Incontro con una trans

Scritto da , il 2015-03-03, genere trans

Avevo finito il mio lavoro un po’ tardi, la giornata nello studio di un noto avvocato si era trascinata avanti senza alcun sussulto, pochi clienti, tanta noia e desiderio immenso che quella giornata arrivasse presto alla fine- Salutai il mio capo, anche lui si era completamente disinteressato di me, almeno a volte qualche sorriso, qualche paroletta complice di un invito mai esplicito e che comunque da me sempre atteso. Giornata da buttare nel dimenticatoio. Un attimo in bagno per un minimo di acconciatura poi giù per le scale e arrivare nel limitato spazio dedicato al parcheggio riservato a noi dell’ufficio.
La giornata si annunciava in conclusione ancor più nera, infatti una pioggerellina decisamente noiosa che aveva tenuto lo stesso ritmo durante l’intera giornata. Non c’era altro da fare che indirizzarmi verso casa.
A questo punto mi tocca presentarmi. Sono Maristella, ho 32 anni lavoro presso lo studio di un noto penalista che nonostante una certa età, ha 54 anni, è un bell’uomo che nasconde bene i suoi anni e sa bene che alle donne non dispiace. E’ divorziato da molti anni e credo che abbia un’amichetta. Non ho un fidanzato, ho mandato a quel paese l’ultimo che ho avuto; se non l’avessi fatto mi avrebbe buttata tra le braccia di un suo amico che avanzava da lui molti soldi e che spesso non so se per scherzo faceva la sua bella battuta che aveva il mezzo e il modo per estinguere tutto. Capii bene che qualcosa c’era stato di intesa tra i due e quando mi trovai sola, gli sferrai uno schiaffo e rompemmo quella forzata armonia che c’era tra noi. Gli altri mi definiscono una bella donna e forse lo sono, vedo come gli uomini mi guardano, comunque nonostante tutto non ho colonne di maschi che mi mettono in condizione di scegliere. Vivo sola in una casetta dove mi sto dirigendo che dista circa venti chilometri dall’ufficio dove sono impegnata. Si è fatto tardi, direi quasi notte e per giunta quelle quattro gocce di pioggia si son trasformate in pioggia battente. Procedo con cautela su di una strada non molto trafficata, ma che mi consente di accorciare di qualche chilometro. La mia mente è anche presa dal pensare all’ultimo cliente che era stato dall’avvocato. Un tizio notorio per aggancio a personaggi poco di buono. Dopo alcuni chilometri percorsi mi accorgo che non è più pioggia ma diluvio. Ad una distanza relativamente ridotta scorgo un’auto ferma a lato strada, vedo aprirsi uno sportello e mettere piedi fuori una donna che mi fa segno di fermarmi. La strada è solitaria, non c’è nessuno in zona a quanto vedo, sono incerta ma alla fine mi fermo e chiedo:
- Problemi all’auto?
- Si mi si è fermata improvvisamente e lei è la prima persona a fermarsi, due auto prima e un furgoncino non mi hanno forse neppure vista.
- Deve comprendere è una zona poco praticata, comunque cosa posso fare per lei?
- Potrebbe segnalare la mia posizione ad un meccanico che possa venirmi a togliere da sta situazione per nulla bella. Mi presento, mi chiamo Matilde, lavoro all’ospedale di X.
- Piacere, mi chiamo Maristella, torno a casa dopo il mio impegno di lavoro. Credo che quanto mi chiede sia un po’ difficile.
- Non ci sono meccanici in paese? Certo che pagherò giustamente il dovuto in una occasione di tal genere.
- Difficilmente possa un meccanico subito intervenire, poi lei restare qui ad attendere chissà quanto non è certo una bella scelta.
- Mi dica lei, c’è una pensione, un albergo per fermarmi almeno poi stasera.
- Senta forse la cosa più sensata e accomodarsi nella mia auto e proseguiamo, poi una volta al paese diamo incombenza al meccanico di provvedere all’auto.
- Si forse è la migliore situazione e grazie tanto per la sua gentile e preziosa collaborazione.
