L'osservatore

Scritto da , il 2014-11-26, genere voyeur

Il professore Ugo Giacomini, viveva e insegnava a Firenze, conduceva una vita tranquilla e riservata, di altezza media e fisico robusto, aveva una rada barba bianca che incorniciava un volto olivastro, dagli occhi azzurri e una calvizie incipiente, fumava indistintamente la pipa e i sigari, non era sposato.

Gio era seduta davanti la scrivania del professore Giacomini, si mordeva nervosamente le unghie in attesa che il professore entrasse e le spiegasse le motivazioni della sua convocazione.
“Buongiorno signorina Ponte, si starà chiedendo il motivo di questa chiamata, glielo spiego subito, lei ha copiato il test effettuato ieri mattina, ho le prove, come si giustifica?” l’uomo la fissava, mentre la ragazza abbassò lo sguardo.
“Non è vero, non ho copiato!” inveì la studentessa, alzando la testa.
“Ohi si che ha copiato e come le ho detto abbiamo le prove. L’hanno ripresa con una piccola telecamera, era da diverso tempo che sospettavamo di lei, così ci siamo organizzati per prenderla sul fatto.” Giacomini si accese la pipa con gesti lenti e misurati e attese la controffensiva di Gio.
“Voglio vedere questa registrazione, altrimenti non ammetterò mai la mia colpa.” Soffiò la ragazza del sud.
Giacomini riflettè qualche istante e decise che poteva accontentare la ragazza. “D’accordo domani mattina alla stessa ora qui nel mio ufficio, dopodiché le proporrò una soluzione a lei molto conveniente.”
“Cosa ha in mente professore?” Chiese Gio curiosa.
“Tutto a suo tempo, domani ne parleremo.” Concluse Giacomini.

Luisa Nardo era una giovane assistente del professore, aveva lunghi capelli corvini, la carnagione chiara e un portamento elegante, i due intrattenevano un rapporto speciale.
La cena era pronta, la donna si sedette a tavola e aspettò che Ugo la servisse.
“Cosa hai intenzione di proporre alla tua studentessa?” chiese la professoressa.
“Una cosa molto stuzzicante. Mi farò raccontare le sue esperienze sessuali, nei particolari, ma il piano consta di due parti, la seconda sarà più maliziosa ma assolutamente da valutare in corso d’opera, quindi prematura da raccontare, chissà potresti anche farne parte.” Concluse Ugo ingoiando un tortellino al radicchio e gorgonzola.
“Non me ne vuoi proprio parlare?” domandò la donna curiosa.
“Perché rovinarti la sorpresa?” mormorò sorridendo maliziosamente Giacomini.
“Cosa hai in mente per il dopo pranzo?” ammiccò vogliosa Luisa.
“Pensavo di spostarci nella camera da letto.” Propose Ugo.
“Mi sembra un’ottima idea.” Disse sorseggiando un fruttato vino bianco.
Le lampade poste ai lati della stanza, illuminavano l’ambiente soffusamente, il letto di faggio era semplice ma elegante, Luisa cominciò a spogliarsi lentamente, si tolse la camicetta color crema, poi lasciò scivolare la gonna a tubo, rimanendo con un intimo nero molto elegante, il reggiseno sosteneva il suo abbondante seno, il perizoma nascondeva il triangolo di vello fra le cosce, le autoreggenti donavano alla scena un erotismo unico.
Il professore si era accomodato sulla poltrona davanti al letto, poggiava le braccia lungo i braccioli di pelle, vestito con una giacca verdone da caccia, pantaloni in tweed marroni, camicia a quadri di cotone ed una cravatta di stoffa rossa, stava fumando un sigaro e guardava la sua amica e musa che si spogliava e si apprestava a divertirlo e divertirsi con i suoi giochi erotici.
Luisa si sdraiò sul letto, si tolse anche la biancheria e spalancò le cosce tornite, lasciando scivolare la sua esile mano fra la vulva nera bagnata e folta, iniziando a massaggiare lentamente il suo gonfio clitoride, mentre con l’altra mano massaggiava i suoi seni e strizzava i capezzoli turgidi, la sua lingua saettava umida sulle labbra guardando il suo ispiratore immobile sulla poltrona, con sguardo eccitante.
Ugo fumava il suo sigaro con leggerezza, accavallò le gambe e continuò a godersi lo spettacolo della donna, che ora aveva tirato fuori dalla borsa un enorme vibratore a batteria, che strofinava sul clitoride, mentre con le sue dita affondava fra le calde labbra della sua fica, i gemiti salivano sempre più alti nella stanza, mentre il professore continuava a fissare l’amica, ogni tanto incitava Luisa a mettersi in una posizione rispetto ad un’altra ma questa era l’unica diversificazione al silenzio.
Luisa disegnò diverse posizioni sul giaciglio professorale, umettando con la bocca il suo giocoso fallo posticcio lo infilò nello sfintere avendo un orgasmo dilaniante poi tornò a penetrarsi il sesso gonfio mentre le dita pizzicavano il clitoride, strofinando il vibratore fra i seni immaginando una spagnola fino a quando Giacomini si alzò e avvicinandosi al letto, si piegò fra le cosce di Luisa inspirando profondamente i profumi degli umori, intinse il suo sigaro nel sesso della donna e tornò a fumarlo con gusto.
“Spero che lo spettacolo sia stato di tuo gradimento.” Chiese ansiosa l’amica, vicino alla porta di casa.
“Come sempre sei stata magnifica.” Confermò il professore baciandole la mano prima di congedarla.

