Attento a ciò che desideri, potrebbe avverarsi

Scritto da , il 2015-08-25, genere tradimenti

Sto guidando ormai da sei ore. Il caldo d’agosto mi uccide e la mia sigaretta elettronica urla vendetta. Il sonno comincia a farsi sentire e per combatterlo apro il finestrino fino in fondo. Devo resistere alla stanchezza perchè le tanto bramate coste della Puglia sono molto vicine. Dopo tanti anni ho a disposizione un’intera settimana di vacanza da trascorre con mia moglie. Io e lei da soli, poi ci aspetta l’appuntamento a Vieste con i nonni e i nostri due figli di dieci e quattro anni. Sento dei rumori provenienti dalla mansarda posta sopra la postazione di guida. Lei si è svegliata e sta scendendo. Le luci della cabina si accendono e dallo specchietto retrovisore scorgo la mia compagna dirigersi verso il bagno. Per un attimo distolgo l’attenzione da un’autostrada trafficata e mi concentro sulle forme di una splendida quarantenne completamente nuda e impegnata a combattere con l’inevitabile ondeggiamento di un camper lanciato a cento all’ora sull’asfalto. Vedo il suo sedere, tondo e tonico, ondeggiare eroticamente sul corridoio. Per una frazione di secondo intuisco le forme di due enormi tette mostrarsi alla mia vista, ma subito dopo queste spariscono dietro la porta della toilette. “Devo fare pipì...” Mi avvisa con fare innocente. Un minuto di attesa e riappare. Controlla inutilmente le brandine vuote dei nostri figli, poi apre la porta dell’armadio ed estrae un accappatoio per indossarlo. Nuovamente distolgo lo sguardo dalla strada e mi concentro sulle conturbanti immagini che il retrovisore mi rimanda. Un metro e sessantotto di femmina allo stato puro. Un “biondone” ossigenato padrone di due enormi tette che sovrastano un pube accuratamente depilato nella zona bikini. Subito mi eccito alla vista di quella misera striscia di peletti rasati sopra un clitoride glabro e liscio come il culetto di un bambino. Si allaccia l’accappatoio in vita e mi raggiunge al posto di guida. Si siede sulla poltroncina dedicata al passeggero, allunga i piedi sul cruscotto e mi dice: “Mi è passato il sonno…Ti faccio compagnia! Desideri qualcosa? Un caffè…. un panino?”
“Una Red Bull grazie!” Lei si rialza, apre il frigo e dopo un attimo è di ritorno con il portentoso liquido saturo di caffeina. Si siede e si accinge a tirare la linguetta d’alluminio per aprire la lattina. “Aspetta!...” La blocco seccamente. “…Non hai caldo?”
“Da morire… ma cosa c’entra?”
“Sai che toccasana sarebbe quella Red Bull per la tua pelle sudata?”
Lei mi guarda assumendo un’espressione seccata, poi sbotta: “Sei il solito porco!... Cosa vorresti vedermi fare? Aprire l’accappatoio e qui… davanti a tutti… in piena vista su un’autostrada… rinfrescarmi le tette con una lattina gelata?”
Ammiccando beffardamente le rispondo: “Non solo le tette!... Da quel che ho visto sei accaldata dappertutto!”
“Scordatelo!... Pervertito!”
Lei sa quanto mi ecciti il pensiero che qualcuno possa vedere e gustare il suo corpo nudo. Siamo sposati da diciotto anni e abbiamo una splendida intesa sessuale. Pur litigando al pari ogni coppia normale, viviamo il nostro rapporto in splendida armonia e condivisione; tranne per un piccolo particolare, una piccola perversione della quale sono succube e che mia moglie non accetta completamente: io adoro immaginarla alle prese con un altro uomo impegnato a possederla davanti a me! Mi rendo conto che questa non è una cosa normale, ma ogni volta che la vedo nuda non riesco a evitare di sognarla nell’atto d’infilarsi il grosso “coso” di qualcun altro nella sua splendida fighetta depilata. Lei asseconda la mia depravazione accettando e godendo delle fantasie erotiche che quotidianamente frullano nella testa di un marito malato. Mentre facciamo sesso le racconto di tutti i sogni ad occhi aperti che faccio, e nei quali lei riveste il ruolo di prima spudorata protagonista. Vi risparmio l’enorme quantità di membri di colore che le faccio accogliere in ogni dove e gustati fino all’ultimo centimetro di lunghezza e spessore. Rapporti sessuali consumati nei più disparati posti e momenti, conditi da schizzi di caldo seme maschile sulla pelle del suo enorme seno, del suo culo, della sua bocca disegnata. Elena, questo è il nome della mia compagna di vita, gode appieno di queste fantasie. Le accetta di buon grado e ascoltandole raggiunge sempre tumultuosi orgasmi. Talvolta si lascia andare all’eccitazione e asseconda i miei desideri inventandosi avventure compiute nei gabinetti di una biblioteca o negli uffici dell’azienda per cui lavora come impiegata. Mi racconta di enormi cazzi succhiati per acquisire un nuovo cliente, di rapporti anali richiesti da qualche fornitore obbligato a sorvolare su qualche fattura non pagata, di giovani bibliotecari impegnati a sbirciare sotto la sua gonna, mentre lei si arrampica sulla scala indicatale come unica via d’accesso al libro tanto cercato. Gonna rigorosamente indossata senza sotto niente, per poter mostrare una fica bagnatissima e disposta a qualsiasi richiesta proveniente da un allupato e inesperto amante. Fantasie… fantasie… eccitanti vagheggi a occhi aperti…. ma purtroppo, solo e soltanto fantasie. Decido di giocare il jolly. Ormai il mio amichetto in mezzo alle gambe si è risvegliato e me lo ritrovo duro e dolorante sotto ai pantaloncini corti della tuta da ginnastica.
“Ma dove lo trovi un altro marito come me, che dopo diciotto anni di matrimonio ancora ti guarda come se tu fossi “la Belen?”
“Aahh sì?!...” Risponde scocciata e compiaciuta allo stesso momento. “Cos’ha più di me quella stronzetta?”
“Niente!... Ma forse lei riesce a mantenere alta, meglio di te, la tensione sessuale di coppia!”
Sono un bastardo, lo so!... Ma in questo momento sto ragionando con l’uccello. Per mia fortuna, ma purtroppo per lei, so che un tale atteggiamento mi porta ad ottenere sempre i risultati sperati.
La vedo accomodarsi sul sedile e osservare preoccupata lo scenario notturno che sfila fuori dai finestrini. L’abitacolo è quasi totalmente buio, illuminato solamente dalle luci del cruscotto e da una mezza luna alta nel cielo. La cintura dell’accappatoio viene sciolta. Non ci posso credere! Lo sta facendo veramente! Il suo corpo nudo appare come d’incanto. Posso vedere le sue enormi tette e i suoi larghi capezzoli impegnati a dondolare assieme all’intera struttura di un camper in viaggio. Ha le gambe distese sul cruscotto. Sono serrate come le porte di una chiesa e mi concedono di vedere solamente un’intrigante striscia di peletti, che come una pista d’atterraggio mi accompagna fino a quell’eccitantissima fessura incaricata di nascondere e proteggere un sensibilissimo, quanto bagnato clitoride. Rallento fino ai settanta all’ora e mi porto sulla corsia più interna. Elena fa rotolare lentamente la lattina sui capezzoli facendoli immediatamente inturgidire, poi allarga le gambe e strofina la Red Bull fra le labbra gonfie e umide del suo nido. Per qualche secondo imita i movimenti di una donna impegnata a masturbarsi con un enorme oggetto fallico. Lo fa andare su e giù emettendo gemiti di piacere che mi portano quasi all’orgasmo, poi sadicamente interrompe il lussurioso passatempo. Apre la lattina e accompagnandola alla mia bocca me la fa leccare proprio lì, nel punto in cui qualche secondo prima il suo grilletto duro e bagnato era scivolato allegramente. “Sei contento adesso?” Mi chiede prima di ricomporsi e assumere un’aria imbronciata.
