Il Diario di Alex

Scritto da , il 2010-05-14, genere bisex

20 Giugno 2006.

Non so perché scrivo questo diario, qual è il vero istinto che mi spinge a farlo, forse la vergogna, forse la voglia di esorcizzare quel che mi sta accadendo, non so…
Chi sono? Sono un ragazzo normale, sono Alex, un ragazzo come gli altri, Calabrese, trasferito ad Ancona.
Ho ventiquattro anni, biondo, alto 1,80, penso di avere un bel fisico, fidanzato con Serena.
Oltre a mia madre e mio padre, ho una sorella e tre fratelli,uno di loro è Stefano…
Stefano…la persona che da due anni ha cambiato la mia vita, persa tra giochi di sensualità e gesti erotici più o meno espliciti.
Quei giorni in Sicilia sono difficili da dimenticare, tutto accadde due anni fa, quando andammo in vacanza dai miei zii, fu li che ebbi modo di scoprire le sue perversioni.
Arrivammo da Ancona dopo un estenuante viaggio nella calda e assolata autostrada Italiana.
La casa di mio zio era molto accogliente, rustica con un giardino molto grande che si affacciava direttamente sul mar Tirreno con un grande cancello in ferro battuto e tanti mobili antichi.
Appena la vidi, ebbi un colpo al cuore, tanto mi sembrava una casa da rivista, da sogno, molto lontana dalle tristi palazzine di Ancona.
L’ entusiasmo mi si smorzò quando capii che dovevo dividere la camera con Stefano, mio fratello:
ha cinque anni più di me e ha un carattere totalmente differente dal mio , è il classico spaccone, che pensa solo a bere birra, andare in palestra, scopare e giocare a calcio.
Io ero più introverso,amavo avere i miei spazi, anche perché da buon adolescente “sempre incazzato con tutti”, pretendevo un pò di intimità.
Non sopportavo questa cosa, ma ahimè non c’ era altro da fare, e dicendo addio alla mia privacy mi dovetti adeguare alla situazione.
Già dalla prima sera capii che non sarebbe stata una vacanza come le altre, ad Ancona ho una camera tutta mia e per questo non conoscevo le abitudini “notturne” di mio fratello.
La prima sera, me ne andai a letto alle 23.00 ma non essendo abituato al caldo Siculo, mi giravo e rigiravo nel letto. Stefano venne a letto un ora dopo ed io feci finta di dormire, perché non avevo nessuna voglia di parlare.
La finestra della stanza si affacciava direttamente sulla campagna, Il chiarore della luna entrava nella camera illuminando tutto, compreso il suo corpo. Riuscivo perfettamente a vedere quel che combinava. Come immaginavo se ne fregò della mia presenza, e facendo un rumore assordante aprì l armadio cercando non so cosa. Ero pronto a urlargli contro, incitandolo a non fare rumore quando lo vidi levarsi la maglietta e il jeans. Non credevo che la cosa potesse suscitare un emozione cosi intensa, ma alla vista del suo fisico scultoreo, il mio respiro divenne più veloce.
Stefano si girò dandomi le spalle e continuò a cercare dentro l armadio.
Avevo le sue gambe e il suo sedere in primo piano , ricoperto solamente dallo slip e dall’ atmosfera notturna , e, questo mi destò molta curiosità. Continuai a spiare i suoi movimenti sempre respirando velocemente, finché Stefano non si coricò e cominciò a dormire.
Quella notte non presi subito sonno, ma alla fine cedetti e Morfeo si impossessò dei miei pensieri.
Il giorno successivo passò in fretta, a pranzo mio zio organizzò una grigliata con il barbecue e la sera uscii con Stefano a fare un giro verso la piazza del borgo.
Arrivati a casa andai subito a coricarmi mentre Stefano rimase in veranda a guardare la Tv.
Venne a coricarsi dopo un ora circa. Questa volta non mi addormentai, ma aspettai il suo arrivo.
Come al solito facendo rumore, cominciò a spogliarsi.
Stavolta però accadde una cosa particolare. Oltre al jeans e alla maglia, Stefano si levò anche lo slip, restando nudo e io potevo benissimo vedere il suo culo, illuminato dal chiarore lunare e per la prima volta mi eccitai alla sua presenza. La cosa mi straniva non poco, potevo vedere il suo bel culo senza peli, con qualche muscolo, inoltre ogni qualvolta che si curvava per posare i vestiti dentro l armadio intravedevo le sue palle scure e gonfie
Ma non era finita qui perché Stefano con uno scatto si voltò verso di me mostrandomi il suo “davanti” incorniciato dalla luce lunare; potevo intravedere il suo cazzo moscio che cadeva delicatamente sui coglioni.
Venne verso di me perché sopra la mia testa c’ era una mensola dove lui sistemava le sue cose e cominciò a posare l orologio che lentamente levò dal braccio. Avevo il suo cazzo a 10 centimetri dalla faccia, potevo sentire l odore del suo uccello e la cosa mi eccitava molto.
Avevo paura ad aprire gli occhi, perché Lui poteva osservarmi, ma la tentazione era troppo forte, e quando per un secondo aprii gli occhi, vidi il suo cazzo moscio adagiato su una peluria scura e con il glande un poco scoperto diretto verso di me.
Stefano andò in bagno a pisciare e poco dopo torno riavvicinandosi alla mensola,
Si sporse nuovamente verso la mensola e potetti risentire l odore del suo cazzo, stavolta con un leggero odore di piscio perché il suo uccello era ancora bagnato di pipì, non si era pulito bene il porco, e mentre pensavo questo qualche goccia umida di urina che ancora bagnava il suo glande mi cadde sul naso, avevo l odore di piscio tra le narici che stava invadendo i miei sensi. Lentamente una gocciolina scivolò fino a cadere tra le mie labbra che impulsivamente leccai, assaporando il sapore salato del piscio di Stefano.
Il mio respiro divenne sempre più affannato, avevo il suo uccello attaccato al viso e l odore del suo piscio tra le membra. Avevo paura che lui si accorgesse che non stavo dormendo, e evidentemente cosi era stato, dovette vedermi leccare la sua orina, perché subito dopo accadde una cosa particolarissima, impugnò il suo uccello e dirigendomelo verso la bocca lasciò cadere un'altra goccia di pipì che si adagiò tra le mie labbra.
Non sapevo cosa fare, la cosa era molto rischiosa, ma stetti al gioco e aprendo delicatamente le labbra assaporai quell’ ulteriore gocciolina di pipi.
A quel punto aspettai una sua reazione che non tardò ad arrivare.
Allontanadosi da me si sedette sul suo letto accarezzandosi il cazzo mentre mi osservava.
Passai dei momenti tremendi, non capivo piu se era tutto frutto della mia immaginazione, se Stefano si era accorto di tutto, o se lo aveva fatto apposta.
Fatto sta che adesso Stefano se ne stava seduto sul suo letto con il cazzo in mano rivolto verso di me.
Riuscii a trovare una posizione che mi permetteva di aprire un pò di più gli occhi per poterlo osservare meglio.
Il suo cazzo era diventato duro, era venato e curvava verso sinistra, lo impugnava con le sue forti mani e se lo menava in modo violento. I suoi occhi erano puntati sulle mie labbra, e le sue mani lavoravano quella spada con una foga violenta,sbatteva quel suo cazzo in modo veloce, lo scappellava e mi guardava.. ogni tanto si leccava le labbra e tornava a menarselo, il mio respiro era affannato, finché ad un certo punto prese un fazzolettino che sistemò ad una certa distanza dal suo uccello, vicino al mio viso e inarcando la schiena cominciò a sborrare su quel fazzolettino che venne persino lacerato da qualche goccia di sperma su di un lato, sentivo il rumore della sborra che finiva per terra e sul fazzolettino, il suo respiro e il suo odore.. quel fazzoletto lo impregnò completamente di sborra e dopo averlo richiuso su se stesso lo adagiò sul comodino che stava tra il mio e il suo letto, stette a guardarmi per un po, dopodiché sì sdraò e girandosi dall’ altro lato si addormentò.
Io non riuscivo a dormire pensavo e ripensavo a tutto quel che era successo e in più quel pezzo di carta rilasciava un forte odore di sborra,
Avevo il cazzo duro e me lo toccavo, finche verso le tre del mattino mentre Stefano dormiva mi alzai, presi quel fazzolettino e andai in bagno.
Che odore di sborra e quanto liquido che ancora stava li dentro…, lo adagiai sulle mie labbra e mi feci una sega…avevo le labbra bagnate dalla sua sborra e mi guardavo allo specchio, il mio cazzo era in tiro, mi feci una sega e infine sborrai sullo stesso fazzolettino.
Tornai a letto e guardai il corpo di Stefano ricoperto solo sul cazzo da un lenzuolo che ne disegnava delicatamente la lunghezza…mi coricai e finalmente dopo un po mi addormentai.
Il mattino dopo mi svegliai di soprassalto, il sole era già alto sulla campagna e i fichi d’ India splendevano al sole rispecchiando una nuova calda e afosa giornata Siciliana, mi girai e rigirai parecchie volte nel letto prima di aprire gli occhi, e quando voltandomi verso il comodino non vidi più quel fazzolettino bianco impregnato di sborra , ebbi un attimo di incredulità, unita al terrore che tutto quello che era accaduto la sera prima non fosse altro che una stupida esasperazione dei sensi unita alla complicità dell’ atmosfera notturna che disinibisce e rende tutto più possibile.
Iniziai con le mie solite domande celebrali: … e se.. Stefano la sera prima non si fosse accorto di nulla?
E se.. ero stato io a travisare tutto? E se.. Stefano si fosse semplicemente fatto una sega pensando che io veramente dormissi..? E se.. dopo la sega si fosse accorto di tutto e ora mi sputtanava..?
Quello non fu un buon risveglio per me, e vi confesso che ci misi un po’ ad alzarmi dal letto e recarmi in cucina per fare colazione.
Scesi quei gradini di marmo bianco contornati da grandi vasi di terracotta, che collegavano la nostra stanza alla cucina, con grande pathos per paura di incontrare Stefano, e quando apri la porta ed entrai, di spalle seduto a leggere la gazzetta del sud c’ era proprio lui, Stefano, con una maglietta bianca che gli copriva, ma nello stesso tempo disegnava le ampie spalle, un jeans corto che lasciava intravedere la sottile peluria dell’ inizio del suo culo e un infradito scuro. Con un filo di voce esclamai… “Buongiorno”… quei secondi di attesa furono immensi, finché Stefano non esclamò un flebile “Ciao”.., distratto dall’ articolo che stava leggendo.
Rimasi un istante a fissarlo e lui non fece cenno di voltarsi, fu in questa indifferenza che andai a versarmi una tazza di latte.
Mi sedetti di lato a lui, la peluria della mia gamba sinistra sfiorava la sua, l idea di essere a contatto con la sua pelle in modo cosi indifferente, faceva crescere in me un senso di eccitazione e complicità nei suoi confronti, mi chiedevo se pure lui stesse notando e stesse vivendo la mia stessa sensazione, ma lui non accennava un’ emozione,se ne stava li con il giornale in mano e non pareva turbato o eccitato.
Il mio piede stava a contatto con il suo, e credetti di sprofondare, quando con un lieve movimento Stefano spostò le sua gamba avvicinandola ancora di più alla mia. La sua pelle era calda.
Potevo avvertire la sua coscia su di me.. avevo i suoi muscoli addosso, i suoi umori notturni a contatto con i miei; come avrei voluto allungare le mani, accarezzargli quelle gambe, iniziare a leccarle e scendere giù, fino a perdermi nella lieve peluria che la sera prima mi aveva mostrato e che nascondeva un cazzo lungo e venato, dall’ odore intenso e speziato, un bel cazzo, che la sera prima aveva sborrato a pochi centimetri dal mio viso.
Bevvi il mio latte.
