Tradito o traditore?

Scritto da , il 2015-07-16, genere tradimenti

Quando, all'inizio della scorsa estate, mia moglie mi disse che non voleva andare in vacanza, provai, inizialmente, una certa meraviglia: " Troppa gente, troppo caos - mi disse mia moglie -preferisco rimanere a casa. Tu, però - aggiunse Maria - continua a lavorare, così conservi le ferie per quando poi decideremo di farci un viaggio". Non obiettai, ma, nei giorni successivi, la meraviglia che avevo inizialmente provato si trasformò in un fastidioso chiodo fisso: ma come, mia moglie che ogni anno non vedeva l'ora di andare in vacanza al mare per rilassarsi ed abbronzarsi, quest'anno preferiva rimanere chiusa in casa in città, praticamente da sola, senza nemmeno un'amica, già tutte in partenza e mi chiedeva, tra l'altro, di continuare a lavorare? C'era un significato nascosto in questa sua strana decisione?
Maria, 32 anni, è sicuramente una bella donna; ci conosciamo da dieci anni e dopo cinque anni di fidanzamento ci siamo sposati. Un grande amore il nostro, fatto di affiatamento, complicità e passione.
Maria, non ha mai voluto lavorare, ma ha ereditato dai suoi genitori due appartamenti in città, con una rendita complessiva che, praticamente, equivale ad uno stipendio. Ha sempre detto che le piace fare la casalinga ed occuparsi di tutte le incombenze relative alla nostra casa e alle sue proprietà. Devo dire che questa sua scelta ben si integrava con il mio lavoro, particolarmente faticoso, con un orario che mi occupa quasi tutta la giornata. Comunque, anche per questa sua vita piuttosto monotona, ogni anno, Maria non vedeva l'ora di "staccare la spina" ed andare con me in vacanza. Quest'anno, poi, avevamo deciso che, proprio durante la nostra vacanza, avremmo provato a concepire il nostro primo figlio.
Cosa nascondeva, quindi, la volontà di mia moglie di restarsene a casa?
Provai a pensare a qualche ulteriore "segnale" che poteva essermi sfuggito per la totale fiducia che riponevo in lei: Maria non aveva minimamente cambiato il suo modo di comportarsi; premurosa, affettuosa e, soprattutto, un'ottima amante. Il sesso, tra noi, continuava ad essere meraviglioso. Maria faceva sesso sempre con gioia e partecipazione; acconsentiva a qualsiasi mia fantasia e spesso era lei stessa a prendere l'iniziativa. Insomma, Maria, in qualsiasi momento avessi avuto voglia non avrebbe mai detto : "scusa, ho mal di testa..."
Di fatto, dopo averci pensato a lungo, arrivai alla conclusione che l'unico indizio che poteva significare qualcosa era quel suo desiderio di restare a casa durante il periodo delle vacanza. Lasciar perdere? Non ci riuscivo, ormai il dubbio si era insinuato. Controllare il telefonino? Sarei stato costretto a leggere anche messaggi di amiche e parenti e ciò mi infastidiva. Decisi di fare io stesso l'investigatore privato: presi una settimana di ferie, naturalmente senza dire niente a mia moglie, e cominciai a seguire ogni suo passo, dal mattino, fino all'orario in cui solitamente tornavo a casa.
Sembrava, inizialmente, un gioco, ma poi cominciai a scoprire una situazione che mi sconvolse profondamente. Non potevo crederci ed utilizzai tutta la settimana di ferie per cercare delle conferme o, come speravo, delle smentite; ma, purtroppo, era tutto vero!
Maria, di fatto, aveva una vita "parallela" a quella che viveva con me: ogni mattina, dopo che uscivo per andare a lavoro, mia moglie usciva a sua volta e si recava all'indirizzo in cui si trovava il più piccolo dei suoi appartamenti; apriva il portone del palazzo e, dopo poco, apriva le serrande della sua proprietà che, per quanto a mia conoscenza, era affittata ad una coppia. Mi resi conto che gli inquilini dovevano aver lasciato l'appartamento e mia moglie se lo era tenuto per sé. Ma perché non mi aveva detto nulla? E cosa ci faceva, da sola, in quella casa? Le risposte a quelle mie domande arrivarono dopo circa un'ora: un uomo, distinto, ben vestito e di circa quaranta anni, arrivò a piedi e citofonò all'appartamento di mia moglie che subito gli aprì il portone. Ero stravolto, ma ancora non riuscivo a crederci. Purtroppo, però, nei giorni successivi ebbi la conferma che la visita di quell'uomo non era un fatto occasionale, ma si ripeteva , agli stessi orari e con le stesse modalità, ogni giorno. Restavano insieme fino all'ora di pranzo, poi, scendevano in strada e, mano nella mano, si recavano in un ristorante nella stessa zona. Dopo pranzo, tornavano nell'appartamento di mia moglie e si fermavano fino al tardi pomeriggio. Verso le diciotto usciva prima l'uomo, seguito, verso le diciannove, da mia moglie che tornava nella "nostra" casa.
