Padrone il casa

Scritto da , il 2012-06-19, genere incesti



Mia madre Elena ha 45 anni ed è una gnocca bellissima con un corpo procace che suscita sempre una ammirazione maschile molto infuocata. Mio padre Michele è alquanto più anziano di lei (ha 58 anni), professionista benestante, molto geloso di lei forse anche per via della differenza di età. Io sono Luciano, ho 19 anni, sono il loro figlio unico e viviamo insieme in una bella cittadina sulla riviera di ponente.
Sono sempre stato curioso e fin da piccolo ho avuto un’attenzione particolare per il sesso, cercavo di spiare mentre lo facevano i miei. La notte del sabato (era il giorno della settimana dedicato alla scopata), e senza fare il minimo rumore, mi appostavo dietro la loro porta e mi gustavo tutta la scena. Mio padre era dominatore a letto, a lei piaceva essere scopata e dominata da lui. Trovavo incomprensibile come mai a lei piacesse anche essere maltrattata, schiaffeggiata sulle chiappe, insultata come una puttana. Sta di fatto che ad ogni schiaffo, ad ogni insulto, mamma mugolava di piacere e papà si gonfiava di orgoglio virile.
La scopata finiva quasi sempre così. Lui la faceva mettere a pecorina sul letto, le assestava dei bei colpi sulle chiappe facendole arrossare, poi le allargava le natiche e insalivava il suo buchino e, senza ritegno, accompagnando il tutto con parole da trivio, le ficcava dentro prima un dito, che veniva subito ingoiato dal suo orifizio anale, e dopo ne metteva due e andava su e giù allargandola per bene per prepararla alla penetrazione anale vera e propria, che prediligeva più di quella vaginale. E da come godeva nell'essere inculata credo che anche lei preferisse prendere di più il cazzo nel culo.
A volte, mentre la inculava, aveva degli orgasmi multipli ed io, che guardavo tutto dal buco della serratura, mi segavo; quando stavo per venire, scappavo in camera mia e sborravo copiosamente per terra sognando di essere al posto di mio padre.
Poi, un paio di anni fa, le cose cambiarono. Successe che mio padre cominciò ad avere problemi di salute e, per le cure che si faceva, cominciò a ridimensionare nettamente le scopate settimanali. Io continuavo a spiarli, ma notavo che il cazzo non gli manteneva a lungo l'erezione e, forse anche per le raccomandazioni del medico, lui si limitava a strusciarlo in mezzo alle chiappe, ma sborrava senza penetrarla.
Notavo che mio padre si deprimeva per questa condizione e anche mia madre, nonostante cercasse di non darlo a vedere per non colpevolizzare il marito, diventava sempre più nervosa e insoddisfatta.
A me lo cosa dispiaceva, ma, con mio padre in quello stato, mi sentico sempre di più il maschio dominante, l'unico in casa col cazzo sempre






in tiro e cominciai a fantasticare di poterlo sostituire a quello paterno ormai in decadenza.
Perciò diventai più spavaldo e, quando mia madre era in bagno, io entravo in slip per fare pipì a volte mostrandolo anche in tiro. Lei faceva finta di non guardare, ma notavo benissimo che quella mia verga non passava inosservata. Quando facevo la doccia e mio padre non era in casa, la chiamavo con la scusa di passarmi l'accappatoio e, mentre era lì in bagno, uscivo dalla doccia bagnato in tutta la mia possente erezione e lei, soffermandosi con lo sguardo sul mio cazzo, sorrideva chiamandomi "pisellone" e andava via rossa in viso.
Un pomeriggio afoso d'estate mio padre era nel suo studio ed io andai a fare compagnia a mia madre che era distesa sul letto. Era supina a pancia in giù ed io per giocare mi misi sopra di lei posizionandomi col mio pene sulle sue belle chiappe coperte solo da una mutandina. Il contatto col suo culo mi provocò un'erezione immediata che lei percepì sicuramente. Con la scusa di fare la lotta per vedere chi era più forte la tenevo bloccata per i fianchi e premevo il mio cazzo proprio sul suo culo come fosse un gioco. Lei cercava di sbloccarsi, ma ad ogni sua resistenza la mia morsa sui suoi fianchi aumentava e la cosa sembrava piacerle.
Mi ricordai allora come mio padre la dominasse in quel modo usandole una sorta di violenza che lei gradiva molto e così, imitandolo, usavo quell'arma a mio vantaggio. Nella lotta, con movimenti apparentemente involontari, le abbassavo lentamente le mutandine fino a scoprirle più di metà del suo bel culo. In questo modo il mio cazzo duro già fuoriuscito per la troppa eccitazione dalle mutande andò a premere sulla parte del suo culo nudo. Lei lo sentì in tutte le sue dimensioni in mezzo alle sue natiche, stava sentendo dopo tanti mesi nuovamente un cazzo bello duro sul suo culo, e questa cosa la faceva sentire donna e mi lasciava fare ostentando un pò di falsa resistenza. Poi forse ritornata in sè mi disse:
"Luciano, basta giocare … devo fare un sacco di servizi in casa".
