Mia moglie con mio figlio 1

Scritto da , il 2015-03-30, genere incesti

Questo è un raccontro trovato in rete qualche anno fa, su un sito che forse non esiste più neanche.
Io l'ho modificato ed ampliato secondo le mie fantasie.


Possiedo un'azienda nel settore tessile ben avviata e gli affari vanno molto bene. Un bel giorno, un bel venerdì di sole, decisi di fare una sorpresa a mia moglie Stefania, architetto, e a mio figlio Bruno, che aveva dato l’ultimo esame di Economia e Commercio di quell’anno, portandoli a fare una gita fuori città. Era agosto, e di lì a qualche giorno saremmo partiti tutti per le ferie. Mia moglie e mio figlio erano a casa.
Sbrigata la posta e un paio di appuntamenti della mattinata decisi di lasciare l’ufficio prima di pranzo, tanto sarei comunque stato reperibile tramite cellulare e poi in quel periodo, a ridosso delle ferie, il lavoro non era moltissimo.
Arrivai a casa prima di mezzogiorno, e parcheggiai in strada evitandomi la seccatura di mettere la macchina in garage, tanto più che mi immaginavo saremmo riusciti in pochi minuti.
Aprii la porta di casa aspettandomi di vedere mio figlio davanti al computer e mia moglie ai fornelli.
Entrai in casa e dal salone vidi, attraverso la portafinestra, mia moglie galleggiare in terrazza dentro una mini piscina, una di quelle gonfiabili.
Era lì a prendere un po' di sole, con i seni al vento e i capezzoli dritti in bella mostra.
Da quella posizione non potevo vedere il resto del corpo.
Però potevo vedere mio figlio, a cavalcioni della madre.
Avvicinandomi alla finestra capii che Bruno stava leccando la fica della madre!
Rimasi pietrificato e, forse anche un po' per isterismo, mi uscì una risata fragorosa.
Ma evidentemente erano tutti e due troppo assorti per sentirmi.
Rimasi lì ancora fermo, incapace di decidere se togliermi i pantaloni e unirmi a loro, uscire in terrazzo e fare una scenata o rimanere nascosto in salotto a guardarli. Forse senza prendere una vera decisione rimasi lì a guardare la scena.
Guardando come Bruno si dimenava sopra sua madre cercando di rimanere in equilibrio sul fondo della piscinetta.
Ondeggiava avanti e indietro e quella scena, benché razionalmente facevo fatica ad accettarla, mi stava eccitando.
L’erezione violenta del mio cazzo, infatti, non lasciava adito a dubbi. Pian piano presi a massaggiarmelo e quando iniziò a darmi fastidio mi sbottonai i pantaloni e me li tolsi.
Rimasi ancora lì a guardare la scena e a menarmi l’affare. Mio figlio ora si era sdraiato sopra la madre e lo aveva chiaramente infilato nella sua fica.
Quella specie di zattera gonfiabile, riempita d’acqua, stava cedendo sotto i colpi di mio figlio e tutto ad un tratto i due persero l’equilibrio e rovesciarono tutto.
Presi l’occasione al volo ed uscii fuori in terrazza con il cazzo ancora in mano, e quando i due si ripresero dal ruzzolone ancora ridendo e tirandosi l’acqua l’un l’altra, quasi fossero stati chiamati da una voce esterna, si girarono nello stesso istante verso di me.
Sul loro volto calò una maschera di ghiaccio in un decimo di secondo. Nei loro occhi apparve uno sguardo di orrore.
Poi di sorpresa. Poi di interesse.
- Hem… - disse Stefania arrancando nuovamente dentro la zattera
- Oh, papà… - disse mio figlio
- Salve - dissi - Cosa c’è? -
- È che… - disse mia moglie - …sembra che tu non sia molto arrabbiato, o… sì insomma, furioso o… -
Li raggiunsi nella piscinetta con ancora il mio cazzo in mano. Bruno spalancò i suoi occhi girandosi in direzione della madre, come a cercare con lo sguardo una spiegazione.
- E’ piuttosto dritto, papà - disse mio figlio
- Cavolo se lo è - disse Stefania. - Perché non salti dentro e me lo lasci succhiare? - chiese mia moglie.
Saltai dentro la zattera e mi posizionai in testa come a guidare la scialuppa. Immediatamente, l’acqua calda che era dentro, sembrò gonfiare ancor di più il mio cazzo che ora pungeva sull’addome mentre incurvato su me stesso cercavo di raggiungere la mia posizione in quell’equilibrio molto instabile.
Mi misi a sedere pian piano sul brodo. Cautamente Stefania si portò immediatamente avanti a me, voltandomi le spalle e bilanciandosi in equilibrio si mise a sedere sul mio cazzo che pulsava all’impazzata.
Bruno si portò vicino a noi; con una mano mi accarezzava le palle, con l’altra teneva una tetta della madre mentre con la bocca le succhiava un capezzolo.
Guidai Stefania, con le mani sui suoi fianchi, fino a farla sedere sul mio cazzo che scivolò velocemente e facilmente nella sua calda fica bagnata.
Iniziò a sollevarsi e a fare su e giù mentre sentivo la mano di mio figlio che mi massaggiava le palle e guidava il mio cazzo nella fica di sua madre. Era una sensazione estremamente eccitante e non sarei riuscito a resistere a lungo.
Non con quella calda e umida fica che mi andava su e giù, non con quella mano che mi massaggiava le palle.
- Sto per schizzare! - dissi a tutti e due.
Con mia sorpresa Bruno tirò fuori il mio cazzo dalla fica di sua madre e Stefania non perse l’occasione per girarsi e, inginocchiatasi di fronte a me, lo prese in bocca appena in tempo per succhiare quella tempesta di crema.
Bruno intanto si era accovacciato dietro la madre e le stava leccando la fica.
Dai suoi movimenti potevo vedere la sua testa sparire sotto sua madre e rispuntare da dietro la schiena.
La sua lingua stava correndo dal clitoride di Stefania fino al culo.
E dai movimenti della lingua di Stefania sul mio cazzo capii che la situazione la stava facendo impazzire di piacere.
Bruno si alzò, evidentemente si era accorto che la madre era eccitatissima, e si mise a sedere sul bordo. Per bilanciare quell’equilibrio instabile fui costretto ad alzarmi. Mia moglie, sempre tenendomelo in bocca, si rimise seduta, ma questa volta sul cazzo di suo figlio.
Quella scena me lo fece tornare immediatamente duro. I movimenti di Stefania si facevano sempre più rapidi, si alzava e abbassava sul cazzo di suo figlio e si infilava ritmicamente il mio cazzo in bocca, fino in gola. In breve raggiungemmo tutti e tre l’orgasmo.
Io venni nuovamente in bocca a mia moglie e Bruno venne nella fica di sua madre.
Stefania era sfinita dall’orgasmo e sembrava non volersi alzare dal cazzo di suo figlio, né di voler lasciare andare il mio.
Quell’esperienza cambiò definitivamente il nostro modo di intendere il piacere sessuale.
Stefania poi aveva scoperto il piacere di prenderne due per volta, ma…