Credo che fu mentre stavo per inzuppare il quarto biscotto che Stefano si alzò allontanandosi da me e posando il giornale sul mobile di noce mi disse: vado a fare una doccia, in quella frase notai una specie di richiamo, come se volesse attirare il mio sguardo su di lui, come se volesse che lo ammirassi, e fu proprio allora che sollevò la maglietta, mettendo in mostra i suoi addominali e grattandosi vicino all’ ombelico mi disse: hai dormito bene stanotte? Portava il jeans a vita bassa, che lasciava intravedere l’ attacco del suo cazzo, e sulla sinistra ne disegnava la forma lunga e leggermente curvata.
Rimasi per un secondo immobile, riuscì a deglutire e con un filo di voce accennai un lieve si!!
Perché non si spostava? Perché restava in quella posizione? Voleva che lo ammirassi? Voleva che seguissi la forma del suo cazzo? Era questo che voleva? Voleva che lo desiderassi?
Si chiuse in bagno e dopo poco udii lo sgorgare incestuoso della doccia.
Quando Stefano uscii dal bagno me ne stavo coricato sul letto, leggendo un Dylan Dog e aspettavo il mio turno per lavarmi.
Entrò in camera con un telo bianco che gli copriva il cazzo e il culo, cercai di sbirciare da sopra il fumetto, aspettavo che si levasse l’ asciugamano e mi mostrasse ancora una volta il suo cazzo, le sue palle cosi floride e piene di sperma.
Purtroppo, prima di levarsi il telo, si mise le mutande e quando lo levò, uno slip bianco copriva il suo cazzo.
Deluso, posai il fumetto e feci per allontanarmi, quando Stefano urlò: “Hey Alex, puoi pulire il bagno che ho lasciato un po’ di disordine”?
Accennai un lieve si, e mi recai in bagno.
Mi chiusi a chiave e calandomi la zip feci per pisciare, quando all’ interno della tazza del water mi si presentò uno spettacolo che mi fece perdere forza nelle gambe.
Ovunque c’erano spruzzi bianchi di sborra che colava verso il basso, alcune chiazze erano li ferme altre più liquide scendevano velocemente, altre più dense colavano con calma.
Non potevo crederci, mio fratello si era appena segato davanti al cesso poco prima aveva sborrato con quel cazzo che ora nascondeva da uno slip, aveva schizzato il water di bianco mescolandolo col celeste della porcellana del gabinetto.
Non riuscivo a capire se si era dimenticato di scaricare l’ acqua oppure l’ avesse fatto apposta.
Fatto sta che davanti a me c era la sua sborra candida e vischiosa.
Mi guardai attorno, tutto era in ordine, tutto pulito, fu allora che collegai la richiesta di Stefano: “pulisci il bagno” mi disse.. era questo che voleva? Voleva che pulissi il Water dalla sua sborra?
Voleva che fossi il suo schiavo? Mi inginocchiai per terra e con le dita raccolsi la sborra, avevo l’ indice e il medio ricoperti da questa crema biancastra, senza pensarci molto, mi infilai le due dita in bocca assaporando cosi gli umori del fratello.
Era salata, e aveva un gusto forte, leccavo le mie dita, guardavo la sborra e la raccoglievo, con l’ altra mano ne raccolsi un po’ e cominciai a segarmi, ricopri la mia cappella con un po della sua sborra e cominciai a menarmelo, credevo che mi scoppiasse il cazzo, tanta era l’eccitazione, sborrai sul pavimento, macchiandolo di bianco.
Mi sentivo lurido, ero inginocchiato come un pervertito per terra, avevo le dita macchiate di sborra di Stefano, e la bocca impastata dai suoi umori, mi rialzai con un lieve dolore alle giunture delle ginocchia, sconvolto direi, stavo entrando in un sottile gioco erotico, il surreale si univa alla realtà, la mia immaginazione superava ciò che veramente stava succedendo, una leggera ossessione nei confronti di Stefano cominciò ad invadermi.
Non potevo immaginare che da li a poco sarebbe successo un qualcosa che avrebbe maggiormente turbato quella vacanza Sicula.
Prima che aprissi il box doccia per lavarmi, Sentii lo sbattere della porta di ingresso, Stefano era uscito.
Il quarto giorno di quella particolare vacanza fu una sorpresa per tutti quanti, infatti inaspettatamente tornò a casa mio cugino Carlo, trentadue anni, viveva per lavoro nella città di Parma, un bel muratore direi, con i pettorali ben definiti due spalle massicce e due mani forti e olivastre.
Ho sempre ammirato mio cugino, dal carattere estroverso e impetuoso, travolge tutti con la sua simpatia e la sua voglia di fare.
Quel giorno il suo arrivo fu molto inaspettato sia per noi che per i suoi genitori, che non avevano in casa più letti dove farlo dormire, visto che io e mio fratello stavamo occupando la sua camera.
A trovare la soluzione al problema fu proprio mio fratello che prese di mano le redini della situazione e disse: “io e Alex divideremo lo stesso letto“ !! Non potete immaginare il mio stupore nel sentirgli pronunciare queste parole, Stefano aveva appena posto le basi per delle notti nelle quali il mio e il suo corpo dovevano stare a contatto, dovevano sfiorarsi e nella complicità notturna, scambiarsi emozioni.
Con uno sguardo beffardo, Stefano si voltò verso di me e disse ad alta voce: “ credo che Alex sarà d’accordo”. Quelle parole rilasciavano in me delle fiamme, cosa voleva Stefano? Perché si era proposto in tale modo? Mio zio cercò di replicare e sforzarsi di individuare un'altra soluzione, quando io con un tono deciso, quasi di sfida nei confronti di mio fratello replicai: “ si Stefano, sono d’accordo”.
Gli lanciai un occhiata, mista a complicità e sfida.
Fu cosi che mi preparavo ad una notte con mio fratello, nello stesso letto, due corpi a contatto.
Carlo andò a letto prima di noi, e si coricò in quello che la sera prima era stato il mio letto, io andai a letto un po’ più tardi, ovviamente non prendendo sonno, ma aspettando l’ arrivo di Stefano, che oramai con i suoi gesti aveva completamente invaso e influenzato quella vacanza Sicula.
Complice il caldo che invadeva anche la notte quella casa, mi coricai solo con uno slip nero, che lasciava intravedere le forme del mio culo e quella del mio uccello. Oramai non capivo, se i miei gesti erano indipendenti, oppure se coricarmi con solo le mutande addosso, era un modo per regalare il culo a mio fratello.
Come al solito Stefano venne a coricarsi dopo di me.
Io feci finta di dormire profondamente, sforzandomi di trattenere un respiro regolare e profondo.
I miei lunghi respiri seguivano i gesti di Stefano, che come le notti precedenti, si spogliava per mettersi a letto. Dormivo dal lato del muro dandogli le spalle, questa posizione non era casuale, ma l’ avevo cercata per poter rubare la vista del corpo di Stefano, mentre si spogliava. Ma quella sera non ebbi il coraggio di aprire gli occhi e allora mi limitai ad ascoltare.
Prima levò la maglietta, dopo udì la fibia di metallo della cintura che tentennava e successivamente un rumore di tessuto che strofinando con la pelle cadeva giù fino a toccare il pavimento. Si era levato anche i Jeans. Poi silenzio. Non capivo più cosa stesse facendo, il silenzio mi imbarazzava e nello stesso tempo mi tormentava, iniziò a invadermi una sottile eccitazione, anche se mi sforzai per mantenere un respiro regolare.
Mentre riflettevo e cercavo di cogliere il più sottile rumore, percepi la sua presenza vicino al letto, era lui ed era in posizione strana,stava ritto vicino a me.
Cosa stava facendo? Perché non si coricava?
Stava li e mi guardava, come se tramasse una mossa, come se volesse organizzare un gioco sottile e perverso.
Di colpo il letto si mosse, Stefano si era coricato.
La mia faccia era incollata alla sua, aveva un respiro regolare, e respirava sulla mia faccia. Potevo sentire il suo fiato caldo e corposo addosso.
In quegli attimi, pensò che si stesse accertando che dormissi. Teneva le mani vicine al suo petto, aspettava.
Trascorsero cosi i primi dieci minuti, non capivo più se si fosse addormentato o fosse ancora li a guardarmi e studiarmi.
Cosa stava facendo? Tutto ad un tratto, allungo un braccio e la sua mano cadde sul mio culo.
Non capivo se lo avesse fatto apposta, ma la sua mano stava li, aperta sul mio culo,con l’ indice che si avvicinava al mio buco.
Mi mossi, avvicinando il buco del mio culo al suo dito, e mi spinsi un po’ di più verso il muro, stringendo ancora di più la sua mano contro il culo.
Percepivo il suo dito caldo che se ne stava li sul mio solco, lo sfiorava, pressato anche dai miei movimenti, ma niente altro.
Non poteva finire cosi quella notte, dovevo fare qualcosa, allora facendo finta di dormire, mossi la mia gamba, incastrandola tra le sue cosce.
Potevo adesso percepire il suo cazzo, per la prima volta il suo cazzo mi toccava, era caldo, e potevo percepirne la lunghezza, capi che era duro, era eccitato e pulsava contro la mia gamba.
Eravamo in una posizione molto sensuale, mio fratello con una mano sul mio culo e un dito che ne sfiorava il buco, ed io con una gamba incastrata tra le sue cosce muscolose, sfiorandogli il cazzo.
E adesso? Cosa sarebbe successo?Mentre pensavo ciò Stefano allontanò la sua mano da mio culo e se la portò vicina al cazzo. Con le mie gambe tra le sue cosce, si tirò fuori l’ uccello, che oramai percepivo, appoggiato alla mia gamba, e cominciò ad accarezzarsi la cappella.
La strofinava tra i miei peli e la accarezzava, la sollevava e tornava a dare colpetti sulla mia coscia.
Dopo poco dalla sua cappella usci fuori un liquido , capii subito che non era sborra, ma era quel liquido che alle volte fuoriesce quando si è molto eccitati, questo liquido gli bagnò la mano che il porco asciugò sulla mia gamba.
Avevo la gamba bagnata dal questo liquido pre-seminale, mio fratello mi stava usando.
Continuava ad accarezzarsi la cappella, ogni tanto la appoggiava sulla mia gamba e usando la sua mano, si segava usando da un alto la mia gamba e dall’ altra la sua mano, percepivo quel cazzo duro che si scappellava, che andava su e giù che utilizzava il mio corpo per godere..
Il mio respiro era affannato e speravo che non se ne accorgesse per paura di rovinare tutto, e allora cercavo di mantenere un ritmo costante, questo faceva però crescere ancora di più la mia eccitazione. Credevo di impazzire, la mia mente era eccitatissima e il mio corpo doveva denunciare questa sensazione.
Volevo segarlo io quel cazzo, prenderlo in mano, farlo godere, ma non potevo, avevo paura di una sua reazione.
Tutto ad un tratto si fermò,mise la sua mano a coppa e se la portò vicino alla cappella,rimase in questa posizione per circa venti secondi, cosa stava facendo?
Lo capii quando porto quella stessa mano vicino alla mia bocca.
Sentivo un forte odore di piscio, aveva bagnato la sua mano con l’ orina e ora me la faceva annusare, si bagnò l indice dell’ altra mano, e me lo porto prima sulle labbra inumidendomele e poi vicino al naso. Quel bastardo voleva che sentissi tutto il suo odore, che lo respirassi e lo facessi mio.
Socchiusi le labbra e lui se ne accorse, e avvicinando il dito, ne lascio cadere una goccia,che fini sul mio palato.
Non potevo crederci, mio fratello si era pisciato sulla mano e ora mi stava facendo gustare il suo umore, mi sentivo soccombere a lui.
Nuovamente porto la sua mano sul cazzo dal quale usci un altro spruzzo di piscio, che sbattendo contro il suo palmo schizzo sulla mia gamba.
Se ne accorse e rimase un attimo immobile, subito dopo cercò di asciugare quel piscio strofinandolo sulla mia gamba per non bagnare il materasso.
Con l’ indice caldo di piscio, si avvicino al mio culo, mi scese leggermente le mutande e lo avvicinò al mio buco, non mi penetrò ma si limitò a bagnarne i peli e strofinarsi contro l uscio del buco.
Subito dopo avvicinò lo stesso dito al mio naso, per farmi sentire che la sua mano aveva profanato le mie mutande e aveva sfiorato il solco del mio culo.

