Amore Proibito ( 8): Incontri

Scritto da , il 2011-02-26, genere incesti


Amore Proibito (cap 8): Incontri

CAPITOLO 8

Dopo qualche giorno rientrarono a Bologna e ripresero la loro vita, liberi di andare a fare una passeggiata tenendosi per mano o di baciarsi ai giardinetti, liberi di sedere in una panchina del parco e coccolarsi sotto agli occhi di tutti. Poi rientravano e lasciavano esplodere la loro passione, la loro voglia di darsi piacere, di toccarsi, di diventare l’uno la copia dell’altro, in una simbiosi perfetta.
Federico aveva portato a casa un divanetto a due posti da un altro mercatino dell’usato e lo avevano messo in cucina, di fronte al televisore portatile che si erano presi da casa e alla sera, dopo cena, lui sedeva lì e lei gli si accoccolava in grembo, lasciando che le mani di lui giocassero col suo corpo, pizzicandole i seni, infilandosi sotto la gonna o dentro i pantaloni della tuta, mentre gli occhi seguivano la televisione e i pensieri si concentravano in quei movimenti sensuali che la tenevano all’erta, pronta, calda, fino al momento in cui lui la prendeva in braccio e la portava a letto, dove finalmente davano sfogo alla loro passione.
Una sera, lui stava giocherellando con i peli del suo pube, le disse tranquillo.
- Vorrei invitare un mio compagno di corso a cena, se ti va.
Lei stava facendo le fusa come un gatto e mormorò.
- A cena o….. ad altro?
Federico rise di gusto, pizzicandola.
- A cena, a cena, tesoro, lui non è quel tipo! E’ tunisino, credo sia musulmano praticante, ma è un ragazzo simpatico e qui vive da solo con pochi soldi, spesso capisco che salta i pasti. Gli ho detto che la mia ragazza è una cuoca eccellente, quindi qualche volta potrebbe venire, che ne dici? Naturalmente tu quando verrà ti metterai una tuta chiusa fino al collo!
Lei rise, divertita.
- Ah, ma se vuoi socializzare allora posso invitare Antonella, qualche volta, muore dalla voglia di conoscerti!
Il ragazzo acconsentì.
- E vada anche per Antonella, allora! Ma non allarghiamoci troppo, non voglio troppa gente tra i piedi!
Quella sera, a letto, discussero con calma di quando e come avrebbero invitato i loro amici e di come avrebbero dovuto comportarsi per non creare sospetti e alla fine lui le salì sopra con un sospiro, il pene già eretto, le mani nervose.
- Basta parlare, adesso, sto per scoppiare!
Lei sorrise, anche il suo corpo era in fiamme, dopo le ore passate sul divanetto con le mani di lui che le avevano risvegliato tutti i terminali nervosi del corpo e così si aprì a lui, calda e umida, gli occhi chiusi e la mente soddisfatta.
Due sere dopo Federico le telefonò che era ancora al lavoro.
- Sara, stasera ci sarà Tarik, ricordatelo quando arrivi!
Lei rise, prendendolo in giro.
- Vuoi dire che non posso entrare in casa e spogliarmi subito?
- Esatto!!!! Comportati da brava ragazza, OK?
- Agli ordini, mio signore!
Infatti, quando arrivò, diede un bacio a Federico e strinse la mano a Tarik che era un bel ragazzo alto e snello con due grandi occhi scuri e la pelle ambrata. Il giovane la guardò con aperta ammirazione, poi guardò Federico.
- Non mi avevi detto che è così bella!
Il ragazzo sorrise appena.
- Forse perché ormai sono abituato a vederla e non me ne accorgo più!
Sara sorrise a Tarik.
- Vedi? Ormai non mi considera quasi più! Ma vieni, accomodati, raccontami di te.
Il ragazzo parlava un italiano quasi perfetto e passarono una bellissima serata, parlando e ridendo assieme e quando lo riaccompagnarono alla porta lui prese la mano di Sara e se la portò alle labbra, gli occhi nei suoi.
