Alla scoperta di Marco (Seconda parte)

Scritto da , il 2015-01-20, genere gay

Il giorno seguente
Il telefono mi svegliò alle 6 di mattina. Quando era via papà mi chiamava sempre alle 6 di mattina. Il nostro accordo era che lui non mi avrebbe chiamato di sera perché pensava che avessi bisogno di un po’ di libertà. Quindi erano le sei. Se non fossi stato a casa avrebbe saputo che qualche cosa non andava. Voleva assicurarsi anche fossi sveglio per non far tardi a scuola.
Quel sabato mattina chiese come era andata la partita ed io gli dissi che avevo avuto uno scontro e che mi faceva male dalla testa alle dita dei piedi. Lui rise e mi disse di andare a correre, il male sarebbe sparito. Mi chiese poi cosa avrei fatto quel giorno. Gli dissi la verità solo parzialmente. Dissi che dopo la corsa sarei andato da Marco per l’allenamento di nuoto e poi "avrei girellato." Mi disse di stare fuori dai guai, che sarebbe tornato a casa lunedì come progettato ed appese.
Ero stanco, erano le due di mattina passate quando Marco mi aveva lasciato tornare a casa. Dopo che la passione del mio primo "incontro gay" nella vasca calda si era affievolita, i mali ed i dolori della partita erano ritornati. Marco mi aveva suggerito di passare la notte da lui, ma a quel punto io volevo solo andare a casa e guarire, inoltre non ero sicuro che fossimo pronti per una relazione più profonda. Ci asciugammo l'un l'altro (e la cosa fu divertente) e poi lui mi accompagnò a casa con una sosta alla pizzeria notturna per uno spuntino. Quando finalmente fui a letto, ero esaurito.
Dopo la telefonata di papà, strisciai letteralmente fuori dal letto. Ero rigido in ogni giuntura. Avevo promesso che sarei passato da Marco dopo la corsa per allenarmi a nuoto, come avevo detto a papà. Quello che non gli avevo detto era che speravo di “conoscere” meglio Marco dopo il nuoto. Gettai un cambio in un zaino, mi misi la tenuta da corsa e zoppicai fuori per i miei 5 chilometri di corsa del sabato. Il primo chilometro fu un incubo ma poi verso la fine le cose migliorarono; avevo progettato il percorso in modo di finire davanti alla casa di Marco. Attraverso il cancello del cortiletto arrivai alla sua piscina coperta. Le luci erano accese e vidi qualcuno nella piscina. Bussai ed entrai. Marco stava nuotando, mi salutò con una mano e gridò che aveva ancora 15 minuti impegnati, di entrare e prepararmi. Mi fermai all'orlo della vasca per guardarlo nuotare. Tagliava disinvoltamente l'acqua ed ad una velocità che io non avrei mai potuto sperare di raggiungere. I muscoli nella sua struttura magra risaltavano nella luce fredda ed i suoi brillanti capelli rossi galleggiavano dietro di lui, un brillante contrasto col suo corpo pallido. Notai anche che era nudo, così mi tolsi i pantaloncini ed entai. Per i 10 minuti seguenti nuotai su e giù nella piscina mentre Marco gridava istruzioni. Dopo una terza sosta per prendere fiato decisi che il troppo era troppo. Respiravo affannosamente ed i miei muscoli rigidi che inizialmente si erano sciolti con l'esercizio del nuoto ora dolevano per la fatica. Mi stavo avviando alla scaletta quando qualche cosa afferrò la mia caviglia. Marco stava scalando il mio corpo come fosse un albero. A poco a poco mi salì sulla schiena col corpo pigiato contro di me il più possibile. Sentii la sua durezza muoversi verso l'alto dal retro delle mie cosce, sulle mie natiche per fermarsi nella fessura del mio culo. Il mio uccello balzò sull’attenti mentre lui mi girava la testa per baciarmi sulle labbra.
“Buon giorno, amico" disse quando riprese fiato.
Io mi voltai, afferrai il suo culo e lo tirai bruscamente contro di me, i migliori amici pigiati uno contro l’altro.
“Buon giorno a te!" Io risposi. "Cosa succede? Cosa vuoi!"
"Te", rispose lui. "Andiamo a lavarci e poi fuori a fare colazione."
Andammo nel suo bagno e mi mostrò la più grande doccia che avessi mai visto. C’erano due docce alle estremità del box ed abbastanza spazio per tre o quattro persone. Mi sembrò una cosa divertente.
"Vai a farti la tua doccia, io prima voglio radermi l’inguine, comincia a prudere", disse Marco.
Questo poteva essere anche più divertente della doccia, pensai, così gli dissi: "Dov’è la tua attrezzatura da rasatura? So che non puoi arrivare dietro di te, così, se vuoi, ti raderò io." La mia voce sembrava roca alle mie orecchie.