Beh, questa è un’altra storia.

+++++++++++++++++

Infatti cominciammo una nuova vita.
Sebbene mia moglie sia giovane, appena 40 anni, io ne ho già 50. Bruno ha 22 anni. Eh sì, si era sposata giovane perché a 18 anni l'avevo messa incinta. Poi dopo quando era nato il bambino, ha cominciato a prendere la pillola e non ha ancora smesso. La sua carriera di lavoro l'ha completamente assorbita.
Comunque dicevo, abbiamo iniziato una nuova vita. A tre. A Stefania piaceva molto avere due uomini che la scopavano. È sempre stata esuberante, per questo prendeva la pillola.
Da quel giorno d'agosto, io e mio figlio Bruno abbiamo iniziato a dividerci Stefania. Lei faceva un bocchino a me e Bruno le veniva nella fica, poi cambiavamo posizioni. Lui di bocca e io di fica. Più di una volta abbiamo fatto anche la doppia penetrazione, dopo che Bruno le ha sfondato il culo. Un idillio per Stefania.

Dopo aver passato una felice serata di sesso a tre, Bruno dice a sua mamma. “Perché prendi la pillola, mamma?”
“Ti pare il caso che io a 40 anni suonati mi faccia mettere incinta ancora?"
“Perché? Mica sei vecchia! Hai un fisico da sballo. Due bocce che stanno su da sole e una fica che chiede solo di essere riempita. Perché quello che entra, non può anche uscire?”
“Che cosa vuoi dire?”
“Perché non posso avere una sorellina o una figlia?”
“Eh? Una figlia? E con chi?"
“Che domande! Con te, no?”
“Bruno, che stai dicendo? Vuoi mettere incinta tua madre?” dico io.
“Sì. Perché no? È giovane, è fertile. Ammettilo, anche tu vorresti che fosse incinta di me! È arrapante avere una moglie messa incinta da un altro! Specie se quell'altro è tuo figlio!”
“Sì, effettivamente ci ho pensato. Se mi avessi chiesto prima una cosa del genere ti avrei cacciato di casa, ma ora mi piacerebbe molto. Dai Stefania! Smetti di prendere la pillola e fatti ingravidare da tuo figlio!”
“E poi che lo cura? Io?”
“Possiamo prendere una ragazza che si occupi per pargoletto. Tu puoi continuare a lavorare. Dai tesoro, fatti mettere incinta!”
“E va bene. Smetto di prenderla. Mi avete convinto. Ma dobbiamo trovare una ragazza assolutamente di fiducia. Devo potermi fidare a lasciarle un neonato. Nessuna straniera, però. Deve essere italiana.”
“Anche se non siamo gente di chiesa, possiamo chiedere al parroco. Senz'altro conosce qualche famiglia bisognosa con una ragazza volenterosa disposta a farlo” dice Bruno.
“Sì, è senz'altro una soluzione” dico io. “Proverò a chiedere. Ma tu Bruno devi darti da fare. Non bastano le parole, ci vogliono le azioni.”
“Posso fare tutte le azioni che vuoi, ma finché la mamma non smette di prenderla, sarà solo tempo perso.”
“Ehi guardate che io sono qui. Non parlate di me come se non ci fossi!” dice Stefania.
Ci mettemmo a ridere tutti quanti.

Dopo tre giorni, Stefania smette di prendere la pillola. Bruno si da parecchio da fare. Non fanno altro che scopare in ogni momento della giornata. Stefania, da canto suo, non si tira certo indietro. Spesso mi unisco a loro, ma sono costretto a venirle in bocca o nel culo, visto che vuole rimanere incinta di Bruno. Per me non fa differenza. Un buco è un buco, da qualunque parte lo si guardi.
Bruno, invece, non fa che riempirle la fica di sperma.
Il ciclo continua regolarmente per due mesi, poi si interrompe. Stefania fa il test di gravidanza. È positivo. Bruno l'ha messa incinta.
Finalmente! Posso di nuovo scoparle la fica!
Dopo qualche settimana, vado in parrocchia per parlare con il parroco.
“Buonasera, Don Carlo. Ho bisogno di parlarle.”
“Oh signor Bianchi! Che piacere vederla. Cosa posso fare per lei?"
“Beh, a mia moglie è successa una cosa inaspettata. È incinta, anche se ha più di 40 anni. Con la sua carriera non può permettersi di stare a casa. Mi chiedevo se lei conosce una ragazza, sui 16-18 anni, che possa occuparsi della casa e del bambino che nascerà. Deve essere una ragazza italiana, però. Mia moglie Stefania non vuole straniere in giro per casa."
“Sì, conosco un paio di ragazze che stanno cercando lavoro perché la famiglia ha bisogno di soldi. Con questa crisi, gli uomini hanno perso il lavoro perché le ditte per cui lavoravano hanno chiuso. Posso sentire se una di loro è disposta a farlo. La richiamo tra qualche giorno. Non si preoccupi, non farò il suo nome fino a quando non accetteranno. Stia tranquillo, sono entrambe ragazze serie e giudiziose.”
“Ecco questo è il mio numero di telefono. Allora aspetto la sua chiamata. Buonasera e grazie.”
Il parroco mi richiama dopo una settimana.
“Pronto?”
“Buongiorno. Sono Don Carlo. Ho trovato la ragazza. Si tratta di Tania Rossi. Ha 17 anni. Le ho chiesto di venire domani sera in canonica, così lei e sua moglie potrete conoscerla. Va bene per lei, domani sera?”
“Sì è perfetto. Ci vediamo domani sera alle 21.00."
Poi rivolto a Bruno. “Il parroco ha trovato una ragazza di 17 anni. Si chiama Tania.”
“Tania… questo nome non mi è nuovo. Tania… Rossi per caso?”
“Sì esatto. Perché la conosci?”
“Sì, l'ho conosciuta un paio d'anni fa. Siamo stati insieme per qualche mese. Ma allora era troppo giovane. E non sono andato avanti con la storia. Non siamo andati oltre i baci. Non ha mai voluto darmela, la fica intendo. Ci scommetto che è ancora vergine. Non è una bacchettona, ma è una ragazza seria. Sempre che non sia cambiata nel frattempo. ”
“Allora è l'ideale” dice Stefania. “Ma per il momento non dobbiamo dirle che il padre è Bruno. Aspettiamo un po' di tempo.”