- Grazie, Sara, è stata una cena squisita e tu sei una persona squisita! Forse Federico non si rende conto di quanto sia fortunato!
Lei accettò il complimento con grazia, stringendosi a Federico.
- Oh, credo che se ne renda conto, invece! Torna pure quando vuoi, ci farà piacere.
Tarik li prese in parola e cominciò a frequentarli spesso, almeno una volta alla settimana e dopo un paio di settimane Federico chiese a Sara, gli occhi divertiti.
- Ti sta facendo la corte, te ne rendi conto?
Lei annuì, serena, era seduta tra le sue gambe e non le interessava altro che la sua mano che giocherellava con i sui capezzoli.
- Credo di sì, ma non me ne importa.
- Dovresti dirgli che sei solo mia.
Lei alzò una spalla e protese i seni, chiudendo gli occhi.
- Lo capirà! Tanto, anche Antonella è innamorata di te!
La collega era venuta a cena e aveva apertamente cercato di conquistare Federico, addirittura strusciandogli addosso le gambe sotto al tavolo. Lui ora rise, divertito.
- E’ vero, è proprio cotta!
Sara aprì gli occhi e lo guardò.
- Hai voglia di un’altra donna?
Il giovane tirò con forza il capezzolo che aveva tra le dita, facendole lanciare un gridolino e la fissò, serio.
- Perché no?
- Ma non Antonella. Lei lavora con me, dopo sarebbe difficile.
Lui annuì.
- No, hai ragione, non Antonella. Ci penserò.
- Me lo dirai?
Lui sorrise, chinandosi a baciarle un seno, dandole una leggera leccatina.
- Naturalmente! E tu? Nessun Andrea a portata di mano?
Lei fece una smorfia disgustata.
- Nemmeno per sogno! Sono tutti o troppo vecchi o troppo scemi! Basta adesso, ho i seni che bruciano e la fica in fiamme, andiamo a letto o vengo qui, seduta su questo divano!
Risero, si trasferirono a letto, si spogliarono in fretta e si diedero piacere, con gioia, con serenità.
Quel venerdì sera Federico le disse con un mezzo sorriso.
- Stasera niente follie, ho in serbo una sorpresa per te domani!
Lei si agitò, eccitata.
- Una sorpresa? Che genere di sorpresa?
- Vedrai, ti piacerà!
Si addormentarono tenendosi abbracciati e quando al mattino Sara si svegliò, il ragazzo era già uscito. Si alzò, riassettò la casa, fece una lavatrice e finalmente sentì la chiave nella toppa ma lui si diresse subito in camera e chiuse la porta, e Sara lo sentì entrare ed uscire dal bagno, mentre l’acqua scorreva. Poi lui entrò in cucina, ridente.
- Bene, la sorpresa è pronta, quando vuoi possiamo cominciare!
Sara si tolse la camicetta e sfilò la gonna, restando nuda e andando verso la camera, mentre lui la seguiva spogliandosi a sua volta. Si guardò intorno ma non c’era niente di diverso dal solito, a parte un grosso involucro coperto da un foulard ai piedi del letto.
- Che roba è?
- Vedrai, vedrai! Ora, da brava, sali a letto, devo legarti le mani e bendarti.
- Perché?
Lui la aiutò a distendersi, le legò i polsi alla spalliera, le passò una calza nera sugli occhi, divertito.
- Perché adesso facciamo un gioco, un quiz a premi!
Lei rise, muovendo il bacino con sensualità.
- Un quiz a premi?!
- Sì, dovrai indovinare cosa ti infilo nella tua bella fessurina, dirmi cosa provi! Se sbagli, paghi pegno!
Sara rideva fino alle lacrime, contorcendosi.
- E qual’è il pegno da pagare?
Federico le passò un dito tra i seni, glielo fece scendere sul ventre, girando intorno all’ombelico.