Fuori pioveva e l’ufficio del professore Giacomini sembrava un luogo caldo e asciutto nel quale trascorrere alcune ore, anche se Gio temeva che la sua compagnia non sarebbe stata molto piacevole.
L’uomo entrò con una cassetta, l’inserì nel videoregistratore e la fece partire, si vide chiaramente Gio che leggeva dei foglietti infilati maldestramente nella manica della giacca, Giacomini si ritenne soddisfatto e interruppe la registrazione.
“Allora signorina Ponte, è piuttosto convincente direi, non crede?” disse incrociando le braccia davanti a Gio.
“Direi di si professore, ma vede sono stata costretta, dovevo passare quell’esame, se non passo al secondo anno, dovrò pagare di nuovo le tasse e non posso permettermelo.” Disse fissandolo la ragazza.
“Lei mette a repentaglio l’intera laurea per non pagare le tasse universitarie? Mi sembra piuttosto sciocco, è sicura che non ci sia dell’altro?” chiese Giacomini con sguardo indagatore.
“No professore, assolutamente è solo ed esclusivamente per questo che l’ho fatto.” Concluse Gio.
“Come vuole, non ho motivo per dubitarne. Ora rimane il fatto e le conseguenze che ne deriveranno, lei immagina che io debba annullare il suo esame e chiedere che lei venga espulsa da questa università?” disse Ugo sedendosi alla sua scrivania.
“La prego professore, annulli pure l’esame, lo rifarò ma non mi faccia espellere, la prego!” la ragazza era in preda ad una crisi nervosa, Giacomini si alzò, prese dei kleenex e glieli porse, le battè sulla spalla e disse: “Ci sarebbe una soluzione, ma solo lei può decidere se è quella che desidera.”
“Tutto quello che vuole professore, purchè non venga espulsa.” Gio aveva ripreso il sorriso, avere una via d’uscita le sembrava un miracolo.
“D’accordo. Voglio che lei venga due volte alla settimana in un luogo che le indicherò e mi racconti le sue esperienze sessuali nei minimi particolari, stia tranquilla, non voglio fare sesso con lei, solo ascoltarla, se lei accetterà, il prossimo mese potrà sostenere di nuovo l’esame e l’incidente sarà chiuso.” Il professore la fissava mentre fumava la pipa.
Gio era allibita, non avrebbe mai immaginato una simile proposta, che razza di professore era questo, un depravato, un guardone o che altro, ad ogni modo, non aveva scelta, doveva rimanere all’università e se questo era l’unico modo, avrebbe accettato la proposta.
“D’accordo, accetto, mi faccia sapere dove e a che ora e ci sarò.” Concluse la ragazza.
“Bene, vedrà ci divertiremo.” Mormorò l’uomo.
“Buongiorno professore.” Disse lasciando l’ufficio Gio.

