Praga sotto la pioggia

Scritto da , il 2015-03-07, genere sentimentali

E’ un giovedì di maggio e camminiamo sotto le nuvole di un temporale. La città è bellissima ma non regge il confronto con te. Per l’ennesima volta giro la testa a guardarti, mentre passeggiamo a braccetto per la città. Dio quanto sei bella. Per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che perdermi nei tuoi occhi color nocciola, nel tuo sguardo, nel tuo sorriso. La pressione del tuo braccio intorno al mio era l’unica cosa di cui mi importasse. Uno strazio, quando lo abbandonavi, pari solamente alla gioia che provavo quando lo riprendevi. Tutti gli altri si sono allontanati, data l’ora tarda, dispersi fra le viuzze della città finché non avvenne ciò che non avevo osato sperare per tutto il pomeriggio. Siamo rimasti soli. La gente che ci circonda non è niente. Siamo solo io e te. Ancora una volta ti fermi davanti a una vetrina, con la scusa di dover trovare un regalo per tua sorella.



Lasci il mio braccio per avvicinarti. Il tuo sguardo vaga sulla merce esposta ma io vedo solo il tuo riflesso. I miei occhi vanno a cercare i tuoi e tu te ne accorgi. Rimaniamo fermi a guardarci negli occhi attraverso il riflesso per qualche istante, prima che io abbassi lo sguardo. Non prima di aver visto il tuo sorriso. Mi avvicino alle tue spalle e torniamo a guardarci dal riflesso. –Trovato niente?- -Sì… qualcosa di meraviglioso…-. Il mio cuore comincia ad accelerare i battiti –davvero?- -sì… ma non sono sicura di potermelo permettere…-. Ti volti verso di me e i tuoi occhi sembrano dirmi moltissime cose. I nostri visi sono sempre più vicini. Dio vorrei solo stringerti a me e perdermi nelle tue labbra. Un tuono spezza l’incantesimo, mentre uno scroscio di pioggia fredda ci precipita addosso. Cerchiamo riparo sotto un balcone mentre un brivido ti scuote. Prontamente mi tolgo il cappotto di dosso e te lo poso sul coprispalle di lana ormai bagnato. La pioggia è battente e fredda e il nostro riparo è a dir poco precario. Vedo il portone di legno di un vecchio palazzo, semiaperto, e decido che sarà sufficiente come riparo finché non smetterà di piovere. Ci guardiamo e cominciamo a correre, io dietro di te per assicurarmi che tu non cada con quelle scarpe. Ma il portone è distante qualche centinaio di metri e per quando arriviamo siamo fradici. Entriamo di corsa nell’androne e ci appoggiamo con la schiena al muro, uno davanti all’altra, a riprendere fiato. Un brivido mi corre lungo la schiena e mi accorgo di avere la camicia zuppa d’acqua. Alzo lo sguardo su di te. Stai ancora guardando la pioggia venire giù. I tuoi capelli sono fradici, ridotti a ciocche gocciolanti ma il mio cappotto bene o male ti ha coperto. Lentamente i tuoi occhi si posano su di me e ci guardiamo per qualche istante. Bagnati fradici ma felici di trovarci lì, sotto quel portone, in quel preciso momento. Ci muoviamo contemporaneamente l’una verso l’altro. Le nostre labbra sembrano fondersi insieme mentre un calore sconosciuto mi scalda. Ti ritrovi con le spalle al muro mentre io sono sempre più avido dei tuoi baci. –finalmente…- ti sento mormorare ma non ti do il tempo di aggiungere altro. Le mie mani corrono lungo il tuo corpo, febbrili, sempre più giù. Credo di osare troppo ma tu non dici nulla. Abbandono le tue labbra e ci guardiamo, come per essere sicuri di quello che stiamo facendo. Ma il tuo sorriso vale più di mille parole. Torniamo a baciarci mentre il mio cappotto scivola a terra dalle tue spalle. Le mie mani tornano a palparti quel tuo culetto sodo fasciato appena da una minigonna rossa, mentre tu intanto ti slacci altri due bottoni della camicetta. La mia erezione preme contro i pantaloni e la tua pelle e ti sento sorridere mentre ti bacio. Non abbiamo molto tempo. Il temporale sta per finire e qualcuno ci verrà sicuramente a cercare. Ti voglio, ti voglio disperatamente e capisco che per te è lo stesso. Velocemente mi slaccio la cintura e il bottone dei pantaloni. Scendo a baciarti lungo il collo per poi risalire fino all’orecchio. Ti succhio il lobo mentre tu, con gli occhi socchiusi, ti lasci penetrare da me. Lo faccio lentamente in modo che tu percepisca ogni centimetro di carne che entra in te. Ti afferro per le cosce nude e ti sollevo, sbattendoti poi contro la parete e sostenendoti col mio corpo. Comincio a prenderti, qui, contro questo muro e tu mi lasci fare, standotene lì a gambe aperte a farti sbattere. Sei in fiamme lo sento, gemi nel mio orecchio tutto il tuo piacere mentre il mio cazzo ti esplora tutta. I tuoi gemiti si fanno sempre più forti e capisco che stai per avere un orgasmo. Stacchi la schiena dalla parete e mi tiri verso di te, spingendomi il viso nell’incavo della tua scollatura. Il reggiseno un po’ imbottito mi prude la faccia ma non mi scoraggia certo dal continuare a baciare e succhiare. All’improvviso ti sento fremere tutta e torno a baciarti con foga prima che tu urli tutto il tuo godimento. Sento i tuoi gemiti strozzati mentre ti bacio e rallento un po’ il ritmo. Stacchi le labbra dalle mie per riprendere fiato ma io decido di non darti tregua. Mi riavvento sul tuo collo con le labbra e riprendo a baciarti mentre con un colpo secco ti ripenetro tutta d’un colpo. Il mio ritmo torna a essere serrato e continuo e i tuoi gemiti si sincronizzano con le mie stoccate per la volata finale. Ho resistito fino a questo momento mettendo a dura prova il mio autocontrollo ma so che non riuscirò a durare ancora a lungo. Ansimo di piacere e fatica insieme mentre il sudore si mescola alla pioggia. Sono arrivato al punto di non ritorno, lo sento. Te lo sussurro ma ti manca il fiato per rispondermi e semplicemente annuisci. Ci sono quasi… Ancora qualche colpo… Ti guardo ed esplodo il mio piacere in te. Ansimo e gemo di piacere mentre ti riempio. Rimango immobile per qualche secondo e poi esco da te. Ha smesso di piovere e ci sistemiamo in fretta i vestiti. Usciamo in strada ma vediamo con sollievo che non c’è nessuno nei paraggi. Tu mi prendi per mano e mi tiri a te. Mi baci, con dolcezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo avessimo sempre fatto, come se sapessimo che lo faremo per sempre. Ci guardiamo ancora negli occhi e sussurri –finalmente…- -già… finalmente…-..

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