Lo stesso dito lo avvicino alle mie labbra socchiuse e profanò la mia bocca, si insinuò dentro delicatamente, strisciando il dito sulla lingua, un misto di umori si avvinghio alla mia lingua, il salato del piscio, e gli umidi umori del mio culo oramai si erano impossessati della mia lingua invadendola.
Lo stronzo stava ripulendosi dentro la mia bocca.
Lasciò quel dito dentro il mio palato e cominciò con l altra mano a segarsi più velocemente, il ritmo del suo respiro divenne sempre più affannato,alzò le mie mutande da un lato, scoprendomi i coglioni finche una sensazione calda e umida schizzò sulle mie palle e cadde sulla gamba, aveva sborrato su di me, avevo tutto quel liquido sulla coscia e sulle palle che ora impregnava anche le mie mutande, visto che le aveva rilasciate, ricoprendomi nuovamente le palle, i peli si stavano mischiando al liquido fuoriuscito dal suo cazzo, e adesso? Cosa avrebbe fatto?
Fu qui che capii la forte perversione di mio fratello, non mi ripulii, ma lasciò la sua sborra li, spalmandone un po sulla mia gamba, un po’ prendendola col dito e infilandomela in bocca.
Un rivolo cadde sul palato quasi affogandomi e dovetti ingoiare, la sua sborra era salmastra e vischiosa.
Ne afferrò un altro po’ dalla gamba e lo spalmò sulle mie labbra come se fosse burro cacao, avevo le labbra ricoperte di sperma, ero in preda dei suoi umori.
Il bastardo aveva progettato tutto, al risveglio sarebbe stato come se io avessi avuto una polluzione notturna e mi fossi sborrato addosso, lui aveva trovato un modo per giocare con me e nello stesso tempo uscirne indenne. Aveva trovato il modo per sborrarmi e pisciarmi addosso, per spalmarmi il suo liquido addosso, farmelo ingoiare, imbrattarmi le palle, ma in tutto questo uscirne indenne. Quella notte non mi riuscii ad addormentare finché la sua sborra non si asciugò lasciandomi i peli delle gambe raggrinziti la peluria delle le palle che mi tirava e le labbra ricoperte da un alone biancastro.
La mattina mi svegliai con le mutande ancora bagnate del suo sperma, le palle mi facevano male dalla forte eccitazione notturna e avevo il cazzo in tiro.
Stefano ancora dormiva, mi alzai e andai in bagno per lavarmi dagli umori del fratello.
Finii cosi la mia avventura in Sicilia, Non capendo se Stefano fece tutto quello pensando che io dormissi o se aveva capito che ero sveglio, ma posso garantirvi che quella perversione di mio fratello non la scorderò più e quella mattina in bagno feci una delle sborrate più intense della mia vita.

5 Gennaio 2007

Oggi sono un pò malinconico, perché Giorgio parte.
Mio fratello maggiore torna a Torino dove lavora.
Giorgio è il fratello con il quale vado più d’accordo, ha dieci anni più di me e posso ben dire che è stato lui a crescermi, proteggermi e a guidarmi quando mille difficoltà giornaliere mi assalivano.
E’ stato lui a “pilotarmi” tra i primi giochetti erotici.
Giorgio è alto 1,90, moro, pelle olivastra, ha i tratti di mio padre: “calabresi”, mentre io assomiglio più a mia madre nata e cresciuta ad Ancona, con lineamenti meno spigolosi di quelli che possiede mio padre.
Mio fratello è muratore, proprio per questo possiede un bel fisico.
Ricordo da piccolo che stavamo ore intere sdraiati sul divano a guardare la Tv.
Stavamo coricati, Giorgio dietro di me e io davanti a lui, mi abbracciava talmente forte che potevo percepire tutti i suoi muscoli a contatto con la mia schiena.
A volte spingeva il suo bacino contro il mio sedere, non credo lo facesse maliziosamente, ma fatto sta che avevo il suo cazzo seppur moscio incollato al sedere.
Ricordo una volta che stavamo guardando “ il grande gioco dell’ oca” sdraiati sul divano, come al solito Giorgio dietro me e io davanti dandogli la schiena, mentre le ballerine si esibivano, avvertì il suo uccello crescere tra le mie chiappe, si era eccitato, ma non sembrava affatto preoccupato dal fatto che io potessi accorgermene.
Ricordo ancora bene la sensazione di quell’ asta dura che cresceva pulsando sul mio solco, calda e vogliosa, ricordo che Giorgio a quel punto si scostò un po’ da me, non rendendosi conto che non si allontanò abbastanza poiché una parte del suo cazzo ancora sfiorava le mie chiappe.
Quanto mi piaceva quel contatto…e successivamente Giorgio lo dovette capire perché in seguito i suoi atteggiamenti nei miei confronti divennero sempre più espliciti.
All’ epoca io avevo otto anni, mentre Giorgio ne aveva diciotto e per me era “il fratellone” che mi difendeva e mi faceva sentire “ speciale”…




