Diario di una moglie

Scritto da , il 2015-09-30, genere masturbazione

Lo tengo ben masturbato il cazzo di mio marito, così evito che me lo metta in pancia, poichè mi fa male.
Stamattina, per esempio, appena svegliato, lo ho fatto venire due volte consecutive. Dicono che per un uomo è difficile ottenere questo. Ma io glielo ho preso in mano appena sveglia, e non l’ho più mollato. È bello tenere in mano il membro di un maschio. Si indurisce, pulsa, si contorce, si muove tutto. Il membro è una figura comune in natura: rami degli alberi, protuberanze, radici, funghi... quante immagini di cazzi vedo nelle mie passeggiate in campagna.
Ma stamattina ho esagerato. L’ho masturbato con delicatezza e sadismo. Ho alternato le carezze lente con le prese sui suoi coglioni. Quando si induriva troppo, l’ho lasciato andare, finchè lui mi supplicava di riprenderlo in mano.
Ho manine strette, lunghe e sudate e il cazzo ci stava appena. È un piacere sottile tenere in mano questo coso duro e vibrante. Chissà cosa prova l’uomo durante questo esercizio. Gli ho fatto ritardare il più possibile la sborrata. Appena sentivo che incominciava a pulsare, lo lasciavo andare, così, distrattamente, con noncuranza. Ottenevo l’effetto desiderato. Lui guaiva, gemeva, sembrava un animale. Mi prendeva la mano e me la metteva sopra. Io restavo lì sopra il cazzo, immobile. Lui intanto mi esplorava le cosce. Ma tenevo le gambe ben strette. Lui sentiva solo il mio pelo. Però gli bastava perchè lo sentivo tutto eccitato.
Alla fine ha allagato il letto con quella sua robina, bianca, calda e appiccicosa. Allora l’ho preso bene in mano e non l’ho più lasciato andare. Altrimenti, dopo, passata la stanchezza, lui avrebbe voluto montarmi. Niente da fare caro mio; ti faccio una seconda sega. E se non ti piace più peggio per te! Adesso lo tengo in mano e non lo mollo più.
Sento il suo cazzo floscio, stanco, rugoso. Ma continuo a tenerlo, a pomparlo, a sbatacchiarlo. Adesso mio marito non mi palpa più, ha smesso di disturbarmi. Troppo tardi caro mio, adesso devi venire una seconda volta, e anche una terza se ci riesco. Così per un po’ di giorni mi lascerà in pace, visto che sono impegnata al salone di bellezza.
Lui pretendeva che lo prendessi in bocca. Quella cosa schifosa da me non la avrà mai! Che se lo faccia succhiare dalle ragazzine quindicenni, quel porco, come l’ho visto una volta dal buco della serratura. Era la figlia del portinaio, Adela, o come diavolo si chiama. Quella è sempre in calore come una cagna e succhiare i lecca lecca è il suo divertimento. Dopo ci pensa suo padre a castigarla bene. La porta al gabinetto, la mette nuda e la sbacchetta a sangue. Poi chiude a chiave e ce la lascia dentro, così nuda e piangente, anche di inverno. Le malelingue dicono che fa i pompini anche a suo padre... Mah, chissà?
Aho, viene sto cazzo del mio signor marito? Mi fa male il polso a forza di menare. Ma non importa; lo meno fino a mezzogiorno se è necessario. Ecco, sento che incomincia a diventare duro. Buon segno, ragazze. Gli metto una mano anche sui coglioni. Senti come si muovono. Mi viene la voglia di strizzarli bene. Chissà cosa provano i maschietti quando li castrano. Ho letto che questa pratica era molto diffusa per ottenere maschi con la voce da donna. Perchè sono le donne le padrone del mondo; gli uomini non valgono un accidente, sono stupidi burattini che tentano di imbrogliare noi donne. Come siete ingenui, maldestri e idioti. Si capisce subito dove volete arrivare. Noi donne ci accorgiamo subito delle vostre manovre, anche se facciamo finta di non vedere, di non capire. Cretini! Dovrete strisciare davanti alle nostre vagine. Dovrete sudare e soffrire, pregare e sottomettervi se volete solo sentirne il profumo.
