Una donna sconvolta

Scritto da , il 2015-11-02, genere zoofilia

Ringrazio la donna che ha avuto il coraggio di confidarmi questo momento, così intimo della sua esistenza. Spero che l’aspetto psicologico, che ho fatto del mio meglio per interpretare ed evidenziare, sia utile a tanti.
Che tante persone si rendano conto che il sesso, il piacere e, a volte, la lussuria, possono avere la meglio sul nostro controllo e, come una droga, contagiare i nostri desideri, ma anche che l’intelligenza e la forza personale, possono tenere integerrimo il ruolo di moglie e madre.
Insomma, il mio messaggio è sempre lo stesso: non lasciate che le ore di piacere, che altro non sono che un gioco per adulti, possano inficiare il vostro giudizio e, in certi casi, i vostri sentimenti.
Grazie anche al mio amico M. che tanto si è adoprato per aiutarmi a completare questo complicato racconto.
G. S.

PREFAZIONE
Scrivo racconti erotici da qualche anno e sono tante le lettere che ricevo da lettrici e lettori. Spesso esse vanno oltre i complimenti formali o il semplice, cordiale saluto. Spesso, alcune di queste persone, mi chiedono un consiglio… un parere spassionato, altre volte mi rendono partecipe di particolari aspetti del loro erotismo.
Non vi nascondo che, per la mia mentalità, questa è la storia più estrema che qualcuno abbia mai condiviso con me.
“Carmela” è oggi una cinquantenne sposata, con due figli ormai grandi; una vita regolare, normale, quieta… eppure qualche anno fa, una tempesta sensuale, del tutto inattesa, l’ha invasa, facendole vivere una storia che ha dell’incredibile.
Non giudico, e accetto la sua testimonianza che, d’accordo con lei, abbiamo deciso di condividere con chi avrà la pazienza e l’interesse di leggere.

PARTE PRIMA

1
Carmela è una donna deliziosa, ha superato da poco i quaranta. Vive in uno dei solatii paesini della provincia di Salerno, in Campania.
Dopo un matrimonio del tutto regolare, ha abbandonato il suo lavoro di consulente assicurativo, visto che il marito, G. S., ha un’attività redditizia ereditata dalla famiglia, ha deciso di dedicarsi interamente ai suoi figli, nati subito dopo il matrimonio, a breve distanza l’uno dall’altra.
Oltre ad essere ormai una casalinga a trecentosessanta gradi, Carmela controlla la contabilità della ditta di famiglia. Per il resto ama starsene a casa, soprattutto da quando, solo due anni prima, hanno potuto ristrutturare una villetta in un quartiere residenziale, arioso e perso nel verde.
Dal punto di vista sentimentale, Carmela, non ha i cosiddetti “grilli per la testa”. Dopo le classiche esperienze di ragazza, dopo qualche flirt giovanile, ha conosciuto suo marito.
L’uomo, pur essendo un po’ provinciale e nonostante la passione per la buona cucina, era profondamente innamorato di lei. Sopperiva così ai suoi limiti, anche culturali, facendo veramente di tutto per darle una vita serena. Dedicava alla famiglia tutto il suo tempo libero e faceva anche di tutto per essere presente nella vita di sua moglie, poiché era veramente una bella donna e ne era sinceramente innamorato.
Sempre elegante ma in modo sobrio e controllato, sempre piacevole, aveva un qualcosa di delizioso nel portamento, probabilmente a causa delle proporzioni perfette del suo corpicino.
Carmela non era molto alta, superava di poco il metro e sessantacinque: asciutta ma non magra. L’età le aveva riempito dolcemente i fianchi e così le sue forme sinuose non passavano inosservate quando, per mille motivi, si recava in paese, al lavoro oppure in città. I suoi tacchi, mai eccessivi, e i tailleur, semplici e pregevoli, attraevano, sul suo sedere armonioso, lo sguardo di molti, anche delle signore, magari armate di un pizzico di invidia.
Cosi, nonostante non fosse tipo da ostentare la sua femminilità, a quarant’anni Carmela era un’attrazione proibita per molti uomini, compresi i più giovani e i più prestanti.

Ma la donna aveva poco tempo per pensare alle distrazioni; aveva un marito molto innamorato, e la fortuna di poterlo gestire bene, dal punto di vista sessuale, visto che l’uomo era sempre pronto e disponibile per lei.
Aveva una perfetta gestione dei momenti propizi per “dargliela”, a seconda delle pulsioni e degli stimoli che le inviava la sua libido. Intanto, i corteggiatori, pochi e discreti, non mancavano.
Lei allontanava puntualmente e con freddezza ogni avventuriero: amava la sicurezza, la tranquillità e così concedeva un sorriso solo alle persone per bene… e magari, qualcosa in più. Un bacio rubato in un pomeriggio intimo, qualche abbraccio più spinto che le aveva fatto dire di no, sul momento, per poi desiderare nel profondo del suo cuore, che l’occasione si ripetesse.
Insomma fino all’inizio della nostra storia, Carmela non aveva mai cornificato suo marito per davvero e si accontentava di un sesso “blindato” pacifico e quieto.

