L'alba tra caffè e fango

Scritto da , il 2010-07-09, genere etero

È una domenica di luglio, mi sono svegliato abbastanza presto lasciandoti nel letto,scivolo fuori dal letto e una volta vestito, salto dalla finestra, aprire la porta farebbe troppo rumore; una volta fuori l’aria è fresca i profumi intensi il sole a quest’ora rende tutto particolarmente vivo e brillante, mi soffermo a gustarmi tutto questo prima di iniziare il mio lavoro.

Il mio lavoro di oggi è il risultato di mesi di fatica, raccogliere i frutti del mio orto e dare una pulita alle erbacce che durante la settimana hanno invaso le varie frazioni in cui l’ho diviso. Inizio a camminare tra le varie piante per rendermi conto di cosa è possibile raccogliere subito e cosa lasciare lì a maturare ancora un po, i pomodori sono bellissimi arrampicati sulle canne che ho predisposto per loro,
“questi si” , mi dico; più avanti dei cetrioli sono perfetti e ancora fagiolini e insalata… “ sono stato veramente bravo” sussurro a voce bassa quasi qualcuno potesse sentirmi, quindi raccolgo un piccolo cesto di vimini e inizio pian piano a raccogliere quello che ho appena notato, facendo attenzione a dove metto i piedi e a non rovinare le piante da cui stacco dolcemente i frutti di tanta fatica.
Accucciato in terra per cercare sotto le fronde e le foglie, cammino saltellando sulle terra asciutta spostando di quando in quando il piccolo cesto che lentamente si va via via riempiendo,.
E’ tanta roba, non pensavo cosi tanta, l’operazione di raccolta mi porta via almeno un paio d’ore, di quando in quando butto un occhio alla finestra da cui sono sgattaiolato fuori, la tenda gialla si gonfia e si riposa sospinta da una leggera brezza ma è un movimento lento e regolare, nessun cambio repentino di direzione, nessuna spostamento… segno che dormi ancora…
Un buon motivo per farti una bella sorpresa.. .
Afferro il cesto ormai pieno di verdura e frutti, voglio fartela trovare sul tavolo al tuo risveglio, chissà come sarai contenta, in fin dei conti ci hai lavorato anche tu al nostro orto quindi quelli sono anche frutto della tua fatica.
Appoggio il cesto sul davanzale della finestra e salto dentro, ripulito il tavolo alla meno peggio poso il cesto in bella vista lanciando un’occhiata alla porta della camera… nessun rumore..nessuna voce..bene…c’è ancora da fare fuori.
Nel riuscire dalla finestra mi rendo conto di quanto il sole sia alto e quanto inizia a scaldare, mi tolgo ma maglia e resto in canottiera… almeno la tintarella è assicurata; ora c’è da estirpare tutte le erbacce e zappettare tutto intorno a che le erbacce non si avvicinino troppo alla zona coltivata.
Afferro la pompa dell’acqua e inizio a bagnare bene ogni segmento di terra, cosi facendo questa sarà più molle e tirar via le erbacce sarà più semplice. Mi ci vuole un’altra ora per bagnare tutto e a quel punto il caldo del sole mischiato al vapore dell’acqua che va via via asciugandosi dalla terra rende l’aria afosa e pesante, sto sudando copiosamente quando eccoti apparire da dietro la casa..
Sei ancora un po assonnata , fai fatica a tenere gli occhi aperti abituarti come sono alla penombra di casa;
in effetti mi sorprendi,da quando ho posato le verdure in casa non ho più fatto caso ai movimenti della tenda, porti in mano una tazzina di caffè e una bottiglia d’acqua gocciolante…ti sorrido mentre vieni verso di me;
”buongiorno amore” ti dico sorridendo “ sei sveglia?”.
Mi sorridi e fai segno con la mano “quasi” con il faccino ancora un po stropicciato, hai le mie ciabatte ai piedi e indossi il tuo vestitino leggero a fiori, semplice,delicato, femminile oltre ogni immaginazione con una scollatura di un’innocenza disarmante.
