Cosa mi stai facendo paparino? Dio mio quanto sei grosso

Scritto da , il 2015-08-28, genere incesti

Lei mi guarda estasiata e corre nella mia direzione avvolta in tutto lo splendore dei suoi diciotto anni scarsi. Capelli mossi, lunghissimi e neri come il carbone. Indossa un vestitino attillattissimo fino alla vita, che poi si allarga in uno svolazzante e semitrasparente ventaglio. Non porta il reggiseno e i suoi capezzoli gonfi, tipici di un’adolescente, risaltano sotto l’esile trama del tessuto come due lampadine accese in mezzo al buio. Rimango scioccato da tanta bellezza e dal fatto di essere salutato come se fossi l’amico di una vita. Confuso alzo lo sguardo e vedo mia moglie salutarmi da lontano. Ha in mano il contenitore dei piatti lavati nell’acquaio del campeggio in cui abbiamo deciso di trascorrere le ferie. Apparentemente ha fatto amicizia con una sconosciuta, ma ben presto riconosco in quella donna di quarantacinque anni, due meno di me, la moglie di un mio primo cugino che non vedo praticamente da una vita. Di conseguenza realizzo che la zoccoletta di fronte a me è sua figlia, la quale possiede buona parte del mio DNA. Baci, abbracci, richieste di notizie degli zii, inviti a cena e gentilezze varie, ma i miei occhi sono puntati su di lei… la mia cuginetta di secondo grado apparentemente nata senza senso del pudore. Si è inginocchiata per spupazzare un po’ mio figlio di tre anni seduto sul passeggino. Lui è felicissimo di tali ed improvvise manifestazioni d’affetto, ma non si rende conto che quella simpatica e bellissima ragazzina ha le gambe completamente spalancate proprio nella mia direzione. Cosa alquanto normale in un località balneare, dove mostrare il proprio costume non è causa di scandalo; però lei sotto al vestitino non indossa niente, se non un misero ciuffetto di peli accuratamente rasati sul pube. Per il resto tanta pelle rosa e soda, due grandi labbra gonfie e spalancate su un clitoride ritto e sbarazzino. Continua a muoversi sulle ginocchia; riempie di moine mio figlio dicendogli in continuazione di essere bello quanto il suo papà… lui ride e io mi eccito. Provo a distogliere lo sguardo, ma non ci riesco. Troppo forte l’istinto. Si accovaccia sulle proprie caviglie ed un attimo prima di rialzarsi afferra il bordo del vestito e lo alza a dismisura, quasi volesse essere sicura di avermi fatto vedere tutto. Ci lasciamo con la promessa di rivederci a breve e la saluto con un bacio sulle guance, ma la mia mente è completamente annebbiata dall’immagine della sua fichetta spalancata. Non sento quando lei mi dice che il suo papà ha la mia stessa età, però dimostra tanti anni di più e che non è simpatico come me. Non le do bada quando si rivolge a mia moglie complimentandosi per aver sposato un uomo dal fisico strepitoso. Io sono completamente andato in “bomba” di fronte alla sua terza abbondante e apparentemente indifferente alla forza di gravità. Mi avvio confuso verso il camper, con mia moglie a fianco che mi fa notare quanto io abbia fatto colpo su quella sbarbatella. Da buona psicologa laureata mi chiede notizie su mio cugino e dopo aver saputo che è un emerito pezzo di merda, ex tossico dipendente e galeotto, enuncia la sua teoria: “Secondo me a quella ragazzina manca la figura paterna…. E per questo la cerca in ogni uomo maturo che incontra!”
Io le do ragione emettendo un grugnito, però mi crogiolo all’idea di aver fatto girare la testa ad una giovincella che, a mio avviso, non avrebbe avuto nessuna difficoltà a trovare qualche altro obiettivo molto più giovane e prestante di me. Cammino inebetito mentre rivedo nella mia mente l’immagine di una fica giovane e piena di voglia, spalancata e messa in mostra solo per me. Un minuscolo ciuffetto di peli neri e cortissimi incorniciato da un altrettanto misero triangolino di pelle non abbronzata. Due piccole labbra rosse e umide che faticano a nascondere un grilletto non ancora rodato a dovere.