“No! Ma per ora me lo faccio bastare.” Rispondo sorridendo, mentre mi gusto il suo sapore leccato dal freddo allumino della Red Bull.
“Dai!.... Tieni duro fino a domani. Ho in programma cose turche per queste ferie…. è un anno che le aspetto, e sono fermamente intenzionata a trascorrerle nel migliore dei modi.”
Archivio quelle lascive promesse e a malincuore torno a concentrarmi sulla guida. Dopo meno di un’ora mi accorgo che Elena si è addormentata. Ha reclinato il sedile e si è lasciata andare fra le braccia di Morfeo. Devo andare in bagno e il camper reclama gasolio. Al primo Autogrill disponibile metto la freccia a destra ed entro. Sono costretto a parcheggiare nella zona dedicata ai camionisti. Fermo il mio vecchio Laika fra due enormi T.I.R. e mentre mi slaccio la cintura vengo colto da un insano pensiero. Guardo mia moglie completamente addormentata e illuminata in pieno dai lampioni dell’area di servizio. Lei è li, distesa e coperta solamente da un accappatoio. Solamente un misero nodo in vita impedisce al mondo intero di vedere lo spettacolo sottostante. Rimango a rimuginare quel pensiero per qualche secondo, poi non resisto. Con le dita tremanti slaccio lentamente la cintura e con movimenti accorti denudo Elena per intero. Sotto ai miei occhi vedo tutto ciò che può desiderare un marito dalla propria compagna. Ogni curva al posto giusto, pelle levigata e soda, viso da timida porca e tanta… tanta intesa personale. Lei adesso è davanti a me. Il suo corpo discinto e addormentato è completamente visibile da chiunque transiti fuori dal mio camper. Mi sento in colpa, ma non riesco a fare altrimenti. Sono troppo eccitato al pensiero che il camionista parcheggiato alla mia destra abbia già l’uccello in mano e se lo stia menando all’impazzata. Mi alzo per andare a fare pipì e quando esco dal bagno scorgo dei lampi di luce azzurrognola provenire dall’esterno e colpire in pieno tette e fica di mia moglie. Realizzando i miei desideri qualcuno la sta fotografando, ma non riesco a reagire alla maniera di un marito normale. La ragione vorrebbe vedermi correre e coprire le “vergogne” della mia amata. L’istinto, invece, mi obbliga a rimanere fermo, lasciare al mio uccello la possibilità di indurirsi e godere della situazione creatasi. Do ascolto a quest’ultimo. Mi abbasso i pantaloni e comincio a masturbarmi come un ragazzino infoiato. Con l’uccello in mano corro al cospetto di mia moglie, mentre i flash si fanno sempre più insistenti. Mi metto bene in vista e meno la cappella per qualche secondo poi, dimostrando allo sconosciuto guardone quanto la situazione sia gradita, eiaculo sulla splendida fica della mia donna. Che orgasmo!
Riprendo fiato. Richiudo l’accappatoio e dopo aver fatto il pieno di gasolio mi immetto nuovamente sull’autostrada. Non riesco a capacitarmi di quello che ho appena fatto, ma allo stesso tempo sono appagato, soddisfatto e tremendamente galvanizzato. Per un’ora abbondante rimango sveglio al solo pensiero di quante seghe si farà quello sconosciuto camionista con le foto fatte a mia moglie, poi la stanchezza prende il sopravvento. Metto la freccia a destra per recarmi a Vasto, a mio avviso una sconosciuta località balneare, ma che ben presto si rivelerà essere la meta tanto ambita dai miei insani desideri. Percorro la strada costiera per qualche chilometro, poi come d’incanto compare alla mia sinistra una provvidenziale area di sosta per camper. Mi posiziono davanti al cancello e pur essendo solo le sette di mattina vengo accolto da un gentilissimo e premuroso ragazzo.
“Ciao…” Esordisce con un sorriso. “ Ti serve una piazzola?”
“Sì, per un paio di giorni. Ne hai una all’ombra?”
“No! Ma ti posso dare un posto di fronte alla pineta. Coprirà il sole da mezzogiorno in poi.”
“Perfetto!”
Parcheggio, collego il camper alla rete elettrica, poi risalgo al posto di guida giusto in tempo per vedere mia moglie appena svegliata e adornata da uno sguardo sconcertato. Apre l’accappatoio facendomi notare gli schizzi del mio seme ormai quasi completamente asciutti. “ E’ merito tuo?...” Chiede quasi infastidita. “ Sì… Ti spiego dopo… Adesso vorrei fare colazione!”
Elena si guarda attorno e puntando gli occhi sulla splendida pineta che ha di fronte, chiede: “ Dove siamo?”
“Da qualche parte nel Molise…. Non chiedermi di più!”
“Il mare dov’è?”
“Al di là della pineta… cento metri non di più… almeno così mi ha detto il proprietario dell’area.”
“Voglio andare a vedere!”
Non riesco a fermarla. La mia signora si dà una lavata veloce. Indossa un vestitino leggero e s’incammina velocemente in perlustrazione. Penso che, come al solito, quando tornerà avrà visto solo schifezze e spiagge orribili, invece al suo ritorno si dimostra entusiasta come non mai. Mi dice che la pineta è bellissima e fresca, la spiaggia è enorme, pulita, deserta e il mare è di un azzurro intenso. Le dico di essere molto contento e che mentre mi riposerò dal lungo viaggio lei potrà andarsene a prendere il sole. Un’ora dopo la vedo tirare su le tendine del camper, denudarsi completamente e poi rimanere indecisa di fronte ai tre bikini appena appoggiati sul tavolino. Non resisto a tale vista, mi avvicino da dietro e con una mano le afferro un seno, mentre l’altra va direttamente a solleticarle le piccole labbra.
“Stai fermo! Non ne ho voglia… e mi devi ancora spiegare cos’hai combinato stanotte!”
“E’ molto semplice amore!... Mi sono fermato in una piazzola di sosta e dopo averti spogliata mi sono masturbato come un animale. Sei troppo gnocca. Non sono riuscito a trattenermi!”
Sento la punta del mio dito medio bagnarsi e allora mi faccio più audace.
“A dirti il vero non era una piazzola di sosta, ma il parcheggio di un autogrill e ti ho spogliata davanti agli occhi di un camionista polacco…”
“Scemo!.... Alle otto di mattina hai già voglia di fantasie?” Le sue gambe si divaricano leggermente e la mia mano viene inondata di umori caldi d’eccitazione. “Vuoi che smetto?” Con due dita le pizzico leggermente il capezzolo. Lei emette un gemito. Mi abbassa i pantaloni e mentre afferra la mia cappella fradicia, con un filo di voce sussurra eccitata: “E il camionista?... Cosa ha fatto… quel porco schifoso?”
Tali parole fanno aumentare a dismisura il diametro del mio sesso, lei dimostra di apprezzare quel cambio di stato e subito aumenta il ritmo della sega iniziando a sospirare rumorosamente.