Si alzò e andò in cucina lasciandomi con quell'enorme arnese duro ed eccitato tra le gambe.
Nei giorni seguenti non successe nulla, ma mi veniva sempre in mente la scena di me a cavalcioni su quel gran bel culo di mia madre, mentre spingevo il mio pene duro tra le sue chiappe e desideravo incularla come avevo visto fare a mio padre. Mi dicevo che dovevo pazientare, era solo questione di tempo: mio padre ormai non poteva soddisfarla, prima o poi lei avrebbe ceduto.
Una mattina lei era sotto la doccia e, entrando in bagno, io mi fermai a guardarla facendole dei complimenti un po’ arditi sulle sue belle forme.
Lei rispose:
"Luciano, non dire fesserie, sto facendo vecchia"
Le risposi subito che aveva un fisico da far invidia ad una trentenne e aggiunsi, provocatoriamente, che papà era fortunato a godersi quel ben di dio. E mi misi a sghignazzare.
Rise anche lei, un pò amara:
"Ma lo sai che sei veramente un impertinente a dire queste cose a tua mamma?…."
Allora la incalzai continuando a provocarla:
"Chissà che combinate te e papà quando non ci sono io!?..."
Lei sospirò, poi aggiunse a voce bassa:
"Volesse il cielo!... non facciamo nulla, proprio nulla….".
Mentre parlavamo uscì dalla doccia nel suo splendore e si mise l'accappatoio soffermandosi allo specchio per sistemarsi i capelli, io le stavo dietro e giochicchiando le cinsi i fianchi e mi appoggiai a lei da dietro facendole sentire il mio cazzo durissimo comprimere sul suo accappatoio all'altezza del suo culo.
Lei esclamò:
"Ma ce l'hai sempre duro il pisellone?"
"Sì, e che ci posso fare? … mica ti dà fastidio?".
"No no, figurati, è tutta salute!".
Allora osai di più e le sollevai l'accappatoio dal basso verso l'alto fino a scoprirle il culo ancora bagnato, mi abbassai gli slip e le dissi:
"Che ne dici se ti faccio un massaggio, mamma? … tu stai ferma".
Lei mi disse pensierosa:
"Ma che vuoi fare?"
Cercava di liberarsi dalla mia stretta, ma io aumentai la morsa, le diedi una bella pacca in culo, al che lei mise un mugolio e capii che le piaceva.
"Stupidino, finiscila che mi fai male al culetto…".
Intanto il mio cazzo si strofinava su e giù per le sue natiche ed io, vedendo che la situazione stava evolvendo a mio favore, decisi di far crescere la sua voglia e interruppi lo strusciare, le diedi altre due belle pacche sul culo e andai via dicendole che se voleva potevo farle quei massaggi quando lei avesse voluto.
Lei mi rispose ridendo:
"Se tuo padre sa che mi massaggi in questo modo sul culetto mi ammazza…."
Le risposi anch’io ridendo:
"Io non glielo dico di certo...".
Il pomeriggio dopo ero eccitato, aspettavo che si facessero le 16 di modo che mio padre uscisse di casa; quando andò via, mi precipitai nella stanza di mia madre, mi misi sdraiato sul letto con lei e le sussurrai:
"E’ l’ora del massaggio, adesso tu stai ferma e fai fare tutto a me ...”
Non disse una parola, le sollevai la vestaglia e con coraggio impavido le sfilai le mutandine fino alle ginocchia, eravamo in penombra ma si vedeva bene il suo culo stagliarsi nella sua bellezza e sensualità, lei inarcò pure il bacino per agevolarmi nello sfilare gli slip. Mi misi a cavalcioni sulle sue gambe e cominciai a darle delle piccole pacche sulle chiappe, poi sempre più forte, più forte. Ormai lo sapevo che a lei piaceva essere schiaffeggiata prima di essere scopata, mio padre era un maestro in questo ed io cercavo di emularlo.
Sentivo che lei era ormai in mio pugno, le allargai le chiappe e misi il mio cazzo duro in direzione del suo buco del culo cominciando a fare pressione.
Lei mi disse:
"No Luciano, non farlo, sei pazzo"
Si dimenava, ma faceva parte della sua natura, le piaceva essere presa con la forza ed essere maltrattata. A quel punto le dissi la stessa frase che le ripeteva sempre mio padre prima di incularla: "Troia, stai ferma che voglio sfondarti il culo… ti faccio entrare pure le palle...”
