In nome del padre, del figlio e -3

Scritto da , il 2012-07-04, genere incesti


3. Padre e figlio, soli.

L’enorme Tir rosso sangue guidato da Rocco parcheggiò lentamente nella piazzola riservata, Rocco sbadigliò di stanchezza. Era spossato per la lunga traversata e, per di più, aveva gli ormoni scombussolati per i pensieri torbidi che gli avevano fatto compagnia. Si avviò verso il cancello di casa, toccandosi il grosso pacco tra le cosce, chissà se avrebbe potuto liberarsi di quel tormento.
Quando aprì la porta di casa, la vista degli oggetti familiari, l’odore che ormai gli mancava da una settimana lo sopraffecero e un sentimento di tenerezza lo pervase, allontanando per un momento la spinta pulsionale:
Era stanco, sporco, sudato, aveva urgente bisogno di farsi una doccia. Ma, anziché verso il bagno, si diresse macchinalmente verso la camera del figlio. Aprì la porta lentamente e scorse sul letto scompigliato il corpo nudo di Paolo, ancora così tenero e adolescenziale, con le belle spalle, i fianchi, i glutei in esposizione. Ebbe un tremito di passione, sospirò pesantemente, ebbe l’impressione che il ragazzo dormisse. E, in effetti, Paolo fingeva di farlo. Sulle prime pensò di non disturbarlo e stava quasi per chiudere la porta, ma l’istinto cieco si era impossessato della sua volontà e rimase lì ad ammirare il suo giovanotto, a indagare tutti i particolari di quel corpo attraente, sino a quando focalizzò il suo sguardo sulle natiche di lui, sul solco che le divideva e sul foro scuro nel quale confluivano.
Il culo di Paolo era irresistibile. E Rocco non resistette dall’avvicinarsi al letto, dal togliersi di dosso la camicia sudaticcia, dall’inginocchiarsi vicino al bordo e dall’avvicinare la sua testa, il suo naso, la sua bocca, a quell’orifizio. Voleva baciarlo, leccarlo, succhiarlo. Si trattenne, cominciò ad accarezzarlo lievemente, per non svegliarlo. In realtà Paolo avvertiva già i brividi di quel toccamento, ma si sforzava di contenere le sue reazioni. E riuscì a farlo per un bel po’, mentre le dita del padre gli sfioravano i fianchi e le terga. Ma, quando Rocco indugiò col il suo medio proprio sul foro anale e cominciò piano piano a forzarne l’ingresso, la resistenza del ragazzo si sfarinò rapidamente. Troppo era il piacere che quella pressione gli provocava.
Allora si lasciò scappare un gemito e non potè fare a meno di smuovere il bacino. Ma Rocco ormai era andato, il suo cazzo cresceva a dismisura e guidava le sue azioni al posto del cervello; non ritirò il dito, continuò a introdurlo nel canale, millimetro dopo millimetro, mentre con la mano libera aveva cominciato a segarsi compulsivamente.
Poi, in un lampo, accadde quello che entrambi avevano sognato, senza avere il coraggio di dichiararselo reciprocamente. Al culmine dell’eccitazione Rocco inserì il suo dito medio quasi sino in