2
Adesso eccoci qui, con lei, nella sua A3 bianca, immacolata e asettica, profumata di ricercato cinabro.
Siamo alla fine della primavera.
La palestra dei ragazzi è circondata da un piazzale molto ampio a cui si accede dal grosso cancello, sempre aperto.
E’ una delle poche mamme che si reca a prendere i ragazzi in auto; abitano un po’ fuori dal centro del paese. Tra poco, ora che la bella stagione lo permetterà, loro stessi si organizzeranno con le bici o il motorino. La sua presenza in quel cortile, nel pomeriggio sornione di provincia, è abbastanza occasionale. Carmela è uscita molto prima del previsto, ha accompagnato prima suo marito in ditta. Dopo le lunghe giornate invernali non le spiace stare all’aperto e godersi il primo sole.
La radio trasmette le solite canzoni e Carmela ne approfitta per dare uno sguardo al Cosmopolitan, acquistato la mattina assieme all’immancabile Settimana Enigmistica.
Davanti alla corta scalinata della palestra, ci sono parcheggiate poche macchine, tutte vuote; di alcune conosce i rispettivi proprietari.
Un abbaiare strano, sincopato, attrae la sua attenzione. A pochi metri dalla sua auto, una cagnetta bianca, una bastarda di taglia media, si è appena rifugiata nel parcheggio.
Lo sguardo della bestiola si perde nel vuoto come se cercasse un punto di riferimento. A pochi metri da lei altri tre cani, si muovono impacciati, anch’essi guardinghi ma eccitati, allertati. Le orecchie ritte: si affrontano con lo sguardo e si muovono in tondo, attorno alla cagna, come seguendo uno strano rituale del tutto incomprensibile per gli umani.
Dopo il primo stupore, la donna si lascia andare a un sorrisetto leggermente impacciato. Si guarda intorno, non c’è anima viva.
Ora la situazione è chiara: la cagnetta è in calore e quelli intorno a lei sono i suoi pretendenti; tra qualche mese la popolazione di randagi del Comune aumenterà!
Si dedica al giornale, lasciando i cani al loro destino. Poco dopo, un paio di lai più patetici e sofferti, le fecero perdere di nuovo la concentrazione. Il cane più possente, una specie di lupo, di razza non pura, aveva stabilito il suo ruolo dominante e adesso ansa con la lingua rossa, penzoloni. Gli altri cagnetti guaiscono eccitati, la cagna fissa il suo “cavaliere”, sembra voglia dirgli: “Eccomi, adesso posso essere tua. Hai vinto e prendimi!”
Carmela tenta ancora una volta di riprendere la sua lettura ma lo sguardo è attratto dai genitali del cane maschio: quello che ha vinto. Ogni suo sospiro affannato corrisponde, come quando si gonfia un palloncino, ad uno sbalzo avanti del bastone: è rosso come un peperone, lucido e rizzato.
Nonostante il cane non sia enorme, il suo glande è molto evidente fuori dal canale di pelo che ha sotto l’inguine. La donna non può fare a meno di ideare un veloce paragone tra quella lingua di carne che brancola nel vuoto e il cazzo di suo marito, quando lo tira fuori con la speranza che lei si conceda.
Carmela si guarda intorno per accertarsi di essere sola. Ricorda che, per strada, le era già capitato di imbattersi in una copula tra cani, mai, però, questo era avvenuto sotto il suo sguardo attento, così vicino a lei. Evidentemente le bestiole non si sono proprio accorte della sua presenza.
Nessuno in vista, decide sorridendo di sé stessa, di sbirciare l’accoppiamento che, era chiaro, sarebbe iniziato tra qualche attimo, proprio davanti a lei.
Infatti, la cagna aveva la coda sempre più alzata, mostrando il posteriore, peloso e bianco. Il maschio da uno sguardo intorno, per sincerarsi di poter cominciare in pace, poi si pone dietro la cagnetta e comincia ad annusare. La sua coda frusta l’aria per la violenta eccitazione. La lecca accuratamente, poi, dopo alcuni sconnessi tentativi di saltarle sopra, riesce a infilarglielo dentro.
Carmela guarda la scena con un pizzico di disgusto, non ha mai amato troppo i cani: è un’igienista sempre preoccupata da polvere e batteri... ma adesso che li vede accoppiati, prova un certo imbarazzo.
Controlla ancora, per essere sicura che nessuno la guardi; allora, si permette di lasciarsi andare e di osservare quell’assalto, tanto naturale quanto violento.
L’immagine che la colpisce di più è il senso di ineluttabilità, di necessità, che sprigiona da quel rapporto frettoloso. Nell’aria si percepisce tutto il desiderio irrefrenabile del maschio. Il cane è incurante del mondo intero, ha un solo obbiettivo: fottersi la femmina e venire dentro di lei.
Un sorrisetto sulle labbra, tentando di stemperare la leggera eccitazione che le arrossa le guance; cerca di distogliere lo sguardo ma non ci riesce più, si accerta di nuovo di essere sola.
Dal finestrino mezzo aperto. la raggiungono i mugolii e gli ansiti delle bestiole. Ecco, finalmente il cane sta godendo, si vede da come si ferma, rigido e tremante, dopo gli ultimi colpi.
Durante l’accoppiamento aveva menato colpi ad una velocità incredibile, adesso invece, era teso e fermo, tutto dentro la sua femmina.
“Ok, fine dello spettacolo!” pensa con sufficienza Carmela, e si accinge, ancora una volta, a dedicarsi al giornale che ha posato in grembo. Tra qualche minuto i ragazzi sarebbero usciti dalla palestra.
Ancora uno sguardo fuggevole, ritorna al gruppo di cani a pochi metri dal suo sportello. Sono ancora li e guaiscono, come se piangessero.
Qualcosa la lascia sorpresa: un’immagine attrae magneticamente la sua attenzione, i due cani sono ancora attaccati, legati l’un l’altra, in un modo che Carmela non comprende subito.
Praticamente, anche se il maschio e sceso dalla groppa della cagna, restano incollati tra di loro per i genitali.
Il cane sta storto, in maniera innaturale: è scomodo. tenta degli scatti inconsulti con la zampa posteriore, pur di liberarsi, adesso è visibilmente impaurito. La femmina guarda nel vuoto, anch’essa ansante, forse spaventata... ma non succede assolutamente niente. Gli animali cercano inutilmente di liberarsi da quella pericolosa prigionia che li rende molto vulnerabili.

Carmela non capisce cosa stia accadendo.
Guarda, pensa, adesso è lievemente sconvolta dalla situazione. A momenti tutti usciranno dalla palestra.
Accidenti! Condivide non volendo, lo stesso imbarazzo delle povere bestiole. Nonostante non ci sia niente di male, non vuole farsi trovare tanto vicina a quegli animali, attaccati “per la coda”!
Prova a mettere in moto ma l’auto non parte, la scena la sconvolge… ricorda che a volte aveva sentito qull’espressione: “sono rimasti attaccati” ma non aveva mai assistito ad una situazione simile.
I minuti passano… non succede niente, il cane ha ancora il pene dentro la femmina, e a nulla valgono i suoi disperati tentativi di liberarsi. Non si desiderano più, lui ha avuto il suo orgasmo, adesso ha solo paura.
Le porte della palestra si aprono, Carmela ingrana la marcia e parte, esagerando nell’accelerazione, per allontanarsi dalla piccola muta.
Poco dopo i ragazzi cominciano a sciamare vociando, i suoi figli la raggiungono e occupano i posti in macchina.
Svoltando per raggiungere l’uscita, la ragazza, esclama:
- Oh, guarda, due cani che scopano! – e ride, mentre li indica col dito.
- La smetti? – la sgrida severa la madre – Non voglio più sentire quella parolaccia! – proprio in quel momento vede che i cani, si sono appena liberati e scappano, veloci, verso l’esterno, saranno passati quasi dieci minuti…
“Dieci minuti, pensa Carmela. Dieci minuti in cui la bestiola ha dovuto subire e tenersi dentro l’affare del maschio, senza potersi ribellare… ha dovuto subire e aspettare.”
Non avrebbe saputo spiegare perché, quest’idea dell’attesa, del dover servire il maschio senza potersi ribellare, le provocava una fitta umida tra le cosce.