Arrivo al camper convinto di dover trovare qualcosa da fare pur di liberare la testa da certe idee malsane. Decido di sfoggiare le mie doti culinarie e propongo una spaghettata alle vongole. Il consenso generale mi spinge ad andare a comperare il necessario e un quarto d’ora dopo sono finalmente rilassato davanti ai fornelli. La pacatezza dura poco perché vedo arrivare la ragazzina di gran carriera a bordo di una bicicletta. Con una mano tiene l’orlo del vestito incollato alla sella e questo mi fa capire che non ha ancora indossato le mutande. Mi sorride mentre rallenta e saluta mia moglie con in braccio il nostro Marco di tre anni. Parcheggia la bici e si dirige subito verso di loro dispensando complimenti, coccole e lusinghe. Io non riesco ad evitare di lanciare uno sguardo verso il sellino appena abbandonato, umido di umori vaginali. Ho una potente erezione e vergognandomi mi giro nuovamente verso i fornelli, ma subito ho una demoniaca idea: “Sandra?!... Mi sono dimenticato il vino bianco! Me lo andresti a comprare?”
Lei si lamenta, poi accetta senza proseguire nella discussione. La ragazzina avvisa di essere venuta solo per avvisarmi che mio cugino sarebbe rientrato al campeggio di lì ad un paio d’ore e sarebbe passato subito a salutarmi. Rimonta sulla bici spalancando le gambe e dopo avermi mostrato tutto ciò che madre natura le aveva donato di bello la sotto, parte e và per tornarsene non appena mia moglie ha svoltato l’angolo. Parcheggia nuovamente la bici e si dirige verso di me con una spallina del vestito completamente abbassata. Solo la punta del capezzolo impedisce al tessuto di “mollare la presa” e mostrarmi una giovane, enorme e soda tetta. “Cosa stai cucinando?” Mi chiede con la voce di una gattina in calore. Infilo il cucchiaio nel mio sugo alle vongole e glielo porto alle labbra. Lei avvolge la posata con la lingua come se fosse la più navigata delle “pompinare”. Emette un gemito di goduria e finalmente il vestitino cede alla forza di gravità. Alla mia vista compare un capezzolo rotondo, paffuto e rosa che in un attimo si inturgidisce arricciandosi in una delle più belle visioni erotiche mai immaginate da un uomo. Vede il mio sguardo lussurioso e ricomponendosi senza mostrare imbarazzo mi chiede: “Non ho mai visto un camper all’interno… ti va di farmelo vedere?”
Acconsento senza discutere, ma sono terrorizzato all’idea di un prematuro ritorno di mia moglie. Sale davanti a me e fa finta di avere dei problemi con i gradini. Inciampa e cade mostrandomi quanto si possa spalancare la fica di una diciottenne. In quel momento rivedo centinaia d’immagini guardate di nascosto sui siti porno nella categoria: “Teen”… e stento a credere di essere così fortunato da poter apprezzare dal vivo uno di quei capolavori della natura. Decido di fregarmene di tutto ed aiutandola a rialzarsi faccio scivolare una mano afferrandole con forza un seno. La stringo a me fino a costringerla ad appoggiare il culo sul mio costume gonfio di maschili ed eccitati ingombri. Sento il suo fisico minuto reagire con un rumoroso gemito e le sue natiche nude strofinare un paio di volte sulla sagoma del mio uccello in tiro. Ho la mente annebbiata dalla consistenza della tetta dura come il marmo impegnata a riempirmi il palmo e ogni volta che con l’indice riesco a sfiorarle la punta del capezzolo, la mia cappella viene sottoposta ad un doloroso, ma squisito spasmo. “Scusa!” Mormora sottovoce dopo un secondo. Si divincola dalla presa e prende a camminare sul corridoio del camper.