Il primo appuntamento fu in un piccolo ristorante del centro, a mezzogiorno. Gio entrò e si diresse al tavolo del professore, che stava prendendo un aperitivo.
“Si segga signorina Ponte, è in perfetto orario, mi piacciono le persone precise, gradisce qualcosa?” chiese garbatamente l’uomo sorseggiando il suo aperol.
“No grazie professore, preferirei iniziare subito, se non le spiace.” Mormorò trafelata la ragazza, ansiosa di terminare al più presto questa tortura.
“Inizi pure, l’ascolto.” Annuì Giacomini.
“La mia prima esperienza sessuale, l’ho avuta a circa vent’anni, era un coetaneo, abitavamo nello stesso paese e dopo qualche uscita insieme, mi propose di fare sesso. Come lei sa io sono della provincia di Napoli e da quelle parti la verginità è ancora una virtù da salvare, così fui proprio io a proporgli di essere sodomizzata, avrei salvato la verginità e nello stesso tempo l’avrei soddisfatto…” Gio vedeva negli occhi dell’uomo un lampo di vogliosa eccitazione, ma nulla nel suo comportamento la metteva a disagio, continuava a bere il suo aperitivo e l’ascoltava con attenzione, la cosa cominciò quasi a piacerle e decise di rendere molto seducente il racconto.
“…così una sera in auto, dopo esserci lasciati andare a baci infuocati e a palpatine varie, sentii la sua mano scendere fra le mie cosce, le sue dita entrare prepotentemente nel mio sesso e la mia eccitazione esplodere violenta. Poi Cosimo mi spogliò rapidamente e mentre ero ancora in preda al mio orgasmo mi ritrovai il suo pene in mano, grosso e turgido, mi fece mettere carponi sul sedile posteriore e dopo avermi lubrificato con la saliva puntò il suo enorme glande contro il mio sfintere, lo pregai di fare piano ma la sua spinta dilaniò le mie viscere, sembrava di avere un ferro incandescente nella pancia…” Gio si fermò ancora “Adesso lo gradirei quell’aperitivo, le spiace?” domandò maliziosa, fissando il professore, che prontamente chiamò il cameriere.
“…dopo l’iniziale dolore però, il movimento si fece regolare e il suo membro sembrò adattarsi come un guanto al mio retto, sentivo l’eccitazione montare di nuovo e con la mano iniziai a masturbarmi ferocemente fino a quando con voce rotta, Cosimo mi disse che stava venendo e lo fece dentro di me, inondandomi del suo caldo seme, poi estrasse il pene ancora turgido e mi costrinse a ripulirlo con la bocca, non avevo mai assaggiato lo sperma e lo trovai dolciastro, non proprio sgradevole come avevo sentito dire. Questo è tutto per oggi professore, grazie per l’aperitivo, spero le sia piaciuto il mio racconto.” Concluse Gio finendo di bere il bittèr rosso.
“E’ stata una sorpresa per me signorina Ponte, ci sentiremo fra qualche giorno arrivederci e buona giornata.” La congedò Giacomini.

Il secondo incontro fra il professore e la studentessa, avvenne tre giorni più tardi, Gio sorprese ancora Giacomini, raccontando con audacia e senza inibizione le sue esperienze sessuali e continuò così per tutta la serie, ma fu il suo ultimo appuntamento che colpì particolarmente Ugo.

