Un amico - parte ultima

Scritto da , il 2011-03-02, genere etero

Era passato circa un anno da quando avevo incontrata la donna della mia vita e mentre ero contento da un lato dall'altro mi sentivo un peso sul cuore che m'impediva di respirare e di vivere. Anche lei era triste anche se faceva di tutto per non farmelo notare. Emura si comportava più come una fidanzata che come una prostituta. Ogni mese trascorreva con me i giorni del ciclo e di lei ne avevo perfino parlato ai miei genitori. I miei erano felici conoscendo la mia particolarità fisica e si dissero disposti ad accollarsi parte della spesa pur di vedermi accasato. Inutile dire che io non rivelai il mestiere della mia ragazza. Espressero perplessità quando dissi loro che era una africana più nera del carbone. In fondo se andava bene a me andava bene anche a loro e si dissero curiosi di incontrarla. Ci accingevamo a trascorrere le feste di Natale quando la megera nigeriana, Aliuna si chiama, volle incontrarmi, curiosa di conoscere chi era il baldo giovane di cui la sua protetta raccontava mirabilia. Organzzammo di trascorrere la giornata di Natale a casa mia e Aliuna fu invitata. Per fortuna che quella mattina era abbastanza presto per cui i condomini dormivano ancora quando una sgangherata Alfetta rossa parcheggiò davanti casa mia e Aliuna suonò al citofono. Quando aprii la porta dell'appartamento mi vidi difronte un sacco di carbone con una fila di denti d'avorio e la brace di una sigaretta. Confusa col buio del pianerottolo feci fatica a distinguere i piedi dalla testa e solo quando entrò in casa ebbi modo di rendermi conto quanto brutta può essere una donna. In testa più capelli ricci e più arruffati di Bob Marley, un viso che era la prova evidente della nostra discendenza dai gorilla colle narici più larghe della bocca, le labbra più grosse ancora di quelle della mia Emura, un sorriso con una fila di denti il doppio di qualunque essere umano, un corpo tozzo e muscoloso che aveva più del maschio che della femmina, un vestito di foggia maschile a quadretti neri e blu notte con unico segno di femminilità il tacco da dieci. Devo riconoscere che aveva un buon odore, segno che non sperperava soldi per profumi di bassa qualità. - Voglio conoscere chi è il gentile signore che vuole sposare il mio gioiello. Se avessi udita la voce senza vederla sarei stato certo di avere a che fare con un maschio anche se il dubbio sussisteva anche nel vederla. Emura le preparò un caffè mentre riponeva nel frigo un pacchetto di pasticcini che Aliuna aveva portato. Io fui gentilissimo colla strega anche se dentro di me speravo che rimanesse strozzata per togliersi dalla mia strada. Invece mangiò tutto e gradì la mia ospitalità. Appena potevano le due donne confabulavano a voce bassa tra di loro ed io ero escluso dai loro parlottii. Dopo mangiato, avevo comprato tutto in rosticceria, passammo in salotto a bere il caffè ed il limoncello. La magnaccia stava appunto sorseggiando il limoncello quando mi chiese cosa avessi deciso riguardo al riscatto di Emura. Guardai con occhi di triglia la mia bella che guardava fuori dal balcone appoggiata al mobile e sollevai le spalle per dichiarare la mia impotenza. - Emura è la più bella e la più onesta delle mie protette ed io faccio fatica a separarmene, lo capisci? Io non ebbi nulla da rispondere e parlammo d'altro. Nell'aria c'era elettricità, si sentiva un'aria strana, di guerra di odio, forse era il mio odio che sprizzava con furore contro questa donna che non sapevo come nè perchè decideva della vita della mia amata. Non ci fosse stato il carcere l'avrei strozzata da tempo. - Ma tu quanto saresti disposto a spendere? Ma perchè, ma perchè hanno inventato il carcere? -A stento arrivo a dieci milioni..... - Ah ah ah, e dove vuoi andare con dieci