“Non potevo vedere bene amore!” Le dico ansimando… “la cabina del camion si muoveva… sono sicuro che guardandoti nuda si dev’essere fatto almeno un paio di seghe!”
“Addirittura due?” Domanda lei mentre abbassa il busto sul tavolo mostrandomi le natiche spalancate. Sono eccitatissimo. Le appoggio il glande sul buchino più stretto e senza trovare resistenza le spingo nel culo metà del mio attrezzo. Elena emette un urlo di godimento. Le afferrò i fianchi e con violenza comincio a pomparla. Godiamo come matti, ma voglio di più da mia moglie e so come ottenerlo. Con la voce rotta dal godimento confesso falsamente: “ Sai… Quegli schizzi di sperma sulla tua pancia?”
“Sììììì….” Lei ha già capito cosa voglio dirle, e quell’affermazione pronunciata da una donna sull’orlo dell’orgasmo, mi fa capire che devo solo calare l’ultimo colpo: “ Non sono miei!... Il polacco ha aperto la porta del camion e tenendosi con una mano al volante si è avvicinato al tuo finestrino….”
“Ooooddiooo… e cos’ha fatto dopo?”
“Si è segato a pochi centimetri dal vetro… Io ho acceso la luce della cabina perché potesse vederti meglio e poi ho abbassato il vetro…. Quel porco ti è venuto addosso come una fontana riempiendoti di sperma!”
Sento lo sfintere di mia moglie iniziare a contrarsi sotto le spinte dell’enorme orgasmo che la sta squassando. Si sta mordendo le labbra per non urlare. Riesco a fare ancora due affondi, poi vengo assieme a lei riempiendola di seme.
Cinque minuti dopo esce dal bagno e mi sorride: “Sei un porco… ma quanto mi fai godere!”
Contraccambio il sorriso e le chiedo: “Vista la spiaggia desolata… prenderai il sole in topless, vero?”
“Penso di sì…. I bambini non ci sono…. C’è pochissima gente… e non mi dispiacerebbe evitare i segni del costume. Ti da fastidio?”
“Assolutamente no! E proprio per questo ti ho comprato una cosa su internet.” Le metto in mano un microscopico e trasparente perizoma bianco chiedendole di provarlo. Lei lo porta davanti al viso e strabuzzando gli occhi esclama: “ Ma è poco più di un francobollo…. Sei fuori?”
“Dai provalo… Con il fisico che ti ritrovi può solo starti bene! Saresti uno schianto e ti guarderebbero tutti.”
Sono perfettamente a conoscenza di quanto piaccia a mia moglie essere ammirata, ma essendo piuttosto timida e pudica, evita quasi sempre di mettersi in mostra come un pavone. Io la definisco: una “porca fredda”, perché se non fosse per le tante inibizioni causate dall’educazione rigida e bigotta ricevuta da bambina, sono sicuro che andrebbe in giro nuda per le strade eccitandosi ad ogni sguardo maschile catturato. Infatti le fantasie più gradite dalla mia compagna sono proprio quelle dove lei, prima di essere posseduta da due o più amanti vigorosi, viene spiata nelle sue parti più intime, messe improvvisamente e casualmente in mostra.
Con aria scocciata infila il microscopico indumento. Osserva per un attimo il risultato, poi m’inveisce contro:
“Ma lo vedi?... Mi copre a malapena la patata!... Se respiro troppo profondamente mi esce il solco delle grandi labbra e poi… ho tutto il pube scoperto…. e se allargo troppo le gambe questo affare mi va dentro come un filo interdentale.”
“Sorridendo eccitato allungo due dita ed accarezzo lo striminzito ciuffetto di peli sopravvissuto alle grinfie dell’estetista: “Basterebbe rasarlo… e tutto sarebbe a posto. Otterresti un’abbronzatura quasi integrale….”
“Non se ne parla neanche! Accontentati delle tette. E’ anche troppo.”
Deluso come non mai mi butto sul letto. Lei mi da un bacio e augurandomi buon riposo promette di essere di ritorno per preparare il pranzo entro le una.
Alle dodici e mezzo il caldo è diventato insopportabile. Scendo dal letto ed esco. Di fronte a me ha appena parcheggiato un vecchio transit scassato e due ragazzi sui vent’anni d’età stanno tribolando con un tendalino permaloso. Sorrido divertito, li saluto e chiedo se hanno bisogno di una mano. Scopro che hanno ricevuto in prestito il camper da un amico, ma che non ne sanno assolutamente niente. Sono simpaticissimi e in un attimo facciamo amicizia. Li aiuto a “piazzarsi” e poi mi dedico al mio veicolo. Venti minuti dopo sono comodamente seduto su una sdraio e sto gustando una birra freschissima offertami dai miei nuovi vicini. Li guardo per un attimo e vedo due splendidi ragazzi atletici; abbronzati, tatuati e muscolosi. Non capitemi male… non li trovo interessanti. Li sto solo immaginando nudi e avvinghiati alle splendide forme di mia moglie. Sono malato! Ve l’ho già detto.
Vedo Elena in lontananza. Sta tornando dalla spiaggia vestita solo da un bikini nero. I suoi lunghi capelli biondi sono raccolti in una comoda coda di cavallo. Cammina velocemente e a ogni passo la sua quarta abbondante dondola in modo quasi ipnotizzante. E’ uno splendore, e non sono l’unico ad averlo notato.
Ignorando di avere alle spalle il marito, uno dei due ragazzi da una gomitata all’altro ed esclama: “Guarda quella milf! Mamma mia che figa!... Sai cosa le farei?”
Mi metto a ridere silenziosamente, mentre la mia splendida tardona sfila elegantemente davanti ai loro occhi raggiungendomi.
“Perché ridi?”
Osservo fugacemente l’imbarazzo calato sui miei vicini, poi rispondo: “Entra nel camper e te lo dico.”
Dopo due minuti il soggetto ispiratore del simpatico siparietto sta ridendo compiaciuta. Le ha fatto piacere sentirsi dire che i due giovani camperisti l’hanno eletta miss area di sosta e che vorrebbero consegnarle di persona il trofeo conquistato…. In questo caso due… lunghi e grossi.
Pranziamo all’ombra del tendalino e intanto mia moglie fa amicizia con i due giovani fustaccioni. Ride, scherza e cosa alquanto inusuale, si mette in mostra. Imputo un tale abbassamento d’inibizione all’assenza dei nostri figli, che le permette d’interpretare solamente il ruolo di donna e non di mamma. Questa cosa non mi disturba, anzi, vederla andare su e giù dai gradini del camper con il bikini spudoratamente infilato fra le natiche, mi eccita. Questa situazione non mi da fastidio perché loro, i due ragazzoni pieni di testosterone, dimostrano di apprezzare moltissimo il bellissimo culo di Elena. Chissà come mai e per ben due volte, nell’affrontare il primo gradino d’entrata lei è inciampata e subito caduta sul pavimento del Laika stendendosi alla pecorina, mostrando a tutti noi quanto poco mancasse perché il misero costume indossato s’infilasse anche fra le sue grandi labbra depilate. Alle tre di pomeriggio stiamo andando in spiaggia. Mentre tiro il carrellino stracarico di accessori per il mare, le dico a bruciapelo:
“Ti sei divertita a farli morire di voglia?”
“Ma cosa stai dicendo?... Scemo!” Mi risponde per metà arrabbiata e per meta imbarazzata.
“Non dirmi che non hai visto come ti guardavano il culo… e che tu non l’hai mostrato in abbondanza!”
“Ma smettila!... Non è vero.”
“Guarda che non mi ha dato fastidio anzi, per me potevi anche osare un po’ di più…”
“Cioè?”