Per l’ultimo incontro, il professore aveva scelto casa sua, durante l’ultimo mese i due avevano instaurato un rapporto più stretto, così Giacomini decise d’invitare la studentessa a pranzo, cucinando personalmente pietanze leggere ma ricercate, che sorpresero molto la signorina Conte.
Dopo avere mangiato, si spostarono nel salotto, Gio iniziò a raccontare al professore la sua ultima esperienza che non esitò a definire sconvolgente. Ugo accese la sua pipa e ascoltò.
“questa ultima esperienza è accaduta soltanto da pochi giorni ma ho preferito tenerla per questo nostro ultimo incontro, sono convinta desterà la sua attenzione. Mentre ero in biblioteca, sono arrivati tre ragazzi del mio stesso corso, si sono messi a studiare accanto a me, poi uno di loro ha proposto di continuare a casa sua e mangiare una pizza insieme. Accettai quasi subito, li conoscevo piuttosto bene e due di loro mi piacevano, così sono andata.
Ho scoperto dopo la pizza che era stato solo uno stratagemma per abbordarmi, perché me li ritrovai davanti nudi e sbronzi, io stessa ero un po’ brilla e divertita per la situazione ma soprattutto curiosa di vedere dove saremmo andati a finire.
Ci baciammo con calore, poi mi trovai nuda e sdraiata sul letto col meno attraente fra le cosce che mi leccava la fica gonfia, e gli altri due coi cazzi nella mia bocca, mi creda professore, nonostante fossi ubriaca sentivo il piacere avvolgermi in ogni angolo del mio corpo e quello era solo l’inzio.
Dopo averli fatti diventare duri, si spostarono uno sotto di me, penetrandomi analmente e l’altro si mise sopra scopandomi con una vigoria che non avevo mai provato e il terzo, quello che mi aveva lavorato bene la passera adesso pretendeva la sua dose di piacere, così dovetti succhiarglielo con dovizia, dalle palle fino alla grossa punta scarlatta, ce l’aveva veramente grosso.
Mentre mi scopavano davanti e dietro, sentivo le forze venirmi meno, mi stantuffavano come due stalloni e continuavano ad alternarsi fra loro, fino a quando non mi sborrarono in faccia e in bocca, come una troia. Vuole sapere la cosa curiosa professore? Mi sono sentita veramente una troia e la cosa mi ha appagato.” Gio concluse il suo racconto.
“Lei signorina Ponte in questa serie di racconti è stata molto esaustiva, come d’accordo i nostri incontri sono terminati e la prossima settimana potrà sostenere di nuovo il suo esame scritto, questa volta, la prego, faccia del suo meglio. Un’ultima cosa prima di andare, vorrei proporle qualcosa che lei potrebbe trovare malizioso e intrigante, libera di accettare o meno.” Disse Giacomini.
“Mi dica professore, credo che lei abbiamo compreso diverse cose di me, in questo mese.” Mormorò Gio strizzandolo l’occhio.
“Proprio per questo mi permetto di farle questa proposta. Sabato prossimo, ho invitato qui da me una mia carissima amica, assistente all’università ed uno studente del suo corso, saremmo lieti se volesse unirsi a noi, cucinerò io stesso e il dopo cena si preannuncia…interessante.” Ugo si alzò dalla poltrona e offrì la mano a Gio, che l’afferrò e si alzò dal divano, si diressero verso la porta.
“A che ora professore?” disse la ragazza.
“Alle sette.”
“Mi dica professore, si è eccitato con i miei racconti?” chiese maliziosamente Gio, fissando la patta dei pantaloni dell’uomo.
“E’un lusso che non mi posso permettere signorina Ponte, a sabato.”