Mia moglie mi tradiva chissà da quanto tempo ed era stata così "brava" da non far nascere in me il benché minimo sospetto: sempre affettuosa, sempre premurosa e sempre felice di fare l'amore.
Alla fine della mia settimana di ferie, affrontai mia moglie: Maria, ho scoperto tutto; come hai potuto essere così falsa e cattiva? Che male ti ho fatto per meritare tutto questo? Maria non cercò minimamente di negare: "Giorgio, ti prego, cerca di capirmi, non so cosa mi sia successo: con quest'uomo, conosciuto per caso, è nata prima una bella amicizia, ma poi lui si è innamorato ed io non ho saputo, o meglio, non ho voluto troncare una storia che ormai mi coinvolgeva molto. Vorrei tanto che tu mi perdonassi e mi lasciassi una settimana per riflettere e per decidere definitivamente". Maria, risposi, tu mi chiedi una settimana per riflettere? Ma tu ti rendi conto di quello che hai fatto? Tu non hai bisogno di riflettere, perché chi ama non tradisce e, quindi, tu non mi ami più. Non potrei e non vorrei mai obbligarti ad amarmi, ma tu hai fatto una cosa ben più grave del tradimento, tu sei venuta meno ad un patto di lealtà che ti doveva indurre, anche un attimo prima di andare a letto con il tuo amante, a dirmi che non provavi più amore per me. " Giorgio - mi disse piangendo mia moglie - io non lo so se non ti amo più; ti prego dammi una settimana, una sola settimana per fare chiarezza in me stessa". Cara Maria, risposi, un matrimonio, ma soprattutto un amore, un vero amore, non ha bisogno di periodi di verifiche e riflessioni. Ti ripeto, continuai, tu non solo non mi ami più, ma, cosa ancora più grave, non sei stata leale nei miei confronti. Per questi due motivi, conclusi, con grande dolore, ti dico che il nostro matrimonio finisce oggi.
Maria, andò via di casa la sera stessa e mi disse che si sarebbe trasferita nel suo appartamentino.
La mia vita fu letteralmente sconvolta; ero solo, mi stavo lasciando andare e spesso desideravo morire. Mia sorella Rita, 31 anni, tre anni più piccola di me, era reduce di una storia d'amore finita male, ma, in quel periodo mi fu di grande conforto e volle trasferirsi, momentaneamente, da me.
Passarono circa quindici giorni, quando, una sera, ricevetti una telefonata che mai mi sarei aspettata: "Pronto, parlo con il sig. Giorgio?" Sì, risposi, lei chi è? " Mi chiamo Renato e sono la persona con la quale sua moglie l'ha tradito". Il sangue mi salì alla testa e cominciai a tremare: Hai una bella faccia tosta a telefonarmi, che vuoi? " Signor Giorgio - mi disse - credo che lei abbia diritto ad una spiegazione e, quindi, vorrei incontrarla". Guarda, risposi, che se ci incontriamo, potrei anche darti un pugno sul naso! " Se dopo aver parlato meriterò un pugno, lo accetterò, ma, la prego lasci che mi spieghi". Alla fine acconsentii ad incontrarlo; ci saremmo visti l'indomani, in una caffetteria del centro.