7 Gennaio 2007

Ancora non ci credo che Giorgio è andato via, quanto ci siamo divertiti insieme in queste vacanze di Natale!
Ricordo cosa accadde qualche giorno fa con eccitazione, ero salito in camera sua per svegliarlo, avevo bussato alla porta ma non dava cenno di vita, ho continuato a bussare ma non rispondeva, alla fine mi sono deciso ad aprire la porta e la scena che mi si è presentata davanti mi ha fatto completamente perdere la testa: Giorgio era coricato sul letto, con la faccia all’ insù, era nudo con solamente un lembo del lenzuolo bianco che gli copriva metà uccello, potevo vedere la base del suo cazzo olivastra, la peluria riccia e scura, tutti i muscoli del corpo rilassati,le possenti braccia delineate dai muscoli e le gambe leggermente divaricate che lasciavano intravedere le palle gonfie dagli umori notturni.
Mi sarei lanciato di sopra, ma mi sono limitato a pensare a quanto fosse bello mio fratello,
Stavo per avvicinarmi, ma nel frattempo Giorgio si era mosso lasciando cadere il lenzuolo per terra che scoprì tutto il suo cazzo, un cazzo olivastro ricurvo verso destra, con la cappella scoperta e due palle floride..
Rimasi li ad ammirarlo, e non mi resi conto che Giorgio nel frattempo aveva aperto gli occhi e mi stava guardando, me ne accorsi perché Giorgio ruppe il silenzio dicendomi: “ti piace il mio Cazzo”?
Questo fu il suo buongiorno…gli avevo sorriso e gli avevo detto di scendere che la colazione era pronta, allora lui sbuffò e abbracciandosi il cuscino si voltò con la faccia verso il materasso, esponendo ai miei occhi il suo bel culo muscoloso, ricoperto da una leggera peluria scura.
Ricordare tutto questo mi fa venire l’uccello duro.
Quanto è bello Giorgio!

8 Gennaio 2007

Chissà per quanto starò qui a rimuginaresu tutte le cose accadutecon Giorgio..
Ricordo cosa accadde la vigilia di capodanno…Quella mattina in casa non c’ era nessuno, Stefano era al lavoro, i nostri genitori anche, Sara all’ università, mentre Mirko il fratello più piccolo era andato a scuola. Ero in cucina, aspettavo mio fratello per fare colazione, avevo preparato le fette tostate, la marmellata stava sul tavolo, con cura avevo riscaldato il latte e caricato la moka del caffè.Stavo guardando sbadatamente la tv nella sua attesa.Pensavo alla sua imminente partenza, ero malinconico, Giorgio dopo poco sarebbe partito, e così finivano le nostre belle giornate, i nostri giochi, consumati in quelle camere in modo così clandestino.
Ho una profonda devozione e rispetto per lui, tutto questo non accadeva invece con Stefano l’ altro fratello.Con Stefano non c’è complicità, non c’ è intesa, ma solo silenzi e ipocrisie. Mentre pensavo questo sentì dei passi, era Giorgio che scendeva le scale e stava raggiungendomi.Entrò in cucina e il suo saluto fu una leggera pacca sulla spalla.Si sedette sul divano, snobbando la colazione che con tanta cura avevo preparato.Mi chiamò a se: “ Alex vieni un attimo qui”!!!
Appoggiai sul tavolo il toast che stavo per mangiare, e mi avvicinai a lui.Stava seduto sul divano, con un pantaloncino grigio e una T- shirt nera, le gambe leggermente divaricate che denunciavano un cazzo ancora eccitato dagli umori notturni. Lo guardavo a dire la verità un po’ sbadatamente, tra non molto avevo una riunione al lavoro e il mio capo non ammetteva ritardi, soprattutto da un ventiquattrenne.
Giorgio alzò la cornetta e compose il numero della sua ragazza, Non mi guardò neanche negli occhi, si limitò ad afferrare la mia gamba e strattonarla verso il basso. Mi fece tirare giù e quando le sue mani furono all’ altezza della mia testa, la spinse verso il basso facendomi cadere per terra, “pronto”? Ciao Amore…!!! Mio fratello aveva iniziato a parlare con la sua ragazza, mentre io me ne stavo quasi sdraiato per terra in attesa di un suo ordine.
“Amore come stai? Io mi sono svegliato da poco…” Conversava con Valeria e nel frattempo giocava con i miei capelli, li accarezzava e li attorcigliava, ero il suo oggetto, lui lo sapeva, io lo sapevo, dunque non c’ era nulla di male in tutto questo, con una mano teneva la cornetta, mentre con l’ altra giocava con il mio corpo, giocava con la mia anima…ad un certo punto portò la sua mano sotto la mia ascella sinistra facendo pressione verso l’ alto, capì cosa voleva, allora mi inginocchiai. Stavamo in questa posizione,mentre sul tavolo il latte si raffreddava.Parlava con Valeria del più e del meno, mentre infilava il suo indice dentro la mia bocca, lo faceva ruotare, lo lasciava semplicemente dentro, poi lo spostava strusciandolo sulle mie labbra.Portava la mano dentro il suo pantaloncino, si accarezzava il cazzo e le palle, e la riportava dentro la mia bocca facendomi ripulire il tutto, a volte le dita erano bagnate da un’ acquolina che usciva dal suo pisello eccitato, alle volte tra quelle dita lunghe affusolate restava qualche pelo del cazzo, che premurosamente lasciava dentro la mia bocca. Spinse la mia testa verso il suo cazzo, e con l’ altra mano riprese la cornetta, non voleva che gli facessi un pompino, ma mi teneva pressato al cazzo con quelle gambe forti e muscolose. Avvertivo un forte odore di cazzo, ma l’ ordine era chiaro, dovevo stare immobile e in attesa.
Ad un certo punto portò la mano vicino alla sua bocca e sputò sul palmo, continuava a parlare e approfittava dei monologhi che a volte Valeria faceva per continuare a sputarci.Quando raccolse un po’ di saliva, incastrò la cornetta del telefono tra l’ orecchio e la spalla e con l’ indice dell’ altra mano ne prese un pò e me la strofinò sulla labbra, successivamente fece pressione con le dita tra le mie labbra aprendomi la bocca, portò il palmo sulle mie labbra e fece scivolare tutto quello sputo dentro la mia bocca, sapevo che non dovevo ingoiarlo, ma dovevo lasciarlo li sul palato, tenerlo a vista per farglielo vedere, e così lui continuava a conversare, mentre guardava lo sputo dentro la bocca, ogni tanto infilava un dito e ci giocava, ne portava fuori un po’, la spalmava sul mio viso, sul naso, sugli occhi…Questo giochino durò un bel po’ finchè si stancò, e mi chiuse le labbra, quello era il segnale che potevo ingoiare il tutto.Ingoiai.
Dopo venti minuti chiuse la telefonata e da bravi fratelli andammo a fare colazione....
Che malinconia nel pensare quelle giornate....
9 Gennaio 2007