“Avresti potuto gironzolare nuda per il camper con tutte le finestre e le porte aperte, facendo finta di essere indaffarata a prepararti per la spiaggia…”
“Lo sai di essere seriamente malato, vero?”
“Sì… ma non dirmi che stasera… se comincio a raccontarti di quei due ragazzi impegnati a giocherellare con i tuoi buchini… tu non ti ecciteresti da morire…”
“Sì… Hai ragione, ma quella è tutto un’altra cosa!”
Non proseguo nella discussione. Continuo a tirare il carrello e intanto cerco di capire come mai mia moglie non ammetta l’evidenza. Dopotutto sa benissimo quanto io sia contento di tutto l’erotismo sprigionatosi pochi minuti prima nell’aria. Arriviamo nella splendida spiaggia. Sembra di essere in una Lignano Spiaggia d’Oro degli anni cinquanta. Un’immensa lingua di sabbia gialla quasi completamente deserta. Conto le persone presenti sulle dita di due mani ed esclamo: “Splendido!... Preferisci vicino al mare o qui… ai bordi della pineta?”
“Voglio stare qui. Il più lontano possibile da occhi indiscreti… lo sai che non amo mostrarmi seminuda!”
Non discuto. Apro le sdraio, sistemo gli asciugamani e in un attimo apro e piazzo la tenda da spiaggia che da molti anni ha sostituito l’ombrellone. Una comodità incredibile quando si hanno dei bambini o quando tua moglie si deve cambiare il costume. Apro una seggiola, mi siedo e comincio a guardare compiaciuto lo spogliarello di Elena. Lei si è appena tolta il copricostume, si è seduta e senza apparente imbarazzo si toglie il reggiseno liberando due enormi e splendide tette. Emetto un gemito prima di chiederle: “Vuoi che ti spalmo la crema?”
“Si grazie… soprattutto sulla schiena.”
Eseguo la richiesta, ma poi le mie mani scivolano sotto le ascelle e cominciano a mettere olio solare anche dove non servirebbe. Lei mi lascia fare per un momento, poi mi caccia via in malo modo. Ci rilassiamo sotto al sole e chiacchieriamo allegramente del più e del meno fino a quando, un’ora dopo, vediamo scendere i nostri vicini di piazzola. Vedo i loro occhi perdersi sul corpo seminudo di Elena. Confabulano sommessamente per qualche secondo, poi si dirigono verso di noi.
“Non vorranno mica mettersi qua vicino … con tutto il posto che c’è!” Si lamenta lei nascondendosi il seno con un braccio.
“Ma lasciati andare un pochino!…” Le rido addosso: “Non ti conosce nessuno… goditi il momento!”
Il braccio scende e le due splendide “gemelle” tornano a mostrarsi. Marco e Michele, così si chiamano i giovanotti, ci salutano amichevolmente. Piantano l’ombrellone a non più di cinque metri da noi e dopo aver disteso gli asciugamani si siedono iniziando a commentare il caldo, la spiaggia, il mare, ma sempre con gli occhi addosso alla pelle soda e lucida di mia moglie. Dopo i primi momenti d’imbarazzo Elena si lascia andare. Comincia a sorridere e rispondere alle domande che le vengono poste. In pochi minuti sembra che il fatto di essere quasi nuda di fronte a due sconosciuti non la disturbi più. Adesso chiacchiera e gesticola animatamente, apparentemente incurante del lussurioso ballonzolare dei suoi paffuti capezzoli rosa. E’ diventata improvvisamente logorroica e mentre parla spalanca e richiude le gambe in continuazione, come per attirare l’attenzione anche là… dove il tessuto del bikini ha aderito perfettamente alle sue labbra depilate diventando quasi una seconda pelle capace di mettere in mostra pieghe e anfratti lussuriosi. Mi sto eccitando, ma mi accorgo anche di avere una sete terribile e purtroppo la borsa piena di liquidi dissetanti è rimasta nel frigo. Mi alzo e cercando di nascondere una potente erezione chiedo: “Ragazzi?!... Volete una birra fresca da frigo?”
“Anche due!” Dichiarano tutti quanti. Mi congedo da Elena avvisandola che devo prima passare dai ragazzi dell’aera di sosta, per firmare i documenti d’entrata. “In mezzora penso di essere di ritorno…”
Mentre cammino sulla sabbia rovente, la consapevolezza di aver lasciato mia moglie quasi nuda e in compagnia di due sconosciuti fa gonfiare a dismisura i miei boxer. Sbrigata la burocrazia passo al camper. Recupero le birre e decido di portare in spiaggia anche la mia telecamera. Trascorsi tre quarti d’ora dalla mia partenza m’incammino nuovamente verso la spiaggia. In due minuti sono arrivato alla fine della pineta ed intravedo il tessuto azzurro della mia tenda. Dopo un attimo scorgo Elena comodamente seduta sulla sdraio posizionata in direzione del sole. La osservo da dietro, di tre quarti. Lo schienale è rialzato a metà; le gambe sono spalancate e i piedi poggiati sulla sabbia. Ha il tablet in mano e sembra lo stia utilizzando, ma questo particolare mi fa immediatamente bloccare. C’è qualcosa di strano nella situazione osservata. Con gli occhiali oscurati e sotto il potente sole d’estate è quasi impossibile visualizzare le immagini sullo schermo di un i-pad. E allora?... Perché mia moglie sta fingendo di essere assorta dai meandri della rete Internet? E perché continua a guardare ad intervalli regolari nella mia direzione, come volesse controllare l’inopportuno ritorno di un marito noioso? Voglio andare a fondo di questa cosa, però non posso avvicinarmi di più, altrimenti uscirei allo scoperto. Mi viene un’idea. Mollo a terra la borsa di birre e afferro la videocacamera. L’accendo, la porto all’occhio destro e comincio a zoommare. Adesso riesco a vedere molto meglio e il primo particolare osservato è a dir poco inquietante, strano per mia moglie e allo stesso tempo eccitante. I nodi laterali del suo bikini sono completamente sciolti. Il triangolino del costume è a malapena poggiato sul pube. Le frequenti raffiche di vento muovono in continuazione il misero ritaglio di stoffa spostandolo in continuazione sopra al ciuffetto di peli che dovrebbe nascondere. Sono costernato, ma allo stesso tempo sento di avere una nuova e dolorosa erezione. Sposto leggermente il mirino per cercare i due giovanotti e vedere se sono loro i destinatari di tanta e improvvisa spudoratezza. Sotto l’ombrellone non ci sono. Stringo lo zoom verso il mare e vedo solo Michele intento a sguazzare nell’acqua. Marco non c’è. Faccio per spegnere la camera, ma scorgo qualcosa muoversi dietro a uno dei tanti cespugli cresciuti sul confine estremo della pineta. Inquadro bene l’intricato intreccio di rami arsi dal sole e dopo un secondo di confusione metto a fuoco un paio di boxer da bagno rossi. Ho un tonfo al cuore quando realizzo che questi sono abbassati sulle cosce di qualcuno impegnato a muoversi in modo convulso dietro al cespuglio. Non riesco a credere a quello che vedo. Quasi nuda Elena è seduta su una sdraio posizionata perfettamente in direzione del sole… e in quella del vegetale rinsecchito dietro al quale c’è un depravato individuo nascosto. Lei fa finta di niente, ma non può non essersi accorta di essere spiata. Ma che diavolo sta facendo?... Mi chiedo, mentre mi avventuro nella boscaglia per raggiungere il fortunato voyeur alle spalle. Ci metto un paio di minuti e quando finalmente lo vedo mi blocco un’altra volta e cerco di nascondermi. Sono dietro di lui, a dieci metri