La sera dopo, io e Stefania, andiamo in canonica. Tania è già lì che ci aspetta. Wow che splendida ragazza!! Stupenda!
“Tania, questi sono i signori Bianchi. Sono loro la famiglia per cui dovrai lavorare.”
“Buonasera, signore, signora.”
“Ciao Tania. Don Carlo ci ha detto che hai bisogno di lavorare, raccontami un po' la tua storia” le chiede gentilmente Stefania.
“Come già saprete, ho 17 anni. Frequento il liceo classico nel paese qui vicino e sono al quarto anno. Mi piacerebbe fare l'insegnante nelle scuole elementari o nelle medie. Ma al momento non ho i soldi per frequentare l'università. La mia famiglia non può sostenermi, perché mio padre ha perso il lavoro. L'azienda per cui lavorava di punto in bianco ha chiuso. Per il momento è in cassa integrazione e poi avrà la mobilità. Per qualche anno riusciremo a sopravvivere in qualche modo. Io posso andare a scuola la mattina ed il pomeriggio posso venire qua ad occuparmi della casa. Quando dovrà nascere il bambino?”
“Il termine è previsto per la fine del mese di luglio. Ma come farai per l'ultimo anno di scuola? Io devo lavorare, non posso stare a casa la mattina per occuparmi del bambino” dice Stefania.
“Non si preoccupi per me. Posso sempre ritirarmi e fare gli esami privatamente. Posso studiare a casa ed occuparmi del bambino nello stesso momento. Oppure rimando fino a quando il bambino non andrà all'asilo. La cosa più importante è che io lavori. Ai miei servono i soldi. Non è un grosso sacrificio per me. Posso aspettare a diplomarmi. Ho il motorino, per cui quando esco da scuola vengo qua direttamente. Fino a quando non nasce il bambino, non credo sia necessario che venga anche la mattina, giusto?”
“No, infatti. Fino a luglio dovrai solo tenere la casa in ordine. Poi dovrai occuparti esclusivamente del bambino. Ci sarà a casa mio figlio Bruno, almeno fino a quando non troverà lavoro” dice Stefania.
“Un momento… Bruno… Bruno Bianchi! Lo conosco! Siete i suoi genitori! Ma certo! Ehm, non so se vi ha detto di me. Ma noi… noi…” cerca di dire impacciata.
“Tranquilla. Ci ha raccontato tutto. Lo sappiamo. Per noi non fa alcuna differenza. Se ti va bene, puoi venire sabato, così cominci a vedere la casa. E poi decidi con serenità. Ti aspettiamo per le 15.00, va bene? Ecco questo è l'indirizzo” dico io.
“Sì, ci vediamo sabato alle tre. Arrivederci.”
Ed esce.
“Non sapevo che la conosceste già” dice Don Carlo.
“No, infatti non la conosciamo. Nostro figlio Bruno l'ha frequentata per qualche mese due anni fa. Ci ha detto che è una ragazza seria, con la testa sulle spalle. E infatti è quello che ho visto. Per noi andrà più che bene. Sarà una tata magnifica. Vero tesoro?” mi dice Stefania.
“Sì è vero. Se accetterà, come credo, la parrocchia avrà una bella gratifica. Saprò essere riconoscente. Arrivederci Don Carlo” dico io prima di uscire.

Sabato, Tania si presenta puntuale. C'è anche Bruno. Si salutano con affetto. Due baci sulle guance ed un caloroso abbraccio. Da parte di entrambi.
Poi Stefania mostra la casa a Tania.
“Come hai visto la casa è grande. Quattro camere e due bagni sopra, salone, studio, cucina e bagno piccolo qui, più taverna, lavanderia e garage sotto. Del giardino non ti devi preoccupare, ogni tre settimane viene una ditta. Ti assumiamo regolarmente, ti paghiamo i contributi e l'assicurazione infortuni. Per il momento, visto che farai solo mezza giornata, di daremo 800 euro. Potrai mangiare qui quando esci da scuola e potrai andare a casa quando qualcuno di noi rientrerà. Ti daremo una copia delle chiavi e il codice dell'antifurto.”
“La casa è grande. Ma non ci sono problemi. Ce la farò. Quando devo iniziare?”
“Se vuoi anche lunedì. Comunque, stavo dicendo che quando nascerà il bambino, a luglio, dovrai occuparti esclusivamente di lui. Per la casa troveremo un'altra soluzione. Dovrai essere come una mamma per lui. Io non posso stare a casa dal lavoro. Dovrai dargli tu quello che non posso dargli io.”
“Sì ho capito. Allora se vengo lunedì, Bruno è a casa per aprirmi?”
“Sì. Lunedì sarà a casa e ti spiegherà tutto. Come funziona l'allarme, dove sono le cose per le pulizie, cose così.”
“Va bene. Grazie e arrivederci. Ciao Bruno, ci vediamo lunedì, allora.”


