L'etàconta poco

di
genere
zoofilia

L’età conta poco…

Gino, di qualche anno più grande di me, ma carissimo  amico d’infanzia, dopo un bel po’ di anni si era ritirato per godersi la meritata pensione. Avevamo avuto in giovinezza tante avventure insieme prima e dopo il suo e il mio matrimonio. Avremmo di certo avuto miglior sorte se ci fossimo noi due sposati, eravamo fatti l’uno per l’altro, ma, si sa, come avviene nei paesi del sud ci mettevano a quei tempi il naso i genitori con i loro calcoli e allora i sentimenti andavano a farsi….. benedire.
I nostri rispettivi matrimoni erano stati autentici fallimenti e allora per consolarci ci integravamo come meglio si poteva. Avevamo realizzata la nostra sede d’amore in un piccolo appartamento in un paese di montagna. Gli incontri, sempre a rischio, ma  a nessuno dei due interessava più di tanto, erano sempre pieni di soddisfazione. Posso garantire che il mio amante riusciva sempre ad appagare tutte le mie voglie che non erano poche. Ho sempre considerato il sesso un momento da vivere libero da ogni limite e allora nottate intere a  sbaciucchiarci, a chiavare con la ricerca di novità sempre più sofisticate. Davanti ad un quadro di questo genere, qualche persona si chiederà: allora perché non separare le coppie e realizzarne una nuova, più felice? Bisognava fare i conti con le mentalità del posto.
Gino, a termine del suo impegno professionale, all’età di sessantacinque anni si era ritirato con il suo bellissimo cane in una bella casetta  alle pendici di una collina  a quattro o cinque chilometri dal mare. La moglie gli era morta  sette anni fa ed io, continuando ad essere moglie di un uomo che poco si interessava di me quando si era in gioventù, figuriamoci all’età in cui mi ritrovo ora, andavo quando potevo a trovarlo senza che il mio….consorte si adombrasse.
Con Gino, oramai, quando ci incontravamo erano ore trascorse insieme come fratelli. Il sapore della passione si era notevolmente attenuato e quando, l’ultima volta che ci avevamo provato, ne venne fuori  un autentico fiasco, allora ci ridemmo sopra e proponemmo che i nostri incontri sarebbero stati all’insegna della buona tavola e degli ottimi ricordi sempre affioranti.
Questa estate, allorché mi recai da Gino per passare  una buona settimana e godermi il sole e qualche bagno nel non lontano lido, trovai una sorpresa.
Trovai in casa di Gino  una  donna  di circa trenta anni o poco più. L’aveva presa come colf ad ore, ma restava presso di lui ben oltre il contratto stabilito, spesso , a quanto ebbi modo di capire dormiva in casa di Gino.
Era una bulgara, stava in Italia da alcuni anni, aveva prestato servizio in una famiglia a Napoli, ma alla morte dell’anziana, alla quale accudiva, si era trovata senza lavoro. Aveva letto un annuncio su di un giornalino di una ricerca di una tuttofare, si era presentata ed era stata assunta in casa da Gino, il quale era molto soddisfatto di lei per il notevole impegno nel lavoro.
Feci  delle domande provocatorie a Gino, gli chiesi se il tuttofare comprendeva anche qualche altra cosa…
- Non mi fare la gelosa, ora. Cosa vuoi insinuare? Ti sei dimenticata la nostra ultima esperienza, che fiasco?
- Si, ma quando la  materia prima è più giovane.....rinasce lo stimolo e il desiderio… Non mi dire che davanti a questa bella donna sei impassibile? Mi deluderesti…
- Ma cosa dici…. Non è più il tempo.
- Allora mi devi promettere di raccontarmi tutto di quello che potrà accadere a te con lei.
- Sto al gioco e te lo prometto solennemente.