di distanza, e posso vedere anche Elena, messa perfettamente di fronte all’occulto spettatore. Ha le gambe spalancate e si mostra falsamente assorta dal suo tablet. Riaccendo la telecamera e la punto direttamente sul suo corpo. E’ completamente lucido di olio solare che fa risaltare ancora di più ogni singola curva. Le gambe continuano ad aprirsi e chiudersi; ad ogni nuovo movimento il costume scivola di qualche millimetro sul pube liberando sempre più la visuale sottostante. Al massimo della spaccata posso intravedere il conturbante profilo delle grandi labbra aperte di mia moglie. Marco sta sbirciando attraverso i rami del cespuglio. Ha l’uccello in mano e si sta masturbando come un forsennato. La porca di fronte a lui è la mia donna! Lo sta guardando di sottecchi e sembra fermamente intenzionata a dare spettacolo. Le gambe si riaprono un’ultima volta, il triangolo del bikini cade sul tessuto della sdraio e la splendida immagine di una fica spalancata penetra le pupille mie e quelle di Marco. Lui inizia a sborrare, mentre mia moglie molto lentamente incarica la sua mano destra di ricoprire un grilletto eretto e fradicio di umori. Sono scioccato! Non so a cosa pensare. Per quale motivo mia moglie fa tanto la santa quando ci sono io, mentre in mia assenza si comporta proprio come nei miei perversi desideri? Rimango inebetito per alcuni minuti, giusto il tempo per vedere Marco sgattaiolare via. Torno sui miei passi, ma quando giungo alla spiaggia mi accorgo che le sorprese non sono finite. Elena è sparita. Non è in acqua e nemmeno sul bagnasciuga. Mi avvicino lentamente e vedo la tenda muoversi in modo strano. Mi accosto silenzioso e cercando di non proiettare la mia ombra sull’esile struttura di stoffa m’inginocchio. Stento a credere alle mie orecchie quando sento i gemiti di godimento emessi da una femmina impegnata a masturbarsi furiosamente. Incredibile! Si è chiusa in una tenda a quaranta gradi all’ombra… per infilarsi due dita nella fica e ottenere così un veloce orgasmo. Vorrei tirarmelo fuori e menarmelo, ma decido in altro modo. Mi alzo e ad alta voce avviso: “Sono tornato!... Dove sei?”
Un attimo d’imbarazzante silenzio aleggia nell’aria, poi una vocina carica di sensi di colpa attraversa la tenda: “Sono qui… mi stavo cambiando il costume… aspettami… arrivo subito.”
Non aspetto. Faccio scorrere la zip e “spalanco” la porta. Lei mi si presenta completamente nuda e seduta sull’asciugamano. E’ ansimante e madida di sudore. Cerca di serrare le gambe per non farmi vedere il lago che c’è al loro incrocio. “Cosa fai scemo!?... Mi potrebbe vedere qualcuno…”
“Cosa stavi facendo?” Le chiedo a bruciapelo facendola arrossire dalla vergogna. “Ti stavi facendo un ditalino?”
“Nnno… no… ma cosa dici?” I suoi occhi sfuggono i miei.
Allungo una mano e raggiungo la fica. Non l’ho mai sentita così bagnata e turgida.
“Aahh no? E allora perchè sei così scivolosa?”
“E’ l’olio amore… devo aver esagerato un po’…”
Sto zitto e le infilo un dito. Da come rovescia la testa all’indietro e dal gemito emesso istintivamente dalla sua gola, capisco che l’ho interrotta un attimo prima dell’orgasmo tanto agognato. Ne infilo un altro e comincio ad andare su e giù. Le gambe si spalancano e lei inizia a godere come non mai. Sembra che non le importi più di poter essere sentita o vista. Spinge i suoi fianchi contro le mie dita in modo forsennato e intanto urla tutto il suo piacere. Senza farmi notare accendo la telecamera. Lei non se ne accorge, ma sto filmando l’orgasmo più intenso della sua vita. Mi chiede di più e allora le spingo dentro un terzo dito. Vorrebbe il mio uccello, ma non potrei più riprenderla e allora vedo il tubetto dell’olio abbandonato di lato. Il suo diametro è degno dell’uccello di uno di quei negroni che ogni tanto immagino alle prese con Elena. Non ci penso due volte, lo afferro e lo appoggio all’entrata della sua fica fradicia. Emette un urlo pieno di goduria, poi abbandona la posizione seduta per cadere di schiena e sollevare il bacino. Con l’aiuto delle dita si apre a dismisura e io spingo il grosso tubo fino in fondo. La stantuffo per una decina di volte e intanto le chiedo se le piacerebbe scopare con i nostri due giovani amici. La costringo a dirmi di sì fino a quando, urlando senza vergogna, viene in una maniera mai vista dai miei occhi.
Cinque minuti dopo siamo seduti sulle nostre sdraio. Il mio uccello urla vendetta, ma voglio assaporare il gusto dolce dell’attesa. Tiro come un forsennato il bocchino della mia sigaretta elettronica e chiedo con un mezzo sorriso: “Mi hai detto che ti stavi cambiando il costume… ma dov’è l’altro?”
Di nuovo le sue gote s’infiammano e non per colpa del sole… credetemi!
“Pensavo di averlo portato…” Farfuglia imbarazzata. Cala un silenzio di tomba su di noi. Capisce che la sto mettendo all’angolo e allora s’inventa una vera e propria genialata pur di non ammettere l’evidenza:
“Vorrei andare al camper a farmi una doccia e togliermi tutto questo sudore…” Si alza, afferra le chiavi, poi con un sorrisetto complice mi chiede: “Dove hai messo i rasoi?... Sai… pensavo che tutto sommato quel perizomino bianco non è una cattiva idea!" Abbassa lo sguardo sulla mia patta e vedendola gonfia a dismisura allunga una mano. Senza apparente vergogna infila le dita sotto il costume e afferra il mio glande gonfio e prossimo ad esplodere. Si guarda attorno circospetta, poi tira fuori metà del mio arnese, si accovaccia al mio fianco e muovendo lentamente la mano chiede: “Vuoi venire a fare la doccia con me?”
Con la gola strozzata le rispondo di non essere in grado di arrivarci. Lei aumenta la velocità della sega, si guarda attorno di nuovo, china la testa e dopo un attimo di pudica indecisione apre la bocca infilandovi delicatamente la punta del mio uccello. Sento il velluto della sua lingua, le afferro la coda di cavallo, tiro e spingo un paio di volte ma poi, quasi all’orgasmo, decido di respingerla: “Mi tengo in caldo per stasera!” Le dico poco convinto. Lei si alza e con un sorrisetto malizioso se ne va. Sono più confuso che eccitato e questa cosa comincia a non piacermi! Un malessere che persiste perfino al ritorno di una donna completamente glabra e coperta solamente da un triangolino di stoffa trasparente. Si siede di fronte a me, si toglie il copricostume e spalancando senza vergogna le gambe mi chiede: “Va bene così?” Il costumino si è infilato completamente fra le sue labbra turgide e l’unica cosa che non posso vedere della sua fica è il grilletto, nascosto sotto a tre centimetri quadrati d’impalpabile stoffa. “Sei… una troia!” Vorrei dirle, ma invece le faccio i complimenti e per un attimo le mostro cosa si è mosso sotto al mio costume. Sorvolo su ciò che è successo subito dopo, quando Marco e Michele sono tornati al loro ombrellone e si sono ritrovati a colloquiare con una femmina praticamente nuda e impegnata a dimostrare quanto trasparente potesse diventare il proprio costume a contatto con l’olio solare. Tralascio tutto questo episodio perché quello che è successo dopo ha dell’incredibile.