Quando lo vidi arrivare lo riconobbi subito; era l'uomo che, ogni mattina, incontrava mia moglie. Mi disse che si chiamava Renato ed era un professore di latino e greco al liceo classico "Ugo Foscolo". Cominciò a raccontarmi la sua storia: " Signor Giorgio, la prego di credermi, io non sono uno scombina famiglie. Sono un uomo divorziato, perché tradito più volte dalla mia ex moglie e, quindi, conosco molto bene il dolore che si prova. Quando ho conosciuto Maria, pur sentendomi molto attratto da lei, non sarebbe successo nulla se non mi avesse detto che viveva da sola ed era divorziata già da alcuni mesi. Non le nascondo che me ne innamorai e, forse, fu per amore che non approfondii alcune sue "stranezze": ad una certa ora dovevo andare via, perché lei la notte la passava nell'abitazione del padre disabile e non dovevo mai telefonarle, perché avrei infastidito il genitore. Accettai queste condizioni, credendo a queste sue motivazioni, anche se con qualche perplessità. Quando lei ha detto a sua moglie di aver scoperto tutto, la sera stessa, Maria, finalmente, mi ha detto tutta la verità ed io, senza il minimo dubbio, le ho detto che non desideravo vederla più. Maria, molto affranta e triste mi ha detto che era giusto così. Ecco, le ho detto tutto! " E adesso, risposi, da me cosa vuoi? Che diventiamo amici? " Non so se potemo diventare amici - riprese Renato - ma quello che mi interessa è che lei non mi porti rancore. Vede, Signor Giorgio, noi siamo due vittime: Sua moglie ha tradito lei con me e me con lei. Siamo entrambi traditi e traditori, nostro malgrado! Adesso se merito quel pugno me lo dia, altrimenti stringiamoci la mano". Gli strinsi la mano e scappai via.
Raccontai tutto a mia sorella Rita che rimase favorevolmente colpita dallo stile di quest'uomo.
Qualche sera dopo, ci fu un'altra novità: Renato mi chiamò per chiedermi di vederci per bere qualcosa insieme e fare quattro passi. Gli risposi che, se voleva, poteva venire da me, così non avrei lasciato mia sorella da sola. Si presentò con un fascio di fiori per Rita e, devo dire, la sua compagnia fu molto gradita.
Renato, ormai veniva sempre più spesso a casa mia e mi ero accorto della simpatia che c'era tra lui e mia sorella. Un giorno mi telefonò e mi sbalordì ancora una volta: " Giorgio, mi dai il permesso di uscire questa sera con Rita? Naturalmente la riaccompagno a casa entro la mezzanotte". Non c'è nessun problema, risposi, anzi, mi fa piacere che Rita si distragga un po'. Renato sembrava un uomo d'altri tempi!
Passarono altri sei mesi, quando Renato mi chiese " la mano" di mia sorella Rita; erano innamorati e volevano sposarsi al più presto. Qualche giorno prima del matrimonio, Renato, un po' imbarazzato, mi fece una strana richiesta: " Giorgio, Rita ed io, vorremmo invitare, al nostro matrimonio, Maria. Sappiamo, però, che tu potresti non gradire di rivederla e, quindi, la inviteremo solo se tu sei d'accordo". Il matrimonio è il vostro, risposi, e avete il diritto di invitare chi volete; per quanto mi riguarda, comunque, non ci sono problemi.
Il giorno del matrimonio, Maria arrivò, nella sala del Comune, in perfetto orario, Cazzo, quanto era bella! Maria abbracciò e ringraziò gli sposi per l'invito; subito dopo si strinse forte a me e non mi lasciò un istante sia durante la cerimonia al Comune, sia durante il festeggiamento in un locale nelle vicinanze della nostra città. Parlammo del più e del meno, ma, poi, Maria mi chiese di accompagnarla sul terrazzo del locale: " Giorgio - mi disse - come sono felice di stare con te; tu pensi che potremo continuare a frequentarci, magari per andare a cena insieme?" Se mi chiedi solo questo, risposi, posso anche risponderti di sì, ma non chiedermi altro. " Giorgio - rispose Maria - sapessi quanto ti amo e quanto sono pentita per quello che ho fatto; ma tu escludi che ci possa ancora essere un futuro per noi?" Maria, adesso ti rispondo con quella lealtà che avrei voluto da te: io ti amo ancora tantissimo, ma non sono più sicuro di te e un rapporto senza fiducia non può nascere. " Amore mio - riprese Maria - io ho sempre amato solo te e te lo dimostrerò restando sempre al tuo fianco ed aspettando, pazientemente, che tu mi faccia tornare nella nostra casa". Poi, tra il serio e lo scherzoso, Maria aggiunse: Ma non farmi aspettare troppo, non farmi diventare vecchia, perché a quel bambino che volevamo mettere in cantiere, io ci penso sempre".
Quella notte non riuscii a dormire.

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