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Lunedì alle 14.30 suona il campanello. Il videocitofono mostra una splendida ragazza sorridente.
“Ciao Tania, ora ti apro. Metti il motorino sotto, in garage. Non lasciarlo fuori in strada.”
“Ok grazie.”
Pochi minuti dopo è alla porta.
“Ciao Bruno. Ho fatto il più in fretta che ho potuto. Poi ti lascio gli orari scolastici, così saprai quando arrivo.”
“Va bene. Per oggi, non sapendo a che ora arrivavi ho preparato una insalata di riso. È già pronta in frigo.”
“Ti ringrazio, ma bastava anche tonno e insalata. Vado a lavarmi le mani. Arrivo subito.”
Va in bagno e torna subito. Poi vede apparecchiato per due.
“Ma tu non hai ancora mangiato?”
“No aspettavo te. Non volevo lasciarti mangiare da sola. E poi mi sono alzato tardi.”
“Non occorre che tu mi aspetti. Non sono qui per farti compagnia, ma per lavorare.”
“Sì lo so. Ma che c'è di male a mangiare in compagnia?”
“Ma…”
Non le do il tempo di parlare perché ho già riempito i piatti sulla tavola con il riso. “Adesso siediti, zitta e mangia” le dico allegramente.
“Grazie, ma non dovevi.”
Tania è proprio la bella ragazza che ricordavo. Solare. Gentile. Quando l'ho frequentata due anni fa, lei era ancora una ragazzina, ma ora è una splendida donna. Se voglio riuscire a portarmela a letto non devo avere fretta. Sì, ci vorrà molta, molta pazienza. Da parte mia sicuramente.
Mangiamo insieme e le chiacchiere non mancano. La scuola, il lavoro che manca, i suoi genitori. Poi mi chiede del bambino.
“Sarai sconcertato che tua madre sia incinta, ora che ha quarant'anni.”
“Sì, in parte è stata una sorpresa. Mia madre prendeva la pillola e ha dovuto smettere per qualche tempo, e dopo due mesi era incinta.”
Era la versione che avevamo pensato. Non posso certo dirle che ho messo incinta io, mamma, perché voglio un figlio da lei. Non adesso, perlomeno.
“Fratellino o sorellina?”
“Per il momento è ancora presto. Visto l'età dovrà fare l'amniocentesi tra un paio di settimane. Lo sapremo allora. Loro vorrebbero una bambina, visto che ci sono già io.”
“Hanno già scelto dei nomi?”
“Sì. Veronica o Marco” dico io.
Nel frattempo abbiamo finito di mangiare. “Lo vuoi un caffè?”
“Sì, grazie. Se ce l'hai, con lo zucchero di canna.”
“No, mi spiace. Zucchero normale.”
“Fa niente. Me lo porterò domani da casa. Intanto che prepari, vado a cambiarmi, così non mi sporco questi vestiti.”
Intanto sparecchio. Torna dopo cinque minuti. Ha indossato una tutina aderente che le fascia le gambe e una lunga maglietta che le copre un bel culetto a mandolino. Wow. Il mio cazzo si mette all'erta. Per fortuna che indosso una tuta larga, altrimenti si vedrebbe l'erezione.
“Così sono più comoda nei movimenti. Grazie per il caffè. Molto buono. Ora spiegami dove trovo le cose, poi puoi fare quello che vuoi.”
“Certo. Vieni, dobbiamo scendere in lavanderia.”
Le mostro dove teniamo l'aspirapolvere e i detersivi. “Se ti serve qualcosa in particolare mi trovi in camera mia. Primo piano, ultima porta a sinistra.”
“Va bene. Oggi comincio con il salone. Gli altri locali li farò man mano.”
Vado di sopra in bagno. Ho bisogno di farmi una sega.
Per un paio d'ore sento trafficare di sotto, poi improvviso silenzio. Dieci minuti di silenzio, poi divengono venti. Mi preoccupo.
Quando scendo sotto a vedere, la trovo incastrata tra il divano ed il mobile.
“Oh finalmente sei arrivato. Mi sono incastrata e non riesco ad uscirne. Mi aiuti?”
“Ovvio che ti aiuto. Ma potevi anche chiamarmi prima.”
“Non volevo disturbarti. Ho la caviglia storta. Credo che dovrai spostare il divano. Dalla posizione in cui sono, non riesco a fare forza.”
“Tranquilla, ci penso io.”
Mi abbasso, prendo da sotto il divano e tiro.
“Cavoli se è pesante! Ci credo che non riuscivi ad uscire.”
Con un tremendo sforzo, riesco a spostarlo abbastanza da farla uscire, ma io finisco a gambe all'aria, disteso sul tappeto. Mi metto a ridere.
Anche Tania si mette a ridere “Ti sei fatto male?” trattenendo a stento le risate.
“No, solo l'orgoglio ferito. Tranquilla non mi sono fatto niente. Tu piuttosto come diamine hai fatto ad incastrarti lì dietro?”
“Volevo spostare il divano per passare l'aspirapolvere dietro, ma era troppo pesante. Volevo spingerlo appoggiandomi al muro, ma poi non sono più riuscita a muovermi. Sicuro di non esserti fatto male?”
“Sì, sono caduto sul tappeto. Non ho sentito nulla. Non credevo che il divano pesasse così tanto, però.”
“Già. Grazie per l'aiuto.”
“La caviglia come va?"
“Mi fa solo un pochino male. Niente di che. Tra poco passa.”
“Eh no! Fammi vedere.”
E la prendo in braccio.
“Ehi cosa fai? Mettimi giù!”
Che bella sensazione avere di nuovo Tania tra le braccia… Ho una voglia matta di darle un bacio.
“Mettimi giù ho detto!!”
Si stava arrabbiando.
“Voglio solo farti sedere sul divano. Calmati! Non ti faccio niente. Ecco.”
E la adagio su uno dei cuscini. Poi mi inginocchio e le tasto la caviglia.
“Non mi sembra gonfia. Penso che tu abbia ragione. Vuoi lo stesso un po' di ghiaccio?”
“Te lo avevo detto che non era niente! Sì è meglio metterci del ghiaccio per una decina di minuti.”
Vado al freezer, tolgo una vaschetta di ghiaccio e lo avvolgo in un asciugapiatti.
“Ecco tieni. Lo vuoi un tè nel frattempo?”
“Non sono una fanatica di tè. Ma se hai del succo di frutta lo prendo volentieri.”
“Forse qualcuno ce n'è, ma non so dove li tiene mamma. Mi spiace.”
“Allora solo un bicchiere d'acqua."
Prendo una bottiglia dal frigo e le verso un bicchiere.
“Ecco, tieni” le dico sedendomi accanto a lei, “tira su la gamba.”
Sta diventando rossa come un peperone, è imbarazzata. Era quello che volevo. Intanto ho preso dalle sue mani il ghiaccio e cerco in qualche modo di farle un massaggio alla caviglia.
È sempre più rossa, ma non distoglie la gamba. La guardo in viso e lei guarda me. È ancora rossa in viso, ma lentamente il respiro le accelera. Cerca di allungare una mano, ma all'improvviso si alza.
“Ora sto meglio, grazie. Posso continuare il mio lavoro.”
E mette in moto l'aspirapolvere. Raccolgo il ghiaccio e lo butto nel lavandino. Cavoli che eccitazione. Il mio uccello sta volando alto, alto… Torno di sopra, ma prima vado in bagno a farmi una sega. Ancora.
Alle sei Tania mi chiama.
“Bruno? Bruno?”
Mi precipito di sotto, pensando che si fosse ancora fatta male.
“Ah, stavolta non ti sei fatta niente!” la prendo in giro.
“Divertente! Aiutami che spostiamo indietro il divano. In due si fa meno fatica.”
Infatti dopo pochi secondi il divano è al suo posto.
“Io ho finito. Ci vediamo domani. Ciao Bruno. Grazie ancora per l'aiuto.”
“Ciao Tania. Felice di esserti stato d'aiuto.”
Faccio per darle un bacio sulla guancia. Si tira leggermente indietro e mi fissa negli occhi.
“Non so se lo voglio fare” mi dice enigmatica. E se ne va.