Marco sorrise da un orecchio all’altro e mi disse che c'era un sgabello vicino alla piscina, l’avremo fatto là.
Mentre lui cercava il rasoio io chiusi a chiave la porta del cortile e chiusi le tende. Presi un piccolo secchio dalla vasca calda e lo riempii con la calda acqua della vasca. Nel frattempo Marco si era seduto sullo sgabello. Usai un asciugamano per bagnare la pelle e poi gli insaponai la faccia.
"Oh, pensavo che tu stessi per radermi in qualche altro posto", disse con voce triste.
"Tutto al momento giusto", dissi cominciando a raderlo. "Non vorrai tenere la barba lunga e la guancia come carta vetrata, non è vero?" Aveva una barba leggera così finii rapidamente. Lui si toccò il mento ed io gli dissi che era molto meglio senza la barbetta rada. Presi un pettine e passai un minuto o due a pettinargli i capelli aggrovigliati, fui sorpreso nel vederli arrivare sotto l’abbronzatura del sedere. Gli lanciai i capelli sopra la spalla in modo che pendessero davanti, poi insaponai una striscia stretta intorno alle orecchie e giù lungo il lato del collo. Rasai attentamente un contorno intorno all'orecchio e giù all'attaccatura dei capelli del collo, tagliai i peli che gli erano cresciuti sul collo dopo l’ultima rasatura. Rasai una linea diritta attraverso la nuca alla base delle orecchie e poi finii con l’altro orecchio. Sbirciai oltre la sua spalla, vidi che si toccava l’uccello e gli schiaffeggiai via la mano.
"Non ancora. Me ne prenderò cura quando arriverò là."
"Bene, affrettati allora", disse con voce strangolata.
Io non avevo alcuna intenzione di affrettarmi, specialmente ora che vedevo che lo stavo tormentando. Non ci volle molto per scendere alla linea di abbronzatura ed alle braccia, erano quasi senza peli. Lo feci alzare dallo sgabello e lo misi a faccia in giù sulla stuoia. Impazzì quando strofinai della crema da barba sul suo culo e nella fessura. La sua mano sparì sotto il suo corpo e sembrò pronto a curvarsi sulla stuoia, allora diedi uno strattone tirandogli fuori la mano e gli dissi di aspettare. Non c'era molto da radere sul culo ma io feci ad ogni modo un lavoro completo, semplicemente perché Marco ne stava godendo. Gli allargai le gambe e gli raggiunsi le palle. Le coprii di sapone, le strinsi e le rasai il più delicatamente possibile.
Improvvisamente tutto il suo corpo rabbrividì e lui gridò: "Oh merda!!"
Era un spettacolo interessante vedere come il suo corpo reagiva all'orgasmo. Sembrava non sapere se alzarsi sulla stuoia, carezzarsi il cazzo o entrambe le cose. Di conseguenza si limitò a vibrare un po' finché "l’attacco" non passò. Rotolò su se stesso, vidi lo sperma sul suo stomaco, sul torace e la stuoia era completamente sporca. L'asciugai e stavo per pulire la stuoia quando lui mi afferrò e mi baciò con forza.
"Continua e mi innamorerò di te.", promise.
"Continuiamo così e non andremo mai a fare colazione", dissi. Questa volta il mio stomaco aggiunse una piccola enfasi al commento. Lui rise, rotolò sulla schiena ed io ripresi a raderlo. Per radergli le gambe furono necessari solo alcuni minuti e vidi che gli stava diventando di nuovo duro. Mi spostai accanto a lui e gli rasi le ascelle ed il torace giù sino alla linea dell’abbronzatura. Lui si stava lamentando di nuovo leggermente quando fui pronto ad afferrargli l’inguine. Mi inginocchiai tra le sue gambe e rasi l’interno delle cosce. I suoi lamenti diventarono un po’ più forti. Spalmai la schiuma sull’inguine e sul cazzo dando all’uccello alcuni colpi supplementari per tenerglielo sull’attenti. La vista del suo membro congestionato mi aveva lasciato senza fiato. Mi piegai per dare una buona occhiata a quello che stavo facendo, non volevo lasciare segni in quell’ area, poi rasai l’inguine il più lentamente possibile. Più radevo, più mi eccitavo, finché sua verga rigida non ebbe più alcun pelo. Pensai che stavo per sparare il mio carico su di lui. Non avevo mai fatto un pompino in vita mia, ma sapevo che ora avrei fatto il mio primo. Rasi attentamente il suo pene e poi presi dal mio zaino un preservativo. Marco guardava in intensa attesa mentre lo srotolavo sul suo cazzo. Esitai per un momento chiedendomi se volevo fare quel passo successivo in una relazione con lui, ma la passione ebbe la meglio su di me e spinse la mia bocca giù sul suo uccello per iniziare a succhiare. Immediatamente soffocai quando la sua erezione colpì il fondo della mia gola. Indietreggiai un po’ e tentai di nuovo. I lamenti di Marco divennero più forti e cominciò a spingere la pelvi. Io afferrai il mio cazzo palpitante e lo carezzai pazzamente. Sono sicuro che non fu un grande pompino confrontato con gli standard, ma sicuramente andò bene a Marco. Sentii il suo pene gonfiarsi nella mia bocca e la testa del preservativo espandersi rapidamente mentre Marco vi sparava dentro il suo carico. Lui spingeva le anche verso l'alto, spingendo l’uccello in fondo alla mia gola. Cominciai di nuovo a soffocare così lo sputai fuori, mi alzai e carezzai con più forza la mia carne. Questo preparò il mio pene a scaricarsi ed il mio sperma sprizzò dalla cappella a coprire il suo inguine e le palle. Guardai stupito mentre pompavo altra sborra sopra l'inguine rasato e la guardavo gocciolare sopra le sue palle e la stuoia. Eravamo ambedue esausti e crollammo indietro sopra la stuoia con sospiri profondi. Allungai una mano per togliere il preservativo ma Marco la spostò dicendo che il suo uccello era troppo sensibile per essere toccato in quel momento, allora gli diedi un rapido bacio, poi presi un asciugamano caldo e cominciai a pulirci.