Con il fiato corto comincio a descriverle l’ambiente: “Qui c’è il cucinino…qui i letti a castello per i bambini…qui il bagno e qui … la mansarda con il letto matrimoniale…”
“Wow!... Posso salire?”
“Certamente…vai tranquilla.”
Si arrampica mettendosi a gattoni e ancora mi mostra il culo e la fica per una decina di secondi. Non posso fare a meno di notare che si è bagnata ed ora le sue piccole labbra sono socchiuse, lucide, scivolose ed estremamente eccitanti. Per quasi un minuto si aggira nel lettone, poi si siede con le gambe a penzoloni di fronte a me e dopo essersi morsa il labbro inferiore esclama: “Quindi è su questo letto che tu e tua moglie fate le porcate?!”
“Sì!” Rispondo io con voce strozzata. Le sue ginocchia sono a livello del mio viso. La guardo negli occhi e vedo lussuria. Ormai non me ne frega più un cazzo di quello che potrebbe succedere. le cingo le mani sul culo e la tiro a me. Lei spalanca le gambe e mi ritrovo con una fica quasi imberbe a pochi centimetri dalla mia lingua. Non ci penso due volte e affondo la faccia in quel paradiso. Inizio a leccarla come mai ho fatto nemmeno con mia moglie. La ragazzina mi prende per i capelli, divarica a dismisura le cosce e mi obbliga ad spingerle la lingua nel buchino. Mi ritrovo con la bocca inondata di umori dolcissimi, che mescolati alla mia saliva colano sul lenzuolo del letto formando una vistosa macchia di bagnato. La spudorata cuginetta sembra improvvisamente posseduta dal demonio. Con i miei capelli fra le dita tira spinge e muove la mia testa come se fosse un graditissimo giocattolo erotico. Ho la faccia completamente ricoperta di umori femminili e questa cosa mi porta quasi all’orgasmo, ma la giovane amante mi anticipa esplodendo silenziosamente. Le sue cosce si serrano sulle mie orecchie bloccandomi ogni possibilità di movimento. Non sento più alcun rumore, ma da come muove il bacino capisco che sta avendo uno dei migliori orgasmi della sua breve vita. Con gli stessi movimenti di un uomo impegnato a sborrare fra le labbra ad un’occasionale ed eccitantissima amante, mi riempie la bocca di schizzi caldi e abbondanti, quasi impossibili da inghiottire. Mi rendo conto di essermi imbattuto in uno di quegli esseri mitologici chiamati dagli anglofoni “squirter”, ma non posso permettermi di allagare ulteriormente il materasso e quindi bevo quel succo divino fino a quando lei spalanca improvvisamente le gambe e con fare spaventato avvisa: “Sta tornando tua moglie!”
Non c’è la possibilità di farla uscire dalla porta di servizio poiché verrebbe vista, così la faccio sgattaiolare fuori dallo sportello del guidatore. Mia moglie si presenta all’entrata del camper dicendomi: “Marco si è addormentato sul passeggino e il tuo sugo alle vongole sta bruciando!” Mi giro senza rendermi conto di mostrarle una delle più potenti erezioni della mia vita. Il tessuto del costume è tirato a dismisura, tanto che il suo bordo si è staccato dai miei addominali mettendo in mostra l’asta dura di un maestoso uccello. Ho un attimo di black-out nel vedere la mia compagna basita di fronte a tanta ed ingiustificata eccitazione, poi riesco a reagire prontamente: l’afferro per un braccio e la obbligo a salire avvisandola: “E’ tutto il giorno che ti vedo gironzolare con il tuo perizoma in mezzo al culo! Ti piace così tanto farlo tirare agli altri uomini?” Lei si limita a sorridere compiaciuta, s’inginocchia a terra, mi abbassa il costume e s’infila il membro fin quasi in gola. Le afferro la nuca e ricordandomi quanto mi fosse piaciuto lo stesso trattamento ricevuto poco prima, comincio a scoparla come un animale. Quattro, cinque, forse sei spinte, poi esplodo con i denti di mia moglie impegnati a “rigarmi” la cappella. Mentre le eiaculo in bocca lei mena la mia asta dolcemente ed intanto ingoia lo sperma che suo marito avrebbe voluto regalare ad un’altra donna.