A questa frase lei macchinalmente si mosse e si fece mettere a pecorina senza opporre più resistenza offrendomi tutte le sue chiappe aperte. Il resto era la ripetizione puntuale di quello che avevo visto fare a mio padre. Le montai sopra e dopo averle sputato nel buco per lubrificarlo la inculai con decisione, provocandole un urlo di dolore che ben presto si andò trasformando in gemiti di piacere. La stavo inculando come la inculava mio padre, lei gemeva come una porca finchè, dopo una quindicina di minuti, venne e contemporaneamente io le inondai il culo di sborra: era così tanta che colava sulla figa e sul lenzuolo.
Prima di andare in bagno le allargai le chiappe per vedere quanto l'avessi allargata, le uscivano gocce di sborra e le dissi fiero della mia virilità:
"Cazzo, hai il culo aperto come una vacca".
Si alzò dal letto e, con una mano a coprirsi il buchino del culo per evitare di sporcare di sperma per terra, si diresse in bagno per lavarsi, aveva l'espressione in viso di donna soddisfatta. Certo, erano mesi che il suo culo non veniva deflorato violentemente da un bel cazzone duro.
Al suo ritorno mi disse:
"Non deve succedere più, è stato un momento di debolezza, se lo sa tuo padre succede una tragedia, deve restare il nostro segreto".
La guardai e le dissi:
"Va bene, ma dimmi, ti è piaciuto il mio cazzo dentro o quello di papà è meglio?"
Lei mi disse:
"Papà purtroppo non sta bene, e comunque il tuo pisellone è molto più grosso e mi hai fatto male, mi brucia tutto il culo ... però è stato bello, mi sono sentita riempire tutta come non mai. Ma, ricordati, non deve succedere mai più".
Finalmente, sfruttando la malattia di mio padre e la voglia di sesso da astinenza prolungata di mia madre, ero riuscito a farla cedere ai sensi e l'avevo inculata alla grande in un bellissimo amplesso. Mi aveva detto che non doveva succedere più ma io ero certo che sarei riuscito a scoparmela di nuovo in qualche modo, anche perché, se lei voleva il cazzo in casa, solo io potevo offrirglielo bello duro... Ero il maschio dominante, mio padre non contava più niente. Un pò mi dispiaceva per lui, ma d'altra parte tanto ben di dio era meglio che me lo prendevo io piuttosto che uno sconosciuto. Non mi sentivo in colpa, anzi sentivo di fare le veci di mio padre nel compito di far godere sessualmente mia madre.
Lei cercava di evitare di stare sola con me quando papà era in ufficio e si chiudeva in camera oppure in bagno, non lasciava mai la porta aperta prevenendo mie intrusioni. Comunque era evidente che a lei mancava il sesso, era ritornata ad essere tesa e nervosa e mi ero accorto che certe notti mio padre per soddisfarla usava un vibratore che indossava con una cintura e la penetrava così. Ma lei, anche se fingeva bene l'orgasmo, era palese che non godeva e che quel cazzo di plastica non le poteva bastare. Avevo una gran voglia di scoparla e cercavo uno stratagemma per riuscirci ma lei era categorica e non voleva precludendomi ogni possibilità e il mio desiderio cresceva ancora di più.
Una sera sul tardi (erano le due di notte) sentii i passi di mia madre dirigersi verso il bagno sicuramente per fare pipì. Mi alzai dal letto e decisi di seguirla in bagno. La trovai seduta sul water nell'atto di fare pipì; appena mi vide, stupita mi disse sottovoce:
"Che fai qui?...”
Agii di impulso, chiusi dietro di me la porta del bagno a chiave e mi avvicinai a lei ancora seduta sulla tazza, palesemente meravigliata dal mio gesto. La luce era spenta, ma il chiarore lunare entrava dalle fessure della persiana.
Lei mi disse:
"Cosa vuoi Luciano?"
Non le risposi, ma cacciai fuori il mio cazzo già durissimo, reso ancora più duro dalle scariche di adrenalina determinate da questa situazione a rischio.
"Ma sei pazzo! c'è tuo padre di lì che dorme e se ti vede così ti ammazza".
Incurante delle sue parole mi avvicinai a lei, indirizzando il mio pene verso la sua bocca:
"Non fiatare, succhiamelo tutto, per bene".
Si dimenava, chiuse la bocca, ma non poteva gridare per non svegliare il marito. Allora la presi per i capelli come faceva mio padre e la costrinsi a forza a dischiudere le labbra di quel tanto che bastava a far scivolare dentro il cazzo e scoparla in bocca.
"Sei una gran succhiacazzi, ti faccio ingoiare tutto, pompinara".
Erano le stesse parole che usava mio padre quando si faceva pompare da lei. La sua resistenza si dissolse e lei cominciò avidamente a pomparmi il cazzo come una gran porca. Era più forte di lei, le piaceva essere dominata dal maschio, con le mani da dietro la nuca la spingevo sul mio cazzo fin quasi a soffocarla; ma a lei piaceva, mi leccava tutta l'asta e le palle.