La mia settimana con Gino trascorse serenamente. La bulgara era veramente efficiente. Non stava un attimo in sosta. Le stanze in ordine, la cura del cortile   accurata, brava in cucina, aveva imparato bene la cucina  locale. L’esperienza presso l’altra famiglia le era servita tanto.
Finii per provare piacere nello stare in sua compagnia. Giuditta, questo il suo nome, parlava bene l’italiano, amava gli animali in modo particolare. Vulcano, il pastore maremmano di Gino, veniva curato come si può curare un fanciullo. La bestia mostrava molta attenzione a  Lei.
Mi aveva raccontato che nel suo paese, un  piccolo centro a una trentina di chilometri da Sofia, i suoi genitori avevano un gregge di  circa cento pecore che erano guardate da tre grossi cani e lei aveva sempre avuto il compito di curarli.
Durante l’intera settimana occupavo la mia giornata in lunghe passeggiate, avevo fatto conoscenza con qualche famiglia del luogo e mi intrattenevo spesso con loro.  Le giornate scorrevano serenamente e per via delle novità finii per trascurare Gino che una sera me lo fece scherzosamente notare:
- E’ vero che sei qui per un po’ di relax, ma mi stai completamente trascurando a vantaggio di Giuditta, di Vulcano e delle comari del circondario..
- Non ti bastano le attenzioni di una trentenne? A parte gli scherzi, devo dirti che hai trovato una donna capace, pulita  e affabile. Se dovesse scapparci il…resto buon per te!
- Il solito ritornello. Ti posso garantire che non ci ha mai provato ed io sono stato a posto mio…
Rimasi sorpresa e meravigliata e non riuscivo a capire come una donna nel fiore della sua femminilità e della sua sessualità finiva per risultare una donna priva di richiamo del sesso
Una sera,  rimanemmo tutti e tre, anche Giuditta, per gentile e democratica concessione del padrone di casa, sotto il porticato per consumare un’abbondante cena a base di prodotti ittici, cena preparata ad arte dalla donna. Al cibo facemmo compagnia con nobile e aromatico vino con logica conseguenza  di manifesta  sonnolenza , perciò decidemmo di ritirarci nelle rispettive stanze.  Si, ogni persona nella sua stanza, Gino mi aveva fatto comprendere subito che desiderava restare solo ed anche a me ciò non dispiaceva.
La serata era stata piacevole, Giuditta ci aveva parlato della sua terra, del suo grande bisogno di lavorare per mandare un aiuto a casa ove oltre ai genitori c’erano due sorelle più piccole. Tutta la famiglia dipendeva da lei. Non ne aveva voluto sapere di matrimonio con un suo coetaneo del  paese, definiva i suoi connazionali dediti più ad ubriacarsi che a portare avanti la famiglia. Quando la sollecitai per capire se ci fosse o meno un  maschio, mi rispose bruscamente che non ne voleva sapere.
Rimase in me un punto non chiaro. Il mangiare e il bere in quantità non usuale, mi causò una notte non tranquilla. Dopo un paio d’ore, il sonno non mi aveva lambito e ad un tratto sentii movimenti in casa; incuriosita, decisi di capire la provenienza. Con cautela, con passo felpato per non essere individuata mi orientai verso la porticina che apre sul cortile retrostante la casa.  Mi avvicinai lentamente verso il luogo da dove veniva il chiarore e osservai una scena che definii mentalmente assurda. Giuditta, seduta sullo scalino del porticato  e Vulcano   steso beatamente a terra con tutta la sacca del membro tirata ed un enorme asta verso cui fissavano gli occhi della ragazza. Mi sembrava un assurdo. Possibile?
Fatto occasionale o abituale a insaputa anche di Gino?  Cercai di non dar peso anche se poi la situazione mi incuriosiva e solleticava. Buttai l’idea su un fatto occasionale per nulla dipendente da Giuditta. Pochi attimi e poi Giuditta,rivolgendosi alla bestia:
- “Vulcano sei  a secco? Quanto ti capisco. Devo chiedere a Gino di procurarti una bella compagna. Mi piacerebbe fare con te quello che facevo con i miei due maschi. Jack  e Luis.  Forse un giorno ci proverò, mi manca il piacere delle mie due bestie che stanno tanto lontane. Ora è il momento di ritirarmi, non vorrei che Gino vedesse e pensasse chissà cosa”.