Alle sette tornano mamma e papà.
“Allora come è andata oggi? Tutto bene?” mi chiede mamma.
“Tutto bene. Ma è successa una cosa… il mio amico qui sotto ha reagito alla sua presenza. Più di una volta, devo dire.”
“Ah, cominciamo bene! Non potevi aspettare qualche giorno prima di provarci?” dice papà.
“Guarda che non l'ho neanche toccata, papà. Tranne quando è rimasta incastrata dietro il divano e si è storta una caviglia.”
“Si è fatta male?” chiede mamma.
“No, non le si è nemmeno gonfiata. Solo una semplice storta.”
E racconto quello che è successo con lei nel pomeriggio e delle seghe che mi son dovuto fare.
“Bene bene, mi sa che tra un po' dovremo organizzare un matrimonio” dice mamma facendomi l'occhiolino.
“Mamma! È presto per dirlo. Prima devo convincerla a venire a letto con me. Ma ti garantisco che uno di questi giorni ce la farò.”
“Non ne dubito” dice papà. “Ma a parte questo, come è andata?”
“Abbiamo mangiato insieme, poi lei ha fatto il salone e io me ne sono andato di sopra. Sono sceso solo due volte. La prima quando si è incastrata e la seconda prima che se ne andasse, quando abbiamo tirato indietro il divano. Quando se ne è andata, sono andato a controllare il salone. Lucido come uno specchio. Mamma? Secondo te quando una donna dice "non so se lo voglio fare" ci starà vero?”
“Ci puoi giurare che lo farà. Ti sta solo tenendo sulle spine. Hai detto anche tu che è arrossita quando l'hai presa in braccio e le hai massaggiato la caviglia! Era sconvolta dalla tua presenza e non ha affatto dimenticato quello che avete passato due anni fa. Probabilmente ora si starà dando della stupida ad averti lasciato andare allora. Dalle solo un po' di tempo. Non insistere con le avances.”
“Era quello che ho pensato anche io. Che ne dici di farci una scopata, ora? Ho bisogno di scaricarmi.”
“Uhm sì ne ho proprio voglia, tesoro mio. Amore? tu vieni?”
“Andate avanti, devo solo controllare una cosa e arrivo” dice papà.
Mamma mi prende per mano e andiamo in camera.
Io ho addosso solo una maglietta ed i pantaloni della tuta, senza le mutande. Non le porto mai in casa. Mi tolgo tutto immediatamente. Mi avvicino a mamma e prendo a spogliarla lentamente da dietro, baciandola dietro l'orecchio, poi sul collo. Le bacio la schiena man mano che abbasso la cerniera del vestito. Mamma già freme. Le slaccio il reggiseno, baciandole ancora la schiena. Lascio cadere a terra reggiseno e vestito insieme. Le abbasso i collant e gli slip. Le bacio le natiche. La lecco nella riga fino a scendere sull'ano. Le allargo le chiappe e le lecco il buco del culo. Mamma sta ansimando.
Mi rialzo e pian piano la spingo verso il letto, baciandola sulla bocca. La faccio sedere sul bordo e le metto davanti alla bocca il mio cazzo eretto. Mi fa un pompino sublime. Si interrompe poco prima di farmi venire, dandomi una bella strizzata alle palle.
Mi inginocchio e finisco di toglierle le calze e gli slip. Poi, partendo dalla caviglia, le bacio le gambe e le lecco l'interno delle cosce. Il cazzo mi si risveglia non appena sento l'odore della fica. Le faccio mettere le gambe sulle mie spalle e comincio a leccarle la fica. Dalla posizione in cui si è messa non riesco a vederle il volto. Vedo solo la curva della pancia dove cresce mio figlio.
Poco dopo viene, riempiendomi la bocca con i suoi favolosi sughetti. Mi arrampico sul letto e la bacio con il sapore della sua fica in bocca. Mi sdraio accanto a lei, le alzo una gamba e le infilo il cazzo nella fica.
Comincio a chiavarla di gusto, poi arriva papà che è già nudo.
“Ah! Ma siete andati avanti, eh? Dove mi metto io? Bocca o culo, amore?”
“Adesso lo voglio in bocca. Vieni qui, amore.”
Mamma si lascia andare. Sta godendo come una pazza. Io le scopo la fica in sincronia a papà che le scopa la bocca.
Veniamo tutti e tre insieme. Capita spesso ultimamente. Mamma ingoia tutto lo sperma che papà riesce a darle. Poi io e papà ci scambiamo di posto e si ricomincia.
Andiamo avanti un bel po' di tempo. Oggi mangiamo tardi.

