I miei due zii - Capitolo 6

Scritto da , il 2015-09-15, genere gay

Un giorno mentre stavo andando in bicicletta vidi zio Berto che camminava per la strada e mi avvicinai sorridendo, lui sembrò sorpreso ma felice di vedermi. Mi chiese dove stavo andando ed io dissi che stavo solo girellando. Mi disse che era un po' di fretta ma che sarebbe stato a casa nel giro di un’ora. Mentre lo diceva sorrideva ed alzò le sopraciglia come se stesse suggerendo qualche cosa, al che dissi: “Verrò a trovarti. Mi piacerebbe”

Mi ha sorriso: “Ti piacerebbe? Lo vuoi?”
Lasciai che la mia mano cadesse dal manubrio alla parte anteriore dei miei pantaloni e guardandolo dissi: “Sì zio. Io Lo voglio. Posso venire?”

Lui accennò col capo: “Sì, OK. Vieni tra un’ora. Non mi deludere.” E mentre si allontanava dissi: “Oh no, non ti deluderò.”

Non ricordo quello che accadde ma ricordo che la sera ero a letto e mi stavo accarezzando l’uccello come sempre quando improvvisamente mi ricordai che non ero andato dallo zio! Ci pensavo mentre continuavo con la sega finché non sparai lo sperma sul mio stomaco e mi addormentai in pace.

Forse erano passati due giorni, stavo andando in bicicletta nel parco vicino alla casa dello zio e pensavo di andare a quel gabinetto quando vidi lo zio! Stava uscendo dal cesso e stava andando verso casa sua. Gridai e pedalai verso di lui, lui si girò, mi vide, si fermò e quando gli fui vicino mi chiese: “Cosa ci fai qui?”
Gli dissi che stavo andando a spasso: “No, stavi andando nel gabinetto, non è vero?”
Lo negai e lui: “Non mi dirai che non ce l’hai duro?”
Io sorrisi: “Sì, lo sai che è così. Lo sai benissimo.”
Mi sorrise: “Vedi, io so come ti senti. Vai a casa mia ed aspettami, ci sarò tra un minuto. Ma aspettami.” Ci andai, dopo poco lo vidi avvicinarsi ed il mio cazzo cominciò a diventare duro! Era bello.

Lui mi superò, aprì la porta, si girò e disse “Dai, non stare lì. Entra e prendi quello che vuoi.”
Entrai e chiuse la porta dietro di me, mi mise una mano sulla spalla e disse: “Andiamo in cucina a preparare una tazza di tè.”

Ero confuso, non volevo del tè ma lui mi toccò il sedere mentre lo diceva ed il mio pene divenne più duro al pensiero di succhiare di nuovo il suo cazzo gigantesco.
Mise sul fuoco il bollitore poi si girò verso di me: “Bene, togliti i pantaloni via e fatti vedere.”
Mi tolsi pantaloni e mutande e rimasi di fronte a lui con l’asta dura che puntava verso l'alto.
Mi sorrise, mi afferrò l’uccello e disse: “Sai che mi sembra proprio che diventi più grosso! Ma dove sei andato l'altro giorno? Ti ho aspettato.”
Non avevo scuse: “Me ne sono dimenticato.”

Con la mano libera di aprì la patta, il suo cazzo era duro e puntava verso di me. Mise la mano nei pantaloni ed ora le sue pesanti palle pendevano sotto il grosso uccello duro mentre spingeva i pantaloni giù dalle anche.
Mi guardò e disse: “Esci dai pantaloni, non li voglio intorno alle caviglie” Lasciò andare il mio pene, gettò un grosso asciugamano sul tavolo e quando vide che ero uscito dai pantaloni disse: “Ora piegati sul tavolo e fammi vedere se ti ricordi di questo.”

Esitai: “Ma zio per favore, io voglio succhiarti il cazzo. Per favore lascia che ti succhi.”
Sembrò non sentire o non voleva sentirmi. Mi tirò all'orlo della tavola: “Ora piegati sul tavolo. Io ero pronto per te l'altro giorno e tu mi hai deluso. Io so quello che ti manca e per il quale eri nel parco. Il tuo cazzo sta diventando più grosso, te l’ho detto, ma hai bisogno di molto di più seme, preparati a prenderlo.”