Devo cercare di non pensare più in Giorgio, ma come faccio?
Ricordo ancora il giorno che Giorgio tornò ad Ancona. Era il 23 Dicembre, quella mattina ero eccitatissimo, andai a prenderlo con la Seicento Bianca che dovetti parcheggiare molto lontano da via Rosselli per l’ immenso traffico.
Entrai alla stazione e subito mi recai verso gli schermi per focalizzare il binario esatto dove l' avrei rivisto.
Con una certa emozione percorsi quel sottopassaggio, dovetti aspettare circa un ora e mezza, ma per Giorgio non ci sarebbe stato ritardo al mondo, avrei fatto e accettato tutto per lui.
Finalmente il treno era arrivato. Quel giorno faceva un caldo soffocante e la stazione era piena di gente, ciò non impediva però che Giorgio passasse inosservato, infatti il suo metro e novanta di altezza e quel fisico scolpito, bastavano per farlo splendere tra le tante persone che in quel momento affollavano la stazione.
Quando lo vidi scendere iniziai a deglutire costantemente per l’ emozione.
Portava una maglietta bianca aderente con maniche cortissime e un jeans chiaro strappato su una gamba, talmente stretto che disegnava tutti i muscoli delle sue gambe.
“Ciao Alex”, mi disse, “come stai fratellino”…? “Grazie per essere venuto..”!!!
Io pensai… grazie??? E di che?? Dovrei ringraziarti io per tutte le belle emozioni che mi dai.
Ovviamente questi restarono intimi pensieri, l’ unica cosa che riuscì a dire fu. “ Andiamo dai, cosi ti rilassi un po’…!! Credo che quella parola, fu subito tradotta in modo malizioso da Giorgio, perché subito replicò.. “e si fratellino ho proprio bisogno di rilassarmi”, portandosi per un attimo la mano sul pacco.
Sorrisi e gli dissi, dai andiamo….!!!
A casa non c’ era nessuno, solamente io mi presi un giorno di ferie per andarlo a prendere. Entrammo e gli diedi una mano a salire le valigie su in camera.
Quando mi chinai per posare la valigia, mi resi conto che il pantalone a vita bassa che portavo si spostò verso il basso scoprendo in parte il mio slip bianco e in parte il solco delle mie natiche senza peli.
Non potevo accertarmi che Giorgio guardasse dalla mia parte, ma mi eccitava l’ idea che avessi addosso i suoi occhi,che furtivamente cercasse di rubare la visione di quel culo, che lo volesse, in fondo siamo fratelli ed è lecito condividere tutto.
Questo mio pensiero venne rotto dalla sua voce: “Oddio Alex”, mi disse mentre levava la maglietta bianca e attillata, sono tutto sudato!!!Mi girai per guardarlo ed era vero, era sudato, ma credetemi quella visione mi stava facendo esplodere il cazzo: la maglietta faticava a venire via, attaccata alle sue carni per il sudore. La lentezza con la quale la stava sfilando contribuiva a rendere tutto più sensuale.
Non la sfilò del tutto, ma rimase con le braccia dentro le maniche, si limitò a sfilare la testa e ad appoggiare la maglia sulle spalle.
Si passò la mano sui pettorali e sugli addominali scolpiti, come descrivervi quel fisico…un corpo scultoreo, olivastro e con peli scuri.
Si toccava continuando a dire: “sono tutto sudato”.
Asciugò la mano bagnata sulla magliettina e fece per levarsela, alzandola, stirò gli addominali e il jeans venne un po’ giù scoprendo per qualche istante la peluria del suo cazzo "riccia e scura" che tanto si abbinava alla sua carnagione meridionale,con uno scatto mi guardò diritto negli occhi, come se volesse beccarmi mentre gli guardavo i peli del cazzo, ma per fortuna riuscì a distogliere lo sguardo, e credo non se ne accorse, si limitò a dirmi: “forse è meglio che la laviamo questa magliettina vero”? Stetti attento per non trasmettergli la mia eccitazione e con un lieve sorriso gli dissi: "si Giorgio, forse è proprio il caso".
Non poteva immaginare come avrei voluto sfiorare quelle braccia, leccare i suoi addominali, passare la lingua su ogni solco fin a scendere giù nelle scanalatura dei suoi muscoli dove il jeans si appoggiava delicatamente. Sbottonarlo, scendergli la zip e perdermi in quel bacino leccandolo, per poi scendere giù scostandogli con la lingua le mutande e leccargli la base del cazzo per poi con la punta percorrere tutta l’ asta, sentirne il sapore salato, scappellarlo con la bocca e leccargli il glande, riscendere l’ asta fino ad arrivare alle palle, gonfie e scure, metterle in bocca, prima l’ una e successivamente l’ altra… "come avrei voluto"…
D’ un tratto i miei pensieri furono rotti dalla sua voce, dicendomi che scendeva giù per prendere qualcosa da bere.
Quel momento profondamente sensuale stava per finire, non volevo, ma non potevo andare oltre,magari Giorgio non avrebbe voluto e poi adesso c’ era Valeria, la sua nuova ragazza, forse si era stancato di queste piccole avventure bisex, forse era meglio così.
Prima che Giorgio uscisse dalla camera, lo precedetti, gli dissi. " vengo con te, ti faccio compagnia". Così andammo giù.
Io camminavo avanti e Giorgo stava dietro, stavolta percepì il suo sguardo sul mio culo, e con fare molto spontaneo inarcai leggermente la schiena per offrirgli una visuale ancora più generosa.
Capì che lo stava guardando, perché mi disse: "Alex ma stai facendo palestra?" Ed io “ perché”? E lui.. “no niente cosi”…fu allora che capì che stava osservandomi il culo.. accennai un lieve sorriso.
Ci recammo in cucina, dove da buon padrone di casa cominciai a fargli l’ elenco di tutte le bevande che cerano in frigo mentre lui scriveva distrattamente un messaggio a Valeria, la sua ragazza.
Volle bere una birra, allora ne presi due e guardandoci dritti negli occhi brindammo!!! Capì subito che stavamo brindando ad una settimana di complicità nascoste.
Lui stava appoggiato al solco della porta,mentre io mi ero seduto.
Da quella posizione Giorgio sembrava ancora più alto, i quadratini dei suoi addominali erano tutti messi ben in evidenza… ve l ho già detto che è muratore no???
Il suo pacco era disegnato dal jeans.
Ogni tanto mentre parlava, distrattamente lo spostava, un po’ verso destra un po’ verso sinistra. Cercavo di trattenere lo sguardo, ma la mia indifferenza non bastava e ogni tanto l’ occhio mi cadeva sul suo cazzo. Ciò doveva divertirlo molto.
Aveva percepito che stavo impazzendo vedendolo toccarsi l’ uccello, mentre se lo sfiorava, quasi mi stesse raccontando come il cazzo era adagiato sotto quel jeans.
E infatti non smetteva, anzi mi guardava dritto negli occhi cosi che io non potessi guardargli direttamente il pacco, mi parlava e giocherellava con quel pacco, alzando e abbassando distrattamente la zip.
Quando finì la sua birra Guardandomi fisso negli occhi mi disse: Alex ho un forte bisogno di pisciare, lo stronzo lo sa bene che a me piace molto il pissing, e questa era una frecciata… mi disse ridendo.. ho talmente bisogno di farla che piscerei anche qui a terra… mio fratello mi stava sfidando, voleva mettermi alla prova, capire quale sarebbe stata la mia reazione… l’ unica cosa che riuscì a dirgli fù: beh se proprio devi farlo piscia pure qui, ma dopo chi pulisce per terra? La sua risposta arrivò secca e inaspettata, tutto stava diventando un gioco sottile e perverso, mi disse. Ovvio pulirai tu!!!
Cominciavo ad eccitarmi, il discorso era diretto, un botta e risposta, chi avrebbe ceduto per prima?
Accennando un sorriso beffardo gli dissi.. io? Beh se vai a prendere il mocio forse potrei pulire.. e lui… Il mocio? Ci sono tanti modi per pulire il pavimento.
Non finì queste parole che abbassò la zip e togliendolo dal jeans, cominciò a pisciare per terra, lo scappellava mentre dirigeva quel getto di piscio sulle mattonelle, lo guardavo, e con la mano cominciai a toccarmi il cazzo, mi stava scoppiando dentro quel jeans, allora li sbottonai e facendoli calare, cominciai a segarmi mentre Giorgio pisciava.
Il suo piscio era tanto e giallo, aveva un forte odore di uomo, Si divertiva a schizzare il pavimento e qualche goccia rimbalzando finiva sulle mie scarpe, quando finì si avvicinò a me e prendendomi dalla testa mi fece inginocchiare, scrollandosi gli ultimi residui del piscio sulla mia faccia.
Avevo quelle gocce ovunque, tra le orecchie, sul naso, sopra i capelli.
Con aria seria iniziando a scappellarsi il cazzo e a menarselo mi disse.. e ora pulisci!!!
Mi chinai e cominciai con la punta della lingua a sfiorare quel piscio, era salato e speziato.
Nel frattempo Giorgio si menava il cazzo.
Poco dopo, con aria molto eccitata si avvicinò a me e afferrandomi la testa me la spinse con violenza contro la sua urina.. cosi devi fare.. lecca tutto, il pavimento dovrà essere pulito alla fine. Mi guidava, mi indicava dove dovevo leccare prima e mi faceva soffermare in certi punti dove le chiazze erano profonde, facendomi bagnare completamente il viso.
Intanto si menava il cazzo sempre più forte, mi teneva dai capelli e mi trascinava, mi indicava la strada da seguire,quanto era premuroso e affettuoso.
Ogni tanto mi dava degli schiaffi sul culo, con la conseguenza che finivo con il viso completamente sul suo piscio.. Continuai cosi per cinque minuti, mentre vedevo il cazzo di Giorgio grosso, quasi sul punto di esplodere.
Ad un certo punto avverti una sensazione calda invadermi la schiena, Giorgio stava sborrando copiosamente su di me, alcune goccie di quel succo cadevano per terra mischiandosi col piscio che avidamente leccavo da terra.
Bravo il fratellino, mi disse quando finì tutto, da oggi mi liberi anche dal peso d andare in bagno , adesso potrò soddisfare i miei bisogni ovunque se sei accanto a me, sempre tenendomi stretto per i capelli, mi guardò diritto negli occhi e mi disse. Ho bisogno di te Alex, tanto quanto tu hai bisogno di me.
In fondo aveva ragione Giorgio.