“Buongiorno” mi rispondi orami ad un passo da me, ti cingo i fianchi con un braccio e ti avvicino ancora, è bello sentire i tuoi fianchi, la tua pelle sotto quel velo sottile di stoffa, mi porgi il caffè che bevo con un solo sorso e mi fai vedere la bottiglia d’acqua,”grazie, ci voleva proprio,mettila all’ombra cosi non si scalda, quando sarà svanito il sapore del caffè ne prendo un po”
Ti guardi intorno e mi domandi cosa sto facendo, ti spiego brevemente che volevo pulire l’orto. Mi passi la mano sul petto imperlato di sudore mentre ti guardi intorno, resti un attimo con il viso verso il sole a goderti la calda carezza, mi domandi se ho bisogno di una mano e ti dico dolcemente di no”non mi ci vorrà ancora molto, puoi metterti a prendere il sole se vuoi io intanto finisco di togliere un po d’erba”mi baci dolcemente prima di rientrare in casa. Ti guardo andar via, quel vestito m’è sempre piaciuto,ti disegna perfettamente i fianchi e l’incavo del sedere.
Mentre mi inginocchio in terra a strappare via le altre erbacce scompari dietro casa. Mi ci vuole un’altra mezz’ora per finire di togliere tutta l’erba, le mani sono completamente ricoperte di fango visto che la terra era stata bagnata preventivamente, il caldo è ormai al culmine, afferro la piccola zappa e inizio a dare i primi colpi al perimetro dell’orto, a questo punto sono proprio di fronte alla finestre e d’istinto sollevo la testa per riuscire a scorgerti dentro casa, ti vedo attraverso la tenda ma non capisco bene cosa tu stia facendo, sembra seduta sul tavolo… penso che tu stia prendendo il tuo caffe, forse.. chino di nuovo la testa sulla zappa e ricomincio la mia lenta opera di pulizia in un aria che dalla frizzante freschezza del mattino è passata alla calura asfissiante…
Arriva di tanto in tanto una leggera brezza che rinfresca il corpo coperto di sudore ed è proprio durante una di queste che mi trovo a risollevare la testa verso la finestra, vedo ancora la tua sagoma nella stessa posizione di prima ma ora la tenda si solleva lasciando intravedere il tua figura senza impedimenti … sei seduta sul tavolo di fronte alla finestra, le gambe divaricate e appoggiate probabilmente su una sedia o sul muro della finestra,non lo capisco ancora, la tenda mi lascia intravedere solo le gambe non più in alto ma noto distintamente che hai sollevato il vestito che lasciando scoperte le tue intimità nude.. la tenda si riabbassa e io non so se quello che ho appena visto è reale o frutto della mia immaginazione.
Lascio cadere la zappa e mia avvicino alla finestra curioso, con una mano sposto la tenda per guardare dentro, gli occhi fanno un po fatica ad abituarsi alla penombra ma noto distintamente che l’immagine che avevo intravisto è reale.
Sei alla distanza di un metro da me,avevo visto bene , sei seduta sul tavolo ma i piedi appoggiati su una sedia, il vestito tirato su fino alla pancia, le gambe aperte, lo sguardo fisso su di me, diretto nei miei occhi e le mani che scendono tra le cosce ad carezzarti la figa ch è tenuta oscenamente aperta e divaricata dalle tue dita,
non dico nulla, mi limito a continuare a guardarti … Chissà da quanto eri li a guardarmi e a toccarti….
di tanto in tanto reclini la testa quando il piacere si fa più intenso, ma poi torni a goderti l’immagine dei miei occhi fissi su di te, fissi su quel fantastico spettacolo che in una calda domenica di luglio il fato e tu avete voluto regalarmi.
E questo è quello che vedo…
Le dita della tua mano sinistra scivolano lente in mezzo alla tua fica, allargandola di tanto in tanto, aprendola come fosse un fiore che orgoglioso vuole mostrarsi.
La mano destra è sul seno, ancora coperto dal vestito , con questa ti afferri tutto il seno, stringendolo e massaggiandolo e stringendolo e stressandolo, per un po di secondi poi lasciatolo e iniziare a torturati il capezzolo, prima con i polpastrelli pizzicandolo e torcendolo un poco, poi con le unghie a morderlo strizzandolo in una tortura che sembra non finire mai. Il vestito calato sulle spalle lascia scoperto il collo incorniciato nella splendida chioma nera che lo segue,la pelle è resa lucida dal sudore che ti ricopre,le gambe sono sempre più aperte, ormai formano un angolo quasi piatto, mentre inizi a ondeggiare in avanti spingendo dolcemente il bacino a strusciarti sul tavolo,
ormai non si capisce bene se sono le dita che carezzano le fica o la fica che si muove sotto di esse.