“Com’è stato? Fare un pompino voglio dire", chiese quietamente.
"Nel tuo caso era come succhiare un guanto chirurgico sul tuo mignolo. Una cosa antisettica e non molto gustosa."
"Mi chiedo com’era prima che l’AIDS spaventasse tutti a morte, quando era possibile ingoiare senza la preoccupazione di bere la morte."
"Pensieri piuttosto profondi per un ragazzo che ha appena ricevuto il suo primo pompino." dissi. "Inoltre, l’ho fatto per te, il gusto del lattice era un piccolo prezzo da pagare per farti felice." mi sdraiai accanto a lui e gli baciai un capezzolo per mostrargli che volevo ancora farlo felice.
Improvvisamente si sedette ed indicò lo sgabello.
"Tocca a te, sulla sedia! "ordinò e prese il rasoio.
Non mi sedetti dato che eravamo stati d'accordo che avrei tenuto i peli sul corpo. Dopo tutto io ero quello che doveva fare la doccia con la squadra, presentarsi con gambe rase ed un inguine calvo era la strada giusta per farmi scoprire ed io non ero pronto al coming out. Marco mi pettinò i capelli e poi prese l’attrezzatura da barbiere, io non mi tagliavo i capelli da almeno due anni ed una quantità impressionante di capelli si accumularono sulla stuoia mentre li aggiustava intorno alle orecchie e mi radeva il collo. Li accorciò anche di circa 4 centimetri. Quando fu soddisfatto, mi aggiustò le basette che erano cresciute eccessivamente e mi rase la faccia lasciando l’inizio di una barbetta.
“Aggiunge carattere ad una faccia piuttosto piatta." Mi disse.
Poi provammo la sua doccia, io Io lavai fregandogli la schiena e lui la mia. Poi, mentre stavo lavandomi i capelli, Marco si inginocchiò e cominciò a lavarmi il cazzo che crebbe rapidamente alla sua dimensione eccitata. Prese un preservativo (non so dove l’avesse nascosto!) lo srotolò su di me e seppellì la faccia nel mio inguine senza dire una parola. Le sue mani insaponate afferrarono il mio culo e mi tirarono nella sua bocca. Una mano scivolò in giù per carezzarmi le palle mentre l’altra carezzava e sondava il mio buco di culo. Cominciai a spingere nella sua bocca e quasi gli feci sbattere la testa contro il muro quando lui seppellì un dito insaponato nel mio culo.
"Spero che ti sia tagliate le unghie", anelai. Lui non poteva o voleva rispondere, si limitò a succhiare più forte.
Non c'era molto che io potessi fare mentre lui era laggiù, così gli carezzavo la faccia e lo tirai una volta per un bacio rapido, prima di lasciarlo affondare di nuovo sul mio uccello. La mia asta non ci stava completamente nella sua bocca, così Marco avvolse un po’ dei suoi capelli intorno ad una mano e carezzava il mio uccello coi capelli. Proprio così. Non so come sentì quando ero pronto a sborrare ma nel momento in cui iniziai lui seppellì di nuovo il suo dito nel mio culo e sondò con forza la mia prostata. Mi sembrò come se stessi pisciando, merda e sperma allo stesso tempo. Spinsi profondamente nella sua bocca ed ansai rumorosamente mentre eruttavo nel preservativo. Lui tentò di tenere il mio cazzo nella sua bocca ma desistette e lo tirò fuori mentre continuava a pomparmi con un pugno pieno dei suoi capelli. Quando finii ero esaurito, così mi inclinai indietro contro il muro della doccia e scivolai sul pavimento. Marco mi guardò ansiosamente.
"Wow!!!" fu tutto quello che ebbi la forza di dire.

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