Seduta sul cesso come una vacca, con le gambe aperte, si stava facendo scopare in bocca come una troia. Le mie mani andarono a cercare la figa bagnata fradicia, le ficcai due dita dentro facendola sobbalzare sulla tazza senza mollare mai dalla bocca il mio cazzo. L'eccitazione era altissima, stavo per venire, le dissi duro:
"Bevi tutto vacca, se fai cadere solo una goccia ti ammazzo".
Le inondai la gola, schizzi violenti le bagnarono il palato, ma lei, evidentemente abituata a pompare, ingoiò tutto con molta naturalezza, poi mi pulì bene la cappella e mi disse:
"Andiamo a dormire prima che tuo padre si accorga di qualcosa".
Aprii lentamente la porta, ma prima di farla andare via le misi una mano nella figa e la feci scivolare anche sul suo buco del culo, facendole intuire che avrei avuto voglia di perforarle anche il buco di dietro. Ma lei, ancheggiando come una troia, mi fece cenno di no e si ritirò nella stanza matrimoniale.
Il giorno dopo, quando mio padre non c'era, mi disse che mi ero comportato da dissennato la notte prima e che certi comportamenti non erano ammissibili. Ma sapevo bene che quelle erano solo parole di facciata, tant’è che, per tutta risposta, la presi di forza e la portai in camera da letto, la misi supina a pancia in giù e le dissi:
"Adesso vediamo chi comanda qui!"
E cominciai ad alzarle la gonna e le strappai le mutandine, mentre lei restava ferma, ammutolita, tra il meravigliato e l'inatteso piacere: "Adesso ti faccio il culo rosso, troia, e vediamo se non ti piace".
La colpivo coi palmi aperti su quelle bellissime chiappe e a ogni colpo lei sobbalzava di piacere. Dopo decine di schiaffi aveva il culo completamente rosso, salii sul letto dall'altra parte e le dissi: "Succhiami bene il cazzo che fra poco ti sfondo il culo a sangue". Mentre me lo succhiava, io le mettevo due dita in culo per aprirglielo bene, era una gran vacca da monta come la chiamava mio padre quando la scopava e lei godeva un sacco vedendo in me gli stessi atteggiamenti da padrone di suo marito, la stessa voglia di dominio. Le feci il culo come una puttana, gemeva mentre il mio cazzone le squarciava in due le chiappe, fino a quando le sborrai copiosamente in culo.
Proprio in quel momento sentimmo la macchina di papà che rientrava. Lei andò di corsa in bagno col mio seme nel suo culo ed io nella mia camera a ricompormi, appena in tempo che mio padre entrò in casa e con la sua vociona ci avvertì della sua presenza. La mamma uscì dal bagno, si avvicinò a lui e gli diede un bacino sulla guancia dicendo:
"Ciao caro, oggi ho un caldo che non immagini...”
La situazione in casa ormai era cambiata. Nei mesi successivi io mi sentivo sempre di più padrone del campo, nello stesso tempo mio padre era sempre più depresso, per la malattia e per la sua crisi di maschio. Ormai, anche quando in casa c’era lui, mi consentivo spavaldamente licenze sempre più ardite senza ricevere alcun rimprovero, nemmeno quando sollevavo la gonna di mamma prima di darle delle belle pacche sul sedere.
Una svolta decisiva venne qualche tempo dopo. Un pomeriggio entrai in camera loro mentre lui stava scopandola col vibratore allacciato alla vita; mio padre restò come paralizzato per l’umiliazione. Feci un sorriso maligno a mia madre ed uscii senza dir nulla. Da quel momento, mio padre si depresse ancora di più, evitava di guardarmi negli occhi e, quando mi avvicinavo a mia madre per palparle il culo, lui si allontanava e ci lasciava soli.
Finì che sia io sia mamma cominciammo a superare ogni convenzione e ogni precauzione e limonavamo liberamente in sua presenza. Anzi, quella troia di mia madre convinse mio padre, che ormai aveva rinunciato anche all’umiliante ausilio del vibratore, che tutto sommato non c’era nulla di male che il figlio sostituisse il padre malato anche nelle sue funzioni coniugali.
E così, due-tre volte a settimana, nel pieno della notte andavo nel loro letto, mi sdraiavo dal lato di mia madre e la scopavo e la inculavo come una furia, senza curarmi di mio padre che faceva finta di dormire, ma che forse si eccitava nel rivedersi in me, anche perché continuavo a fare le cose che avevo visto fare a lui e ad utilizzare le sue parole, le sue bestemmie.
Questa è la mia vita domestica. Sono diventato il vero padrone di casa, bastardo e prepotente, ma riconosciuto.

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