3
Carmela spinge il carrello del barbecue lungo il vialetto d’ingresso, intanto, in quello parallelo, arrivano Marco e Isa, i loro giovanissimi vicini, che rientrano, forse da una passeggiata.
Sono ricchi di famiglia, con un sorriso raggiante stampato costantemente sulle facce abbronzate, felici. Non a caso (e in segreto) li hanno soprannominati: la coppietta del “mulino bianco”.
Insomma… sono giovani e se la godono, fanno bene in fondo.
- Ciao Carmela – la saluta Marco – che giornata stupenda è venuta fuori, visto?
- E come, no? – risponde lei – Ormai è primavera…
Intanto Isa si porta dietro la sua immancabile guardia del corpo, Dick, un enorme pastore belga di due anni, un campione di oltre trenta chili. Bellissimo, pelo nero, lucido, sano.
Lei non ama i cani, le fanno un po’ paura, quindi ritiene che un animale in casa sia assolutamente inaccettabile. A stento tollera la presenza del marito e dei figli: portatori sani (per fortuna) di polvere, acari, germi e batteri.
- Ah, avete messo in moto il barbecue? – osserva Marco che, da buona forchetta, corteggia la vicina perché è una cuoca eccellente.
- Eh, si – risponde la donna – con una giornata così... il “nonno” ha portato la carne “dal paesello”… - ammicca alle sue spalle, verso casa, per far capire che si riferisce a suo marito; spesso lo prende in giro, accettando la corte palese di Marco, (di dieci anni più giovane di lei) e “mortificando” scherzosamente il suo uomo, che, invece, ne ha dieci di più.
Marco ride divertito. E’ affacciato alla bassa ringhiera che divide i vialetti che portano alle rispettive villette. I due corridoi sono l’unico punto di contatto tra le case, proseguono paralleli per una decina di metri, poi accedono ai rispettivi giardini, completamente indipendenti.
Isa saluta, cordiale come sempre, ma continua verso casa; Dick, il grosso pastore nero è un gran giocherellone… si affaccia nel giardino di Carmela per farle le feste, oppure, cosa più probabile, per l’intenso odore di carne che lo attrae dal barbecue, in piena attività.
- Dick – dice lei ridendo – non ti eccitare… per te qualcosa rimane sempre!
Il cagnone scodinzola felice. Con le zampe sul divisorio è alto, praticamente, quanto lei.
Carmela gli dà una pacca affettuosa sulla testa. Non lo teme, è un cane molto buono e lei lo ha visto cucciolo. Dick ricambia incondizionatamente l’affetto di Carmela e, naturalmente, anche lui ne apprezza le doti culinarie.
Ora il cane si allontana, andando a cercare la padrona.
- E’ un pazzo – dice Marco – vuole sempre giocare e, in questo periodo, è più eccitato che mai… sarà la Primavera.

Carmela ha riposto il barbecue nel suo alloggiamento di pietra; si fa più attenta.
- Ma tu intendi eccitato… nel senso che vuole una femmina? – chiese abbastanza ingenuamente.
- Eh si, anche – rispose Marco – ormai non è più un cucciolo… non so se farlo accoppiare, o aspettare un altro anno. Povera bestia, lo capisco. E’ primavera, sente l’odore delle cagne in calore…
- Ah, ecco! – dice Carmela, poi si accosta all’inferriata, facendosi più attenta – Infatti… proprio l’altro giorno, davanti alla palestra dei ragazzi… dei cani hanno fatto baruffa. – ride, poi, dopo essersi guardata intorno, si fa più seria – Vieni qua, giovane esperto cinofilo…
Marco la guarda con più attenzione.
- Ti volevo chiedere una cosa che mi ha stupita… è una semplice curiosità… ma mi vergogno a chiedere al “vecchio”… - dice, con aria di complicità – E non ridere di me… capito?
Marco, sempre allegro, le sorride onestamente:
- Non ti preoccupare… manterrò qualsiasi segreto ma solo in cambio della pastiera, a Pasqua… ho già acquolina, uhm!
- Ricattatore! – scherza Carmela, poi aggiunge - E’ solo una sciocchezza… l’altro giorno, come ti ho detto, c’erano dei cani che si accoppiavano, dei randagi. Ebbene, quando hanno finito… insomma si capiva che avevano finito… - arrossì lievemente – dopo fatto tutto, ecco, non si staccavano… come dire, sono rimasti incollati per le code, o qualcosa del genere. Erano impauriti, arrivava gente, ma non potevano liberarsi l’uno dall’altra... ecco: tu sai cosa significa? E’ strano?
- Ma nooo... – Marco rise di gusto – Eh, ma questo è un gran segreto: le pastiere passano a due!
La donna sbuffò sentendosi presa in giro.
- Va bene... te lo spiego subito! E’ una cosa naturale. – si fece più serio – Ecco, alcuni animali, compreso il cane, hanno una ghiandola, almeno credo sia una ghiandola, è come una pallina, però si trova a metà del pene. In stato di riposo nemmeno si vede, invece, appena sono prossimi all’eiaculazione, questa si gonfia, come un palloncino. – e fece segno con la mano per farsi capire – Si gonfia talmente, nella parte interna della vagina della femmina, che non ne può più uscire... ecco perché restano ancora attaccati, per un po’.
- Ah! – fece Carmela veramente impressionata, poi aggiunse: - E… perché?
- E perché… - continuò Marco, raggiante – Perché la natura è meravigliosa! Pensa ai lupi, piuttosto che ai cani. Per gli animali selvatici la selezione naturale è importantissima. Il lupo migliore è il primo ad avere la femmina, è il primo a fecondarla ma poi tocca agli altri membri del branco di… - ebbe un attimo di esitazione – Oh, insomma, di scoparsela, scusa il termine...
- Figurati – disse Carmela brevemente.
- Allora, la Natura che ti fa? Una volta fecondata la femmina, il pene non ne esce... lasciandola, come dire, tappata! Quel tempo in cui restano accoppiati, serve agli spermatozoi del maschio dominante, di arrivare fino all’ovulo, per fecondarlo. Dopo di ciò, la cagna può fare ciò che le pare, ma quasi certamente, i cuccioli saranno figli del primo, del più forte. Mi “ho” spiegato?
- Come un paracadute! – disse Carmela – Scherzi a parte, è stato affascinante: grazie Marco.
- Ma figurati... io sono appassionato di animali, se non era per continuare l’attività di mio padre, avrei fatto veterinaria, sicuro.
- Vai dalla mogliettina, adesso. – dice Carmela – Se scopre che parlo di sesso in giardino con suo marito, chiama “il telefono azzurro”… - ride, esclamando: - Ops! – e portandosi la mano davanti alla bocca.
Anche Marco scoppia a ridere.
- Sei tremenda... ci vediamo dopo, ciao – e si avvia verso casa.
- Ciao a te e… grazie! – anche la donna rientra in casa, dove il divano sembra una trincea, piena di guerrieri... ma caduti. Tutti intenti alla classica pennichella.
Carmela abbassa il volume della TV e, sorseggiando il residuo di vino rosso dal suo bicchiere, si perde nelle sue fantasticherie.

PARTE SECONDA

1

Sono le quattro di una piacevole notte d’aprile.
La luna è tramontata da poco. Intorno, nel quartiere residenziale al limite del bosco, tutto è silenzio, tutto è pace.
La signora Carmela sente caldo nel letto, si gira e si rigira, vorrebbe leggere, ma poi ci ripensa… e non accende a luce. Preferisce sgattaiolare fuori dal letto, dove il marito dorme profondamente.
Qualche ora prima hanno fatto l’amore... più o meno.
Lui ha cominciato ad accarezzarla nel sonno e lei, per non deluderlo, si è lasciata possedere. Meglio evitare troppe discussioni, sapeva che di notte, quando il marito se lo ritrovava duro, cosa che non capitava più tanto spesso... cercava di prenderla. Era rassegnata!
In quelle condizioni più che piacere era quasi un fastidio ma cercava di evitare di respingerlo, se possibile.
I loro rapporti, per sonno, per stanchezza, e anche per l’età di lui, erano diventati sporadici e brevi. In genere lui, approfittando di lei, quasi nel sonno, faceva in fretta: ficcava, poi dopo qualche minuto, sgusciava fuori e si sborrava sulla pancia... per non procurarle il fastidio di adoperare contraccettivi. Insomma, faceva un po’ tutto da solo.