Il ritmo è organizzato. Io la mattina esco per fare dei colloqui e il pomeriggio aspetto Tania. La aspetto in tutti i sensi. Aspetto che arrivi, ma aspetto anche che ceda e si faccia toccare.
Dopo due settimane mamma fa l'amniocentesi. È una bambina perfetta, nessuna anomalia genetica. Allora è stabilito: si chiamerà Veronica. Mia madre mi darà una figlia. Evviva!
Quando lo dico a Tania, anche lei è felice. Per congratularsi mi abbraccia. Facendo finta di niente, prendo ad accarezzarle la schiena. Tania resta lì e non si sottrae alle carezze. Faccio un azzardo, le bacio il collo. E resta ferma. Le bacio ancora il collo. E comincia ad ansimare, e sento i suoi capezzoli indurirsi sul mio petto. Continuo ad accarezzarle la schiena e nel frattempo cerco di baciarla sulla bocca. Quando ci riesco, Tania risponde entusiasta ai miei baci. Continuiamo così per una decina di minuti. Quando cerco di accarezzarle il seno, infilandole una mano sotto la maglietta, lei mi ferma. Ha sentito la mia erezione premere sulla sua pancia.
“Io sono qui per lavorare. Non per fare sesso con te.”
E si allontana. Evvai!!! Ce l'ho quasi fatta. Ancora un poco poi cederà.

