La stanza

Scritto da , il 2011-04-04, genere prime esperienze

Estate, tempo di vacanze.
Diverse volte ne avevamo parlato di passare qualche giorno al mare, come si fa a quell’eta’, 7-8 compagni di classe per vivere un’avventura fuori da ogni controllo e l’occasione si presenta imperdibile.
Serena, il mio primo bacio, figlia unica di una famiglia benestante, ha un appartamento al mare, i suoi non hanno progetti e le lasciano carta bianca. Lei sta uscendo da una storia importane di quattro anni e cerca un’estate diversiva.
Facile. Organizziamo per il primo sabato di agosto. Matteo aveva gia’ la patente ed anche una macchina, così decidiamo di partire noi per primi il giovedì, all’ora di pranzo. Teo passa a casa mia, mi carica, poi andiamo a prendere Serena che ci aspetta con un’altra compagna, Margherita. La Golf, corre veloce su strade scorrevoli, in un’ora siamo in appartamento. Spettacolare. Ultimo piano di un palazzo in riva al mare, dal terrazzo si godeva una vista impareggiabile,paesaggio unico. Due stanze, una con un letto matrimoniale, una piu’ piccola con due letti singoli, bagno molto luminoso, cucina e salotto openspace, divano letto , piu’ un altro estraibile, c’e’ spazio per tutti. Noi siamo i primi, “Com’e’ il detto?” “ Chi primo arriva meglio alloggia”, ecco, mai fu piu’ appropriato. Le ragazze nel matrimoniale, Teo ed io nella doppia.
Apriamo tutto e tempo di mettere i costumi siamo in spiaggia. Gia’ quando le vidi uscire dalla camera con un pareo legato intorno al seno mi colpirono, non vi dico quando se lo tolsero in riva al mare. Tanga a “scomparsa” nelle natiche, top a triangolino minimal. In fin dei conti i segni del sole sono antiestetici. Entrambe molto belle. Sfoggiano fisici invidiabili, accompagnati da grande eleganza. Mi rendo conto che le sto guardando in maniera non consona, pensieri impuri mi frullano in testa, il sole picchia forte, vado in acqua che e’ meglio. Teo mi segue probabilmente suggestionato dai miei stessi pensieri. Ci facciamo un lungo bagno. L’acqua e’ il paradiso. Ci guardiamo in giro e pullula di corpi. “ Guarda quella…che tette!!!!” “ Hai visto che culo che aveva quella al chiosco?” “ Taci va…le ho fatto le radiografie” Cazzeggiamo e ridiamo, ormai lessi risaliamo.
Le ragazze avevano steso gli asciugamani paralleli, si erano slacciate il top e disposte con la schiena al sole, mi tuffo sul mio, a fianco di Marghe, Teo le lancia dell’acqua, lei d’istinto si alza sui gomiti, mi giro e non posso non vedere di profilo le sue stupende tette che ballonzolano. L’idea che la conoscevo da una vita e che adesso le stavo guardando i capezzoli mi eccitava.
Rimasi buoni dieci minuti steso di pancia per mascherare un’erezione incontrollabile. Il pomeriggio scivolo’ veloce. Cena in casa. Giro in paese. Ritorno a casa, tv e divano. La luce di un programma qualsiasi ad illuminare la stanza, vociferare di persone per il lungo mare, le onde che accarezzano la sabbia. Ecco, uno di quei momenti piacevoli, ma che sarebbero rimasti anonimi se non fosse che un qualcosa te lo fa diventare unico e degno di essere ricordato. Siamo stesi sul divano con le gambe sulle sedie, per un motivo del tutto oscuro giro la faccia verso Serena, lei fa lo stesso, ci troviamo praticamente attaccati e dal nulla , come anni prima, scocca un bacio. Un bacio carnale. Un bacio lunghissimo. Non ci stacchiamo. Intorno a noi tutto scompare, gli altri due probabilmente imbarazzati escono, per rientrare molto dopo, ritrovarci nel medesimo punto dove ci avevano lasciato ed ancora piu’ scocciati scomparire nelle rispettive stanze. Rimaniamo un tempo indefinito a baciarci, non so quantificarlo. In quel bacio c’erano tutti i rimpianti che avevo avuto quella volta, tutta la voglia di averla mia, tutta la voglia di riprendermi quello che avevo perso. Poesia. Solo che non eravamo piu’ ragazzini e le voglie ci chiamavano.