Carmela aveva cercato di sonnecchiare ancora un po’… ma il risultato era che adesso era sveglia, vigile ed estremamente confusa.
Il marito le era venuto dentro. Sapeva che in quei giorni lei poteva ricevere e non aveva voluto rinunciare. Era raro che accadesse.
Ora, eccola sul divano indecisa se accendere o meno la TV.
Si era subito distesa per evitare che la sborra uscisse dalla sua vagina.
Non si era ancora lavata, le piaceva tenersi dentro il seme bianco e vischioso dell’uomo. Quella notte si era almeno riservata quel piccolo piacere segreto; la stuzzicava, e si sentiva ribelle e trasgressiva (una volta tanto), lei così pulita e fissata, adesso era tutta imbrattata in figa e, magari, gli odori misti del piacere si cominciavano a sentire, forti e lubrici.
A volte, con quel solo pensiero si masturbava tutta sola e, finalmente, veniva sul serio.
Stavolta è a disagio però, nervosa. Ormai deve ammettere cosa la turba. Dopo un’ora di tentativi per cercare di non pensarci, si deve rendere conto che il suo pensiero torna a quella scena... alla copula tra i cani. Quella cui aveva assistito qualche giorno prima.
Lei, ora è come quella cagna: imbottita dello sperma del suo maschio. Il calore le sale alla testa. Sola, nel buio, diventa sempre più nervosa.
Un’ossessione le occupa il cervello. Una curiosità morbosa, una voglia di qualcosa che non sa spiegare... è eccitata, stuzzicata, da quelle immagini bestiali che non riesce a dimenticare.
Non sa cosa desidera, però si alza, meccanicamente e, nel buio, fa il giro della casa, per controllare che nessuno sia sveglio. Poi, lentamente apre la porta principale.

2
Il cielo è terso ma, per fortuna, le stelle non fanno una luce tale da inibire il suo strambo tentativo. Niente: intorno alla casa tutto tace.
Tossisce lievemente per cercare di attirare l’attenzione.
Inutile mentire, ha voglia di capire. Vuole capire sé stessa… non ha alcuna idea di cosa possa accadere, però è curiosa di avvicinare il grosso cane nero dei vicini.
Nella notte silenziosa l’apprensione viene meno ad ogni istante.
E’ completamente sola sulla porta, tutto è silenzio.
Giusto per scrupolo, fa un tentativo e si avvia lungo il vialetto che porta fuori.
Arriva con le ciabatte fino al cancello. Nessuno. Con le nocche delle dita accenna un piccolo ticchettio sulla cassetta della posta.
Niente; ritorna lenta verso casa.
Ma ecco, all’improvviso, lesta come il vento, una massa, nera nel nero, prende forma, ansante e agguerrita, dal viale adiacente. Il grosso cane, nel buio della notte, non da più l’impressione di essere un giocherellone ma piuttosto una belva, pronta a ghermire con una rapidità da felino.
Carmela si gela per un secondo, indietreggia. Per un attimo è terrorizzata.
Il cane si para davanti a lei aggressivo e deciso.
Abbaia una, due volte, la grossa bocca emette fumo e saliva nella bruma dell’alba che si avvicina.
La bassa inferriata che divide le due case, sembra veramente irrisoria, davanti alla corporatura imponente di quel gigante nero.
- Dick – sussurra Carmela tra i denti, per non farsi sentire – Dick, sono io!
Immediatamente il cagnone cambia atteggiamento. Forse aveva avuto paura, pure lui. La tensione si scioglie, il lupo che è in lui regredisce nella parte ancestrale del cervello e lui ritorna, rapidamente a fare il cucciolone.
Rimane un po’ inquieto però, come Carmela!
- Aspetta, Dick! – sussurra; corre in casa a prendere alcuni biscotti.
Poi ritorna fuori, socchiudendo la porta ma portandosi le chiavi... non si sa mai.
Ora è fuori, non è più eccitata, di nascosto persino da sé stessa, è decisa fermamente a fare qualcosa... qualsiasi cosa; è decisa a vedere fin dove si può spingere... ma non sa cosa desidera veramente. Eppure agisce con determinazione, quasi con rabbia. La curiosità le mette addosso un’ansia, una smania che non aveva mai provato.
Dick, intanto, si è allontanato di qualche metro e annusa la notte.
Vincendo la sua repulsione e le sue manie, la donna si avvicina al divisorio metallico fatto di stecche. Anche il cane si appropinqua verso lei per addentare un biscotto.
Per fortuna oltre alla ringhiera, per abbellire il viale, hanno lasciato crescere, a tratti, degli oleandri, quelle macchie dovrebbero nasconderla da sguardi indiscreti.
Carmela lascia che il cagnone raccolga il biscotto direttamente dalla sua mano. La sua enorme bocca è piena di saliva: con la lingua bagna abbondantemente la mano di Carmela ma, in questa occasione, a lei non fa schifo. E’ invasata, i suoi atteggiamenti sono del tutto nuovi. Lei al puro sesso nemmeno ci pensa, se non si trova nella giusta condizione per poi raggiungere, gradatamente, l’eccitazione.
Adesso, nonostante non sia per niente eccitata, è decisa a saggiare come risponde il cane alle sue sollecitazioni. Vuole guidare un gioco che nemmeno conosce ed agire affinché qualcosa avvenga... ma cosa?
La povera bestia di tutte queste elucubrazioni della signora è del tutto ignara: è solo felice, accanto a una persona a cui vuol bene e le cui mani odorano di biscotti al latte. Carmela invece sembra un’ invasata.