Arriva la sera. Ceniamo sotto al tendalino con di fronte a noi Marco e Michele impegnati in una discutibile grigliata di salsicce. Lei ride quando loro le maneggiano come fossero uccelli prossimi a penetrare qualche fighetta vogliosa. Rido forzatamente anch’io, mentre la guardo avvolta in un vestitino nero attillatissimo e semitrasparente. Se si mette in controluce posso vederle perfettamente i capezzoli e se abbasso lo sguardo concentrandomi neanche più di tanto, mi accorgo che non ha le mutandine addosso e il suo pube bianco, completamente depilato, risalta come una lampadina accesa sotto l’esile tessuto dell’indumento. Elena si siede e si rialza in continuazione. Usa un milione di scuse pur di continuare e farlo e ogni volta che lo fa regala a me, ma soprattutto ai nostri due vicini, visioni lampo di labbra spalancate e bagnate. Decido di non farle intendere di aver notato quanto lei si stia divertendo ed eccitando nel mostrarsi così disinibita. Voglio vedere fin dove riesce a spingersi… a quanto porca sia diventata. La risposta a tali domande non tarda ad arrivare. Mi guarda e mi dice: “Sono sudatissima! Qui c’è un afa insopportabile… Vorrei andare a farmi un’altra doccia.” Lo dice a voce talmente alta che potrebbero averla sentita in tutta l’area di sosta. Esce dal camper avvolta nel suo accappatoio cortissimo. Lo tiene chiuso con una mano, mentre nell’altra tiene la bottiglietta del doccia schiuma. Mi guarda e vede quanto ce l’ho duro. Emette un gemito soddisfatto, poi chiede: “Mi aspetti qui mezzoretta?... Ho in serbo per te grandi sorprese!”
Mentendole spudoratamente accetto la proposta, perché ho maturato la seria convinzione di doverla seguire per controllare le sue vere intenzioni. Entro nel camper regalandole la convinzione di non essere osservata, ma lasciando le luci spente mi concedo la possibilità di spiarla dalla finestra del cucinino. Lei fa una decina di passi, sorride in modo lascivo ai nostri due vicini e convinta di aver catturato la loro attenzione lascia cadere la bottiglia di shampoo a terra. Si abbassa a raccoglierla senza piegare le gambe e l’accappatoio troppo corto si arrampica sulle sue natiche. Le lampadine elettriche di tutti i camper attorno le illuminano completamente e distintamente il culo. Pur essendo ad una ventina di metri da me posso distinguere distintamente il solco delle sue grandi labbra dal quale fuoriesce sbarazzino un clitoride sapientemente depilato e cosparso di lucida crema o umori di goduria provenienti da un splendida fica e in calore. Una vampa bollente mi avvolge e non riesco a capire se quello che provo è gelosia mista a stupore, sfiducia, o pura eccitazione sessuale. Ciò che ho appena visto è quello che ho sognato per tutta la vita, ma adesso c’è qualcosa che stona.
Non ho tempo di rimuginare, perché i due giovani stalloni hanno abbandonato il campo e senza preoccuparsi di essere notati stanno seguendo mia moglie. Esco dal camper di corsa, prendo un giro largo e attendo la mia “zoccolona” all’entrata delle docce, ma lei non sta venendo nella mia direzione, ha svoltato a sinistra addentrandosi nella pineta e sembra abbia tutta l’intenzione di arrivare al mare. Rimango sconvolto per un secondo, poi mi rendo conto delle sue intenzioni. Si sta dirigendo verso le docce della spiaggia: due piccoli e scassati soffioni d’acqua contornati da una protezione di paglia logora e piena di buchi. Vedo Marco e Michele imboccare la stessa strada e a questo punto non so più se sono d’accordo con lei o se stiano solamente rispondendo ai lascivi messaggi di una splendida tardona evidentemente allupata. Una cosa è certa! Mia moglie, senza la sicurezza di essere seguita, non si sarebbe mai avventurata da sola dentro una pineta buia e deserta, quindi mi muovo anch’io. Seguo il silenzioso convoglio a distanza fino a quando la boscaglia s’interrompe per dar spazio all’immensa spiaggia deserta e buia. Solo un vecchio neon attorniato da una decina di falene svolazzanti illumina il percorso intrapreso da Elena. Come sospettavo si sta dirigendo alle docce, una fatiscente struttura di vecchie assi dov’è alloggiato anche un puzzolente gabinetto usato da nessuno. Il pagliericcio tutto attorno potrebbe anche essere funzionale durante il giorno, ma di notte, in assenza dell’accecante luce del sole, la flebile luce bianca del neon posto proprio al di sopra dei due soffioni filtra attraverso le fessure e i buchi lasciando veramente poco all’immaginazione di chi è all’esterno. Raggiungo la sabbia anch’io, giusto il tempo per notare mia moglie ormai all’entrata della prima doccia. Si ferma, si gira e con un sorriso compiaciuto avvisa i due maschioni impegnati a seguirla che quella situazione non la disturba affatto, anzi.
Entra e vedo il soffione cominciare a sparare acqua. I due ragazzi raggiungono la struttura subito dopo. Marco, quello che poche ore prima si è fato una sega di fronte alla fica spalancata di mia moglie, si affaccia all’entrata sorridendo. Lui posso vederlo chiaramente, mentre di lei vedo solo un erotico profilo righettato e seminascosto da un logoro canneto. Dopo un breve colloquio, apparso ai miei occhi come una sequenza di rassicurazioni propinate da un giovane uomo con l’uccello prossimo ad esplodere, Elena si gira su se stessa e dopo essersi tolta l’accappatoio si posiziona sotto il getto d’acqua mostrando il culo al giovane interlocutore. Michele è rimasto fuori di guardia e, come me, può vedere tutto ciò che accade nella doccia. Ho il cuore impazzito dentro al petto. Sono agitato, nervoso, arrabbiato e allo stesso tempo eccitato come mai in vita mia. Ho l’uccello fastidiosamente duro, vorrei tirarlo fuori e menarmelo un po’ pur di ritrovare la lucidità perduta. Invece decido di fare un giro largo verso il mare per raggiungere le docce dalla parte opposta a quella presidiata da Michele. Dopo qualche centinaio di passi raggiungo ansimante il mio obiettivo. Oltre a noi pervertiti non c’è nessun altro in giro. Cerco di non farmi vedere e sentire, ma tutto sommato, anche se questo avvenisse non mi interessa perché ho la mente completamente annebbiata. Mi passo una mano sul volto sconvolto e mi avvicino alla pseudo parete di canne marce e rotte. Rimango immediatamente inebetito da ciò che vedo. Elena si sta lavando i capelli completamente intrisi di shampoo; ha entrambe le mani impegnate in questa operazione e cosi facendo lascia la possibilità a Marco di afferrare, maneggiare e titillare le sue enormi tettone. Lei ansima, geme rumorosamente a bocca spalancata e sta strusciando il suo splendido culo contro i boxer di chi le sta pizzicando sapientemente i capezzoli duri come chiodi. Dopo un attimo le mani abbandonano la testa per andare ad infilarsi dentro il costume del giovane amante ed uscirne qualche secondo dopo con quella che io non esito a definire: una clava di carne. Rimango sconvolto nel vedere una cappella enorme, viola e turgida, sparire e riapparire fra le dita esperte di mia moglie. Lui resiste qualche secondo a quella deliziosa sega, poi le spinge il busto in avanti e la costringe a piegarsi sui mitici novanta gradi. Elena non discute, anzi, emettendo un gutturale urlo di piacere si porta le mani al culo per aprire la strada al missile di carne già appoggiato all’entrata della sua fica fradicia. Con una sola e poderosa spinta Marco le infila metà del suo enorme attrezzo facendola quasi gemere di dolore. Le afferra i fianchi e completando l’inserimento dei suoi venti centimetri abbondanti, comincia a pomparla con talmente tanta foga da sollevarla da terra ad ogni affondo.