7 Febbraio 2007

SeStefano sta pilotando tutto, si stadivertendo davvero molto nel vedermi impazzire, se sta giocando con me, devo dire che Stefano è la persona più bastarda e perversa che abbiamai conosciuto, mio fratello stagiocando con la mia mente, mi stafacendo perdere in pensieri scellerati che si perdono tra il nulla e l’ eccitazione più nascosta.
A metà del mese scorso Stefano ha fatto una cosa che mi ha fatto completamente perdere il controllo.
Fu un giorno nel quale mio fratello portò a casa una ragazza.
Non ricordo il nome, anche perché si trattava di una delle tante ragazzette puttane che vanno a seguire le partite di calcio dove gioca mio fratello.
Me ne stavo in cucina, preparandomi la merenda, quando udì la porta d ingresso aprirsi.
Il silenzio di quella casa furotto dal sorrisetto stupido di questa ragazza che Stefano fece accomodare in Salotto.
La cucina di casaè situata nel piano terra e affianca il salotto, da li potevo ben udire quel che accadeva dall’ altra parte.
Stefano si accorse della mia presenza e venne da solo verso la cucina.
Entrò, si versò un bicchiere d’ acqua che bevve lentamente e quando finì mi disse: e tu non hai sete? Restai stupito di quella domanda, quando mai Stefano si era preoccupato, quando mai mi chiese una roba del genere; era la prima volta che capitava. Gli dissi di no, al che, riempiendosi nuovamente il bicchiere mi accennò un lieve sorriso e mi disse: “sono in sala e sto chiudendo la porta”.
Gli risposi con un indifferente “ok”.
Se ne andò, sorseggiando quel bicchiere d’acqua.
Ma quale indifferenza!!! Non ero affatto indifferente, perché cominciai a riflettere, chiedendomi che bisogno c’era di ribadire che stava per scopare con quella tizia.
Lo sapeva bene che avevo sentito la risata di quella troia e tra l’atro non era mai stato così educato ad avvisarmi di quando stava per scopare, si era sempre fatto i suoi cazzi senza farsi tanti problemi!!!… Boh? Non capivo! Soprattutto non stavo capendo che Stefano aveva ricominciato a giocare con la mia mente.
Lo stronzo chiuse la porta con violenza quasi volesse evidenziarne il gesto. Non passò molto e udì un rumore strano,stavano spostando il divano.
Perché?Che cazzo stavano facendo? Spostavano il divano?
Ecco la seconda mossa di quello stronzo, farmi incuriosire.
E ci riusciva bene, perché posai sul tavolo l’ arancia che stavo sbucciando e fissando distrattamente il quadro raffigurante una natura morta cominciai a pensare…
Immaginate cosa feci dopo neanche un minuto, mi alzai e mi diressi verso la sala, la porta di noce mi separava dal cazzo di Stefano.
Mi chinai e cercai di sbirciare dal buco della serratura, il cuore mi salì in gola cominciando a battere all’ impazzata. Credevo mi scoppiasse da un momento all’ altro! Mi avvicinai al buco della serratura, l’ odore del metallo invase le mie narici,oramai ero incollato a quel buco e stavo per sbirciarci.
Ci misi dieci secondi a focalizzare la scena che mi si presentava davanti: il divano era stato spostato di fronte alla porta in modo tale che quel set fosse visibile ad “osservatori clandestini”… provate ad immaginare quella volta chi fosse l’ osservatore.
Stefano aveva pianificato tutto, aveva messo il divano davanti alla porta per farmi spiare,mi chiesi con quale scusa avesse imbambolato quella ragazza, cosa le avesse detto per farle mettere il divano davanti alla porta.
Certo non era questo che preoccupava i due amanti in quella camera!
Stefano stava ritto davanti a questa tipa che se ne stava sbattuta sul divano, era ancora vestito ma dal pantalone nero di tessuto fuoriusciva il suo cazzo, dritto e indirizzato verso la troia, lei non guardava il cazzo ma guardava verso l’ alto, da quella posizione non riuscivo a vedere il viso di stefano, ma solo lei seduta e metà corpo di Stefano.
Alla fine compresì perché se ne stava con la testa all’ aria.
Stefano stava sputando dentro la bocca di quella troia, che doveva gradire molto, visto che aveva una manina nella figa e la trastullava con ritmo costante, Stefano l’ afferrò dalla testa e la indirizzò verso il suo cazzo, le dava spinte regolari, avanti e indietro, la troia lo stava spompinando e Stefano godeva molto.
Aveva il cazzo tostissimo e la spingeva contro il suo bacino, facendole entrare di volta in volta sempre più cazzo in gola, fin quando i peli del pube si attaccarono al viso della troia, “glielo aveva ficcato tutto dentro”… a quel punto con ritmo costante cominciò a scoparsela in gola.
Ogni tanto usciva quel cazzo e insieme a lui venivano fuori rivoli di saliva che Stefano si premurava subito a farglieli rientrare in bocca con l aiuto del cazzo .
Le sbatteva il cazzo sugli occhi, lo strofinava sul naso, la tirava dai capelli e le strusciava la cappella tra le orecchie.
La ragazza aveva lunghi capelli mori, e ad un certo punto Stefano ne prese una ciocca e attorcigliandola attorno al cazzo cominciò a segarsi, la scena era davvero eccitante, lei era una vera puttana: aveva la punta del cazzo in bocca, mentre Stefano si segava con i suoi capelli attorno al cazzo.
Immaginate tutti in che condizioni era il mio cazzo no?
Mi stava scoppiando e in più i jeans che portavo lo trattenevano troppo.
Stavo rubando questo momento intimo a mio fratello e in più avvertivo la sensazione che tutto questo era stato preparato per me.
Mi toccavo il cazzo ma ogni tanto dovevo rallentare le palpate perché rischiavo di sborrare dentro le mutande.
Nel frattempo il pompino della troia divenne sempre più veloce, stefano stava scopando quella scrofa in bocca, peccato che non riuscivo a vedere il suo viso, avrei dato chissà cosa per guardarlo in faccia, rubare la sua espressione, questa era la cosa più intima che potevo rubargli quel giorno, ma lo stronzo aveva pianificato tutto per bene, era lui a concedermi qualcosa, era lui che sceglieva cosa farmi guardare e in quel caso stava vendendomi la sua puttana e stava regalandomi il suo cazzo.
Stava offrendomi quella fottuta, la violenza con la quale infilava il cazzo dentro quella gola..
Ma non la sua espressione, quella aveva deciso di non regalarmela..
Come potete ben capire ero una pedina nelle sue mani, mi tremavano le gambe tanta era l’ eccitazione.
Ad un certo punto Stefano velocizzò i movimenti, la ragazza era rossa in faccia, se la stava scopando con tutta la forza che aveva in quel corpo, ad ogni colpo i muscoli delle sue gambe si gonfiavano,anche se Stefano portava i pantaloni i polpacci erano ben evidenti, erano tesi perchè aveva appena finito di giocare.
Capì che mancava poco alla sborrata, ero arrapatissimo, avrei rivisto quella crema biancastra spruzzare dal cazzo lungo e ricurvo…Fu per sborrare,ma prima usci dalla sua bocca e prese il bicchiere di plastica che prima si era portato dalla cucina e cominciò a sborrarci dentro.
Teneva il bicchiere a distanza in modo tale che le sue due puttane potessero osservarlo, guardare la sua sborra, io e la ragazza eravamo spettatori della sua goduria.
Il primo getto di sborra finì nel fondo, ne seguì un secondo ancora più violento che rimbalzò finendo tra le sue dita, un terzo e poi un quarto,come volevo essere li con la mia bocca…
Oramai la cappella gli sgocciolava dagli ultimi spasimi di sperma, il liquido biancastro pendeva dal suo prepuzio, fu solo allora che permise alla ragazza di prenderlo in bocca e assaporarlo, mentre con la mano schizzata di sborra teneva quel bicchiere di plastica.
Nel frattempo che la ragazza gli ripuliva il cazzo, Stefano fece cadere nel bicchiere le goccioline che gli erano schizzate nelle falangi della mano e infine spalmò gli ultimi residui nel bordo.
Quando si stancò, stacco il cazzo dalla bocca della ragazza se lo infilò dentro i pantaloni e chiuse la zip.
A quel punto fuggì in cucina, temendo che Stefano potesse beccarmi, anche perché se non aveva organizzato tutto quello per me io sarei passato come spione e come pervertito.
Per carità!!! Me ne andai in cucina con le palle doloranti e il cazzo ancora in tiro.
Mi sedetti, ma istintivamente mi rialzai per andare in bagno a scaricarmi le palle, stavo davvero scoppiando ma di colpo udì aprirsi la porta della sala.
Mi dovetti sedere altrimenti Stefano si sarebbe accorto della mia eccitazione, feci finta di guardare la Tv, mentre Stefano entrò in cucina. Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia.
Restai fisso ad osservare la tv, se Stefano mi avesse guardato negli occhi avrebbe letto tutta l’ eccitazione del momento.
Fu allora che senti il rumore della busta della spazzatura, era Stefano che con cura gettava dentro qualcosa.
Dopodiché si avvicinò al tavolo e afferrando la bottiglia d’ acqua iniziò a bere.
Quando finì mi richiese, vuoi bere?
Io pensai: Di nuovo? Ma perché fa cosi?E poi..me lo chiede dopo aver bevuto? Gli risposi...”no grazie non ho sete”.. lui mi disse: “sicuro”…?
A quel punto mi voltai infastidito verso di lui che accennandomi un lieve sorriso se ne tornò in sala.
Stavo scoppiando, mi facevano male le palle, dovevo scaricarmi.
Mi alzai per andare in bagno, ma prima di uscire dalla porta mi ricordai di quel che qualche minuto prima aveva fatto Stefano. Cosa aveva buttato nel secchio della spazzatura? Un sospetto mi invase…: aprì il secchio e quel che vidi dentro mi lasciò senza parole,…Stefano aveva appoggiato delicatamente il bicchiere dove aveva sborrato, premurandosi che stesse ritto in modo tale che la sua sborra non cadesse, aveva posato il bicchiere col suo succo per me.
Poco prima mi aveva chiesto se volevo bere e aveva posato la sua sborra li, era questo che intendeva? Voleva che bevesi la sua sborra? Aveva posato quella crema per me? Per quando mi sarebbe venuta sete?
Che dirvi, col cuore in gola presi quel bicchiere e con passo rapido mi chiusi in bagno.
Avevo paura che Stefano uscisse dalla sala e si rendesse conto che mancava quel bicchiere, ma era un rischio che adesso ero pronto a correre.
Fu con questa adrenalina in copro che feci doppio giro della serratura in bagno.
Avevo davanti a me il bicchiere con la sua sborra biancastra, cosa fare?
Per prima cosa la annusai, un forte odore salmastro mi invase,avevo il cazzo in fiamme, mi sbottonai i pantaloni e lo tirai fuori.
Infilai un dito dentro quel bicchiere di sborra e lo portai in bocca, assaporavo quel nettare salato e vischioso, lo passavo tra la lingua e il palato, ingoiavo.
Presi un altro po’ di quella sborra e la versai sulla mano, lubrificai il mio pisello e cominciai a segarmi.
Avevo la cappella sporca, la mano macchiata e un forte odore di sborra aleggiava in quel cesso.
Me ne versai un altro po’ sulle labbra e mi guardavo allo specchio che rifletteva un immagine di un ragazzo giovane, voglioso e pervertito, sporco di sborra del fratello.
Un pò di quella sborra mi colò sul collo e quando un filo arrivò sul mio capezzolo non cè la feci più e avvicinando quel bicchiere al mio cazzo venni.
Cominciai a schizzare, svuotando anche l anima, tanto ero eccitato.
Fu così che Stefano mise a segno il suo piano era riuscito nuovamente senza compromettersi a dominarmi e a ricoprirmi di sborra come la più porca delle troie.