Il sabato giunse corsaro, Ugo aveva invitato Luisa e Bernardo uno studente di architettura al primo anno.
Gio si presentò in perfetto orario, ad aprirle fu Luisa, che la fece entrare e si presentò, spiegò che il professore stava cucinando e che nel frattempo potevano bere un aperitivo, Bernardo si alzò dal divano e le strinse la mano, i tre ospiti cominciarono a conversare piacevolmente fino a quando Giacomini non li chiamò con uno squillante campanello.
Luisa e Ugo si sedettero a capotavola, mentre i due studenti ai lati, mangiarono spaghetti al basilico e una gradevole caprese, l’estate era vicina e il caldo cominciava a farsi sentire, così dopo cena, si spostarono in salotto, dove Ugo servì il caffè e iniziarono a parlare di sesso, di come lo interpretavano, sentivano, vivevano, ognuno di loro espresse la propria opinione, il professore in senso aulico ma pragmatico, Luisa malizioso e perverso, Gio godereccio e Bernardo sperimentale.
L’eccitazione cominciava a pervaderli sempre di più e quando Luisa, iniziò il suo spogliarello, l’ansia dei due studenti si dileguò, trasformandosi in mera esibizione.
Gio si alzò e cominciò a spogliarsi, accompagnando nella silenziosa danza l’assistente, Ugo mise un sottofondo piacevole di musica jazz, Bernardo stimolato dalle due donne prese parte al ballo, trovandosi ben presto quasi nudo, il professore seduto in poltrona, accese il sigaro e iniziò a sbuffare nuvole di tabacco.
Le donne erano eccitate, si baciavano fra loro e si toccavano impudiche, mentre il ragazzo, sembrava osservarle indispettito ma in preda ad un’erezione imponente, Luisa se ne rese conto e fece scivolare la mano all’interno degli slip, estraendo un pene enorme, con una cappella scarlatta grossa come un pugno, le sue due mani non riuscivano a contenere il cazzo del ragazzo, anche Gio rimase estasiata da tale imponenza e si precipitò sull’asta con ingordigia, alternando frustate di lingua a profondi ingoi, Luisa si alternava con lei, leccando e mordendo le palle del ragazzo e quando sentiva che l’eiaculazione era vicina, stringeva l’enorme base del pene per evitarla.
Dopo circa mezz’ora di spompinamento, Bernardo decise di succhiare i frutti polposi delle due donne, così le fece sdraiare per terra e a turno le leccò con la ruvida lingua, succhiando loro il clitoride e lubrificando lo sfintere, assaporando il miele dei loro copiosi umori.
Ugo li osservava, continuando a fumare il suo sigaro, tanto estraneo a quel groviglio di corpi, quanto presente in quella scena.
Bernardo era pronto per penetrarle, entrambe a pecorina, aspettavano baciandosi la penetrazione di quell’enorme fallo, gli addominali del ragazzo si contrassero, la sua mano ravviò i capelli lunghi e neri, bagnati di sudore, puntò la cappella sulla fica di Gio e lasciò che i suoi centimetri scivolassero all’interno di lei, la ragazza si sentì aprire dal piacere, ondate di calore salivano dal suo sesso fino al volto, rosso come il fuoco, poi le ondate si susseguirono mentre il ritmo si faceva sempre più serrato, infine uno spruzzo di sperma inondò le pareti della sua vagina, giungendo al collo dell’utero, quasi svenne per il piacere.
Bernardo dopo poco iniziò nuovamente con Luisa, penetrandola analmente, la sentiva godere di quella carne dura come il legno, e provò ancora un orgasmo al solo udire le urla della professoressa.
Alla fine il ragazzo si sdraiò esausto sul tappeto persiano del professore, il quale continuava a guardare la scena con apparente distacco.
“Siete stati magnifici.” Disse alla fine.
“Sapevo signorina Ponte che lei poteva essere una gradevole sorpresa, ne avevo avuto sentore durante i nostri incontri e stasera ne ho avuto la certezza, complimenti.”
Gio lo fissò ancora estasiata, “Ma non vuole che soddisfi pure lei professore, se lo merita.” Mormorò avvicinandosi.
“Io sono già appagato signorina, lei non immagina quanto.” Disse sbuffando una nuvola di fumo.

La settimana successiva, Gio passò il suo esame e sembra che di tanto in tanto venga invitata a cena dal professore Giacomini.

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