milioni. Abbassai la testa con un groppo alla gola, conscio della mia impotenza. Tutti e tre ci sporgemmo dal balcone a vedere i signori che scambiavano gli auguri tra di loro in strada. Rientrammo perchè faceva troppo freddo e prima che prendessimo posto davanti alla televisione Aliuna, tra uno sbuffo e l'altro, disse: - Guarda, se metti venti milioni uno sull'altro Emura è tua. Minghia da 50 a 20 è un bello sconto. Era una cifra abbordabile. Ma mi sorse un dubbio. E se questa intascati i soldi sparisce lei e la ragazza? Sorrisi contento ma non dissi nulla. Mi convinsi che mi voleva bidonare. Per giustificare il mio rifiuto dissi che disponevo di soli dieci milioni e non di più. Aliuna mi guardò con sussiego e mi fece sentire un verme per non aver accantonato dei soldi. Finallora non avevo avuto motivo di risparmiare per un futuro. E siceramente mi diedi della bestia. Era cominciato ad imbrunire quando Aliuna salì in auto per rientrare promettendoci di passare con noi l'ultimo dell'anno. Mi dannai l'anima per trovare tre posti in un locale per il veglione di capodanno e fui fortunato. Un ristorante non lontano da casa aveva dei posti liberi. Aliuna venne per tempo ed accettò l'invito al veglione. Quella mangiammo bevemmo e ballammo. Quando feci ballare la magera mi sentii chiedere in un orecchio se ero convinto di voler sposare la mia bella. Mi si illuminarono gli occhi. - Allora mi dai dieci milioni in contanti e per gli altri dieci firmi delle cambiali. Dovette ripetere un paio di volte la proposta perchè l'orchestrina mi impediva di sentire bene. Però il dubbio che fosse un bidone non mi lasciò godere appieno la proposta. Non ne parlammo per tutta la sera e solo quando la sera successiva mentre saliva in macchina mi ricordò quanto mi aveva detto. Ne parlai ad Emura senza rivelarle però i dubbi che mi avevano assalito. Ero indeciso e passò qualche mese prima che mi decidessi a rischiare. Invitai ancora Aliuna a casa mia e le consegnai una busta mentre Emura guardava fuori dal balcone. Aveva gli occhi umidi. Nè guardò mentre firmavo le cambiali. Cambiali sulle quali Aliuna non aveva voluto mettere la scadenza permettendomi di pagare come potevo e quando potevo. Era un regalo gentile. Passarono diversi mesi e la mia ragazza fu obbligata a rientrare al suo Paese e dovetti recarmi a sposarla in Burundi. Fu un'impresa perchè non ci sono accordi tra i due Pesi ma alla fine, coll'aiuto del mio datore di lavoro coll'aiuto del sindaco e di qualche politico amico di qualche mio amico sono riuscito a sposare la mia bella e dopo tre mesi feci la ricongiunzione familiare e finalmente vidi entrare Emura a casa mia in qualità di padrona. Aliuna non aveva mai messo all'incasso nessuna cambiale perchè sapeva benissimo quanti soldi servissero per recarmi in Africa. Anzi mi avvalsi anche del suo aiuto per realizzare il mio sogno. Veniva spesso a trovarci senza avvisare tanto era ormai di casa. Una sera sull'uscio di casa mi mise in mano una busta e mi raccomandò di darle fuoco. Scappò via come una ladra e non aspettò che la ringraziassi quando aperta la busta vi trovai tutte le cambiali che avevo firmato quella volta. Non le bruciai, le tengo per ricordo. Aliuna è padrona di casa mia al pari di Emura e la sua bruttezza illumina i locali anche nella nebbia causata dal suo continuo fumare. Io, Mitana, ho voluto raccontare la storia di questi miei amici perchè mi è parsa degna di essere raccontata. Spero che ne sia valsa la pena. Ci sarebbe da raccontare quello che è successo in Burundi ma siccome non è una storia mia ed il titolare mi ha chiesto di non parlarne non ne parlo. Spero però di convincerlo a darmi il permesso perchè ci sono degli episodi veramente notevoli e degni di essere divulgati.

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