- Un succhiotto…. Un pizzicotto…. Vedremo a seconda del momento!
- E se indovino?
- Potrai dare un pizzicotto a me, ma di quelli che lasciano il segno, dove vuoi….. anche sul naso!
Sara continuava a ridere e lui scese col dito a sfiorarle il pube, inserendolo piano tra le grandi labbra, toccando la vagina, saggiandola. Lei mugolò.
- Devo indovinare anche questo?
- No, sto solo rendendoti pronta, ma vedo che non serve! Allora, cominciamo?
Lei rise ancora e allargò le gambe, piegandole ad angolo retto, il bacino proteso e la fessura rosata invitante e vibrante.
- Vai, sono pronta!
Federico tolse il foulard dal grosso involucro rivelando un grande cesto pieno di
frutta e verdura, accuratamente lavata ed asciugata. Prese una grossa carota e la posò sulla vagina, spingendola piano verso l’interno, gli occhi intenti che fissavano il viso di Sara.
- Cosa senti?
- Un aggeggio duro…. freddo…. Non mi piace….
Lui roteò la carota, la spinse in fondo e lei si agitò appena, incerta.
- Non è abbastanza….
Lui rise, infilandola fino al fondo e poi ritraendola.
- Non è abbastanza grossa, intendi? Ma che cos’è?
Sara sbuffò.
- Non lo so ma non mi piace!
Lui tolse del tutto la carota e gliela posò sulle labbra, intimandole.
- Apri la bocca e mordi!
Lei obbedì e pochi istanti dopo sputò disgustata.
- Una carota?! Oh accidenti, io odio le carote!
Federico rideva e ora le passò le mani sul corpo, sornione.
- Allora, prima risposta sbagliata, dove ti posso dare un bel succhiotto? Sul collo, direi, così per un mese devi andare in giro col maglione a collo alto!
Le avvicinò le labbra, le prese in bocca la pelle e succhiò, avido, mentre lei si contorceva e rideva, cercando di sottrarsi. Quando si sollevò sul collo di Sara c’era un bel bollo rossastro e lui lo sfiorò soddisfatto.
- Nel giro di una giornata sarà bello violaceo, te lo assicuro! Proseguiamo, vuoi?
- Ma non è leale quello che stai facendo!
- Perché?
- Come posso immaginare cosa si nasconde dentro la tua mente malata?
Federico le posò sulla vagina un grosso gambo di sedano e spinse con forza, facendola gemere.
- Questo, si nasconde!
Lei sollevò le anche, umettandosi le labbra, l’oggetto duro e prepotente che la infilzava le dava dei leggeri brividi, anche se non ancora un orgasmo. Lo sentì premere sempre di più e poi cominciare a muoversi in lenti movimenti rotatori e mugolò appena.
- Questo va meglio, molto meglio!
- Cos’è?
Lei disse, sicura.
- Il fodero della spada corta!
Federico tolse il grosso sedano e glielo fece annusare, ridendo.
- Sbagliato di nuovo! Adesso ti do un pizzicotto su un seno, ti voglio lasciare un segno nero per un mese, almeno!
Alle parole fece seguire il fatto e lei gridò mentre le dita di lui le pizzicavano la pelle con decisione.
- Non è giusto, io non vinco mai!
- Perché non stai attenta! Andiamo avanti, siamo appena all’inizio!
L’oggetto seguente fu uno zucchino e Sara si contorse, cercando invano di provare qualcosa e di capire cosa fosse, ma di nuovo non ci riuscì e Federico le fece un altro succhiotto, ridendo.
- Sei proprio scarsa, sorella mia! Possibile che tu non riesca a sentire cosa ti infilo dentro? Potrei infilarti anche un cric, a questo punto!
- Ti odio! Infilaci la tua asta e vedrai se non lo indovino subito! Se ti si è rizzata, poi!
Lui le posò il pene eretto sul viso, glielo fece scorrere sulle labbra, ridendo.
- Cosa dici, è rizzato al punto giusto?
