Nerd is better

Scritto da , il 2015-06-30, genere feticismo

Quando lo conobbi fu perchè un amico ci invitò a casa sua in cui era presente anche Andrea. Eravamo entrambi studenti universitari nella stessa città e qualche volta mi era capitato di incontrarlo per caso.
quel giorno, invitata al suo coinquilino con cui andavo a lezione, mi presentai con il mio ragazzo per una cena veloce e poi decidemmo di uscire.
In tutto eravamo in cinque, il mio amico (gianluca), la sua ragazza, io, il mio fidanzato dell'epoca e andrea.
Era un ragazzo estremamente tranquillo, quasi timido, in confronto al suo metro e novanta e al suo torace largo.
Aveva degli occhi ingenui, e una arruffata di capelli ricci che mettevano simpatia.
Con me non parlava, e non mi conosceva ancora, anche se io con aria impertinente mi ero presentata a lui durante la cena, senza aspettare nessuno.
Avevo iniziato con un:
"Ciao, non penso ci conosciamo, quindi prima che diventi imbarazzante, il mio nome è ingrid"
Perchè le mezze maniere, non erano mai state il mio forte

Non vidi andrea per un intero anno, nel quale, della sua presenza quasi me ne ero dimenticata se non fosse per qualche breve sguardo lanciato tra il passaggio da un aula e l'altra.
Era strano.
Non lo conoscevo, e anche se avevo passato una serata con lui, gli unici con cui aveva parlato era con il coinquilino e la ragazza.
Almeno, fino a che non ruppi.

Mi mollai con il mio ragazzo, che diciamocelo, era la storia della mia vita, e ci misi mesi per riprendermi.
Faceva male, e si notava in ogni dove, tanto che il mio amico mi propose di andare con loro a una fiera dei cosplay.
Sapevo cosa fossero in realtà, ma non mi ero mai interessata alla questione.
Però, convinta che potesse essere una buona idea, mi dissi perchè no, in fondo non avevo di meglio da fare.
Tra gli amici vari c'era anche Andrea, con una giacchetta in pelle, una parrucca nera, dei jeans strappati che cercava di fare il duro di qualche anime con risultati alquanto strani.
Era ironico, dolce, e fuori di testa come pochi.
Non ci mise molto a rendersi conto che dietro le apparenze di una bella ragazza normale
(Non ero mai uscita con nessun nerd, per il semplice fatto che di quei pochi amici che avevo del genere, nessuno aveva avuto il coraggio di chiedermelo dato che, superavo la media delle ragazze in bellezza con il mio 1,75 e una 40 scolpita come una modella)
riuscivo a essere fuori dai canoni e divertente.
Non c'era niente che mi sconvolgesse, neppure farmi spiegare tutti i tipi di Hentai da lui e il suo amico che dovevano abbassare i toni per non farsi sembrare dei maniaci.
Mentre il Gianluca guardava un action figure di una ragazzina loli mezza nuda, ridacchiai di gusto al ricordo delle lezioni appena ricevute sulla materia.
"Guarda qua che pervertito..."
"Credi che lo sia?" mi rispose, interessato a vedere la rispota.
"Credo che qui, tra i tre, tu non sia il più pervertito"
Gianluca sgranò gli occhi in mia direzione, e poi fissò Andrea e l'altro amico che ci accompagnava, non avendo strane idee su quei due e chiedendosi a chi mi riferissi.
Ma io, non ero solita farmi ingannare dalle facce pulite.

Nel ritorno a casa, ormai avevo preso a punzecchiare Andrea.
Avevo capito che potevo prendermi quella libertà e mi divertivo a mettermi appositamente in pose osè per vedere l'effetto che faceva.
Sapeva che lo facevo apposta, e non riusciva che a girare la testa rosso in faccia balbettando qualcosa.
Bastava mi piegassi ad allacciare una scarpa. entrassi in auto.
Il suo imbarazzo mi divertiva, e mi eccitava allo stesso tempo.
Il mio corpo, aveva il controllo su qualcuno senza spogliarmi o senza toccarlo.