“Caspita!... Ne avevi proprio voglia!” Esclama lei mentre si pulisce. “Sì!... Rispondo ansimando. Non ti rendi neanche conto …”
Ceniamo sotto al tendalino. Realizzo che l’orgasmo di poco prima è stato solo un fortunoso antipasto. Non riesco a smettere di pensare a quanto eccitante fosse stato quell’incontro furtivo con la mia cuginetta. Mi accendo una sigaretta e vedo arrivare il motivo delle mie elucubrazioni mentali accompagnato da un uomo sciatto, grasso e decisamente disgustoso. Non ci metto molto a riconoscere in quegli orribili profili il figlio di uno dei miei zii preferiti. Sono disgustato al pensiero che quell’essere immondo porti il mio stesso cognome, ma poi guardo sua figlia e riesco a perdonarlo, almeno in parte. Mentre parlo con lui la guardo di sottecchi vedendola apparentemente vestita in modo più accettabile, ma ben presto mi rendo conto di sbagliarmi alla grande. Indossa un paio di leggins neri e strettissimi. Sopra questi una t-shirt di Hello Kitty di qualche misura in più delle sue, che cade larghissima sopra ad un sedere delle stesse dimensioni di uno splendido mandolino. Mi viene duro al pensiero che poche ore prime quelle due natiche sode e perfette si muovevano affannosamente fra le mie mani e la mia lingua. Ho Marco seduto sulle ginocchia e lei non perde l’occasione per abbassarsi sulle proprie caviglie e riempirlo di coccole. Lo fa giocare ed intanto si muove vistosamente, molto più del necessario. Sotto la maglietta larghissima è completamente nuda e le sue tettone, quasi sproporzionate per l’esile fisico al quale sono state designate, dondolano indisturbate. Strusciando contro il morbido tessuto della T-shirt i capezzoli si sono allungati ed inturgiditi ed ora, al pari di un bastoncino sulla sabbia, li vedo rigare il simpatico musetto di Hello Kitty da sotto. Vorrei allungare due dita per afferrare uno di quei “Chiodi” di carne e strizzarlo fino a farla urlare, ma non posso. Lei ha capito i miei desideri e sorridendomi maliziosamente apre le gambe proprio in direzione della potente lampadina che ci illumina dall’alto del tendalino. La trama di cotone dei leggins è troppo tirata e consunta per nascondere ciò che è stata chiamata a coprire di nero. Vedo distintamente un ciuffetto di peli, poi due labbra gonfie e spalancate a dismisura per far posto a qualcosa che sporge in maniera innaturale dalle gambe di una femmina. Impiego qualche secondo prima di realizzare che la mia giovanissima conturbatrice si è infilata qualcosa di lungo e grosso nella fica. Non riesco a resistere. Cercando di non farmi notare sposto un piede e lentamente lo alzo fino a toccare il lussurioso giocattolo. Sporge di cinque o sei centimetri, ma voglio assolutamente vedere quanto riesco ancora a farlo entrare. Lei fa finta di proseguire con le moine a mio figlio, ma appena sente la mia presenza comincia a fare un leggero, ritmico e sconvolgente su e giù. Con il mio aiuto comincia a masturbarsi e vedo le ondate di piacere percorrerle ogni centimetro del viso. Mi sforzo di parlare con il cugino, però faccio un’immensa fatica e per fortuna mia moglie si avvicina ignorando d’interrompere un pericoloso gioco erotico. Mi alzo in modo nervoso e dichiarando conclusa la serata avviso di aver bisogno di togliermi il sale del mare dalla pelle. Cinque minuti dopo sono chiuso dentro ad una delle tante docce del campeggio: una ventina di strutture tutte eguali, disposte in una fila lunghissima su di un camminamento in mattonelle azzurre e raggiungibile direttamente dalle piazzole di sosta. A destra le donne, a sinistra gli uomini. Sento gli altri rappresentanti del mio sesso cantare o sacramentare sotto il getto di acqua bollente. Ho le mani poggiate alla parete e con la testa abbassata guardo il mio cazzo durissimo e dolorante. Sono indeciso all’idea di farmi una sega o precipitarmi da mia moglie per infilarglielo nel culo. Il piano mi aggrada e con questa convinzione in testa comincio ad insaponarmi. Improvvisamente sento una voce giovane e femminile chiamare più volte: “Papà?... Papààà?... Sei qui?....”