Sono appoggiato al davanzale della finestra, il braccio teso a tenere la tenda sollevata, lo sguardo rapito dai tuoi movimenti e dai tuoi occhi decisi e fissi su di me, senza rendermene conto ho iniziato a spingere il bacino contro il muro, un movimento impercettibile che preme il cazzo che ormai è duro, teso e forte contro il muro quasi a volerlo sfondare per entrare;
è a quel punto che con uno sguardo di sfida ti sento dire ” ti piace? Ti piace lo spettacolo?” reclinando ancora la testa…
“Sei splendida” rispondo inebetito ”non sei mai stata cosi bella come ora” non riuscendo a staccarti gli occhi di dosso non riesco a non seguire le dita che torturano i capezzoli e le dita che ti strofinano la fica molto più bagnata della pelle, anche il tavolo sotto di te è lucido del tuo desiderio.
“Si” mi dici ”mi vuoi? Mi desideri?”muovendoti in modo ancora più sinuoso sentendo la mia voce farsi sempre più roca “ guardami allora… guarda cosa stavo facendo mentre ti osservavo dalla finestra” cosi dicendo fai scivolare lentamente il dito della mano dentro la figa gonfia e aperta, gemi nel penetrarti lentamente ma fino in fondo. Fuori dalla finestra sto letteralmente esplodendo ma voglio continuare a guardarti, ho paura che l’incantesimo di quella tensione erotica si rompa se entro ma è altresì vero che sarà il caldo, sarà il sole sento la mia pelle scottare e il sangue pompare con forza nelle mie vene tant’è che devo iniziare a toccarmi da sopra i pantaloni, è impossibile trattenermi.
Continui , tirando fuori le dita dalla tua figa bagnata e le porti entrambe al seno, allarghi un po di piu la scollatura a che inizino a intravedersi i capezzoli,
ti bagni anche le dita dell’altra mano mettendole in bocca fino alle nocche e poi con i polpastrelli cominci a fare dei cerchi intorno ai capezzoli inumidendoli, le tue dita passano sotto il vestito lasciandomi ancora intravedere i capezzoli che orami premono duri contro il tessuto.
“Fammele vedere” ti chiedo,
sorridi dolcemente alla mia richiesta;
“fammele vedere” ripeto.
Alla seconda richiesta afferri i lati della scollatura e tirandoli verso il basso e le fai letteralmente saltare fuori, stringendole poi una contro l’altra con l’interno delle braccia per mostrarmele in tutta la loro opulenza, ricominci cosi a dondolarti in avanti spingendo la fica sul tavolo tentando di accarezzarti le zone più sensibili con il legno del piano
“Ti piacciono vero? Vorresti leccarle ? vorresti leccarmele ?” ripeti con tono ironico.
“Si, lo sai che amo leccartele” rispondo rabbioso. Quel sorriso beffardo torna a disegnarti il viso, non so quale sia il tuo scopo, forse vedere fino a che punto potrò resistere fuori dalla finestra, forse vuoi solo provocarmi o forse soltanto farti ammirare dai mie occhi.
Non importa ora.
Una delle mani lascia il capezzolo ancora duro e teso per spostarsi dietro la schiena, giri un attimo la testa per visualizzare cosa stai cercando, un attimo dopo la mano che aveva lasciato il capezzolo torna in scena tenendo in mano un cetriolo delle dimensioni di un piccolo cazzo.
Sorridi di nuovo mentre pizzicandoti ancora il capezzolo porti la punta del cetriolo alla bocca e tiri fuori la lingua per bagnarlo un poco;il sapore sembra piacerti, la consistenza anche , apri ancora un poco la bocca facendolo entrare solo un po e ritirandolo fuori, vedo scendere piccole gocce di saliva dai lati della tua bocca, segno che ti sta venendo l’acquolina sentendo quella verga in bocca, lo strigi forte con la mano che prima lo teneva solo e inizia a muovertelo dentro e fuori lasciandolo oscenamente fradicio di saliva che lo rende lucido e che inizia a grondarti sui seni scoperti. Senti le gocce della saliva scendere e colpirti l’incavo delle tette per poi scorrerci in mezzo. La cosa sembra eccitarti sempre di più, ti guardo letteralmente torcerti i capezzoli e ansimare e gemere e spingere il cetriolo sempre più in fondo, facendolo girare in bocca e succhiandolo con gusto.