fondo, Paolo emise un grido di dolore misto a piacere, si girò di scatto e incontrò subito il volto rosso, sudato, trasognato, del padre che sembrava lì lì per avventarsi sul suo culo e baciarlo, leccarlo, morderlo, chissà.
Non ebbero bisogno di dirsi nulla. In un istante l’uomo e il ragazzo si trovarono avvinghiati l’uno all’altro, immediatamente divorati da un vortice di desiderio senza fine, con Rocco che forzava la bocca di Paolo con la sua grossa lingua rasposa per un bacio violento e appassionato, e il ragazzo che si abbandonava a quella furia. Mentre il padre lo baciava così appassionatamente, Paolo accarezzava quel duro corpo di maschio adulto, inalando l’odore di quel petto villoso e sudato e di quelle ascelle pelose e bagnate, quasi non credeva ai suoi occhi ed alle sue mani.
Poi il desiderio del padre prese il sopravvento e, salito sul letto e levatosi sulle ginocchia, si portò il viso di Paolo all’altezza del suo pube, tenendogli la testa ferma con una mano, facendo uscire a fatica l’enorme bestione, già scappellato, meravigliosamente scolpito di grosse vene pulsanti, sotto lo sguardo ammirati del ragazzo che da giorni non aspettava quella visione e quel momento.
Paolo allungò la mano per afferrare quel cazzo meraviglioso che usciva dai jeans del padre e incominciò a palparlo in modo lento e voluttuoso, mentre Rocco chiudendo gli occhi, sospirò e disse:
“No, Paolino, lascia fare a me”.
Lo spinse dolcemente a girarsi, a distendersi a pancia in giù. Paolo ubbidì senza alcuna resistenza, ma un brivido lo colse quando sentì che il padre gli divaricava un poco le gambe e gli allargava le chiappe, prima di posizionare la sua bestia proprio all’ingresso dell’ano. Era la cosa che più desiderava, ma in quel momento ebbe un moto di paura.
Il padre se ne accorse e lo rassicurò:
“Lasciami fare, Paolo. Non ti irrigidire. Sentirai un po’ male, ma, vedrai, passerà subito, e dopo sarà solo piacere”.
Si sputò sul palmo della mano e cominciò a lubrificarsi il cazzo, mentre col dito medio aveva ripreso ad esplorare lo sfintere. L’ingresso fu improvviso e violento e Paolo non poté trattenersi dal gridare forte:
“No, papà, ti prego, è troppo grosso, mi fai male!”
Ma Rocco sapeva che ormai non poteva più tornare indietro, interrompere in quel momento la penetrazione avrebbe comportato una svolta traumatica nei loro rapporti. Gli rispose suadente:
“Calma, Paolino, un po’ di pazienza, stringi i denti, trattieni il respiro, è questione di pochi momenti”.
Iniziò così una lenta, ma decisa penetrazione, con l’uomo che faceva uscire quasi del tutto l’asta per poi riguadagnare il terreno perduto con un colpo vigoroso di reni. Paolo continuava a gemere di dolore, ma ormai era anche lui convinto che ora o mai più, che doveva resistere per meritarsi la realizzazione del suo sogno.
Dopo un bel po’ di tentativi e di colpi, ben assestati, l’uomo si fermò e, postosi sulla schiena del ragazzo, che poteva sentire il corpo peloso e sudato del padre che lo stringeva in una morsa incredibile, sentì l’uomo che, un po’ ansimante, sussurrava:
“Lo senti adesso? è tutto dentro, fino ai coglioni. Comincia a muoverti lentamente con il culo, goditelo come meglio ti piace questo bastone. Adesso tuo padre ti fa sentire come si usa il cazzo e per tutta la vita te lo ricorderai, con qualsiasi uomo andrai, perché il primo vero cazzo che si prende è quello che conta”.
Così dicendo l’uomo incominciò a fottere, prima piano, poi con spinte sempre più forti. Paolo si sentiva squarciato, con l’asta enorme che gli esplorava gli intestini e che, ad ogni passaggio della grossa cappella sulla prostata, gli faceva provare una sensazione che gli oscurava il cervello, tanto era sublime.
Fu all’ennesimo passaggio della testa del cazzo, che gli tendeva il retto fino all’inverosimile, che Paolo sentì il bisogno improvviso di contorcersi in una serie di spasimi, mentre il suo membro, ormai durissimo e incollato al ventre, aveva cominciato ad eiaculare gettando sul lenzuolo una serie di spruzzi di seme bianco. Nel frattempo il padre aveva avvolto con al sua manona il suo organo gocciolante per cogliere il frutto del piacere e gliela aveva portata alla bocca, in modo da fargliela gustare:
“Dai, lecca la tua sborra e rilassati, che tra poco riceverai nel culo quella di papà”.
Rocco incominciò ad accelerare i colpi, con penetrazioni sempre più profonde, mentre i grossi coglioni pelosi sbattevano ormai regolarmente ad ogni colpo sulle palle contratte del figlio. Ansimava e accompagnava ogni spinta con espressioni oscene, da camionista appunto:
“Dai, dai, piccola troia di papà…. Non sei contento che, a sverginarti sia tuo padre?... Ti rompo il culo, così te lo ricorderai per sempre”.
Dopo una serie di colpi che lasciarono Paolo senza fiato, Rocco incominciò ad eruttare una serie di getti di sborra densa e caldissima, accompagnata da bestemmie triviali. Infine si accasciò sul corpo del figlio, sudato, ansimante e felice di aver eseguito il suo compito di toro infoiato.
Paolo si sentì struggere da una sensazione di felicità infinita, che lo fece piangere di gioia e che mai più avrebbe provato in vita sua. Quando si furono placati, padre e figlio si distesero affiancati e cominciarono ad accarezzarsi, come due innamorati. Rocco colse l’attimo per rivelare al figlio il suo pensiero:
“Vedi Paolo com’è bello godere quando non si hanno remore o pregiudizi? …. Vedi, io faccio sesso con i maschi come con le femmine …. È un vero peccato negarsi la bellezza di queste esperienze diverse… vorrei tanto che anche tu, oltre al cazzo di un maschio, godessi della fica di una donna … pensaci con calma, sappi che io sono qui, la famiglia è qui per aiutarti a conquistare la piena libertà sessuale”.
Il discorso sorprese non poco Paolo, che restò a lungo pensieroso. Rocco sdrammatizzò subito:
“Non ti preoccupare Paolo … non dovrai rinunciare al cazzone di papà … ma mi piacerebbe tanto che, per esempio, provassi la ficona di mamma…. eh, che ne dici?”
Paolo lo guardò un po’ smarrito, il padre gli sorrise, lo accarezzò dolcemente e aggiunse:
“Stai tranquillo, ci penso io…”

(continua)

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