assaggiarla direttamente! – Le dissi. Guardò l’amica, ancora rossa in viso, tirò fuori la lingua e delicatamente la poggiò sulle grandi labbra. Mafalda ebbe un sussulto, ma non si mosse, lasciò che l’amica cominciasse a esplorarla. Claudia infilò la lingua all’interno della vagina e, con un movimento costante, andava su e giù, sempre più convinta di quello che stava facendo. Cominciava a piacere anche a Mafalda che, ormai eccitata, allargava le gambe più che poteva dando modo all’amica di esplorarla meglio. Mi sollevai per osservarle meglio, la scena mi eccitò particolarmente ma non feci niente oltre che guardarle. Mafalda raggiunse l’orgasmo inondando la faccia di Claudia dei suoi umori. Le piacque moltissimo, a giudicare dalla faccia soddisfatta che aveva. Piacque anche a Claudia che, nonostante l’amica si fosse distesa esausta, continuò ad assaporarne gli umori. Si staccarono, poco dopo, disponendosi una a fianco all’altra e fissarmi e ad aspettare cosa sarebbe accaduto ora. Non dissi niente, volevo che fossero loro a prendere un’iniziativa qualsiasi per sbollire i miei ardori. Ero al massimo dell’eccitazione e il cazzo premeva furioso nei jeans, voleva uscire da quella trappola di stoffa. Mi distesi e Mafalda, rivolgendosi a Claudia, le disse:
- A te l’onore di scoprire la sua dote migliore! – Non se lo fece ripetere due volte. Slacciò prima la cinta e poi sbottonò i jeans, l’afferrò dai due lati e, aiutandola sollevando il bacino, li abbasso di colpo. Dritto, nella massima vigoria, si erse di colpo finalmente libero. Lo fissò estasiata, gli occhi spalancati a intendere tutto il suo gradimento. L’afferrò con la mano e diede inizio a una serie di riscontri sulle sue misure.
- Accidenti! Ma quanto e grande? –
- Pensi di non poterlo gustare tutto? – Le rispose Mafalda.
- No… no… Se l’hai fatto tu… lo farò anch’io! –
- Credo di deludervi un po’ ragazze. Sono talmente eccitato che, se solo lo fissate un altro po’, esplodo. Quindi, togliamoci il pensiero della prima che poi ci divertiamo. – Così, entrambe, si abbassarono e diedero vita ad un duetto dove, quando una lo prendeva in bocca, l’altra si dava da fare con le palle. Al mio contorcermi capirono che ero sul punto di irrorare e si disposero con la bocca aperta l’una vicina all’altra. Lo sperma schizzò violentemente e colpì entrambe in bocca e sulla faccia. Mi sentivo soddisfatto.
Eravamo accaldati, aprii il finestrino e l’aria fresca esterna prese il posto di quella mista di sudore e di sesso all’interno. Accesi una sigaretta, aprii lo sportello e mi misi seduto con le gambe di fuori a gustarmela. Loro due scesero dall’altro sportello, erano ancora più accaldate di me e, girando attorno alla macchina, vennero dal mio lato. Mafalda si accovacciò difronte a me e disse:
- Francesco, ti amo! Vorrei che questa giornata non finisse mai! – Più la guardavo e più mi piaceva, aveva quell’aria da ragazzina dolce, i suoi occhi dicevano più di quanto riuscisse a dire con le parole. Mi abbassai e la baciai. Claudia, in piedi dietro l’amica con le braccia conserte, ci guardava tenendosi in disparte. Allungai la mano per indicargli di avvicinarsi, lo fece e baciai anche lei. Si sedettero per terra, davanti a me, appoggiate alle mie gambe. Rimanemmo così per una decina di minuti, il tempo di riprenderci, discorrendo di varie cose.
- Ti è piaciuto quello che ti ha fatto Claudia? – Domandai a Mafalda.
- Sì! Devo ammettere che una cosa del genere non mi era venuta mai in mente. –
- Neanche a me! Ma mi ha eccitato parecchio l’odore di Mafalda. – Intervenne Claudia.
- Dovresti provare anche tu, Mafalda. – Le dissi.
- Non so se ci riuscire ma, se tu vuoi, lo farò. –
- Che aspetti, allora? – Si guardarono senza sapere cosa fare. Mi alzai, aprii la portiera posteriore e feci distendere all’interno Claudia. Dissi a Mafalda di inginocchiarsi per terra difronte all’amica e l’avvicinai con la faccia alla figa di Claudia. Tentennò un po’, annusò e cacciò fuori la lingua. Claudia la guardava, era impaziente e le disse: - Forza, che aspetti! – Cominciò a leccare, delicatamente per poi infilarle la lingua dentro e assaporare i primi umori di Claudia. A guardare loro due mi procurò una nuova erezione, non volli aspettare oltre e mi posizionai dietro Mafalda. Le aprii le gambe e la penetrai violentemente. Urlò dal dolore, ma rimase ferma continuando a sollazzare l’amica e, a ogni colpo che le davo, la sua faccia si immergeva nella figa di Claudia che gemeva dal piacere. Andammo avanti in questo modo per una decina di minuti, Claudia ansimava violentemente e Mafalda non era da meno. Raggiunsero l'orgasmo contemporaneamente, afflosciandosi una sull'altra. Mi tolsi da dietro Mafalda senza raggiungere il piacere, mi sedetti sul sedile anteriore in attesa che si fossero riprese. Si alzarono anche loro poco dopo, esauste e spettinate, si misero difronte a me ben sapendo che avrebbero dovuto rendermi il favore. Guardai Claudia e le dissi: - Girati e alzati la gonna! – Obbedì e continuai a dirle: - Abbassati! – Lo fece posizionandosi nel modo che volevo io, memore del racconto di Mafalda. Sapeva cosa volevo e, dopo un cenno di assenso di Mafalda che mi fece capire che per lei non era la prima volta, la presi per i fianchi e la poggiai sul cofano della macchina. Allargai le natiche con le dita e cominciai a leccarle quel roseo buchetto per una preparazione obbligatoria per alcuni minuti. Mi sollevai, Mafalda si dispose dietro di me cingendomi per un fianco e con una mano prese il mio cazzo per indirizzarlo al culo dell'amica. Lo poggiò e, con un colpo secco, feci entrare la cappella. Un urlo strozzato e poi silenzio. Spinsi di nuovo, piano e costantemente, si torceva. Entrava lentamente e inesorabilmente, fino in fondo. Il suo viso era una smorfia di dolore, mi fermai per darle il tempo di assorbire quel corpo estraneo. Il leggero movimento del suo bacino mi fece capire che il peggio era passato, lo sfilai piano per circa la meta e lo infilai di nuovo dentro. Continuai delicatamente fino a quando la sentii rilassata. I colpi si fecero più decisi e violenti e il suo viso assunse un'espressione soddisfatta, le piaceva sentirlo tutto dentro. Ansimava con regolarità e, a ogni colpo, emetteva un gemito di piacere. Ero al limite, volevo sborrarle dentro senza fregarmene molto se raggiungeva l'orgasmo o meno. Esplosi con un urlo e la riempii con vari getti, urlò pure lei, non so se per davvero o solo per farmi piacere. Mi staccai da Claudia e mi appoggiai alla macchina esausto, Mafalda mi abbracciò dicendo: - Voglio farlo anche io! – Non le risposi pensando che l'avrei fatto, ma non quel giorno.

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