Incurante di chi possa vedermi mi tiro fuori il cazzo e inizio a massaggiarmelo strigendolo a tratti più forte quando quello che vedo è straordinariamente eccitante, ringhio, grugnisco sempre più forte sempre più intensamente. Sto strappando via la finestra quando ti vedo tirar fuori il cetriolo dalla bocca e facendolo scendere, carezzarti i seni con la punta girandoci intorno e lasciandoli ancora più bagnati della tua saliva
e scendi, scendi , oltre le pieghe del vestito fimo ad arrivare alle tue cosce.
Quando la punta del cetriolo tocca la tua clitoride gemi e ti contorci, resti per un attimo ferma e senza respiro a goderti questa fortissima sensazione, muovi leggermente la punta del cetriolo a carezzarti ancora, recuperi il fiato e ti spingi oltre giu, giu alla ricerca del piacere assoluto.
Non ce la faccio più, sei ormai sorda alle mie parole, il piacere t’ha ormai avvolta, salto il parapetto e entro in casa.
Mi avvicino quasi fossi un predatore, silenzioso e fulmineo, ti rendi conto che ti sono addosso solo quando senti le mie mani ancora sporche di fango e terra afferrarti entrambi i seni.
La scossa è forte, il fango ti graffia e ti sporca il seno umido e gonfio;
apri gli occhi e mi vedi li davanti,subito lo abbassi per capire il perche di quella strana sensazione di ruvidità delle mie mani rimanendo piacevolmente sorpresa notando le tue tette sporche di terra e fango: ”Stringile forte” mi dici;
non mi faccio pregare, le mie mani mollano per un attimo la presa per poi tornare ad afferrarle più forte e in maniera più ampia, il fango lo senti ormai ovunque quando inizio a massaggiarle facendo dei movimenti circolari.
Si ti pace, ti piacciono le mie mani, forti,calde, ruvide , ti piace sentire i seni strizzati con forza.
La mano che tiene il cetriolo, continua a muovere la punta di quest’ultimo in mezzo alle pieghe della tua fica che è orami gonfia e aperta come non mai, provi a spingerlo un po dentro lentamente facendolo ruotare, ti guardo mentre lo fai ma una punta di gelosia mi coglie, sono geloso di quell’ortaggio che ora sta entrando dentro di te.
Ti bacio pieno di desiderio e voglia e con il piede spingo via la sedia su cui poggiavano le tue gambe
che restano per un attimo sospese in aria, le afferro da sotto le ginocchia e mi infilo tra di loro. Mi cingi i fianchi con le gambe e mi strigi a te ma ti fermo,inizio a strizzarti anch’io i capezzoli, due con una sola mano mentre con l’altra afferro il cetriolo e lo poso sul tavolo;
sento un sommesso “noo” al quale rispondo con un dolce “sssssst”.
Ti pendo la mano e tenendomi alla distanza adatta te la metto sulla mia verga dura e tesa, sul mio cazzo duro, caldo ,liscio e forte, in una attimo capisci che lo scambio ti è convenuto, lo stringi forte, fortissimo e dopo averlo indirizzato verso la tua figa stringi le gambe a volermi spingere dentro di te.
Resisto ancora alla tua morsa, poggio la mia mano sulla tua che mi stringe e la muovo lentamente, a far seguitare lo stesso movimento., la stessa carezza che fino a poco fa ti facevi con il cetriolo ora puoi farla con la punta del mio cazzo duro.
Mentre sei padrona del mio cazzo afferro tutti e due i capezzoli tirandoli a me e torcendoli un poco, sono al massimo della disponibilità erotica, qualsiasi cosa io ne faccia ti dona piacere, li tiro ancora per poi mollarli lasciandoli ricadere, ho una voglia infinita di schiaffeggiarli, di vedere le tue tette sobbalzare e dondolare, mi torna in mente quella catenella con alle estremità le pinzette che mai comprammo… ora ci tornerebbe utile. Non avendola faccio a modo mio, mi chino un po e inizio a leccarli e poi soltanto poi a mordicchiarli. Ti faccio sentire i denti alternando le strette e i morsi alle succhiate vigorose.