Alzatasi si diresse verso la sua stanza, io velocemente riguadagnai l’interno e  facendo finta di muovermi per andare in cucina la incrociai  nel soggiorno:
- “Giuditta, ancora in piedi?”
- “Non riesco a prendere sonno. Sono stato un po’ fuori e mi ha fatto compagnia Vulcano”
Con fare malizioso, non dando ad intendere di averla vista in atteggiamento compiaciuto davanti al cazzo di Vulcano le chiesi :
- Hai sonno?
- Per nulla! Il caldo eccessivo, il vino bevuto non mi da modo di prender sonno. Stavo in cortile con la compagnia di Vulcano e se a te non dispiace ci ritornerei al fresco del porticato.
- Andiamo che ti faccio volentieri compagnia.
Fuori, molto sveglio stava Vulcano che appena vistoci arrivare si precipitò verso di noi. Aveva una lingua pendente dalla bocca e un filo di bava fuoriusciva.
Seduteci sugli scalini con addosso pochi indumenti dato il caldo, vidi Vulcano avvicinarsi a noi.  Indirizzò la sua attenzione verso di me, forse il minuscolo indumento che mi copriva si e no la fica lo aveva attirato, sentii la sua lingua passarmi sulla coscia nella parte più vicina al centro.
- Vulcano, ma cosa ti prende?
- Giulia, non preoccuparti, non ti farà nulla di male, anzi…
- Come anzi, non mi dire che…
- Sappi che è un bravo cucciolone, vuole solo ….lascialo fare.
Mi rilassai alquanto e vidi come quel bestione di Vulcano divenne intraprendente. Cominciò  a leccarmi tutta tra le cosce, procurandomi un piacere da tempo non provato; mi causò una ricca eiaculazione che consentì al cane di proseguire. Mi vergognavo di me stessa, volevo farlo smettere, ma era troppo il piacere e quando Giuditta lo richiamò al  proprio posto, ne fui quasi dispiaciuta.
- Ma Giuditta, non mi dire?
- Se non ti meravigli più di tanto ti posso solo garantire che con Vulcano non ci ho provato, ma con i miei due cani maschi è stato sempre molto, ma molto bello. Se un giorno vorrai provarci te ne  accorgerai.
Venni assalita da una  indecisione indescrivibile. Da una parte mi vergognavo solo a pensalo, dall’altra l’aver provato quel primo acconto di godimento mi indirizzava verso un si immediato e totale. Finii per non vergognarmi neanche della mia età e del desiderio di tanta oscenità.
- Ma tu, Giuditta, lo hai fatto altre volte?
- Certo, i miei cani erano i miei silenziosi e discreti amanti. Quando son venuto a parlare con il signor Gino per il lavoro, quando ho intravisto Vulcano, mi son detto: Tu devi restare qui  a qualsiasi costo. E così è stato.
- Ma con i tuoi cani hai avuto completi rapporti?
- Certo e ti garantisco che ti danno più piacere di quello che ti può dare  un uomo.
La situazione non sviluppava in me curiosità, ma voglia, desiderio. Immaginavo già  la bestia sopra le mie spalle e quel grosso arnese  che avevo visto poco prima penetrarmi in uno dei miei buchi di piacere.
Mai avrei immaginato di essere assalita da una tale malsana voglia, ma il pensiero che questa esperienza avrebbe potuto risvegliare il piacere del sesso,  allora mi rivolsi a Giuditta:
- Dimmi, Giuditta, ma Vulcano è pronto a tale esperienza?
- Non preoccuparti, a riguardo hanno una immediata partecipazione, ma se hai paura, ci provo prima io..
- No, non sono giovane, ma voglio essere io ad avere il primo piacere che potrà dare Vulcano. Tu potrai averlo per lungo tempo.
Mi misi nelle sue mani abili e delicate, mi liberai del mio minuscolo indumento. Lei con delicatezza cominciò una serie di carezze non disdegnando di riceverle. Vedevo Vulcano girarmi attorno, indirizzai gli occhi nel sottopancia e….mirabile visione, vidi un cazzo pendente rosso, venoso, lungo. Mi assalì un brivido. Volevo rinunciare ma il desideri prese il sopravvento. Giuditta allungò le mani e prese il grosso membro del cane, lo manovrò a dovere e con tale perizia da farlo raddoppiare per volume. Lo avvicinò alla bocca e dolcemente lo fece scomparire in essa, poi:
- Giulia, sei pronta?
- Si, ma ho un po’ di paura.
- Non preoccuparti. Mettiti in posizione, la schiena a lui, si, come dite voi “a pecorella”.
Mi girai, ero ansiosa. Vulcano non si fece pregare,  sentii, infatti, tutto il peso del suo corpo poggiare su di me. Il suo membro fluttuava sulle mie natiche. Aveva di certo difficoltà a centrare la mia fica. Avevo il terrore che potesse penetrarmi nel culo.