Le nostre mani scivolarono curiose a darci quel piacere atteso. In un attimo lei mi stringe il cazzo masturbandomi dolcemente, io le alzo la gonna e gliela massaggio delicatamente. Appoggia la sua mano sopra la mia e guida i miei movimenti sul clitoride, prima piano ed in modo leggero, poi piu’ velocemente e con piu’ forza. Tutto in silenzio tombale per non svegliare gli altri. Muove il bacino, in un tremore di piacere,gira il viso appoggiando la bocca sul mio orecchio, sento i suoi ansimi, mugula di eccitazione leccandomelo e viene con un orgasmo tanto soffocato, quanto intimo e desiderato. Presa dalla forza del piacere, trasforma i suoi movimenti da delicati, a decisi e rapidi. Mi fa sentire quanto lo desidera ed io sono in estasi. Qualche movimento ancora e venni tra le sue mani. Fu come sognare. Fuori albeggiava. Una sigaretta, abbracciati e seduti in terrazzo, saluta il giorno che nasce e segna la fine di quel bacio.
Colazione e spiaggia. Naturalmente crolliamo e dormiamo almeno fino a quando il sole non diventa insopportabile. Risveglio fastidioso, ma bencelato per la presenza di Teo e Marghe, dovevamo verificare che non se la fossero presa, così lo invito a seguirmi in acqua e lui non se l’e’ presa, ma anzi mi propone di portarmi Serena in camera in modo da essere quasi “costretto” a dormire con Margherita. Hai capito il furbone. L’acqua fresca lava la mia stanchezza. Serena fa lo stesso con Marghe ma la risposta e’ un po’ diversa. Lei non vuole saperne di Teo. Sere me lo dice, ma io egoisticamente non dico niente . Scusate, ma io volevo solo-stare-con-lei. Dovevo semplificare la situazione e quello era il modo migliore.
Concediamo il passo alle donne e lasciamo che siano le prime a farsi la doccia. Si avviano verso casa, mentre noi rimaniamo a goderci gli ultimi baci del sole. Rincasando convinco Teo a seguirmi in una farmacia. Compro dei preservativi e li nascondo nello zaino.
Arriviamo a casa, trovo Serena nella doppia con un accappatoio che si sta asciugando le gambe, Teo con un sorriso che sembrava un muppet prende la sua valigia e la porta nell’altra camera. Rimango solo con lei, che mi spiazza: “ Ti sei fermato a prendere i preservativi? Ma cosa ti aspetti scusa? “
Io:“ No, ma…scusa…non e’ che li ho presi perche’…sì insomma…” farfuglio parole accostate a caso e senza un filo logico.Non ho mai capito come abbia fatto. Lei gode profondamente del mio imbarazzo, ride e mi fa “Esci che devo vestirmi”. Obbedisco. Fuori trovo Teo, che ha iniziato ad intuire, che il suo piano fa acqua da tutte le parti e mi chiede consiglio. Taccio ancora e gli dico .” Guarda, hai la serata per giocartela…ohh…sta a te,prova a vedere come va…” .
Stava andando tutto a rotoli, dovevo salvare il salvabile, anche perche’ il giorno seguente sarebbero arrivati gli altri, quindi l’appartamento sarebbe stato molto piu’ affollato. Usciamo a far serata e sto buono, buono. Festa alcolica in un locale affollato poi ritorno a casa.
Serena entra in camera, io velocemente dietro. Sapevamo come sarebbe finita nell’altra stanza e nessuno dei due aveva voglia di sorbirsi paranoie e racconti sterili.
