Non è mai troppo tardi ( Quarta Parte )

Scritto da , il 2015-02-19, genere feticismo

Mi ripulii in fretta dal mio sperma con una doccia calda, mi asciugai e tornai di nuovo a sdraiarmi sul letto.
Continuai per ore a leggere e rileggere il profilo.
Sembrava incredibilmente assurdo, ma non trovavo nelle sue parole nulla di strano.
Le sue potevano sembrare fantasie assurde dal mio punto di vista, preferire un uomo più vecchio, desiderare di averlo come schiavo personale, ma d’altra parte anche le mie fantasie potevano risultare strane agli occhi di qualcun altro.
Volevo un Padrone e lo desideravo da anni segretamente più di ogni altra cosa.
C’era qualcosa in Fabio che mi intrigava e allo stesso tempo mi terrorizzava.
Fin dove si sarebbe spinto, ma soprattutto fin dove mi sarei spinto io?
Meno di ventiquattro ore e lo avrei saputo.
Se tutto fosse andato secondo i piani, lo avrei presto saputo.
Chiusi il computer, si era fatto tardi,provai a spegnere la luce e a prendere sonno.
Il pensiero di Fabio non mi dava tregua.
Quel nome continuava a risuonare nella mia mente, rimbalzando fino alle viscere un suono melodioso carico di erotismo.
Lo avrei ascoltato solo nella mia mente.
Non avrei mai potuto chiamare per nome il mio Padrone.
I pensieri cominciarono a prendere corpo, iniziai ad immaginare come si sarebbe svolto l’incontro.
L’imbarazzo iniziale ed una stretta di mano piuttosto decisa da parte sua.
Decidiamo di andare in un piccolo bar dietro la piazza, ci sono dei tavolini fuori, fa un po’ freddo ma optiamo comunque per sederci e poter fumare una sigaretta.
Fabio mi chiede se bevo alcolici, annuisco con un mezzo sorriso, chiama il cameriere e ordina due Negroni.
Mi irrigidisco pensando che non si è neanche scomodato a chiedermi se mi piacesse ciò che aveva ordinato.
Fissò il suo sguardo dritto nel mio, mi gelò.
Sembrava conoscere perfettamente ciò che stavo pensando.
Con una voce calma ma decisa mi dice:
“ La prima regola se vuoi provare a passare l’esame per essere il mio umile schiavo è quella di fidarti del tuo Padrone.
Ti ho visto molto teso e credo che un Negroni a stomaco vuoto prima di andare da me, non ci stia male.
Mi hai fatto una buona impressione di primo impatto, ma dovrai imparare molte cose.
Non basta amare i piedi, dovrai guadagnarteli.
La seconda regola ( e nel dire questo la sua voce cambiò tono e diventò estremamente persuasiva ) è che il Padrone DECIDE per il suo schiavo, quindi non devo chiederti il permesso per darti da bere qualcosa, qualsiasi cosa……”
Cercai di riprendermi e reagire in fretta, con un mezzo sorriso gli chiesi cosa intendeva con qualsiasi cosa.
Continuava a guardarmi con una espressione dura che spense subito il mio sorriso.
Il cameriere posò sul tavolo il vassoio con i due Negroni e si ritirò.
Restammo di nuovo soli, io feci per prendere il bicchiere, volevo tracannare un sorso per riuscire a calmare la mia agitazione,ma la sua mano si strinse sul mio polso immobilizzandolo.
“ Non ti ho ancora dato il permesso di bere “.
Scusami Padrone, non accadrà mai più.
Quella frase mi uscì più dal cuore che dalla bocca e me ne resi conto immediatamente.
Lui per una frazione di secondo, piacevolmente sorpreso, abbozzò un cenno di approvazione, mi lasciò il polso dalla sua stretta e mi diede il permesso di bere.
“ Riguardo al qualsiasi cosa, una delle mie fantasie è quella di poter usare il mio schiavo anche come orinatoio personale.
Quando sei con me, un momento bevi un Negroni e un altro piscio.
Vorrei pisciare in bocca e addosso al mio schiavo.
Credo che realizzare questa fantasia sia una delle condizioni per passare l’esame e poter diventare il mio schiavo.”
Era la seconda volta che nominava il termine esame.
Lo guardai negli occhi, questa volta serio anche io e gli dissi che non avevo problemi, che era giusto per una nullità come me, visto che il Padrone accettava la mia candidatura, bere il piscio del mio Padrone.
Gli dissi anche che ero aperto più o meno a tutto anche se con timore ( visto che la maggior parte delle cose che desideravo le avevo solo sognate ), ma non amavo la violenza fisica e le percosse.
Lui molto tranquillamente mi rispose che le regole si decidono sempre in due.
Mi ricorda che tutto è un gioco e come in tutti i giochi, le regole vanno rispettate da entrambi, per il resto mi invita a casa sua per continuare a parlare delle nostre fantasie e rompere così il ghiaccio.
Fine quarta parte ( CONTINUA )

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