- Coraggio mettiamoci in marcia e via.
Matilde prese la borsa che aveva in auto, chiuse l’auto e via , ci avviammo insieme
Durante quei trenta minuti circa di viaggio insieme, mi si rivelò come una persona straordinaria per vivacità, acume e cordialità. Parlando parlando, in quel poco tempo, cominciammo a comunicare non più con il lei, ma familiarizzammo. Passammo dal meccanico che con molta gentilezza e fiutando anche un guadagno supplementare e sostanzioso dato l’intervento si dichiarò disponibile per l’intervento. Matilde ed io ce ne andammo a casa mia, aspettando lì la consegna poi dell’auto.
Marisa era tutta bagnata e in parte lo ero anche io, feci un caffè caldo per darci un minimo di calore e continuammo a parlare in attesa della venuta del meccanico con l’auto sistemata. Mi risultava così simpatica, cara e affettuosa che:
- Matilde, sentimi, con questo tempo non è proprio il caso di andare via stasera, tra l’altro il meccanico chissà quando porterà la tua macchina.
- Maristella non voglio darti ulteriori fastidi, sei stata così buona, se c’è una pensioncina, un albergo …..
- Ma non sia mai detto. Stai qui a casa mia , ci faremo compagnia e tu sei veramente di ottima compagnia.
Marisa mi venne vicina, mi abbracciò ed io ricambiai con affetto e, francamente , sentii un improvviso trasporto verso di lei ricambiato in quell’abbraccio.
Ci disponemmo per la sera: preparare la cena , allestire la stanzetta per lei e soprattutto una salutare doccia bollente.
Mi anticipai subito io per poter poi dedicarmi a preparare una cena leggera, ma gradevole.
Sentii , stando con quella donna fino a mezz’ora prima sconosciuta, una piacevole sensazione Mi feci scorrere addosso tanta acqua calda e al termine con il solo indumento, una calda vestaglia mi portai in cucina accingendomi al mio impegno.
Fu il turno di Matilde che si portò in doccia, le diedi un mio cambio di intimo e lei prima di entrare mi diede un caldo bacio, francamente questa espressione di riconoscenza mi faceva tanto piacere. Proprio mentre lei entrava in doccia mi bussarono al cancello , era il meccanico, gli dissi di consegnare l’auto l’indomani e così anche per il pagamento.
Dopo una ventina di minuti Matilde venne fuori. Non caddi a terra svenuta non so per quale energia nascosta. Lei notò il mio cambiamento di colore e
- Maristella, credevo l’avessi tu compreso, sono mortificata che non immagini, se vuoi ormai l’auto è pronta e posso anche riprendere la strada.
Non potevo fare la figura di una paesana, il vedere quanto pendeva un afflosciato membro maschile e in alto due tette bellissime, dure per effetto della doccia e un viso quasi di sconcerto.
Le andai vicina, la presi per mano e l’aiutai ad asciugarla e per poi sederci sul divano non lontano dal camino.
- Maristella, sono dispiaciuta credevo che ti fossi tu accorta di me.
- Non preoccuparti, certo dopo il primo momento, al cospetto della tua figura e, scusa, della tua singolarità, ma ora non c’è nulla di cui preoccuparsi e poi, ho avuto già occasione di un fine anno in cui un gruppo di ragazze abbiamo festeggiato e tra noi vi erano due trans.
- Mari sei persona veramente straordinaria.
Così dicendo mi prende tra le sue braccia dandomi un bacio che certo non dimenticherò facilmente. Su quel divano avviene da parte mia lo scioglimento di quei presupposti negativi che accompagnano tali situazioni. Matilde confronta il mio comportamento civile, rispettoso al contrario delle tante persone che conoscendo il suo stato ne fanno motivo di offesa, umiliazione e allontanamento.