- Allora vieni dentro di me, mi stai facendo impazzire senza mai raggiungere l’orgasmo!
- Tu dimmi cosa ti infilo e dopo ti soddisfo!
Sara gemette e lui le allargò di nuovo le gambe, una grossa banana in mano che le infilò con calma nella vagina umida. Sara gemette e fece roteare le anche, la lingua tra i denti, il respiro ansante.
- Questo va quasi bene! Questo è il membro di plastica che ci ha lasciato Mei Lin, ne sono sicura!
Federico continuò a dare alla banana dei movimenti lenti, dentro e fuori e poi la ruotò, scavandole lo stretto canale della vagina, facendola sollevare dal letto gemente. Poi la tolse, la sbucciò e la posò sulle labbra della ragazza, dicendo sarcastico.
- Questo è il membro di plastica! Mangia, sorella, mangia!
Sara addentò la banana e la mangiò, ridendo.
- Oh accidenti, non ne indovino una! Però mi piaceva, adesso che lo so mi procurerò delle banane, se tu non riuscirai a soddisfarmi, potrò sempre usarne una!
Lui le pizzicò una natica, facendola quasi piangere e poi tornò ad allargarle la gambe.
- Non è finito!
In mano aveva un grosso cetriolo e glielo passò un paio di volte sulla vulva, saggiandole la vagina che sapeva essere in fiamme; lentamente gli fece imboccare la fessura e poi con un colpo secco lo spinse fino in fondo, mentre lei sobbalzava e restava immobile, le pareti della vagina che si adattavano a quel nuovo intruso che però aderiva magnificamente, compatto e duro. Federico lo mosse appena e lei trattenne il respiro, ogni piccolo movimento poteva farle scoppiare l’orgasmo e si irrigidì, le gambe allargate al massimo, tremanti. Federico tirò a sé leggermente il cetriolo e poi tornò a spingerlo con forza e lei gemette.
- Questo va bene! Oh, sì, ti prego, sto per venire!
Il giovane roteò il cetriolo e poi cominciò a dargli il ritmo, sfilandolo e spingendolo, dapprima lento e poi sempre più rapido fino a che la vide sollevarsi, sentì il calore fin quasi sulle dita e allora lo tolse di colpo, lasciandola fremente e insoddisfatta, il calore che continuava a bruciarla. Le passò le dita sulla vagina, le sparse il suo umore che colava e chiese, la voce roca, gli dava una emozione tremenda vederla godere.
- Cos’era?
- Eri tu! Ne sono certa?
Federico fece come un ruggito e salì sul letto, montandole sopra e infilando il suo membro eretto nella vagina aperta e spingendo a fondo, quasi con violenza.
- Questo sono io, dolcezza! Lo senti?
Lei gemette e alzò il bacino per accoglierlo, ma già Federico era uscito e ora disse, divertito.
- Ora ti dirò le trenta regole per cui è meglio fare sesso con un cetriolo piuttosto che con un membro maschile!
Sara scoppiò a ridere.
- Un cetriolo?!
- Certo: regola numero uno: un cetriolo, se è fresco, rimane duro per giorni e giorni!
Con un gesto secco le infilò di nuovo il cetriolo, mentre lei si contorceva ridendo.
- Regola numero due: quando hai finito con un cetriolo, lo puoi sempre mangiare!
Glielo fece girare dentro, spingendo con forza e Sara gridò tra le risate.
- Basta, ti prego!
- Regola numero tre: un cetriolo non è mai geloso degli altri cetrioli…
Sara continuò a ridere e Federico le tolse il cetriolo e la baciò, divertito con lei.
- Così mi scambi per un cetriolo! Te la farò pagare, questa!
Lei continuava a ridere, non riusciva più a fermarsi e il ragazzo prese l’ultimo oggetto dalla cesta, posandoglielo sul ventre.
- Passiamo a quest’altro, guai se sbagli!