23 Agosto 2007


Agosto nel profondo Sud, tra fichi d’ india e sole cocente, sono in vacanza in Calabria.
Siamo partiti in quattro, io e i miei fratelli: Stefano, Giorgio e Walter.
Siamo Ospitati dai miei zii, in una casa di villeggiatura nei pressi di Locri.
Una casa bianca tra bouganville e agave.
Il primo giorno di vacanza è stato molto interessante, siamo arrivati a Locri di primo mattino, grazie a Giorgio “il fratello maggiore”, che decise di partire da Ancona di notte per evitare le ore più calde.
Facendo poche soste, il viaggio non è sembrato tanto lungo.
Appena arrivati, scendemmo in spiaggia tutti tranne Giorgio che avendo fatto da autista per tutto il tragitto rimase a dormire.
Che belle queste spiagge, lunghe e sabbiose, contornate da un mare limpido dal colore celeste che riflette il cielo Calabro.
Qui e li, macchie di bagnanti occupavano la spiaggia, e vicino a noi c’ erano solo un gruppetto di ragazzi. Io mi sdraiai subito per prendere il primo sole, mentre Stefano e Walter si gettarono in acqua.
Alla mia destra una coppietta si stringeva baciandosi, un po’ più in là una famiglia sistemava l’ ombrellone caduto per il vento, e giù in acqua a pochi passi da Stefano un gruppo di ragazzi giocava in acqua.
Correvano, si spingevano, urlavano e usavano le braccia per fare trampolini precari per tuffarsi in acqua.
Alcuni di loro possedevano dei fisici molto belli, braccia muscolose che si esaltavano quando entravano in tensione per fare i trampolini.
In particolar modo la mia attenzione era catturata da un tipo con un costume succinto,alto e magro, biondo e con un fisico asciutto ma muscoloso. Quel tessuto sottile di lycra blu e verde disegnava un cazzo lungo e moscio adagiato su un gonfiore prorompente: le sue palle!
Rimasi a contemplarlo e a fissargli il pacco e dopo poco mi eccitai. Il mio cazzo stava in tiro, dovetti mettere lo zainetto davanti ai miei coglioni, l eccitazione era ben evidente.
Continuavo a fissargli la merce mentre lui giocava in acqua con i suoi amici, lo immaginavo nudo cercando di non farmi beccare, seguivo la sottile peluria bionda che partiva dall’ ombelico e scendeva giù arrivando fino alla base del suo cazzo,peccato che il costume copriva il resto! Allora immaginavo dove finisse, pensavo alla base del suo cazzo leggermente bagnata dall’ acqua marina i peli biondi attaccati all’ uccello, immaginavo quel cazzo salato e moscio pronto per essere spompinato da una puttana vogliosa… mi ero eccitato e anche distratto, perché quando distolsi gli occhi da quel costume, notai che il tipo stava guardandomi!
Che figura! Rimasi imbarazzato e mi vergognai un bel po’! Girai lo sguardo e mirai altrove.
Dovevo girarmi, volevo vedere se stava ancora fissandomi, e se.. stava prendendosi gioco di me con i suoi amici? Presi coraggio e mi voltai! Girai gli occhi da quella parte e tirai un sospiro di sollievo, per fortuna si era rimesso a giocare con i suoi amici. Chissà magari era distratto e non aveva compreso le vere intenzioni del mio sguardo!
Con più attenzione tornai ad ammirarlo.
Inizialmente era coperto dall’ acqua fin all’ ombellico, ma subito si ritrasse venendo verso la riva scoprendo il suo costume bagnato!!! Adesso ancora di più il suo cazzo si percepiva sotto quel costume. E non vi dico le posizioni che assumeva, non facevano altro che offrirmi un migliore visuale di tutto quel ben di Dio.
Quando stava di profilo intravedevo un cazzo moscio e ricurvo che puntava verso il basso,
Quando si girava di spalle, tra le sue gambe glabre spuntavano ogni tanto le sue palle, gonfie e succose.
Quando si piegava a novanta gradi: “afferrando le gambe dell’ amico per tuffarlo in acqua…veniva fuori il suo culo sodo che si induriva mettendo ben in evidenza i muscoli.
Poco dopo i ragazzi uscirono dall’ acqua venendosi a sdraiare dietro di me, il biondo apri le cosce per asciugarsi meglio, lasciando così intravedere da sotto il costume i coglioni :” erano gonfi, raccolti attorno a una peluria bionda imbrattata di acqua marina”!
Che visione!!
Continuai ad osservarlo fin quando Stefano e Walter uscirono dall’ acqua. A quel punto mi distrassi perché non volevo passare per ricchione davanti ai miei fratelli e continuai a prendere il sole.
Quando andammo via per pranzare, i ragazzi erano tutti sdraiati al sole, dall’ accento alcuni sembravano stranieri e il mio beniamino se ne stava sotto l’ ombrellone guardandosi introno.
I nostri occhi si incrociarono per un attimo. Lo salutai col pensiero. Se fosse stato in spiaggia quel pomeriggio ci saremmo rivisti. Zia Maria da buona Meridionale aveva preparato un pranzo da tutto rispetto, primo, secondo, terzo, frutta e dolce, sembrava avesse rapinato un supermercato quel giorno per quanto aveva cucinato! Io non riuscì a mangiare molto, soltanto un po’ di frutta, mentre
Stefano mangiò come un maiale di tutto. Giorgio e Walter si limitarono al primo.
Giorgio si sedette di fronte a me, se avete letto le altre storie, sapete già il legame che mi lega a lui, sono il suo schiavo, sottomesso a lui da quando ero piccolo, e quel giorno per metà pranzo, appoggiò i suoi piedi sui miei, li pressava forte e li strofinava, era un chiaro segnale della mia sottomissione , i miei piedi in basso e i suoi in alto a dominarmi.
Finimmo di pranzare e mi raccolsi sul divano a guardare un po’ di Tv, dopo poco saremmo scesi a mare, ma volevamo aspettare almeno un oretta, il tempo che la digestione cominciasse il suo percorso.
Zia Maria lavava i piatti, Stefano e Walter si erano ritirati in camera e davanti alla tv eravamo rimasti, io Giorgio e Zio Ninì che cominciò a sonnecchiare sulla sedia.
Giorgio si sedette accanto a me, se ne stava supino a gambe aperte davanti alla tv.
Portava solo un pantaloncino corto, stava a petto nudo. Quest anno mostrava ancora di più la sua villosità e la sua forza da muratore, era possente e maschio, con i quadratini degli addominali disegnati e i pettorali ben sporgenti. Una peluria scura lo ricopriva. Sprigionava un forte odore di uomo.
Il caldo contribuiva a renderlo ancora più maschio e sexy con quella pelle umida e lucente.
Diede un occhiata veloce a zio Ninì che sonnecchiava e a Zia Maria che da dove stava lavando i piatti non poteva osservarci, e presa coscienza della situazione si girò verso di me ridendo e mi disse: “Alex guardami i pantaloncini”! Abbassai gli occhi e dai corti pantaloncini bianchi veniva fuori la sua cappella rosea, era senza mutande sotto e sedendosi sul divano il lato destro del pantaloncino si era raccolto, mostrando la sua cappella, il porco amava farmi eccitare, amava che lo desiderassi e ci riusciva bene, in quella posizione era davvero sexy, le cosce pelose, il cazzo seminascosto e quella cappella che sporgeva dal lato del pantaloncino.
“La vedi Alex, è tutta asciutta, guardala”! Bagnò la punta dell’ indice con la sua saliva e se la strofinò sul solco della cappella che al contatto lo fece fremere, il cazzo rispose ingrossandosi.
Sorrisi e gli dissi: “Giorgio, non vorrai mica farti vedere, copriti dai”!!
Non sembrò volesse ascoltarmi, il porco se ne stava cosi a cosce aperte e con la cappella fuori dal pantaloncino, col rischio che zio Ninì si svegliasse.
Mi disse: “ti confesso una cosa, prima di andare via voglio scoparmela quella troia della zia”!
Rimasi sconvolto, non ritenevo possibile questo, la zia era una attempata donna d’ altri tempi, sessantenne, come era possibile ciò? E perché mai mio fratello cosi bello, doveva scoparsi una donna cosi anziana?
Quasi stesse leggendo tra i miei pensieri, mi disse:
“Alex, io voglio dominarla quella troia!Non vedi che tette che ha, e poi… una donna d’ altri tempi, chissà come scoperà e poi Zio Ninì, lo voglio cornuto prima della fine di questa vacanza.”
Giorgio era un vero cacciatore, puntava la preda e voleva conquistarla a tutti i costi, ed io lo ammiravo per questo, non replicai, mi limitai ad ammirarlo,in fondo ero il suo prediletto e accettavo con fede tutte le sue decisioni, anche perché mai nessuno avrebbe distrutto il nostro legame speciale.
Nel frattempo zia Maria aveva finito di lavare i piatti e stava venendo dalla nostra parte, Giorgio
sistemò il cazzo dentro il pantaloncino e allargò le cosce, cosi che zia Maria potesse osservarlo senza pensare a nessun complotto nei suoi riguardi.
Quando la Zia si avvicinò, Giorgio fece finta di sbadigliare e stiracchiarsi, cosi che potette allargare ancora un po’ le cosce, per offrire il pacco alla zia.
Notai che lei diede distrattamente una lieve sbirciata, era impossibile non guardare le cosce di Giorgio, perché si era messo in modo tale che gli occhi della zia le incrociassero.
Venne a sdraiarsi vicino zio Ninì,
Giorgio avvicinandosi al mio orecchio mi sussurrò: “ hai visto la vecchia come mi ha guardato l’ uccello”? “Questo è solo l’ inizio, vedrai Alex”!
Ecco l’ obbiettivo di mio fratello, “zia Maria”.
Vi confesso che un pizzico di gelosia invase il mio cuore.
Giorgio era stato sempre mio sin da quando ero piccolo, ok, adesso era fidanzato con Valeria, ma io ero sempre suo e mai lo avevo visto di persona filtrare con qualcun altro.
Quel pomeriggio andammo in spiaggia alle quattro. La sabbia era ancora rovente.