Guardinga, inizia a carezzare il cane, che respira ansimando, vicino a lei. La donna gli carezza il grosso collo, sentendone i muscoli tesi, la grande testa, poi piano, piano, si avventura verso la pancia dell’animale.
E’ molto tesa, ha molta paura della reazione della bestia, ma continua a blandirlo con piccoli sussurri. Ecco che ora la donna si fa coraggio, riesce a scendere giù con la mano, sotto il cane che si è accucciato sulle zampe posteriori.
Non essendo pratica, Carmela è molto sorpresa, quando scopre che la bestia, semplicemente: non ha pene. O meglio, sotto il cane trova una protuberanza carnosa, pelosa, morbida. Ma niente di più…
Con dolcezza riesce a far alzare in piedi la bestiola. Però, nonostante tutto, tra le zampe non trova granché… si spazientisce, comincia a vergognarsi di quel suo assurdo armeggiare… non si riconosce in quella situazione folle.
“Ma che cazzo” pensa “ma dov’è? Forse è castrato? Ma nooo, impossibile!”
Decide di farla finita con quella follia. Però… proprio mentre sta per togliere la mano dal caldo inguine di Dick, qualcosa si indurisce nella sacca pelosa.
Il cane stesso è sorpreso e annaspa, incredulo… eppure, tra le mani di Carmela, un bitorzolo umido, caldo e duro come la pietra, spunta verso l’esterno. La donna sussulta al contatto inatteso, vince la repulsione spontanea, lo percorre in giù, fino alle palle, piccole, bollenti.
Adesso che qualcosa sta accadendo, la donna non sa come comportarsi… il contatto diretto, improvviso, col cazzo del cane la atterrisce.
Da un lato vorrebbe eccitarsi ma non riesce a farlo abbastanza, le sembra strano manipolare quell’affare umidiccio. Però non lo molla.
Pur non sapendo cosa fare e con un pizzico di paura, Carmela cerca di capire come masturbare il cane. Il sistema migliore sembra quello di agitare una mano intorno al pelo alla radice del pistone, mentre con l’altra mano gli massaggia l’asta e la lunga “capocchia” affusolata.
Il cazzo del cane non sostiene l’erezione… la bestia perde concentrazione: è confusa. Dopotutto il povero Dick è ancora vergine.
Dalla porta di casa un rumore improvviso la fa sobbalzare: la donna si alza immediatamente in piedi, voltandosi verso casa. Per fortuna è stato solo un colpo di vento.
Essendosi voltata, qualcosa di grosso e di duro, si poggia al suo sedere… è il muso di Dick, che la esplora. Questo semplice, inaspettato, tocco, fa esplodere nella femmina tutto il languore represso: senza ritegno, si abbassa le mutandine fino alle ginocchia, inarcando il sedere a favore del cane.
“Sono impazzita” pensò, appena la lingua della bestia, iniziò a lapparle la figa, allargandola: sollecitata e aperta dal cane, la sua fessura lascia scorrere tutti gli umori che racchiudeva in segreto. Compresa la sborra dell’orgasmo precedente, depositato in lei dal marito, qualche ora prima.
Il sangue le arriva alla testa.

Quando il cane si stacca, Carmela, si abbassa di nuovo… adesso sì, adesso è arrapata. Senza pensarci due volte, afferra il membro di Dick ma questa volta con molta più forza e decisione.
E’ così che capisce che l’animale ha una sensibilità fisica del tutto diversa dall’uomo. Stringendo con forza, il cazzo diventa duro in pochi secondi e la bestia affanna, in piena eccitazione.
Ora percorrendo l’asta che, è diventata lunga il doppio di quella del marito, la donna ne studia le forme tra le dita: il glande è appuntito a forma lampone, grosso e spesso. Sulla punta si intuisce uno spazio ruvido e uno spacco, certamente da li emetterà lo sperma. All’improvviso, mentre la mano masturba il bestione affannosamente, a metà del lungo pene, si gonfia una grossa escrescenza, grande come un pugno chiuso. Una sensazione naturale fa capire a Carmela che il cane sta per godere.
Allora lo sbatte a tutta forza con entrambi i pugni, serrati fortemente sul suo membro.
In pochi minuti, scivolando e tremando sulle zampe, Dick viene…
Ma come, viene… Carmela è sconcertata: il cane piscia sperma, letteralmente.
La sborra calda, trasparente, appiccicosa, fuoriesce a fiotti, senza fermarsi, in quantità incredibile rispetto al maschio umano.
Essendo accovacciata, i primi fiotti arrivano fino a lei, imbrattandole la pancia e le cosce.
Il cane guaisce… poi abbaia duo o tre volte, impaurito.
Sono passate le cinque del mattino, il cielo ad est rischiara.
Come un vampiro, rossa, calda, eccitata e confusa, Carmela si rifugia in casa, poi nel bagno, le tempie rimbombano del sangue che pulsa all’impazzata.
Tutta bagnata, senza accendere la luce, la donna si stende sul tappetino e si masturba, giusto quel tanto per arrivare all’orgasmo… in quel momento compie l’ultima follia della notte: con le dita cerca di raccogliere lo sperma umidiccio, incollato su di sé per portarselo alla bocca.
Nonostante si senta sudicia... quel sapore le piace. Purtroppo!

3
La mattina dopo la donna si sente stanca, confusa, svuotata.
A parte la notte passata quasi completamente in bianco, Carmela si trova sola con sé stessa con mille perplessità e mille indecisioni.
Una sola certezza: quella strana storia non si doveva ripetere!
Lei era pervenuta a quel rapporto indecente, a cui non riusciva nemmeno a pensare a quarant’anni …
Non si trattava delle esperienze curiose di un ragazzina.
Nessun episodio passato “freudiano” poteva giustificare il suo comportamento, se non una “porcaggine” che non si conosceva.

La sua natura sessuale era estremamente passiva; il sesso attirava poco il suo interesse durante il lento scorrere del suo quotidiano.
Essendo una bella donna, normale e formosa, aveva sempre avuto al suo fianco un ragazzo, un uomo, poi il marito. Raramente aveva avuto bisogno di immaginare rapporti visto che gli assalti erotici, del “compagno” del momento, erano più frequenti delle sue eccitazioni.
Bastava un cenno, una parola… a volte un semplice paio di calze… e voilà, il suo partner si precipitava per soddisfarla. Carmela non si è mai preoccupata di cercare il maschio, insomma, figuriamoci poi, se è preparata a prendere iniziative tanto estreme. Ora pensa e ripensa agli arzigogoli della notte precedente. A questo si aggiunge la vergogna di aver copulato col cane dei vicini… attraverso una ringhiera, ma andiamo! Doveva essere impazzita.
La donna, nei giorni successivi, evita il più possibile di farsi vedere, soprattutto da Dick. Ma il cane sente il suo odore quando passa, allora arriva di corsa alla cancellata e richiama la sua attenzione abbaiando e scodinzolando.

- Me lo stai viziando – dice ridendo Marco, un mattino – Dick, ormai, stravede per te!
Carmela nasconde un attimo di imbarazzo:
- Io? Ma se non gli do mai niente? Tua moglie mi ha spiegato che gli rovino la dieta...
- Uhm... - Marco la guarda perplesso, poi squadra Dick, che presenta i primi segni di una evidente eccitazione – allora si è innamorato di te... capita, sai? - e ride apertamente.
Lei è imbarazzatissima e arrossisce come una scolaretta:
- Ma che dici, sei ammattito?
Marco si avvicina, con aria complice le sussurra:
- Carmela, tu sei una donna stupenda… - sorride con un pizzico di malizia – Dick, non è costretto a rispettare le convenzioni… come il suo “povero padrone”. Ti vede, si eccita… e lo dimostra, guarda tu stessa! – col capo accenna verso il cane, che continua ad ansimare, col pene rosso in evidenza contro il pelo, folto e nero. Non riesce nemmeno a rispondere per l’imbarazzo.
Marco se ne accorge e stempera la tensione, dandosi uno sguardo alle spalle, non vuole incorrere nelle ire della giovane moglie, gelosissima:
- Dai, Carmela, scusami… stavo solo scherzando. – poi si fa pensoso per un attimo – Però, sai, credo proprio che sia ora di farlo accoppiare… Dick comincia a dare segni di squilibrio… adesso gli ci vuole proprio una bella cagna in calore!
Quelle parole schiaffeggiano Carmela, sembrano dirette proprio a lei, per svergognarla… il suo pensiero corre in un istante a quella notte: rivede lo sperma liquido, risente l’odore intenso, animalesco, sparso su di lei. Di certo il seme della bestia è schizzato anche sul cancello, sul pavè… e se Marco o Isa avessero notato qualcosa? Dopotutto loro erano esperti di cani. Si tranquillizza, perché il ragazzo aggiunge:
- Comincia a diventare asfissiante, immagina che, da qualche giorno ci prova anche con Isa, povero Dick… ormai ne ha veramente bisogno! – Marco sorride ancora salutando, torna a casa sua.
Lei scappa dentro e una volta nel bagno, comincia a piangere di rabbia e di vergogna.