Riconosco il tono della mia spudorata cuginetta, ma non rispondo fino a quando lei fa capire di cercare proprio me, chiamandomi falsamente: “Papà Massimooo… Ti sei dimenticato lo shampoo… dove sei?”
Socchiudo la porta per non mostrarmi con l’uccello duro al mondo intero. Lei mi guarda e sorridendo mi corre incontro esclamando: “La mamma mi ha detto di portarti lo shampoo!... Penso che ti serva… o no?”
Rimango basito per un attimo, giusto il tempo di vederla guardarsi attorno guardinga per poi appoggiarsi alla porta e spingere con forza per entrare. Non riesco ad oppormi o parlare. Mi guarda in faccia, poi abbassa lo sguardo sul mio uccello. Non è completamente duro, mi penzola fra le gambe in stato di semi erezione. Ho la cappella completamente esposta e non è per vantarmi, ma non ho mai fatto brutta figura in fatto di dimensioni. Rimane incantata per un secondo, quindi si toglie la maglietta e finalmente le posso guardare le tette. Due piccoli meloni duri come il marmo. Le aureole sono larghe, gonfie e rosa. I capezzoli spuntano come due caramelline gommose tutte da mordere e succhiare. Ancora non mi muovo, ma il mio uccello sì. Come in una nostalgica erezione adolescenziale si è sollevato imperiosamente al cielo fino a sfiorarmi l’ombelico. Lo sento pulsare e dalla mia cappello viola esce liquido lubrificante. Lei sorride maliziosamente, si gira e mostrandomi il culo si toglie i leggins. Si china leggermente e aprendosi le natiche con le mani mi mostra dove ha nascosto la bottiglietta di shampoo. Capisco finalmente cos’era quel cilindro indefinibile impegnato a deformarle le grandi labbra e il tessuto dei pantaloni. La vedo contorcersi per un attimo e capisco che sta spingendo fuori un “plasticoso” surrogato dalla sua fica imberbe. Questo cade a terra mostrandomi le sue ridicole dimensioni. “E’ la metà del mio cazzo!” Penso orgoglioso, mentre lei appoggia le mani alla porta e mostrandosi da dietro divarica le gambe rilasciando una cascata di umori femminili da labbra gonfie e rosse. Ormai completamente soggiogato dagli istinti mi avvicino, le impunto il glande sul buco della fica, le afferro le creste iliache e comincio a spingere. La ragazzina geme di piacere misto ad ansia. Apprensione rivolta tutta al prossimo ingombro che dovrà accogliere nel suo giovane e fradicio nido. “Così impari a stuzzicare uomini maturi ed esperti… splendida troietta!” Penso fra me e me in un ultimo sprazzo di maschilistica lucidità. Il primo affondo è difficoltoso, ma riesco a penetrarla per un terzo della lunghezza del mio uccello. Questo già mi basterebbe per venire e riempirla di sborra. Lei si irrigidisce per un secondo e sento i muscoli vaginali contrarsi al cospetto delle inaspettate dimensioni accolte. Emette un gemito strozzato prima di rilassarsi e sussurrare con voce rotta: “Cosa mi stai facendo paparino?... Dio mio… quanto sei grosso!... Non vorrai mica spingere ancora?!” Io invece lo faccio… e con la seconda spinta riesco a far entrare più di metà del mio palo di carne. Mi sento strettissimo, molto più stretto di quando sodomizzo mia moglie e questa cosa mi fa morire di piacere. Lei è lubrificata a dismisura, ma io faccio fatica ad imporre le mie “estensioni” maschili. Emette un urletto quasi di dolore che verso la fine si rompe