Mi piacciono i tuoi seni, mi hanno sempre fatto impazzire, cosi mentre ti succhio e continuo a mordicchiarti sollevo lo sguardo per godermi il tuo viso estasiato le tue labbra tonde e rosse… salgo con la mano e ti infilo un dito in bocca… tutto.. a fartelo succhiare.
Lo fai avidamente quasi ti riempisse la bocca il mio cazzo pulsante, lo lecchi lo succhi, tiri fuori la lingua la sciando colare saliva copiosa su tutta la lunghezza del dito.
A quel punto la mano che tiene il mio cazzo aumenta la stretta e mi tira verso la figa fradicia, vuoi sentirmi dentro tutto.
Capisco il messaggio emi trattengo dal penetrarti, il desiderio si fa ancora più intenso per quella negazione, non voglio negarmi, solo voglio sbatterti forte e per fare questo devo aprirti e allargati ancore di più.
T afferro forte per il sedere spostandoti verso di me, quasi sul bordo del tavolo, poggio una mano sul tuo petto e ti invito a stenderti su quest’ultimo, con una ampio gesto della mano lasci cadere tutto quello che può infastidirti stendendoti, a quel punto tenendoti forte per i fianchi punto il mo cazzo teso contro le tua figa tremante e con un secco colpo di reni sono tutto dentro di te,allargandoti, riempiendoti fino in fondo.
Ti sento caldissima e fradicia da morire, nell’attimo che ti sono dentro inarchi la schiena sollevandoti un poco, apri gli occhi per guardarmi per vedere il maschio che ti sta sbattendo.
Sono sudatissimo, la canottiera bianca è ormai zuppa e macchiata di terra, sprofondo con lo sguardo nei tuoi occhi mentre continuando a tenerti per i fianchi inizio una lenta ma inesorabile serie di affondi alla tua figa gonfia, calda lussureggiante, sempre più dentro sempre più in fondo sbattendo il mio ventre contro il tuo sesso.
Voglio sbatterti come non mai , con la forza, il desiderio la voglia tutta , sei mia sei solo mia e te lo urlo con forza mentre inizio a ondeggiare con il bacino lasciando la mia verga tesa nelle tue carni, mi muovo dentro di te oscillando, sento la tua figa aprirsi e allargarsi le tue urla e i tuoi gemiti sono il mio carburante , ogni gemito ogni sospiro è quello che mi serve per aumentare il ritmo della mia foga.
Voglio sentire i nostri corpi sbatterti contro, come se tentassero di unirsi in uno solo..o distruggersi a vicenda…
Nulla ora ha importanza, la finestra aperta, il tavolo che ondeggia pericolosamente, il cesto della frutta che cade a terra spargendo mele e aranci in giro per casa, nulla ora ha importanza… solo il tuo e il mio piacere il nostro reciproco cibarsi l’uno dell’altro.
Mi urli che stai per venire… anch’io….. un dubbio mi pervade… rallentare e torturarci ancora a lungo o dare sfogo ai nostri desideri, ingabbiati e repressi…
Non ho dubbi, voglio che il mio schizzo caldo sia l’ultima spinta verso il tuo orgasmo, mi spingo con forza dentro di te ancora e ti stringo forte a me, una mano ti trattiene dai fianchi una afferra un tuo seno per tirarti contro di me ancora di più, appiccicato con il ventre al tuo sesso inizio a strofinarmi alzandomi sulla punta dei piedi, so che questo ti farà impazzire. Il mio cazzo continua a entrarti dentro, sempre più a fondo e il mio ventre struscia contro la tua figa spalancata, aperta…
Urlo lasciando il tuo fianco e afferrando tutti e due i capezzoli, tirandoli forte a me il mio piacere ti inonda a schizzi bollenti e copiosi , ogni schizzo è una torsione del tuo corpo, li senti tutti li senti dentro..
Ringhio ancora, quasi un’animale ferito e mentre il mio piacere continua a inondarti ti sento urlare e stendere la schiena… ti tiri leggermente su, mi pianti le unghie sulle spalle e sul sedere per trattenermi a te fermo.. ti muovi tu strusciandoti velocemente ma con movimenti brevi… esplodi sovrapponendo il tuo urlo al mio.
Mangeremo distesi su una coperta all’ombra di un albero in una luce irreale.

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