4
Le belle giornate si susseguono ma la signora è sempre nervosa.
Di notte come un incubo ma a volte come una droga, pensa spesso a quello che ha fatto col cane: di giorno scaccia quei pensieri, irritandosi con sé stessa, eppure, senza riuscire a trovare una giustificazione, diventa anche curiosa riguardo all’argomento. Infine, con una scusa, arriva persino ad avvicinare un cugino veterinario, accampando una serie di scuse per avere una risposta a certe sue perplessità. Fa anche la figura della cretina, pur di porre la domanda che più le sta a cuore …
- Perdonami, non mi considerare troppo scema – chiede con il viso più ingenuo del mondo – ma sai ho una figlia ragazzina per casa… un cane così grosso, maschio… potrebbe avere un orgasmo… insomma, in qualche modo sporcare di sperma un oggetto… o un punto della casa.
Ora se la mia ragazza, inavvertitamente, venisse... diciamo in contatto con, quella roba, diciamo... non potrebbe restarne incinta?
L’uomo la guardò perplesso, e stavolta non risponde al suo sorriso. Che avesse mangiato la foglia?
Carmela aveva raccontato che dei parenti volevano regalarle un grosso cane e che lei era inesperta rispetto all’argomento.
Il veterinario le risponde in maniera molto seria, nonostante lei faccia di tutto per sembrare faceta:
- Assolutamente impossibile… se questi sono i tuoi timori, levateli dalla testa. – disse il veterinario. era veramente perplesso, di certo non si aspettava quella domanda da lei. – Il seme del cane è incompatibile con l’ovulo femminile umano… semplicemente.
Poi la squadrò in maniera antipatica:
- Giusto per chiudere il discorso, visto che lo hai aperto tu, devi sapere anche che eventuali pratiche sessuali con un cane, vengono considerate vere e proprie violenze e, nei casi evidenti e gravi, perseguite!
Carmela diventa rossa, non tollera l’allusione. Infuriata, risponde:
- Capisco, troppe complicazioni… i cani non fanno per casa mia, non lo prendo più! – ringrazia frettolosamente senza aggiungere altro.

Allontanandosi in macchina è furiosa con sé stessa e con la propria idiozia, avrebbe potuto controllare sul web, farsi una ricerca privata.
Chissà quante volte il veterinario si era sentito fare la stessa domanda da qualche altra stronza come lei!

5
Dopo qualche settimana d’inferno, dopo aver pensato più volte con disgusto al membro di Dick e al suo seme appiccicoso… ricordandone il sapore selvatico, Carmela è di nuovo in crisi.
Come un “vampiro” deciso a placare la sua sete, pur avendo ribrezzo per sé stessa e per le sue azioni… la donna sublima ciò che le passa per la mente. Le cose che prima le facevano schifo adesso le mettono la febbre addosso, un desiderio: un vero bisogno. La droga del sesso l’aveva colpita nel modo peggiore.
Il budello liscio e caldo del cane, che spuntando indecorosamente dai peli neri, le avrebbe causato repulsione solo a vederlo, adesso lei lo bramava e, pur se con grande timore, lo desiderava ardentemente.
Se chiudeva gli occhi se lo sognava davanti alla bocca o peggio, che, vibrante, le cercava la fregna.

Un pomeriggio che i suoi sono tutti andati al cinema, andando e venendo dalla veranda, intravede un’ombra davanti al cancello, si affaccia... Dick!? Possibile, cosa ci faceva là fuori?
Esce e si rende conto della situazione. Il cancello dei vicini non si era chiuso bene e il cane è uscito: ora è indeciso, confuso.
Carmela lo fa entrare da lei, per sicurezza. Naturalmente, un attimo dopo, la curiosità erotica ebbe la meglio su di lei. Man mano che le saliva il calore tutto le sembrava più plausibile, più desiderabile... facile da ottenere.
Chiude accuratamente il suo cancello per evitare sorprese!
Il suo armeggiare deciso, la sua volontà di approfittare di quel lasso di tempo, come una ladra, la caricano di adrenalina.
Porta facilmente il cane in casa. Dick è grosso, un po’ lo teme, specialmente adesso che è già eccitato e che si muove continuamente.
- Qui, qui, vieni. Dick! – veloce, lei si mette a terra poggiandosi su un cuscino, non sa bene cosa fare ma cerca di attirarlo a sé.
Rapidissima, per il puro piacere di starsene nuda col cane, si è tolta la gonna e le mutandine.
Il cane è vicino ma resta in piedi. Eccitato non siede di certo, lei inizia immediatamente a carezzargli la pancia e a cercargli il cazzo.
Lo fa crescere, ricordando quello che ha già provato.
Adesso che è grosso e desiderabile lo vuole, a tutti i costi, lo vuole in bocca.
E’ terribile solo a pensarlo ma lei agisce come un robot: è schiava del desiderio, ha bisogno di succhiare il pene del cane.
Prova ad andargli sotto con la testa ma non è facile. la bestia non capisce e si allontana invece di avvicinarsi a lei.
Gli prende saldamente lo scroto in mano, il cane, quando lei lo stringe, non si muove più: è in sua totale balia.
Tenta un’altra presa. Allora, si abbassa a quattro zampe dietro Dick e, alzatagli la coda, col braccio, si tira il membro da dietro. Il cazzo svetta rosso, porpora e pieno di ardore, è tutto bagnato adesso, emette continuamente liquido lubrificante.
E’ il momento della verità: ce la farà ad assecondare col corpo le sue perfide fantasie?
Ce la fa! Vince l’ultima perplessità e si imbocca il glande, storto, tirandolo da sotto la pancia. Il cane trema di piacere. Carmela perde ogni ritegno, tiene il cazzo stretto e lo agguanta con le labbra.
Succhia e lecca, invasata dal piacere.
Ma non le basta un assaggio, adesso che ha vinto la ritrosia vuole di più. Capitombola per terra e senza alcun timore si piazza sotto il cane a faccia in su, riprende il glande in bocca, pulendosi dai peli, ma senza provare schifo.
Un liquido caldo e trasparente le si scarica in gola facendola tossire. Ne prendeva il più possibile, era lei a tirare il cazzo del cane e a dirigerlo in bocca.
La bestia ansima con la lingua di fuori, stupita da quell’inconcepibile piacere.
La femmina, adesso, ha imparato che gli stimoli, per essere percepiti dalla bestia, devono essere più forti e decisi rispetto all’uomo. Non si fa scrupolo di strattonargli, decisa i piccoli coglioni, perché ha imparato che non si fa male, anzi, è così che l’animale sente e apprezza al meglio le sensazioni.
Quando all’improvviso, tra le sue labbra, sente gonfiarsi l’escrescenza del piacere canino, le si rizzano i capelli in testa dalla goduria.
Con la parte razionale che è in lei, capisce che dovrebbe fermarsi, che sta correndo rischi incalcolabili, ma non si accontenta ancora. Probabilmente ha risvegliato desideri e piaceri ancestrali, perduti nel tempo e superati dalla civilizzazione... adesso si sente un bestia a sua volta, una lupa braccata e insidiata. Sente che deve permettere all’animale di accoppiarsi a lei, come fosse predestinato.
E sente anche che sarebbe impazzita se non si fosse fatta montare, brutalmente, dal bestione.
Si spoglia di tutto, quasi strappandosi di dosso la maglietta e il reggiseno, poi si pone in mezzo alla sala, a quattro zampe, cercando il più possibile di imitare la posizione che aveva visto tenere alla cagna nel cortile, qualche giorno prima.
Il cane inizia a girarle intorno, senza convinzione, mentre il cazzo scompare tra i peli. “Vuole giocare, non scopare!” pensa, stizzita, Carmela.