in un vibrato: “Sìììì….muoviti paparino… spingiiii.” Le sue gambe cedono e sono costretto ad afferrarle le natiche pur di non farle abbandonare l’operazione di “impalatura” alla quale si è felicemente concessa. Me la prendo letteralmente in braccio, alla rovescia. Con le mani le allargo i glutei, poi lascio alla forza di gravità tutto il resto della fatica. Lei scende lentamente sulla mia asta fino a quando sento che più di così non posso entrare. Mi manca ancora qualche centimetro, ma non ho voglia, e soprattutto non sento il bisogno di lamentarmi. La ragazzina inizia ad ansimare e miagolare sommessamente, toglie le mani dalla porta e le intreccia dietro la mia nuca. Porta la bocca al mio orecchio destro e prima d’infilarci la lingua mi supplica di muovere il mostro che la sta violando. Mi giro verso lo specchio di cortesia e vedo una ragazzina, forse nemmeno maggiorenne, in braccio ad un uomo di quarantasette anni impegnato a sfondarle la fica. Osservo il profilo del mio membro completamente infilato fra due labbra allargate a dismisura, ma soprattutto sento i gemiti di godimento provenienti da una donna completamente abbandonata al piacere. Di fronte al “porno” più eccitante della mia storia stringo le giovani natiche che ho in mano e comincio a sospingerle su e giù. Dapprima piano, poi sempre più velocemente fino a quando mi ritrovo a far percorrere alla ragazzina tutta la lunghezza del mio cazzo in un ritmico, estasiante e quasi violento movimento. Quarantacinque chili scarsi di femmina che si muovono scompostamente per farsi infilzare. Giunto al culmine la obbligo ad appoggiare i piedi a terra e le mani alla parete. In quel momento riesco finalmente ad afferrarle le tette e a pomparla con la stessa foga di un qualsiasi maschio giunto quasi all’orgasmo. Lei inarca la schiena e al pari di una troia navigata si allarga la fica con le mani pur di agevolarne la dura penetrazione. L’acqua della doccia ci colpisce rumorosamente sulla testa e ci corre sul corpo amplificando a dismisura forme e colori. Emette un urlo liberatorio prima di dichiarare la sua prossima venuta. Mi devo fermare, altrimenti la seguirei a ruota riempiendola di fertile seme maschile. Lei si dimena sulla mia cappella saltandoci sopra come un’invasata. Sono costretto a tappargli la bocca pur di attutire i gemiti di goduria che vorrebbe gridare a squarciagola poi, soddisfatta e sfinita, mi chiede ansiosa di regalarle finalmente il mio orgasmo. Come se non avessi aspettato altro mi sfilo dal suo stretto nido obbligandola ad inginocchiarsi a terra e per la seconda volta in poche ore vengo nella bocca di una donna. Non mi interessa se la sto soffocando o se lei non ha mai ingoiato sperma! La prendo saldamente per i capelli e ritmicamente la tiro a me mentre eiaculo tutto il mio piacere all’interno di una gola apparentemente progettata solo per questo. Nemmeno una goccia cade a terra e una volta passato il terremoto, come se fosse la cosa più naturale del mondo lei mi chiede: “Ti è piaciuto paparino?...”
Sfinito ed esausto le sorrido annuendo. Lei si rialza, mi pianta la lingua in bocca e dopo un bacio mozzafiato mi avvisa: “Domani qui… alla stessa ora?...Sai?!...Non l’ho mai preso nel culo… Paparino!”

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