Chiudiamo la porta, i nostri sguardi si perdono l’uno nell’altro, ritroviamo la scintilla della sera precedente. Infilo le dita sulle spalline dell’esile stoffa che ricopre la sua pelle, le sposto lateralmente e le faccio scivolare lungo le spalle, il vestito cade morbido a terra. Prendo il suo viso tra le mani, la bacio. Scendo sul collo, poi sul decolte’, piano sulle tette. “Voglio il suo sesso”. Scendo con baci leggeri sull’addome, mi inginocchio davanti a lei, abbassa lo sguardo ed io alzo il mio. Fissandoci le sfilo le mutandine, avvicino la bocca e inizio a leccarle il clitoride. Fa una smorfia di piacere, socchiude gli occhi e manda indietro la testa, le sue mani stringono la mia di testa, premendola delicatamente sulla figa, le mie la cingono da dietro, per le chiappe, creando un movimento contrario. Le gambe si allargano lentamente lasciandomi lo spazio per frugare ogni centimetro di quel paradiso. La lecco, la mia lingua si intrufola tra le sue labbra, penetrandola. E’ caldissima. Continuo con movimenti rotatori da una parte all’altra per poi tornarci dentro, ho le guancie umide dei suoi umori e il naso impregnato della sua voglia. La passione diventa foga, scivola all’indietro stendendosi sul letto, divarica completamente le gambe, donandomi la visione totale della figa eccitata, in un atto che mi sembro’ di sottomissione. La seguii con la bocca. Circuivo con le labbra tutta la fessura e la lingua si muoveva all’interno del sua vagina. Sublime. Mi prende per le guancie, mi attira alla sua bocca per un bacio, lo fa , e mi dice: “Voglio fare l’amore con te.” Non me lo faccio ripetere due volte, prendo un preservativo, preparo il mio cazzo che sembrava un generale ad una parata, mi stendo sopra di lei, con la cappella struscio la figa, una, due, tre volte, lei scende con le mani, lo afferra e lo indirizza dentro il suo corpo. Spingo delicatamente, sono dentro. Piano. Piano. Piano.Con ogni centimetro. Emettiamo un gemito all’unisono. Mi muovo dentro al suo corpo, ascoltando ed imprigionando quella nuova sensazione. Sento tutto il suo calore intorno al mio cazzo. E’ bagnatissima. Entro ed esco . Esco ed entro. Totalmente indifeso mi abbandono tra le sue coscie. “Sere…ohohho…sto per….sto per venire…” prima che finissi la frase, mi abbraccia stringendomi forte. Mollo tutto e godo. Godo dentro di lei. In quel preciso istante me ne sono follemente innamorato.
Dormiamo abbracciati. Belli come il sole.
Il mattino seguente e’ il campanello che ci sveglia, sono arrivati gli altri quattro. Tocca a me alzarmi e fare gli onori di casa. Entrano e mentre gli spiego che stavamo ancora dormendo per la festa della serata precedente, noto un biglietto sulla tavola. Guardo l’ora, sono le 11:00. Leggo il biglietto : “ Io me ne torno a casa.” Teo ci aveva così salutato lasciandoci senza macchina. Non mi interessava, avevo fatto l’amore con la donna della mia vita, neanche un asteroide sul tetto della palazzina poteva scompormi. Marghe ci racconta che ci aveva provato, era finito a dormire sul divano e aveva pensato bene di andarsene. Passiamo la giornata tra spiaggia ed appartamento, facendo capire un po’ a tutti la nuova coppia che era nata e capendo perche’ Marghe aveva rifiutato Teo. Andrea uno dei nuovi arrivati, flirta tutto il giorno con lei e la sera condivide pure il letto matrimoniale. In breve mi rendo conto che la presenza di tutte quelle persone mi infastidisce, ci infastidisce. Iniziamo a vivere in stanza, mangiamo poco, dormiamo il giusto e scopiamo allo strenuo.Facciamo vita per conto nostro. Ora, avevo assaggiato il sesso e i suoi morsi mi attanagliavano di continuo. Ero perennamente eccitato. Volevo provare tutto. Volevo farle tutto. Stavamo ore intere nudi, a guardarci, a toccarci, a leccarci, a fare l’amore. Io sotto lei sopra, di lato , in piedi contro il muro, per terra, sulla scrivania, seduti sulla sedia, a carponi , a pecora, alcune volte lo abbiamo fatto anche sul letto. Lo facevamo anche solo per il semplice gusto di unirci carnalmente, senza orgasmo, solo per essere un corpo unico. Gli altri non esistevano. Di tanto in tanto uscivamo, magari quando erano tutti in spiaggia, prendavamo sigarette e preservativi e rientravamo. Qualcuno bussava e ci invitava a mangiare qualcosa, poi qualcuno salutava, finche’ mercoledì anche Andrea e Margherita, gli ultimi rimasti bussarono per dirci che tornavano a casa. La nostra stanza dopo cinque giorni ci stava stretta, ma ora avevamo un appartamento intero. Sulla cucina, in bagno sul lavandino, sul divano, sul tavolo, per terra. Ancora oggi potrei disegnare il suo corpo ad occhi chiusi. Ricordo i capelli scuri e lisci,gli occhi azzurri, le labbra carnose, la pelle ambrata, i suoi nei, le tette tatuate dal sole, turgidi capezzoli chiari, i fianchi eleganti, gambe diritte e secche, culo sodo, una figa curata. Era la donna della mia vita.