La cena si consuma tra tanti attimi di manifesta gioiosità e sentimento. Azzardo, quasi come per scherzo la mano e la intrufolo nella sua mutandina e sento il caldo del suo elemento diversificante. Comincio non solo a superare quella che è stata per me sorpresa quasi negativa, ma ad essere lentamente piacevolmente attratta. Marisa non ci pensa due volte e allentando la vestaglia, toglie la mutandina lasciando libero il suo pene al mio desiderio sempre crescente di toccare ed altro ancora. Quello che fino a poco tempo prima mi risultava cosa particolare che rende particolare chi lo ha cominciò ad apparirmi cosa normale. Con curiosità il mio sguardo si proiettava sempre verso il suo pene e un desiderio notevole di toccarlo e magari altro, ma mi trattenevo. Sentivo la mia fighetta ardere e nulla mi interessava che quella, si era una donna, ma che era dotata di un membro niente male ed in quel periodo di astinenza….. faceva ben al caso mio.
Restammo un po’ comodamente sedute sul divano a guardare la televisione poi venne il momento di andare a dormire, era questa l’intenzione. Accompagnai Marisa nella stanza per lei preparata ed io mi diressi verso la mia matrimoniale come sempre. Venni richiamata da Marisa
- Maristella, cosa fai mi metti in quarantena?
- Ma che dici, Marisa, ti ho preparata la stanza per consentirti un adeguato riposo dopo le traversie della giornata.
- Ma no, cara, faccio la bimba, perché non dormiamo insieme? Hai un letto bello grande dove ben ci stiamo tutte e due e poi se a te non dispiace mi piacerebbe continuare a parlare con te. Sei una donna deliziosa
- Marisa, felice di stare con te, ma non penso che dormiremo molto
La mia ospite mi prese tra le sue braccia scandendo un bacio accompagnato da uno schiocco. A letto distese e francamente felici ci prendemmo per mano e occhi verso il soffitto ciascuno sognava quanto con la mente realizzava. Riprese a raccontarmi spicchi della sua vita e della sua esperienza e quando si trovò a raccontarmi un episodio nel quale si ritrovò ad essere presa con violenza da un giovane che le faceva un po’ di sistemazione dell’orto, al cospetto della novità in cui si imbattè il giovane, ebbe un impulso d’ira e la picchiò pesantemente. Sentii il bisogno di accarezzarla, abbracciarla e riempirla di baci e fu in quell’attimo che avvertii qualcosa di duro che mi tastava tra le mie gambe, era il suo membro. Le sorrisi, allungai la mano e lo presi con delicatezza tra le mie mani. Avvertii che un che di attrattiva apparteneva a me, ma non ne era priva neppure lei. Fu spontaneo in me il desiderio e l’esecuzione di un bacio e poi …. prenderlo in bocca. Non era per me la prima volta quella di prendere in bocca un pene, ma questo mi sembrava diverso e che mi chiamava ad un comportamento di delicatezza e piacere. La sentii vibrare, sentii il suo ansimare, non mi bastava quello e allora:
- Marisa, prendimiii.
- Tesoro sei sicura? Non vorrei che te ne pentissi domani.
- No, no, noooo dai, voglio sentirti dentro di meeee
Mi distesi e aprii le gambe quasi con oscenità. Vidi lei prendere in mano il suo membro, accostarlo alla mia patatina e guardandomi negli occhi la vidi lucida e sorridente. In un attimo e lo sentii dentro. Dimenticai l’appartenenza di quel cazzo che mi stava donando piacere pieno e raffinato. Marisa cominciò ad agire con un modo efficace, lo sentivo grosso dentro, cominciai ad avvertire un piacere mai sentito prima:
- Dai, dai, Marisaaa che bello, continuaaaa, sfondamiiiiii. Siiiiii , vengooooooo
Dovette anche lei, nel mio stesso istante, venire, infatti si accasciò sul mio corpo e lasciandolo dentro di me fino all’uscita dell’ultima stilla del suo prezioso nettare rimanemmo abbracciate.
Aveva negli occhi una lacrima, capii il motivo, ma non volli dare peso a quella scoperta. Non finì la serata con quel piacevole incontro, la notte ci ritrovò di comune intesa in un vero tour de force del sesso, ma questo potrebbe essere il contenuto di un seguito.
Anonima capuana


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