Dammi la tua bocca

Scritto da , il 2015-06-20, genere gay

Lo sono da sempre, ma sono pochi a sapere della mia attrazione verso i ragazzi. A dire la verità lo sa solo la mia migliore amica, ma credo che per come io mi comporti lo abbiamo intuito anche parecchi mie amici, e non solo.
Mi sono sempre spinto oltre, oltre il limite dell'imbarazzo; mi sono sempre, per concretizzare, strusciato sui jeans di qualche mio amico etero, giusto per vedere la reazione di coloro che si battevano il petto essendo fieri di essere ciò che erano. È sempre stata una mia fantasia sessuale questa: sedurre un ragazzo etero, farlo mio, farmi lavorare da lui, assaggiare il suo corpo. Avevo preso di mira già una persona, aspettavo solo il momento giusto. Lui si chiamava Giuseppe, sulla trentina, alto, barba abbastanza folta, abbastanza fisicato e anche dotato, io avevo solo diciotto anni e qualche centimetro in più di altezza.
Una sera uscimmo insieme con il nostro gruppo di amici, ovviamente anche lui si era inserito dal momento che la nostra comitiva spazia dal più piccolo di 16 anni al più grande di 30, lui. È sempre stato un tipo giocherellone, gli è sempre piaciuto stuzzicare le persone, toccarle, per giocare, come si fa tra ragazzi etero di solito.
Quella sera, quella sera avevo deciso di prendere la palla al balzo. Avevo una voglia irrefrenabile di assaggiare la sua bocca, di poggiare le mie labbra sul suo membro. Ne approfittai: lo presi da parte con la scusa di dovergli chiedergli un parere. Tutto sembrava andare liscio come l'olio. Ci appartammo lasciando il resto del gruppo più avanti. Eravamo in un piccolo tunnel, nessuno poteva vederci, e sono sicuro che lui si stesse chiedendo il motivo della scelta di quel posto. Mentre facevo tutte queste riflessioni mi avvicinai, lentamente al suo orecchio, sussurrandogli piccole cose mentre gli mordevo dolcemente l'orecchio: lui capì subito la mia intenzione, ma con grande sorpresa invece di respingermi sembrò stare al gioco, mi sbattè vicino al muro con le braccia intorno al collo. "Sì, parlami ancora. È il massimo della tua sensualità?". Là esplosi. Avevo un'erezione assurda, così come era la sua. La potevo sentire. Dura, forte, grande. La volevo. Misi la mia mano sulle sue labbra, le sfiorai scendendo piano piano sulla camicia che portava. Era ora di darsi una mossa. Delicatamente gli sbottonai tutti i bottoni, accarezzai quei pochi peli sul petto e iniziai a baciare i pettorali. Erano perfetti, duri e profumati. Ero in estasi. Inizia a leccargli i capezzoli. Lui? Lui gemeva, mi incitava: "Aaah! Continua, ti prego. Non ti fermare. Muovi quella lingua!". Stavo impazzendo dal piacere. Decisi che era ora: gli abbassai subito i jeans e iniziai a massaggiargli il cazzo dalle mutande. Era in tiro, davvero mostruoso e bagnato. Riuscivo a vedere la forma dalle mutande. Non resistetti a lungo, tolsi via le sue mutande e iniziai a prendere in bocca quella cappella, quella che avevo da sempre desiderato. Provai una sensazione assurda. Misi la cappella tra le mie labbra carnose facendo su e giù delicatamente per abituarlo al movimento. Lui si dimenava, gemeva come un pazzo. Capii che gli stava davvero piacendo quando mi prese dai capelli con una mano e aumentó il ritmo. Andavo sempre più veloce, giravo sempre la lingua intorno la sua cappella, mi sbatteva sempre il cazzo in faccia.
"Ti prego, fammi venire in bocca". Lo accontentai, volevo sentire il suo seme caldo nella bocca per poi farlo scendere in tutto il mio corpo. Sollecitai le sue palle, continuai a leccarlo, fin quando non mi venne tutto in bocca. Godevo, godevo come un matto. Mi alzai con il suo seme ancora in bocca, lo sbattei al muro, lo bloccai, mi avvicinai e iniziai a baciarlo trasferendogli il suo seme in bocca. Limonammo come pazzi, sentivo la sua lingua scoparmi la bocca, accarezzare la mia, bagnare le mie labbra. Io intanto avevo la mia mano tra i miei jeans. Mi tirai una sega fantastica, bagnando mi subito e tutto. Lui fece cenno di voler invadere la mia intimità, voleva mettermi a 90° per incularmi, ma non glielo permisi. Lo lasciai lì, con la voglia di fare ancora qualcosa con me. Ero sicuro che al prossimo incontro avremmo fatto di meglio. Lo lasciai con uno sguardo malizioso che ricambiò facendomi eccitare ancora di più. Avevo deciso: rivolevo quel cazzo, dietro. L'avrei avuto un altro giorno perché tutto ciò che voglio lo ottengo.

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