Le vacanze 4

Scritto da , il 2015-10-12, genere sentimentali

Dopo la splendida nottata di sesso con la mia compagna ( se non l’hai ancora fatto leggiti le Vacanze 3 ) le giornate passarono abbastanza veloci; sole la mattina, pranzo panini o ristorantino a seconda della voglia, pomeriggio in spiaggia oppure presa l’auto si andava alla scoperta di luoghi isolati dove prendere il sole in modo integrale in tutta tranquillità e fare del buon sesso pure senza l’assillo dei guardoni o peggio.
Un giorno decidiamo di prendere il sole dalle parti di Beli e dopo aver fatta una strada stupenda che costeggia la parte nord dell’isola di Cres abbandonata l’auto ci siamo addentrate in un fitto sottobosco da cui siamo sbucate a mezzacosta su un costone roccioso con vista sul mare da mozzare il fiato.
Stesi gli asciugamani ci siamo messe nude a prendere il sole, eravamo tranquille ma vuoi l’atmosfera bucolica, vuoi la voglia di stare insieme, prima una carezza, poi una toccatina un po’ più ardita, fatto è che dopo dieci minuti che stavamo sdraiate tranquille ci siamo ritrovate avvinghiate una all’altra; baci e carezze si sprecavano, le mani non sapevano più cosa stringere a vederci sembrava che uno strano animale fatto di gambe e braccia stava avvinghiando due corpi che si tenevano vicini, costringendoli a dimenarsi per non rimanere stritolati.
In realtà com’è ovvio eravamo prese dall’estasi dell’eros e non ci siamo nemmeno subito accorte che aveva iniziato a piovere; in un momento come capita sul mare si è scatenato un bel temporale di fine estate in cui l’acqua veniva giù come da un tubo rotto.
Già gli asciugamani erano andati persi, noi ci si stava rotolando tra la scarsa erba, un po’ troppi sassi e soprattutto la polvere, ma un attimo dopo eravamo sporche di fango che la pioggia non sempre lavava via, e francamente, non me ne importava affatto, continuavo a baciare e toccare la pelle di Giovanna oramai divenuta fredda per la pioggia, ma non sentivo freddo anzi continuavo a stringere con le mie gambe una sa coscia strusciando il mio clitoride sulla sua pelle e altrettanto faceva lei su di me.
Venni guardandola negli occhi, feci un sospiro molto forte e giovanna di par suo urlò tutto il suo godimento, poi ci guardammo e ridendo ci alzammo in piedi, ci abbracciammo ancora baciandoci e quindi guardando il mare gridammo con quanto fiato avevamo in gola i nostri nomi e il nostro amore.
La pioggia da temporale si era trasformata in pioggerellina e non smetteva, quindi per evitare l’ipotermia decidemmo di tornare nude all’auto in modo da conservare asciutti almeno i vestiti, arrivate che fummo ci vestimmo non senza difficoltà nell’abitacolo e poi via verso il paese di Beli dove c’è una splendida trattoria e dove cenammo tra gli sguardi stupiti di altri ospiti, noi ridemmo un po’ della cosa ma dopotutto che c’è a guardare in due donne con gli abiti fradici?

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