Tania comincia a cedere dopo due mesi. La pazienza ha dato i suoi frutti.
Stava pulendo una delle stanze vuote. Mi affaccio sulla porta, mentre lei sta lavando il pavimento.
“Questa diventerà la stanza di Veronica. La settimana prossima andremo a comprare la cameretta. Per te quale colore starà meglio?”
“Io escluderei di farla rosa. È scontato e poi non mi piace. Sarebbe bello farla a tinte pastello multicolore, tipo giallino e verdino. Una sola tonalità di colore è banale e alla fine stanca. Anche se sarà una bambina non è il caso di fare tutto rosa. Qualche tocco va bene, ma tutto tutto, no.”
“Dici? Allora vieni con me a scegliere il corredino. Io sono una frana in queste cose. Possiamo cominciare sabato e andare a vedere in qualche negozio, tanto per dare un'occhiata, poi decideremo. Mi farò dare dei depliant e dei cataloghi. Ma tu saprai senz'altro quello che sarà necessario acquistare, no?”
“Guarda che io non ho mai avuto figli. Non so quello che potrebbe servire. So le cose a grandi linee. Dovrò comprarmi dei libri e leggere per approfondire l'argomento. A proposito, come farà tua madre con l'allattamento? Dovrò ricordarmi di chiederglielo. Ancora un mese, poi finisco la scuola. Così ho due mesi per studiare per bene l'argomento.”
“Ehi non mi hai ancora risposto. Vieni o no?”
“Sì, nessun problema. Però devono decidere i tuoi come fare la cameretta, non io.”
“Sì lo so. Ma tu puoi dare la tua opinione. Sarai la vice-mamma dopotutto.”
“Non farmici pensare troppo. Ho paura di sbagliare, di fare qualcosa che possa far del male alla bambina. Alla sola idea della responsabilità…”.
Mi avvicino a lei.
“Ehi calmati. Non è ancora nata. Non ti fasciare la testa prima ancora di averla rotta. Se continui così cadrai a pezzi” le dico accarezzandole le braccia.
Poi la abbraccio. “Non ti preoccupare. Non accadrà nulla di grave e tu sarai una mamma fantastica.”
“Vice-mamma, prego” dice lei scherzando.
Ci guardiamo negli occhi. E la bacio.
È ancora abbracciata a me. Ci baciamo per parecchi minuti. Quando si stacca dalla mia bocca, mi sorride e mi accarezza la guancia.
“Grazie per avere avuto pazienza. Avevo solo bisogno di avere di nuovo fiducia in un uomo. Non ho avuto una bella esperienza in fatto di ragazzi, dopo che ci siamo lasciati. Te lo devo per forza dire, arrivati a questo punto. L'hanno scorso, il ragazzo che frequentavo ha tentato di stuprarmi insieme a due suoi amici.”
La abbraccio forte, stretta a me.
“Oh! Amore mio. Mi dispiace tantissimo per quello che ti hanno fatto. Hai voglia di raccontarmi la tua esperienza?”
“Sì. Hai diritto di saperlo.”
“Vieni, intanto che si asciuga il pavimento, andiamo di sotto sul divano.”
La prendo per mano e scendiamo.
“È successo esattamente il Lunedì di Pasquetta dell'anno scorso. Il pomeriggio, noi con due suoi amici siamo andati al cinema. Un film ridicolo tra l'altro. Ci eravamo messi in alto, nelle ultime file. Io in mezzo, uno a destra, uno a sinistra e uno sulla fila dietro esattamente alle mie spalle. Più o meno a metà film, lui ha cominciato ad accarezzarmi la gamba. Io portavo una mini, ma neanche troppo corta. Comunque lui ha cominciato ad accarezzarmi sulla gamba. Gliel'ho lasciato fare perché lo ha fatto altre volte e non ci vedevo niente di male. Era eccitante e mi piaceva. L'ho lasciato fare anche quando ha incominciato ad accarezzarmi il sesso. Mi stava facendo eccitare apposta. Poi mi ha preso una mano e se l'è messa sul suo inguine. Voleva che lo accarezzassi. Era eccitante ed ero eccitata. Non ho capito subito che anche il suo amico, quello seduto a fianco a me, ha incominciato ad accarezzarmi sull'altra gamba e che quello dietro mi stava palpando il seno. Ho cercato di ribellarmi, togliendomi le mani di dosso. E chiedendo sottovoce di smetterla. Poi quello seduto dietro di me, mi ha sussurrato all'orecchio: "No puttana. Adesso stai zitta e ci lasci fare, altrimenti saranno guai per te". Allora mi sono ribellata. Mi sono messa ad urlare chiedendo aiuto. Per fortuna in sala c'erano degli adulti che sono intervenuti, altrimenti mi avrebbero sicuramente stuprata. Li ho denunciati tutti per tentato stupro e sono stati condannati. Ora sono in prigione perché sono tutti maggiorenni, ma non ci staranno per molto ancora.”
“Oh, amore, mi dispiace molto che tu abbia dovuto sopportare tutto questo. Io non sono come loro. Non farò mai nulla che tu non voglia” le dico quasi sull'orlo delle lacrime.
È uno strazio quello che l'ha appena sfiorata. Per fortuna non l'hanno spezzata.
Ci abbracciamo ancora e la bacio. Lei risponde ai miei baci, ma è molto cauta. Cerco di farla sdraiare sopra di me lentamente, senza forzarla. Dopo quello che ha passato è l'ultima cosa che voglio.
Lentamente si lascia andare. Si sdraia sopra di me, sente la mia erezione, ma non si sposta. Resta lì, a baciarmi. Io la accarezzo voluttuosamente, ma senza arrivare a toccarla intimamente. È ancora troppo presto.
Tra un bacio e l'altro, continuo a dirle “Mi dispiace”.
Stiamo lì per mezz'ora a baciarci sul divano. Per un breve momento riesco a metterla sotto di me, poi mi sposto sul fianco.
La guardo negli occhi. “Mi dispiace davvero per quello che ti hanno fatto. Ricordati che non tutti gli uomini sono come quelli. Fare l'amore, fare sesso, deve essere un piacere, non un obbligo. Una donna difficilmente godrà sotto costrizione. Quelli erano solo delle bestie senza nessuna considerazione per le donne. Ricordatelo, io non sono come loro. Non farò mai nulla senza che tu sia d'accordo.”
La bacio sulla fronte e mi alzo. Allungo una mano e la faccio alzare.
“Andiamo in cucina. Ti faccio un caffè.”
“Grazie. Mi ci vuole proprio.”
Ci beviamo il caffè poi lei torna su a finire la stanza.
Io mi fermo in cucina a riflettere su quello che mi ha raccontato. Sulla bestialità di certi uomini, o ragazzi, e su come potrà influire sui miei piani la sua esperienza.
Devo essere molto cauto. Ancora più di prima. Ma almeno ora ha ceduto.
Alle sei scende. Ha finito e sta per andare a casa.
“Tania? Aspetta un attimo. Allora è confermato per sabato pomeriggio? Vieni con me a vedere le cose per Veronica?”
“Sì certo. Intanto chiedo a mia mamma e faccio un elenco di quello che potrebbe servire. Ci vediamo domani pomeriggio, intanto.”

Sabato pomeriggio, io e lei andiamo per negozi. Ha in mano una lista di cose che sicuramente servono, altre che potrebbero servire. Alcune cose, come magliettine, tutine, bavaglini e calzini, le prendiamo man mano che troviamo quelle che ci piacciono. E ci facciamo dare cataloghi e depliants di mobili e passeggini combo, che abbiamo visto essere i più pratici.
“Cavolo, che prezzi assurdi. Non credevo che costassero così tanto! Ci credo che le italiane fanno pochi figli” dice Tania tra il serio ed il faceto. “Comunque, secondo mamma, serviranno anche biberon e ciucciotti se tua mamma non la allatterà. Dovrà anche decidere se togliersi il latte e congelarlo o passare direttamente al latte in polvere. Senz'altro possiamo comprare già da ora sterilizzatore e scaldabiberon. Serviranno comunque in ogni caso. Che ne dici se fai qualche foto? Così i tuoi potranno vedere qualcosa.”
Il pomeriggio passa velocemente. Cavoli quanto è bella Tania! È così felice che sembra quasi che sia lei a mettere al mondo un bambino e non mia madre. Vorrei tanto che fosse incinta di mio figlio anche lei. Sorrido all'idea.
“Vieni qua Tania. Fatti dare un bacio. La tua allegria mi ha contagiato. Pensavo che mi sarei annoiato, ma invece…”
Lei si avvicina e la bacio. Un bacio dolce e leggero. “Vorrei tanto che anche tu fossi incinta di mio figlio. Sei così bella!” le sussurro all'orecchio.
“È un po' presto per avere dei figli miei, non trovi?”
“Perché dici questo?”
“Perché ho 17 anni e non sono sposata.”
“A questo si può rimediare facilmente, non trovi?”
“Io? Sposarmi adesso? Stai scherzando, vero?”
“Perché no? Tra poco meno di quattro mesi è il tuo compleanno, non l'ho dimenticato. E non è contro la legge sposarsi quando si ha 18 anni.”
“Ma ci conosciamo così poco! Come puoi dire una cosa del genere? E poi quando si hanno dei figli cambia tutto. La tua e la mia vita cambierà.”
“Cosa cambierà? Sarai già una madre quando ti occuperai a tempo pieno della bambina, cosa cambia un bambino in più?”
“Ma Veronica non è mia figlia. Tienilo a mente. Sarò solo la sua tata.”
“In ogni caso per lei sarai una mamma. E io mi sto innamorando di te. Ancora.”
“Anche io mi sto innamorando di te.”
“E allora? Perché non vorresti sposarmi? Quale è il motivo? Non dirmi le chiacchiere del paese, per favore!”
“No, non è per quello. La mia famiglia ha bisogno dei soldi che guadagno. Se non ci sono io, come faranno a vivere?”
Per il momento non insisto oltre. Devi avere pazienza, continuo a ripetermi.
“Però mi piacerebbe molto sposarti” mi dice Tania. “Riparliamone ancora tra qualche mese, eh?”
“Va bene. Aspetterò.” Devi avere pazienza, continuo a ripetermi.
Continuiamo il giro di negozi. Torniamo a casa la sera tardi. Mamma e papà ci aspettano. Scarichiamo le cose che abbiamo comprato ed entriamo.
“Allora Tania, ti sei divertita?” le chiede mamma.
“Sì. È stato divertente e stancante allo stesso modo. Abbiamo visto tante cose e Bruno ha preso dei cataloghi da farle vedere. Prima che nasca la bambina dovrà decidere cosa fare con l'allattamento.”
“In che senso?”
“Allattamento al seno o latte artificiale. Cosa altrimenti?”
“No, niente. Non so, ci penserò.”
“Ok. Allora guardatevi le cose. Io vado a casa che è tardi. Mia mamma mi aspetta. Arrivederci, ci vediamo lunedì.”
“Ciao Tania” le dico io.