6
Non è colpa sua: lui risponde all’istinto e al richiamo della natura. Senza l’odore “del calore” della cagna, per lui, la donna nuda, profferta e discinta, in mezzo alla sala, non è più eccitante della TV o della lavatrice... ma sarà proprio così? Probabilmente no: perché l’animale è sì a disagio, ma anche molto “vigile”, nervoso.
La donna è stizzita a sua volta: non ha mai provato ciò che sta sperimentando. Questo non ha niente a che vedere con le classiche “sequenze sessuali” che ha sempre vissuto; l’eccitazione sessuale c’è ma si manifesta in maniera nuova. L’accoppiamento lo sente come una necessità, un bisogno e, soprattutto, sente un’esigenza misteriosa e senza spiegazione. Non certo per amore, ma lei vuole assolutamente che la bestia scarichi il suo seme, tutto e abbondante, e lo vuole dentro di se... lo sente quasi come una specie di sfida. Ha perso la testa.
Il tempo passa; Dick non si decide. E’ sempre più pericoloso tenerlo li...
Lo chiama, lo attira a se, è tutto molto scomodo, complicato. Continua a offrirgli il suo di dietro, muovendosi a quattro zampe per porsi a favore del cane.
Qualcosa succede quando, finalmente, le mette il muso nella figa; forse ricorda l’altra volta... ecco, con la coda dell’occhio, si accorge che il glande fa capolino dal pelo, il “pisello” è ancora piccolo ma sta venendo fuori: Carmela è felice.
Si spinge indietro a favore di Dick che, finalmente, salta.
Alto e possente adesso le sta sopra. Un dolore lancinante e inatteso le provoca un bruciore alla schiena; comprende: che idiota!
Un cane non è un fidanzato: ha zampe possenti e unghioni aguzzi, non volendo la bestia l’ha graffiata, certo.
E adesso che le pesa addosso e cerca di tenersi a lei, con le zampe continua a segnarle a sangue i fianchi.
Lascia perdere! Il dolore non ha importanza, nemmeno lo sente più.
La bestia saltella sulle zampe di dietro, parallele, mentre il suo bacino caldo e peloso le pesa sulle natiche.
Si sente fustigare sulle grandi labbra e tutto intorno, dietro le cosce. Capisce: è il glande che sciabola, spargendo liquido appiccicoso, mentre non riesce a trovare il suo buco. Carmela cerca di catturare quel cazzo che svetta alle sue spalle con la mano, per infilarlo da sé in vagina ma non ci riesce, il cane si muove troppo e il suo staffile, troppo lubrificato, le scivola dalle dita.
Poi, d’improvviso, si sente spaccare l’inguine: il pene del cane è entrato come una freccia acuminata.
La botta la colpisce, netta, fino alle ovaie, procurandole dolore e costringendola a schizzare in avanti come può.
Il membro rosso è entrato tutto, ma di scatto; forte del peso del grosso cane e, cosa che non si aspettava, è diventato praticamente il doppio, sia in spessore che in lunghezza.
Il cane non aveva mai “intostato” del tutto fino ad allora; capì che ne aveva potuto valutarne solo il glande o poco più.
Adesso che il cane era veramente eccitato e provava la sua prima copula, il membro era diventato un tozzo cilindro dalla testa piatta e carnosa. Lei si tastò con le dita per capire se aveva riportato qualche taglio e scoprì, con sorpresa, che stava ricevendo dentro un pene grosso, spesso come una lattina di Coca.
Disfatta dal dolore e dal piacere, felice di lasciarsi andare alla bestia, Carmela non soffriva più niente: tutto le procurava piacere.
Dick, una volta in fregna, saltellava sulle zampe cercando una posizione comoda; non era facile perché, poverino, scivolava con le unghie sulle maioliche del pavimento.
Con le zampe anteriori si teneva ai fianchi della femmina. Appena trova una posizione consona inizia a scoparla come un forsennato.
La donna non credeva che si potesse pompare così velocemente, aveva letteralmente paura che, come si dice, potesse “scottarsi” per l’attrito.
In realtà, si sentiva in corpo come un martello pneumatico, inarrestabile, che la rendeva impotente, incapace di gestire sia il piacere che l’orgasmo. Adesso è in balia della bestia; le gira la testa a causa dell’incredibile sollecitazione ai genitali. Il piacere fisico è come un fiume in piena: la travolgeva e lei è impotente contro quell’attacco di lussuria.

Un fischio, da fuori, la raggèla, facendole accelerare i battiti del cuore.
- Dick? Dick? – è la voce di Marco, dal giardino. Cercava il suo cane.
Si sente perduta. Il cane, per fortuna, è troppo infoiato a scoparla a tutta velocità... praticamente il grosso coso le vibrava dentro e, la bestia, non bada ad altro.
Vede illuminarsi il suo cellulare sul tavolo... “che altro mi deve mai accadere? Maledizione!” pensa Carmela, bloccata e impotente.
Si sente un’imbranata; si merita tutto il danno e la vergogna che la colpiranno, certamente, di li a poco.
Nuda, sotto un cane, senza aver preso nessuna precauzione, in balia del bestione che la carica e le pompa dentro il suo enorme manico, impazzito dal piacere e senza possibilità di controllo. E, intanto, il padrone del cane, che lo cerca appena fuori casa sua... infine: i suoi familiari, che possono rientrare da un momento all’altro. Una rovina!
Non prova neppure più piacere, si sente solo aggredita, sballottata e bloccata da quella furia, che, incurante dei suoi problemi, affanna e spinge forte nell’utero.
Deve divincolarsi, deve almeno tentare di mettersi qualcosa addosso: almeno provarci, a salvare la faccia, cazzo!