Mi spinse a faccia in giù sopra la tavola ed io spalancai le gambe.
Sentii una mano all'interno di una delle mie gambe, l’alzò sopra il tavolo e ve l’appoggiò: “Questo è il modo in cui ti volevo. Ora mettiti comodo e rilassati.”
Ero spalancato, le dita del piede toccavano terra ed il ginocchio dell’altra gamba era appoggiato sopra il tavolo.

Afferrai l'orlo della tavola e lo pregai: “No zio. Per favore. Non farlo. Lascia che ti succhi. Per favore fatti succhiare, sai che ti piace come lo faccio. Per favore non farlo!”
Sentii il pene contro l'interno della mia gamba e contemporaneamente sentii un dito spalmare della crema nel mio buco per prepararmi. Ancora una volta dissi: “No zio. Per favore.”
Infilò il dito ancora più profondamente nel mio e disse: “Ti sei dimenticato, ma ti ricorderai la prossima volta. Prendilo come un uomo. Devo seminarti per far diventare grosso il tuo cazzo, lo sai perché lo stiamo facendo.” Mentre lo stava dicendo sentii il suo cazzo di pietra spingere, aprì il mio buco stretto che poi gli si strinsei intorno.
Afferrai il tavolo il più forte possibile, mi stava facendo male ed avrei voluto che si fermasse. Le lacrime cominciarono a scendere mentre dicevo: “No zio. No, basta. Per favore fermati. Per favore. Basta per favore.”
Lui stava muovendo il cazzo dentro e fuori di me con molte spinte profonde. Lentamente il dolore diminuì e cominciai a godere. Lui mi allargò le natiche come se stesse tentando di andare più profondamente. Sentivo le sue palle colpire sotto di me mentre spingeva in avanti.
Si chinò sopra di me sulla tavola e rimase seppellito profondamente dentro di me. Sentii la sua mano circondarmi, trovare il mio cazzo duro e cominciare a carezzarlo. “Vedi” Disse “Ti piace veramente. Tutte sciocchezze i ‘No zio’ che mi gridavi. Ora lascia che ti masturbi e ti senta stringere intorno al mio cazzo mentre ti do il mio seme”

Mi sentii pieno del suo cazzo, era enorme e lo sentivo pulsare con forza mentre lui continuava a carezzarmi il pene. Tentai di lottare per non venire ma era impossibile, lui mi stava dando tanto piacere, ora volevo eiaculare e mentre sborravo nella sua mano lui fece in modo di prendere tutto lo sperma e strofinarlo sulle mie palle e lungo l’asta. Questo mi stava facendo impazzire, ricordo che spinsi indietro verso di lui e lui pompò dentro di me con tre o quattro spinte dure. Quella finale fu così forte che la tavola si spostò di qualche centimetro, ma restammo congiunti.

Poi lui si alzò, si spostò e mentre lo faceva sentii il suo cazzo semi duro scivolare fuori di me e mi sentii vuoto. Non ci crederete ma io lo volevo di nuovo dentro di me, ma non glielo dissi. Prese la mia gamba che era sul tavolo e la spostò in giù accanto all’altra in modo che mi potessi alzare.

Avrei voluto fare una doccia ma lui disse: “Vestiti. Il tuo cazzo sta diventando più grosso ma se vuoi che diventi più grosso devi tenere il mio seme dentro di te e non lasciarlo uscire.”
Mentre lo diceva si tirava su i pantaloni e si chiudeva la patta.

Cominciai a vestirmi e mi chiedevo perché mi stava trattando così. Lui era speciale per me e sembrava non curarsene.
Quando fui completamente vestito mi mise un braccio sulle spalle, mi accompagnò alla porta. Poco prima che l’aprisse mi girò verso di lui e disse: “Ricorda quello che ti ho detto. Tieni il mio seme dentro di te e la prossimo volta che dici di venirmi a trovare, non dimenticartene.”

Ora capivo perché questa volta lui mi aveva trattato così ed io mi sentii colpevole, capii che lo meritavo.

Quando presi la bicicletta per tornare a casa, sentii che il mio buco era bagnato ed ero incazzato con me stesso, sentivo il suo seme e come aveva detto, dovevo tenerlo dentro.
Tornato a casa mi feci una doccia, feci del mio meglio per tenere il mio buco stretto ed il suo sperma dentro di me, poi finalmente andai a letto. Ricordo che quella sera mi penetrai il buco e fu bello, era ancora bagnato ed ero convinto che il suo seme me l’avrebbe fatto diventare più grosso...

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