“Sìììì... continua così…. Dio mio che uccello che hai! Di più… Di più…”
Elena sta urlando tutto il suo piacere e io non riesco a trattenermi. Tiro fuori l’uccello e comincio a farmi una sega al pari di un ragazzino imbambolato davanti al primo porno della sua vita. Di fronte a quello spettacolo penso di potermi concedere un orgasmo, ma mi rendo conto di essere in errore perché lei, la mia pudica e santarellina compagna di vita, non ha finito di stupirmi. Con le dita di una mano artiglia e rompe le canne della misera parete che la separa dal ragazzo lasciato di guardia all’esterno. Le sono necessari pochi secondi per creare un’apertura esattamente grande e alla giusta altezza da permettere a Michele d’infilare il proprio arnese all’interno di essa. Vedo sbucare un’altra cappella bagnata e pulsante; è molto più piccola di quella impegnata a sfondare l’utero della mia donna, ma non riesco ad evitare di pensare a quanto appropriate siano quelle dimensioni per il suo secondo, proibito e lussurioso buco. Posso osservare quel glande sbarazzino solo per un attimo, poiché questo finisce subito dentro ad una bocca spalancata per smorzarne in un secondo le grida di piacere. Sto guardando mia moglie nuda in una doccia. E’ piegata a novanta gradi e dietro di lei c’è un ragazzo di vent’anni che la sta trombando tenendola saldamente per i fianchi. Gode silenziosamente, visto che sta succhiando un cazzo lunghissimo spuntato da una parete degna dei migliori video di “Glory Hole”. Se lo sta infilando in gola quasi completamente e intanto lo mena in una sega lenta e micidiale. Un minuto dopo assisto all’epilogo del primo round. Dopo un avviso strozzato ed un urlo proveniente da dietro il pagliericcio, Marco e Michele hanno raggiunto l’apice. Vedo sperma schizzare dalla bocca e dalla fica di Elena, che continua a muoversi mostrandomi uno dei più grandi orgasmi della sua vita. La sborra di Marco sta uscendo dalle sue piccole labbra e le sta imbrattando le cosce. Quella di Michele cade per metà sul pavimento in legno della doccia e per metà viene inghiottito. L’estremo godimento fa cedere le gambe e costringe la mia donna a cadere per terra, ma Marco le tiene sollevati i fianchi costringendola ad esporre ulteriormente il culo. Il maschietto è appena venuto, ma sembra non avere nessuna intenzione di mollare la presa. Il suo enorme uccello è rimasto duro ed ora, lucido di sperma appena eiaculato, ha ripreso a stantuffare la fica di una splendida quarantenne. Inizialmente sembra che la cosa non piaccia a mia moglie, ma appena trascorso il tempo di una decina di sapienti affondi, i suoi gemiti tornano a farsi sentire:
“Oddio!!.... Ancora?! Mi stai scopando nuovamente?... Sììì…. spingi tesoro!.... Sfondami! Riempimi di sborra… devo farla vedere a mio marito! Devo tornare da lui piena e sporca!...”
Dalla sua bocca scende liquido maschile che non è mio. Si mescola all’acqua della doccia e scorre fino alla punta dritta e dura dei suo capezzoli obbligati a strisciare sul legno bagnato e marcio di una fetida doccia. Vedo perfettamente il culo di mia moglie artigliato dalle mani di un ragazzo impegnato a sfondarle la fica con un uccello enorme. Per un paio di volte lui sbaglia il colpo e fa uscire la sua enorme clava dallo splendido buco di Elena e mi umilia a morte nel mostrarmi una cappella grossa quanto una prugna matura. Frutto immediatamente afferrato dalla “sconosciuta” ninfomane e subito riportato sulla retta via dopo uno strozzato urlo di piacere. Quello che ho sempre desiderato nella mia vita sessuale si sta avverando e non riesco più a trattenermi. Comincio ad eiaculare contro le canne della pseudo parete che mi separa da quel gran troione di mia moglie. Schizzo le ultime gocce del mio seme nel momento in cui Michele entra nella doccia e in quel momento capisco che non è ancora finita. Marco pompa Elena ancora un paio di volte, poi urlando come un animale viene insieme a lei riempiendole nuovamente la pancia. Toglie l’uccello e subito le piccole labbra di Elena lasciano uscire metà di quel liquido denso e chiaro. Michele non ha intenzione di continuare a fare la comparsa. Afferra la coda di cavallo di Elena e tira fino a quando il suo lunghissimo cazzo entra completamente nella bocca della mia donna. Lei non discute, anzi, asseconda quelle violente tirate di capelli e le trasforma nel pompino più eccitante della storia. Gli sta leccando la cappella come solo lei sa fare e mentre fa questo mena l’asta lunga, dura e intrisa di sborra mescolata a saliva. Provo un fremito di piacere quando vedo l’altra mano della mia compagna allungarsi e avvolgersi nuovamente al “Maori” momentaneamente moscio di Marco. Elena è accovacciata a terra, nella posizione assunta da qualsiasi donna impegnata a fare pipì. Adesso ha due cazzi in mano e li sta spompinando a turno. La vedo da dietro e posso scorgere le sue piccole labbra spuntare sbarazzine dal largo solco delle sue natiche sode e rotonde. Un filo di liquido denso e traslucido cola da esse per finire sul pavimento ed essere portato subito via dall’acqua del soffione ancora acceso. I due uomini stanno godendo come animali da monta, e a ogni ingoio del loro membro emettono gemiti di puro diletto. A quarantasei anni suonati sento incredibilmente il mio arnese tornare duro, ma evito di toccarlo perché voglio trattenermi e vedere fin dove riesce ad arrivare la nuova e scatenata libido di Elena. Marco, il più intraprendente, è tornato in possesso della sua mazza degna di un supereroe. Silenziosamente si sposta e va a sdraiarsi sulla panchina senza schienale posizionata di lato alla doccia e usata solitamente dai bagnanti come provvisorio appoggia asciugamani. Afferra il proprio uccello e sollevandolo in verticale chiama a rapporto la sua nuova amante. Lei si gira e alla vista di un vero e proprio totem di carne si muove gattonando verso di lui al pari di una cagna in calore. Lo raggiunge e con fare venerante si accomoda in una pecorina da urlo, poi lo ingoia quasi fino in fondo. La posso vedere proprio da dietro e quello che si fissa sulle mie retine è l’immagine di uno splendido culo completamente spalancato ed esposto allo sguardo mio e a quello di Michele. Lui è più fortunato di me, perché può avvicinarsi e violare senza problemi quella sublime opera d’arte. Le dita di una rude mano maschile vanno a poggiarsi sulle grandi labbra di Elena. Senza tante moine due di queste s’infilano nella fica per uscirne qualche attimo dopo ricolme di lucido lubrificante maschile, che subito viene spalmato sul buchino più stretto della femmina. Lei non recrimina, anzi, togliendo per un attimo le mani dall’asta che sta maneggiando e succhiando con adorazione, si allarga le natiche per favorire l’operazione. Un dito le entra nel culo e lei inizia a gemere. Il secondo entra un attimo dopo iniziando un su e giù perfettamente sincronizzato con il pompino che mia moglie sta dedicando al giovanotto sdraiato sulla panchina. Tutto questo dura fino a quando, staccandosi dalla maestosa cappella che sta ciucciando, la grande troia supplica di essere sfondata anche nel culo, ma nello stesso momento si alza e saltando a cavalcioni su Marco si cimenta in uno smorzacandela da “oscar”. Inizia ad andare su e giù come un’invasata e fra un urlo e l’altro implora di essere presa in tutti i buchi. Afferma di non averlo mai fatto e questo è il momento giusto per provare.