Ma che succede, ancora?
Non riesce assolutamente a muoversi; ora che si concentra sul suo stato, si accorge di essere totalmente bloccata sotto la bestia: sono legati insieme, all’altezza del bacino.
Quando si è lasciata fottere, la sua vagina ha resistito alla dilatazione. Ora, le pareti dell’utero si sono adattate al membro animalesco, ma non può sgattaiolarne fuori. Ricorda allora che il cazzo adesso è bloccato dentro di lei. Non si stacca: è impossibile!
Chissà quando potrà tirarlo fuori; adesso non c’è niente da fare, la grossa palla animalesca si è gonfiata dentro di lei e per farlo uscire dovrebbe praticamente “partorirlo”. Chissà con quali, devastanti, conseguenze.
Il cane scivola di lato? Lei scivola con lui.
La bestia cerca di venir fuori? La tira indietro con sé sul pavimento... in questo momento la sua fica è simile alla bocca di un pesce, tenuta saldamente da un amo fatto di carne.
Per fortuna non sente più Marco, di fuori, che incalza ma è, subissata dalla vergogna e dall’impotenza. Comincia a piangere in quella mortificante posizione.

Intanto il cane, del tutto estraneo alle sue preoccupazioni, comincia a sborrare, emettendo il suo seme liquido e abbondante. Si sente gonfiare la pancia, per quanto sperma sta prendendo, perché, purtroppo, il liquido non può fuoriuscire, a causa del tappo di carne che il cane ha introdotto nel suo corpo.
Carmela non può fare altro che abbattersi sui gomiti doloranti e aspettare, sommersa dall’umiliazione.
Fuori, adesso, c’è un silenzio che non promette niente di buono!
Spera solo che nessuna traccia grossolana porti subito Marco a bussare alla sua porta.

7
Il cane e la femmina d’uomo sono incastrati in mezzo alla stanza e l’animale, sempre più a disagio, fa di tutto per staccarsi, ora che ha goduto fino all’ultima goccia.
Tira, si sposta, scarta, procurando a Carmela sensazioni e dolori, al limite della sopportazione.
Si sente spaccare la figa, ma niente: il pene non esce e lei ha troppa paura di tirare forte, anzi, lo tiene avvinto a sé per una zampa, tirandoselo dentro.
E’ terrorizzata, teme di fare ancora più danni, magari rompendosi a sangue. Ci mancherebbe solo questo: una fuga imbarazzante al pronto soccorso.
Guarda l’orologio alla parete... i minuti passano e lei se ne sta li, sporca, ferita, graffiata e col viso rigato da lacrime secche.
Passano quasi dieci minuti poi, con un “plop” che ha del miracoloso, il cazzo svicola fuori, accompagnato da una lava di sperma liquido, quasi come orina.
Nonostante perda dalla vagina, Carmela balza in piedi, nel tentativo di salvare il salvabile.
Si riveste alla meglio e, preso il cellulare, si precipita fuori di casa, controllando che nessuno la possa vedere, il cane la segue, felice di tornare all’aria aperta. Si chiude la porta alle spalle ma sta attenta a prendere le chiavi, ci mancherebbe solo questo. Non può permettere a nessuno di entrare: il suo soggiorno è un campo di battaglia.
Il cane scodinzola felice e corre a fare pipì, marcando i soliti lampioncini.
Carmela controlla il cellulare: l’ultima chiamata è proprio di Marco. La donna escogita un piano e spera che non abbia lacune troppo evidenti. Chiama:
- Marco? Ma dove stai?
- Scusami, forse stavi riposando? Sto cercando Dick... è scappato!
- Ma no, poverino, torna indietro che sta qui... l’avevate lasciato fuori, povero cucciolone. – dice con voce falsamente allegra. Come se niente fosse.
Pochi attimi dopo, passa il cane a Marco, al cancello, cercando di evitare spiegazioni.
- Caspita – dice il giovane – hai l’aria distrutta... mi spiace... come mai non lo hai lasciato fuori? -
- Mi sentivo sola... – risponde lei, e se ne torna verso casa, avendo cura di chiudersi il cancello alle spalle, insieme a tutta quella giornata che vorrebbe cancellare dalla sua esistenza.
Si infila subito le mutande per assorbire gli ultimi piccoli fiotti che ancora sgorgano dalle grandi labbra e poi, sforzandosi di non pensare, inizia a pulire meticolosamente dappertutto, cercando di eliminare ogni traccia.
Quando, spossata e distrutta, finalmente si buttò sotto la doccia, sente entrare i suoi con le buste della spesa.

Epilogo
“Questa, cara Giovanna, è la strana storia che ho vissuto in un momento della vita che non saprei definire.
Dieci anni fa capitò qualcosa; una molla scattò in me, forse, e in pochi mesi, ho dato fondo a tutta la parte trasgressiva che si nasconde in me, chissà?
All’epoca fui fortunata e me la cavai bene.
Uscii da quel pomeriggio di follia, con qualche graffio e qualche sguardo perplesso da parte di chi mi conosceva bene.
Ringraziavo il cielo che tutto fosse finito alla meglio, per fortuna.
Nelle settimane successive cercai la distrazione, la pace e, non ti nascondo, che ho girato varie chiese, lontano dal mio paese, per trovare il coraggio di confessarmi. Non lo feci ma, alla fine, fu meglio così.
Perché, amica mia, devi sapere qualcosa, ancora, che non posso omettere da questo resoconto. Alla fine di agosto di quel terribile anno, capitò una cosa singolare.
Un venerdì, mio marito partì per il nord, per partecipare ad una fiera e portò i ragazzi con sé... sarebbero tornati solamente il lunedì.
Avrei potuto rilassarmi da sola, in pace, dopo gli impegni estivi...
Il sabato mattina, sapendo che mi svegliavo sempre presto, Marco bussò alla mia porta con gli occhi da “tenerone” e con in mano una busta di croccantini:
- Ecco, scusa... – disse – veramente Isa e io, saremmo stati invitati... un amico ha la barca a vela, sarebbe solo per due giorni. Tu... ehm, potresti...? –
- Tenervi Dick? – ci pensai su, mi sembrava uno strano segno del destino ma non seppi dire di no – Certo, perché no? Lascialo pure, sono da sola... mi fa compagnia!
- Sono contento, grazie! – disse Marco raggiante – So che sarà in buone mani... e poi: Dick è letteralmente innamorato di te!
- Tu dici? – risposi con un sorrisetto enigmatico, mentre un attacco di perfidia mi attraversava tutta la schiena.
Così passai il week end con il mio grosso “amante” nero ma questa volta non ero impreparata: ne godetti a lungo e senza remore.
“Se devo proprio andare all’inferno, voglio che almeno ne sia valsa la pena!” pensai in quei giorni!
Con affetto, Carmela.”

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