Il sabato tornammo a casa in treno. Il lunedì iniziavo la preparazione calcistica. Ci vedemmo meno, ma era tutto molto piu’ intenso ed anche molto piu’ difficile trovare dieci minuti per noi da soli. Per tutta una serie di motivi rimaniamo dieci giorni senza la possibilita’ di “sfogarci”, la voglia, quella era a mille. Finalmente carichi come molle, riusciamo a stare due ore a casa mia. Camera. Il solo pensiero che di lì a poco l’avrei finalmente posseduta ancora, mi diede una robusta erezione. Ci avvinghiamo, la tocco, lei si scosta mi apre i pantaloni e lo prende in bocca. E’ vogliosa in una maniera che mi fa impazzire e che non so gestire. Vuole il cazzo. Si aggrappa letteralmente e mi masturba con forza. Vedo la scena riflessa nello specchio. Io,in ginocchio sul letto, con il viso in estasi e lei seduta che mi spompina. “ Vai piano che così mi fai venire subito “ . Lei non solo non diminuisce, ma anzi aumenta l’intensita’, comunicandomi di fatto la sua intenzione. Percepisco ogni singola eiaculazione, mentre lecca la cappella, tiene il seme in bocca e lo deglutisce. Sono appena venuto, ma sono ancora terribilmente eccitato da quell’orgasmo. La prendo , le sollevo la mini, le tolgo le mutandine, infilo un preservativo, con le dita tocco il clitoride e scendo per sentire il suo umore. E’ bagnatissima. La scopo con penetrazioni veloci e profonde, ad ogni spinta geme di piacere, stende le gambe, premendo il clitoride contro il mio corpo, sempre piu’ velocemente ed intensamente. Gode con un lungo gemito. Siamo ancora noi.
Il sesso ci piace e molto e non perdiamo occasione. Una sera uscendo dall’appartamento di un’amica prendiamo le scale invece dell’ascensore, ci fermiamo nel pianerottolo tra due piani, la tocco sotto la gonna, poi sotto le mutandine : “ Dai qui no…” “ E’ buio e nessuno ci vede” si convince in un attimo, la metto contro il muro, la tocco e le dita scivolano dentro la figa bagnata. “Girati” lei appoggia le mani al muro e la scopo da dietro, mentre con la mano continuo a stimolarle il clitoride. Ci spingiamo l’uno nel corpo dell’altra. Selvaggi. Mi tolgo ed un orgasmo clandestino si spegne sul muro e conclude l’atto.
Eravamo fatti per stare insieme.
Terza giornata di andata, dopo dieci minuti del primo tempo, un movimento anomalo, un schiocco al ginocchio sinistro, diagnosi impietosa, rottura del legamento crociato. Addio stagione.
Serena e’ il mio unico riferimento., fino a quando una piovosa giornata di ottobre, scoppia a piangere, dicendomi che non si sente piu’ innamorata di me, che abbiamo sbagliato, che dovevamo rimanere buoni amici, che ero importante e per questo non poteva piu’ mentirmi. Insomma mi stava lasciando. Disarmato non combatto.
Tanto era forte l’amore per lei , tanto piu’ forte fu l’odio ed il dolore che provai. L’ho odiata.
Sparisco da tutto, vivo di scuola e fisioterapia. Cado in letargo. Così rimango fino a marzo, con il disgelo.

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