Sara sentì che era grosso, grossissimo e freddo e sentì i brividi percorrerla, non era ancora riuscita a far esplodere l’orgasmo che aveva dentro e si umettò le labbra.
Federico le allargò le gambe al massimo, le massaggiò la vagina, poi posò una grossa melanzana sulla vagina e cominciò a spingere; vedeva la pelle rosea tendersi, tirarsi e sentiva i mugolii della ragazza, ma continuò senza fermarsi, il suo membro che orami era sul punto di scoppiare e la visione di quell’oggetto enorme che entrava nel corpo della sua donna che lo faceva morire dal piacere trattenuto. Sara si agitò, sollevò le anche.
- Cos’è? E’ troppo grosso!
- E’ più piccolo della testa di un bambino, te lo assicuro! Su, sollevati un poco.
Lei obbedì e Federico insistè, spingendo ancora, piccole spinte che la facevano gemere, muovere il corpo, tirare sui polsi legati.
Con voce roca lui chiese.
- Stai venendo?
Lei rispose con la medesima voce soffocata.
- Quasi.
Federico lasciò la grossa melanzana infilata nella vagina e le sfiorò il clitoride, facendola sobbalzare, poi si mise davanti a lei e le sollevò le natiche, infilandole un dito nell’ano per aprirlo e poi la penetrò col suo membro ormai enorme, assaporando lo stretto sentiero che lo teneva inguainato, costretto. Con un gemito le sollevò le gambe, raggiunse la base del membro, posandole i testicoli sulle natiche e lì cominciò a muoversi, mentre con una mano spingeva a fondo la melanzana, ritraendola e spingendola con forza. Sara gridò, il corpo in fiamme, quelle due penetrazioni che sembravano tagliarla in due, squarciarla e nello stesso tempo darle un piacere talmente grande da lasciarla senza fiato. Sentì l’orgasmo crescere, scoppiare in mille scintille dietro le palpebre chiuse e poi sentì il seme caldo scorrerle dall’ano e capì che anche lui era venuto assieme.
Federico uscì piano dall’ano della ragazza e poi sfilò a poco a poco la melanzana, accarezzando la vagina arrossata, chinandosi a baciarla con amore.
- Indovinato cos’era?
Lei fece di no con la testa e Federico le sciolse i polsi, le tolse la calza dagli occhi e le fece vedere il grosso ortaggio. Lei boccheggiò e poi disse, decisa.
- Rivoglio il mio cetriolo! Dov’è il mio cetriolo? E la mia banana!
Federico rideva, disteso accanto a lei e ora disse, prendendola in giro.
- Ma non è finito, sai? Ho ancora un melone e un’anguria, se vuoi possiamo provare!
Lei gli buttò addosso il cuscino ridendo e il ragazzo la fermò, gli occhi nei suoi.
- Invece ho dell’uva, bellissima uva bianca e vorrei mangiarla…. A modo mio.
Lei capì e si distese, lasciando che lui le infilasse i chicchi nella vagina ancora rovente e che poi li prendesse ad uno ad uno con le labbra, leccandola, succhiandola. Fece un sospiro e allargò le braccia e lui allora le premette i chicchi sui seni, glieli infilò in bocca e glieli mangiò a forza di baci, fino a che di nuovo lei si sentì calda e fremente e allora Federico le salì sul ventre e si insinuò in lei, aveva paura di trovarla troppo dilatata, che non avrebbe più avvolto il suo membro con l’aderenza di prima, ma invece la sentì ancora morbida ed elastica abbracciare il suo pene, fino in fondo, facendoglielo crescere in pochi minuti. L’orgasmo fu lento, lungo, desiderato e tenuto lungo da entrambi fino al limite della sopportazione, i corpi che si muovevano lenti, le mani che si toccavano leggere, le bocche che si univano in baci profondi e poi finalmente si lasciarono andare e quando caddero l’uno sull’altra avevano le menti svuotate, i corpi ardenti, le anime unite come una soltanto.

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