Giuditta prese con le sue mani il cazzo del cane e con delicatezza lo portò sull’orlo della fica già bagnata.  Nonostante la mia non giovane età avevo avuto il piacere di una emissione di sperma. Fu un attimo, con un colpo e, lo sentii dentro. Cominciai a godere di un piacere mai provato prima. Forzava, forse voleva entrare anche con la nodosa estrema parte del cazzo. Si, ci riuscì. Lo sentii tutto  dentro, sentivo solo il piacere che mi dava. Sentivo il poderoso strumento andare avanti e in dietro con forza, con continuità ed il mio piacere aumentava.
Sborrai una volta, sicuramente una seconda volta, non so se anche una terza volta. Ero paga, ero al settimo cielo. Neanche Gino mi aveva dato tanto. Questo non glielo avrei mai detto.
Vulcano mi aveva chiavato e la mia figa era stata per prima capace di dargli piacere. Avevo sentito un getto forte nella mia cavità, avevo visto scendere sulle mie cosce un’abbondanza di sperma mio e suo; avevo sentito il soffio della sua passione e la bava che usciva dalla bocca bagnarmi il collo. Rimanemmo alquanto fermi e distesi sul fianco, lui docile come un fanciullo io come per assaporare fino all’ultimo il piacere del suo cazzo all’interno della mia passera, infine ci sollevammo.
Giuditta, per conto suo, si era completamente svestita, distesa per terra aveva attirato a se il gran bestione che non sembrava affatto sazio. Abbracciava l’animale come si abbraccia un uomo e Vulcano stranamente sopportava la situazione cui di certo non era abituato. Si sollevarono ambedue, si piegò e si pose  come aveva fatto mettere me e istantaneamente, come una furia le fu sopra il cane. Non lo avevo io notato, ma lei si era munito di qualcosa già prima in cucina, era una zolletta di margarina, se la spalmò intorno al buco del culo e premendo con le dita all’interno di esso lubrificò anche quello. Era pronta  per offrire il suo culo ad un magnifico cane italiano. Vulcano smaniava girandole attorno, la verga tutta tesa verso  il gran sacrificio di lei. Le saltò sopra, sembrava una monta di un cavallo con una puledra . Non impiegò tanto a trovare il punto di penetrazione, fu aiutato anche da Giuditta che già da tempo avvertiva la smania del sentilo dentro e quando lo ebbe constato, diede in urlo di piacere:
- Dai Vulcano, forza, sii forte come il mio Jack, voglio sentirlo dentro, dentro, ancora più dentro. Sei potente, mi piaci, ti voglio sempre per me, non voglio lasciarti.
Giuditta smaniava in modo spudorato ed io avvertivo nuovamente il desiderio di  sentirlo dentro. Alla mia età, non l’ho ancora detto, ma ho cinquantanove anni e  con tutta la mia esperienza non avevo mai provato quello che quella notte avevo goduto.
Giuditta, oramai era in balia della passione più sfrenata, non aveva più timore di essere ascoltata anche da Gino che stava dormendo. Passò ad un tempo il cazzo del cane dal suo culo alla fica irrorata a dismisura di suoi umori. La bestia sembrava indomita, stantuffava con un ritmo cui non poteva  corrispondere Giuditta. Vedevo gli occhi di lei come due fari, erano lucenti, trasmettevano tutto il godimento che provava in quell’istante. Ad un tratto si accasciò a terra e Vulcano, rimanendo il pene all’interno della fica di lei si distese a fianco. Ci vollero dieci, quindici minuti perché la donna e il cane si sciogliessero.
Sentii forte il desiderio di abbracciare la bulgara, capì che voleva essere un ringraziamento per quello che aveva goduto e allora esclamò:
- Giulia, mi sembra che tu sia contenta dell’esperienza provata. Ti posso affermare che quanti uomini  conosciuti, nessuno è stato mai capace di darmi il piacere di un amico come il cane.
- Se mi avessero detto che avrei fatto tale esperienza, avrei definita pazza la persona che me ne avesse parlato. Io ti ringrazio e voglio sperare di poter venire ancora qualche volta a trovare Gino, Vulcano e te.
L’abbracciai, le diedi un bacio e dopo una carezza a quella fonte di piacere di Vulcano, mi ritirai nella stanza. Il sonno venne subito accompagnato da piacevoli sogni.


Anonima capuana

di
scritto il
2010-11-24
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