Qualche giorno dopo, colpita da quel ragazzo furbo ma molto timido e con l'imbarazzo facile, mi decisi ad autoinvitarmi a studiare dal mio amico.
Casualmente, lui non c'era, e quando Andrea mi aprì mi sentii un io a quel punto, imbarazzata ad autoinvitarmi senza una scusa.
Lui però non si fece scoraggiare, e come un vero uomo di casa, mi fece accomodare in salotto e mi chiese se volevo qualcosa.
Inizialmente la cosa sembrò strana ad entrambi, ma non passò molto tempo, che tra una cosa e l'altra quella sensazione di complicità era tornata e si era ampliata.
Non avevo dubbi che non avrebbe fatto niente, ma allo stesso tempo, non volevo succedesse qualcosa.
Mi ero lasciata da troppo poco, e il mio amico sarebbe potuto tornare da un momento a quell'altro.
Così tentennai tra un'attacco e una parata.
L'unica cosa che mi colpì, fu il notare che toccandogli un braccio per chiedergli di un manga su un comodino, fece un piccolo urlo che assomigliava ad un gemito.
La cosa mi sconvolse, in un primo momento, ma nel secondo, ero già pronta a prenderlo in giro sfiorandogli il braccio.

Quando arrivò gianluca tutto si acquietò tornando alla normalità.
Io e andrea cercammo di fare i seri tutto il tempo anche se Gianluca aveva capito che qualcosa era partito e non sarebbe tornato.
Il suo sguardo era eloquente, e passava da uno all'altro con scritto in faccia che aveva già capito tutto, mentre io lo prendevo in giro, lui ribatteva, e per contro io gli passavo la mano sul braccio facendolo annaspare.
Ero piuttosto brava a muovere con eleganza le mie dita sulla sa mano, e facevo passare a filo i miei polpastrelli sulla sua pelle.
Abbassava la testa, ansimava, e io contemplavo il mio controllo dato dal semplice accarezzare un arto di uso così comune.
Accarezzavo le sue dita tutte assieme, roteavo sul polso, scendevo sul pollice, ritraevo tutte le altre e ripartivo con solo l'indice a massaggiare la rientranza tra pollice e indice suo.
Il suo viso era rosso, tentava di non far percepire i suoi ansimi, e teneva gli occhi bassi.
Se per caso, vedevo venir meno il mio effetto su di lui, ecco che partivo a risalire verso il braccio con centri concentrici.
Per contro, Gianluca ci interruppe facendoci notare che forse, avremmo dovuto studiare visto che era seduto proprio di fronte a noi.
Imbarazzati anche se non avevamo fatto niente, Andrea decide si sedersi di fronte a me. mentre gianluca passò al mio fianco per illustrarmi degli esercizi di statistica.
Mentre il mio amico non guardava, sfilai il sandalo che avevo sul piede con l'altro, e ripresi a massaggiare la gamba di Andrea che fingeva di leggere un manga. (aveva i pantaloni corti a mezza gamba)
Mi lasciò fare, sempre più visibilmente eccitato anche se cercava di non far trasparire nulla, e io, gestivo in maniera incredibilmente capace lui e gli esercizi.
Sentivo i peli sotto il mio piede, li attocigliavo, ci giravo attorno, li prendevo inarcando le dita e li tiravo con delicatezza.
Prendevo addirittura l'osso della gamba tra il pollice e le altre dita, e facevo passare su e giù il mio piede come se gliela stessi masturbando.
Lì non ci vide più, mi prese il piede, e se lo mise sul ginocchio.
Il movimento brusco che da sotto il tavolo si notava, venne scusato a Gianluca come
"Sono stato distratto da una zanzara"
Per un po' andò tutto bene, con que piede 38 magrissimo, lungo come pochi e con una caviglia sottilissima.
Il collo del piede, a comando oltretutto, si piegava in un allungo naturale da ballerina che gli dava una grazia tutta sua senza che la pianta si arriciasse.
Era un capolavoro.
Un capolavoro con un piccolo neo piatto sopra che adoravo.
Andrea non resistette a lungo, e sconvolta, mi ritrovai ad essere io la preda.
Lo massaggiava e lo accarezzava con una mano sola con una dolcezza che non avrei mai creduto possibile.
Il suo tocco era leggero, non era sensuale, era, amorevole e rispettoso.
Lento tanto da farti salire un brivido per tutta la colonna vertebrale, e non appena volevi chiederne ancora, quello dopo era più forte del primo.
Nel giro di qualche minuti, solo perchè un ragazzo mi stava accarezzando il piede, mi trovai eccitata come non mai.
Non riuscivo a capire perchè.
Lui in tutto questo, sembrava farlo quasi per gentilezza, senza rendersi conto del
supplizio che mi procurava, anche se percepivo la sua eccitazione al contatto.
Ormai avevo capito, la sua passione per i piedi.