Quando Tania se ne è andata, mamma mi chiede come è andata veramente.
“Ci sono quasi. Ho accennato all'idea di metterla incinta e sposarla e lei ha reagito bene. È solo rimasta di sasso perché non lo aspettava. Stavo quasi per dirle che Veronica è mia figlia, ma mi sono fermato in tempo, per fortuna. Sarebbe stato un disastro, altrimenti. Non è ancora pronta. Dobbiamo avere tutti pazienza.”
“Ma credi che lo accetterà?” chiede papà.
“Sì, credo di sì. Ma non dobbiamo assolutamente forzarla. Altrimenti scapperà.”

Le settimane passano e Tania finisce la scuola. La mattina sta a casa a leggere i libri sui bambini e il pomeriggio viene a casa mia, come al solito. Ormai mamma è quasi al termine.
Il 30 luglio, alle sei di sera, nasce mia figlia Veronica. Tre chili e 150 grammi. Sembra una bambolina, talmente è piccola.
“Grazie mamma. Mi hai fatto uno splendido regalo” le dico in un attimo di tranquillità, quando non c'è nessuno in reparto.
“Prego. È stato un piacere, in tutti i sensi” dice maliziosa.
“Allora me ne darai altri?”
“Scordatelo.”
“Ma perché? Tanto li faremo crescere noi.”
“È faticoso lavorare con la pancia. E queste tette mi fanno male. Hanno bisogno di essere svuotate. Ma lei dorme ancora. È due ore che dorme, tra poco si sveglierà. Vuoi guardarmi mentre la allatto, tesoro?”
“E me lo chiedi? Vorrei essere al posto di mia figlia, a dire il vero.”
“Quando saremo a casa potrai farlo” mi sussurra.
Sorrido. Veronica si sveglia. La prendo e la do a mamma che si slaccia la camicia da notte e se la attacca al capezzolo. La piccola comincia a ciucciare di gusto. Ha fame.
Intanto l'inquilino del piano di sotto, comincia a farsi sentire. Resto lì a guardarle, con il cazzo in tiro che mi fa male nei pantaloni.
Arriva Tania.
Mi alzo e vado ad abbracciarla. E sente la mia erezione.
“Non farci caso. Ho appena visto mia madre con le tette al vento e il mio corpo ha reagito.”
“Ti sei eccitato vedendo tua madre?” mi chiede sconcertata.
“Ovvio. Mi sono eccitato quando ho visto un seno nudo. Tu non ti ecciteresti se vedessi un cazzo in tiro?”
È imbarazzata e non risponde.
“Mamma sta allattando la piccola. Vieni con me, aspettiamo un attimo.”
La prendo per mano e la porto in sala d'aspetto. Mi appoggio al muro e comincio a baciarla, spingendomela contro l'inguine. Voglio che senta l'eccitazione che provo.
Deve abituarsi a me quando sono eccitato, altrimenti non potrò mai portarmela a letto. Sto tenendo conto dei giorni del suo ciclo. Ormai ha quasi finito di sanguinare. Spero che ceda presto. Voglio davvero metterla incinta! Così sarà mia per sempre.
Si stacca dopo quasi dieci minuti.
“Andiamo, tua mamma avrà finito.”
Quando torniamo in camera, mamma ha finito e sta cullando la bambina.
“Oh tesoro vieni, prendila” dice a Tania.
“Non posso, in ospedale non si può. Solo i genitori possono prendere in braccio i bambini.”
“Chi se ne frega. La bambina è mia e faccio quello che voglio. Prendila.”
Tania la prende.
“Ciao piccola Veronica. Benvenuta in questo mondo. Sarò come la tua mamma, vedrai” le dice coccolandola.
“Oh, le mie donne” sussurro per non farmi sentire.
“Ti amo Tania. Mi vuoi sposare?” le dico avvicinandomi a lei.
“Sì. Ho deciso. Sì ti voglio sposare e darti dei figli. Mi hai convinto, non ha senso aspettare. Ti amo anch'io.”
Le abbraccio tutte e due.
“Attento! Non così forte, la schiacci!”
“Ops.” E ci mettiamo a ridere tutti quanti.
“Vado a telefonare a papà. Glielo devo dire subito”. Sarà contento che ha accettato.

continua ...

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