Dai, vieni, bestia, che mi aspettano al salone di bellezza. Muoviti castrone, fa il tuo dovere, fai la tua sborrata, così poi starai buono per qualche giorno. Ecco, pare che viene... no... è ancora presto... ancora qualche colpo svelto e poi lento, per farlo soffrire. Se lo merita, questo scimmione con il tubo.
Con questo coso qui in mezzo alle gambe, fa tanto il comandante. Ma io glielo taglio. Che ci vuole? Un colpo di forbici, e zac, lo faccio diventare una femmina; anzi, una mezza femmina, perchè il cervello dei maschi è un rudimento di scimmione. Ah, sì! Bello mio, te le faccio assaggiare io le forbici, quelle belle affilate, così poi ti accucci anche tu per fare pipì. Hai finito di spadroneggiare, dopo le forbici. O meglio, con il suo rasoio da barba. Un bel taglietto, e cazzo e coglioni se li mangia il gatto. Brutta testa da cazzo. Ho voglia di operare. Aveva ragione la Valeria Solinas! Ah! Come aveva ragione! Bisognerebbe operarli tutti i maschiacci. Che diventino tutti belli lisci, senza protuberanze ingombranti che infastidiscono noi donne. Perchè, si sa, il sesso superiore siamo noi, che portiamo la vagina... ma sì, la fica, che è quella cosa che fa girare il mondo, che è più intelligente del cervello di mille maschi; per Diana! E questo imbecille qui, senti come spompina, come si contorce nella mia mano. No, non te la do, per oggi. Te lo meno finchè ti passa la voglia, e anche dopo, continuo a menartelo, anche se tu non vuoi più. Me lo ha dato da tenere in mano e io non te lo mollo più. Ti pompo bene. Ti spremo tutto il succo fino all’ultima goccia. Ah! Ah! Senti che bello. Senti come gode il coglione di mio marito. Eccolo che sprizza. Bella, calda, appiccicosa, dai che ti faccio riempire una bottiglia intera, anzi un secchiello.
Che! Ha già finito? E io invece no, continuo a menartelo anche se si rammollisce. Alè, avanti, altra corsa signori. Hai voluto sborrare e io te lo faccio sborrare ancora. Sissignore! Te lo svuoto bene, così poi hai finito di rompere per qualche tempo. Pezzo d’asino! Oh! Senti, eccolo che riparte... Ti darei una strizzata alle uova; ci pianterei le unghie. Così, per divertirmi un poco. Razza di porco. Vorresti la fica eh? Te la do io la fica, col trinciapolli.
Che gusto ci prova poi a sborrare? Ma sì, facciamolo sborrare tante volte di seguito, così godrà di più.
Ho il braccio stanco, ma non importa. Non smetto proprio adesso, glielo meno forte e duro senza dargli riposo. Là, eccolo, sento che sta per venire; sobbalza. Senti come vibra, come si contorce nella mia mano. Abituato a stare in gabbia, adesso che l’ho messo in libertà vorrebbe godere e sprizzare subito. Eh! Calma, calma; ogni tanto lo lascio, tolgo la mano e lo abbandono, così, per farlo soffrire un poco. Poi lo riprendo, lo meno, mi fermo, lo lascio, lo riprendo.
Ma adesso basta. Adesso lo stringo forte e lo meno velocemente, così sborrerà in fretta e dopo... Va a finire che ti castro, così poi hai finito di importunare. Cazzo. Eccolo. Senti come sbuffa il signor marito. Sembra un mantice. Ecco i colpi ritmici, ecco che sta per arrivare la sborrata. Si contorce... eccolo... l’ho fatto sborrare per la seconda... o è la terza volta?
“Buongiorno amore. Bene arrivato! Adesso vai a lavorare che sei in ritardo.”
Spero ti ammazzi per la strada! Io mi lavo le mani appiccicose, poi mi vesto. Stamattina devo andare dalla sarta, dalla parrucchiera, dalla modista...

traduzione
Ottobre 2014

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