Quella sera mangiai una pizza lì. Non c'era bisogno che dicessi niente a Gianluca. Ormai aveva capito, e in breve con una scusa ci lasciò da soli in cucina.
Tra uno scherzo e l'altro l'aria era molto più seria e più carica ed mi trovavo di nuovo in una strana aria di timidezza prodotta dal fatto che ci desideravamo entrambi, e stavamo solo aspettando il momento in cui sarebbe scoccata la scintilla di una miccia già accesa.
"Perchè mi hai accarezzato con il piede prima?"
"volevo darti fastidio"
Rimane zitto a fissarmi timido e imbambolato
"Ti piacciono i piedi, vero?"
"Mi piace tutto, ma per i piedi ho una passione. Non saprei neppure dirti perchè. è che mi vergogno, sembra una cosa strana..."
"Non è strana" lo rassicuro io con uno sguardo di intesa.
Quella stranezza non mi mancava in nessun modo di rispetto.
"e cosa ti piace fare con i piedi?"
Abbassa la testa, e parla dalla sua chioma riccia scompigliata.
"Baciarli, leccarli... "
"Ti è mai capitato?"
"..no"
In quel momento capisco
"Hai mai avuto una ragazza?"
"Una volta, per una sera"
Ridacchio, imbarazzata ma senza volerlo ferire
"Quello non è avere una ragazza!"
Si imbarazza ancora di più e borbotta qualche scusa per difendersi
"Comunque, dovresti fare più coraggio e chiedere"
I suoi occhi diventano ardenti, convinti, ma allo stesso tempo distanti.
"Ingrid, posso baciarti i piedi?"
Nessuno mi ha mai baciato i piedi, perchè mi hanno sempre dato fastidio.
Ma annuisco, con quel mio modo di fare tra l'espensivo e il remissivo.
Senza che neppure me ne accorga, mi prende in braccio dalla sedia, e mi appoggia delicatamente sul tavolo dove poco prima abbiamo mangiato e torna a sedersi.
Mi appoggio con le mani al tavolo dietro di me e sento bollirmi l'eccitazione di prima.
Mi sfila entrambe le scarpe, e poi prende a baciarmi i piedi da sopra i calzini.
Posso sentire le sue labbra dalla stoffa, in un contatto lieve.
Non so quanto sia la mia mente e quanto il mio corpo a mandarmi impulsi di eccitarmi, ma sento il bisogno di quello che ho tra le gambe di dovermi sfregare da quanto sono eccitata.
Lui va piano, con calma.
è preso mente e corpo da quel piede, e lo sfiora come una reliquia.
Lo guarda, lo studia, lo bacia.
Mi bacia la caviglia scoperta, mentre inizia a sfilarmi un calzino, e al culmine ansimo.
Lui mi guarda sorpreso da quella novità che non comprende.
Non è in grado di capire che non è l'unico a godere.
Arrossisco, mentre annaspo.
Non sono in grado di capire neppure io come faccia.
La cosa lo rincuora un po' e riprende, mi spoglia il piede facendo scivolare via il calzino e ora sento, le sue morbide labbra sui miei piedi.
Ha delle labbra fantastiche.
Sono piccoli baci, piccoli e lenti, calcolati con estrema cura, che mi lasciano senza fiato.
Ogni uno di quelli è un piccolo orgasmo dentro di me.
Avvicina le labbra al mio mignolo del piede, socchiude le labbra, e lo succhia leggermente.
Sento quel piccolo, minuscolo, prolungamento del mio corpo a contatto con le sue labbra carnose.
La sua bocca è calda, accogliente, e la lingua morbida e avvolgente, ci lavora attorno senza fretta.
Non posso credere che non abbia mai avuto una ragazza.
Probabilmente, non sanno con chi hanno a che fare.
Se lo sapessero ci sarebbe la coda.
D'un tratto, quando entrambi siamo talmente carichi che stiamo ansimando tutti e due, si rialza.
Il suo viso viene coperto da quei riccioli indefiniti, e lo vedo solo riprendermi in braccio.
Per lui sono una piuma, il suo abbraccio e forte e le sue movenze delicate come i baci che mi ha dato prima.
è proprio il suo modo di fare.
Non riuscirebbe ad essere rude neppure volendo.
Si piega su di me, con delicatezza e mi bacia.
Mi sciolgo in quel bacio in cui riverso tutta la passione tenuta dentro che ha fatto nascere in me.
Mi dispiaceva, era la consapevolezza che dovevo tornare a casa quella sera.


Ancora adesso, solo al pensiero della sua bocca sui miei piedi, non riesco a immaginare nient'altro di tanto eccitante come quello



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