“Nel culo!.... Vi prego!... Anche nel culo!” Urla, fregandosene ormai di ogni inibizione infantile.
Michele accetta l’invito. La raggiunge da dietro e favorito dal momentaneo arresto dei movimenti di Marco le impunta la cappella sul buchino e inizia a spingere. Il culo rodato di Elena si apre senza sforzo alcuno, e ad ogni centimetro di uccello che le entra dentro lei emette un urlo liberatorio. La doppia penetrazione con un vibratore l’abbiamo già provata ed è sempre stata cosa assai gradita, ma mai, ve lo giuro, ho sentito la mia compagna urlare di piacere come adesso. Mi sposto un pochino per avere una visuale migliore e poter osservare la mia Elena presa in tutti i buchi che madre natura le ha donato là sotto. Vedo due maestosi uccelli pompare quasi con violenza fra due cosce lunghe e ben tornite. E’ un tripudio di affondi, urla, gridolini, gemiti ed inviti a darsi da fare di più. Vedo pelle, tanta pelle femminile depilata e bagnata muoversi su e giù fra due aste di carne dura e grossa. Vedo mani impegnate ad allargare natiche e dita accompagnare cappelle fradice dentro a buchi di mia proprietà allargati all’inverosimile. Due minuti di selvaggia cavalcata poi, tutti e tre assieme, i protagonisti del porno più bello della mia vita arrivano all’orgasmo. Le spinte si fanno più profonde, ma meno intense e tanto seme maschile comincia a riempire nuovamente il grembo di Elena. Lei sta urlando come non l’ho mai sentita fare. E’ in preda alle convulsioni. E’ già la seconda volta che viene da quando la stanno scopando in due e sembra non averne ancora avuto abbastanza. Con la voce rotta sta pregando i suoi amanti di spingere e svuotarsi dentro di lei. Loro non discutono ed esaudiscono i suoi desideri fino all’ultima goccia disponibile. Cala un silenzio irreale, rotto solamente dal flusso dell’acqua e dai respiri profondi di tre persone appagate. Mi assale la rabbia e decido di entrare per fare giustizia. Parto con tutta l’intenzione di prendere a pugni chiunque mi si parerà davanti appena varcata l’entrata della doccia, ma mi blocco nel momento in cui Marco cerca di suggellare la propria performance con un bacio in bocca a mia moglie. Lei, ancora distesa sopra di lui e con il corpo di Michele completamente abbandonato sulla sua schiena, si scosta schifata esclamando:
“Vacci piano bellezza!... Per me sei stato solamente un bel giocattolo… Impara a non confondere il sesso con l’amore…”
Detto questo si muove facendo intendere di volersi alzare. Qualche secondo dopo è in piedi, investita in pieno dal getto d’acqua della doccia. Sorride amorevolmente ai suoi due sex-toys ed esclama: “Adesso è ora che ve ne andiate… Grazie… è stato bellissimo!... Credetemi!”
Inizio a correre sulla sabbia per tornare al camper prima dei due stalloni. Lo faccio con tanta foga da perdere le ciabatte, ma non ho tempo per recuperarle. Arrivo alla piazzola con il fiato in gola. Accendo la televisione, afferro una birra gelata dal frigo e mi scaravento sulla sdraio proprio qualche secondo prima del ritorno di Marco e Michele. Mi sorridono forzatamente e dopo un breve saluto spariscono silenziosamente nel loro camper. Mi scolo la moretti da “66” in un baleno e quando vedo il profilo di Elena sfilare fra gli altri caravan in sosta, mi alzo per prenderne un'altra. Sto chiudendo la porta del frigo quando la sento chiamarmi: “Dove sei?... “ Chiede con la classica vocina che usa quando vuole fare sesso.
Mi sforzo di apparire sereno e la invito a salire. Mi faccio trovare seduto sul divanetto e senza tanto esitare le chiedo: “Ma quanto tempo ci vuole per fare una doccia? Sei stata via per più di un’ora!”
Lei sorride maliziosamente, si siede di fronte a me e portando la mano al nodo dell’accappatoio mi avvisa: “Scusa il ritardo… ma mentre ero in doccia mi sono fatta un sacco di fantasie! Mi sono masturbata come una ragazzina pensando a cosa potrei fare a quei due fusti là fuori…”
Apre l’accappatoio e spalancando le gambe mi fa vedere dov’è finita la piccola bottiglia di doccia schiuma che si era portata via un’ora prima. La sua fica è dilatata a dismisura dal grosso ingombro del contenitore, del quale posso vedere solo il suo tappo blu spuntare dalle piccole labbra. Rimango incantato, mentre lei si gira sotto sopra e mettendosi alla pecorina chiede: “Vuoi che ti racconti le mie fantasie?... Ho ancora un buco libero… uno l’ho ormai consumato… se vuoi ti dico cosa mi sono sognata… non te lo puoi nemmeno immaginare di quanto porca sono stata…”
Mi alzo e le impunto l’uccello sul buco del culo. Senza alcuno sforzo lo penetro e comincio a pomparlo con inaudita violenza, perché so che qualche minuto prima c’era qualcun altro lì dentro. Lei inizia a godere, o far finta di farlo, questo non mi interessa più.
“Raccontami!”
le ordino quasi urlando. Lei mi descrive per filo e per segno ogni cosa accaduta pochi attimi prima nella doccia sulla spiaggia. Non tralascia nulla e mi racconta di ogni sensazione provata in quei lussuriosi istanti. Sto quasi per venire, mentre lei mi da il colpo di grazia avvisandomi:
“Sai amore?!... mi sono fatta anche un’altra fantasia… ancora più bella…. se domani lasci la tenda piantata in spiaggia…. Io potrei immaginarmi di entrarci di sera e farmi scopare all’infinito mentre tu mi spii dalla finestrella… ti piace l’idea?”
Esplodo nel suo culo portandomi dietro anche lei. Veniamo insieme in maniera scomposta e rumorosa, ma non mi interessa se i due nostri vicini stanno sentendo. Dieci minuti dopo sono imbambolato sul divanetto con un’altra birra in mano. E’ ormai notte fonda e nulla si muove più nell’area di sosta. Elena si alza e completamente nuda apre la porta del camper. Come se niente fosse scende e sparisce per un attimo dalla mia vista. Rientra facendo finta d’inciampare. Cade alla pecorina sul pavimento e sorride. La guardo e capisco che in quel momento sta mostrando la fica a tutto il mondo. Sorride per un attimo poi, mostrandomi le ciabatte che ho perso in spiaggia pochi minuti prima, mi rimprovera severa: “Quante volte te lo devo dire… di non lasciare le cose in giro?”

Questo racconto di è stato letto 9 5 2 3 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.