C’ era poca gente a mare, Locri ancora sonnecchiava. Con piacevole sorpresa notai che davanti a noi c’ erano i ragazzi che quella mattina avevano allietato i miei sguardi, e vi confesso che nuovamenente fui invaso da una sensazione di gelosia dal fatto che Giorgio potesse desiderare quei corpi.
Il ragazzo dal “pacco grosso” se ne stava supino al sole. I suoi amici si agitavano in acqua.
Il tipo biondo, dalla pelle color ambra e con un fisico asciutto e longilineo sonnecchiava al sole.
Guardai nuovamente il disegno del suo cazzo e accennando un lieve sorriso, confermai a me stesso che la sua altezza era ben proporzionata alla lunghezza del pisello.
Non so se Giorgio si accorse degli sguardi fulminei che lanciai al ragazzo, perché con fare autoritario venne a sdraiarsi alla mia sinistra nascondendomi quella visuale.
Arreso a questa condizione mi girai a pancia sotto e cominciai a prendere il sole.
Non passarono neanche cinque minuti che una voce ruppe il silenzio:…”Giorgio”!! Senti urlare il nome di mio fratello. “Ciao”! Continuò questa voce, allora Giorgio si alzò di scatto e urlò un nome: “Serban” !
D’ istinto mi voltai per vedere di chi fosse quella voce, e rimasi sorpreso quando vidi il biondo avvicinarsi a noi!!!Il tizio dalla verga grossa era amico di Giorgio, e adesso stavano abbracciandosi felici!
Il tizio parlava velocemente e capì dall’ accento che era straniero.
Cominciarono a parlare e a discutere come due amici di vecchia data.. ma chi era? E come mai era cosi in confidenza con mio fratello? La risposta non tardò ad arrivare perché poco dopo, Giorgio disse a Serban: “vieni che ti presento i miei fratelli”!!! Il ragazzo dal cazzo grosso si stava avvicinando, provai un misto di imbarazzo, perché adesso quello sconosciuto si stava approssimando e sapeva bene che qualche ora prima mi ero soffermato a guardargli il cazzo!!
Si avvicinarono.
Giorgio ci presentò il misterioso amico, dicendoci che era un ragazzo con il quale aveva lavorato in Calabria, e che non vedeva da molto tempo.
Ci raccontò qualche aneddoto di quando erano in cantiere e nel frattempo stringeva la spalla muscolosa dell’ amico in segno di amicizia. Il deltoide del ragazzo era gonfio ed eccitante, aveva due belle spalle.
Si sedettero con noi e poco dopo continuarono a chiacchierare da soli.
Da vicino era ancora più bello.
Aveva un fisico asciutto e glabro,viso da Angelo, mascella sporgente e occhi azzurri. Erano gelidi e distaccati, bocca rossa con una piccola cicatrice sulla destra, il torace quasi fosse scolpito finiva in un costume corto che cominciava dall’ attacco del cazzo, poco restava all’ immaginazione..
Si sedette a mò di indiano davanti a me e chiacchierava con Giorgio.
Il suo pacco era appoggiato sulla stuoia di mio fratello, le palle invadevano quel costume, erano ben visibili, l una e l’ altra venivano in rilievo e il tizio non faceva nulla per nascondere quei gioielli.
Il cazzo mi si inturgidì nuovamente, sentivo i peli delle palle che mi tiravano e dovetti girarmi a pancia sotto per nascondere l imbarazzo.
Facendo ciò offri il culo ai due conversatori e eccitato da questa situazione inarcai ancora di più la schiena e allargai le chiappe. Chissà se stessero guardando!
Continuarono a chiacchierare e nel frattempo Walter e Stefano erano entrati in acqua.
Dopo poco Giorgio e Serban decisero di salire al lido per prendere qualcosa da bere, e Giorgio mi invitò ad unirmi a loro.
Figuratevi se mi sarei perso l’ occasione di ammirare ancora più da vicino lo straniero, e cosi andai.
Ci sedemmo ai tavolini bianchi del lido e bevemmo una bibita.
Di proposito mi sedetti al suo lato destro, cosi che le nostre gambe fossero in contatto.
Mi avvicinavo lentamente alla sua coscia per attaccare la mia gamba alla sua e quando percepì la sua pelle sulla mia, mi fermai e continuai a bere la mia bibita.
La sua gamba era calda per il sole, i sottili peli della coscia accarezzavano i miei, i muscoletti dell’ anca li percepivo addosso.
Era una sensazione molto piacevole ed eccitante.
Peccato che con fare distaccato Serban scostò la gamba!
Parlavamo del più e del meno, e ovviamente il discorso non poteva non cadere sulle “ fimmane” che c’ erano da quella parti.
Lui raccontava delle scopate che si stava facendo con una ragazza del luogo, una vera troia la definì!
Raccontava nei minimi dettagli il corpo della ragazza, come se parlasse di un oggetto, e forse era questo che per lui rappresentava quella ragazza, ci descriveva la sua figa e di come gliela sfondava!
Immaginavo “lui” , immaginavo quel cazzo che si perdeva tra gli umori della figa, di come lo sfilava e lo infilava , di come la scopava in bocca e di come la troia percepiva quel cazzo dentro di se.
Mi eccitai nuovamente.
Per fortuna riuscì a rilassare il cazzo prima che ci alzassimo per tornare in spiaggia, altrimenti avrei fatto una brutta figura con Giorgio e Serban.
Quando ci incamminammo, Serban disse di dover andare a pisciare, Giorgio andò avanti ed io ovviamente non mi feci sfuggire l’unica occasione che forse avevo per ammirargli il cazzo e andai in bagno con lui.
I bagni del lido erano tre, sul davanti i pisciatoi.
Entrammo nei cessi e il cuore cominciò a battere più velocemente, dovevo escogitare un modo per poter osservare quel cazzo, e così quando vidi che Serban si stava avvicinando ai pisciatoi invece che chiudersi nella cabina escogitai il mio piano.
Mi sarei avvicinato a lui e facendo finta di pisciare avrei sbirciato il suo cazzo!
Serban si avvicinò al pisciatoio, io con lui, lui stava a destra io a sinistra, da li a poco avrebbe portato fuori dal costume il suo cazzo per pisciare, non resistevo più, volevo osservarlo, farlo mio.
Sbirciavo il costume facendo attenzione che non se ne accorgesse, miravo le sue mani che si massaggiavano il pacco e stavano scostando il costume dal pube! Intravidi una sottile peluria bionda, quel costume stava svelando il suo contenuto, ma quel che successe subito dopo avvenne in modo cosi rapido che ci misi un po’ a prenderne consapevolezza.
Invece di Sfilare il cazzo dal costume, Serban rilascio l’ elastico che sbatté con violenza sul suo pube e con uno scatto si voltò verso di me, afferrandomi per il collo e trascinandomi fin dentro la cabina del cesso.
La porta sbatté contro il muro, la mia schiena finì contro la parete di alluminio, le sue mani stringevano il mio collo e la sua faccia era attaccata alla mia!!! I suoi occhi erano freddi, glaciali, mi guardava con aria di ribrezzo!. Respirava velocemente e respirava ad un filo dal mio naso.
Ero paralizzato e sconvolto, era successo tutto cosi velocemente che rimasi inerme ad osservarlo.
Fu lui a rompere il silenzio quando a denti stretti disse: "frocio di merda"!!!!
Queste parole di ribrezzo furono seguite da uno sputo che mi arrivò violentemente sugli occhi
La sua saliva colava dal mio naso scendendo sulle mie labbra, era vischiosa e consistente, lui continuò: "sei un ricchione di merda"!!! "E’ da stamattina che mi guardi il cazzo"! "Frocio"!
Allora sputò nuovamente sul mio viso, afferrò con il pollice e l’ indice le mie guance e le strinse, forzandomi le labbra che si aprirono, allora sputò direttamente sulla mia bocca facendo cadere un rivolo sul mio palato!
"Adesso dirò tutto a tuo fratello, ricchione "!!!!
Rimasi esterrefatto, cosa avevo combinato? Stavolta avevo esagerato, c’ era lui che mi pressava la bocca, mi stringeva i polsi e mi stava minacciando. La situazione mi stava sfuggendo di mano!
Imprecai, "ti prego lasciami"!!Ma ciò servì ad incitarlo ancora di più lo perche lo vidi eccitarsi, un gonfiore si intravide dalle sue cosce..., "guardami il cazzo frocio"! "E’ questo che vuoi"? Fu allora che con una mano sfilò il cazzo dal costume che adesso era turgido e rivolto verso l’ alto.
Una verga di 20 centimetri, bianca e venata stava a pochi centimetri da me, la scappellò e me la strofinò tra le gambe. "Ricchione ti stai eccitando"?
Con una mano strinse il mio cazzo che era turgido e guardandomi negli occhi mi diede un ceffone!
Prese la mia testa e mi abbassò sulla tazza del cesso. Ero seduto davanti a lui, il suo cazzo davanti al mio viso! Forzò nuovamente le labbra con le sue mani e infilò con violenza il cazzo!
Stavo affogando, le palle sbattevano contro il mio naso, sentivo l’ odore di sudore e in bocca l’ il sapore salato dell’ acqua di mare unito al suo cazzo.
"Visto che vuoi il mio cazzo, te lo dò!" Cominciò a scoparmi in bocca, rivoli di saliva uscivano insieme alla verga dalla gola, tanto che schizzavo le sue gambe,ogni qualvolta che sfilava il cazzo dalla mia bocca mi dava un ceffone!
Afferrò la mia testa con le due mani e tenendomela stretta cominciò a scoparmi in gola!
Ad un tratto percepì un liquido caldo direttamente nell’ esofago, era il suo piscio, Serban cominciò a pisciare dentro la gola, sputai tutto fuori, il rigurgito fu violento stavo affogando! Allora lui mi diede un altro ceffone! Rivoli di piscio colavano dal mio viso, alcuni finivano sui miei piedi, altri sui suoi, che bloccando il piscio infilava nella mia bocca per farseli pulire e poi ricominciava ad orinare! Il suo cazzo ora era duro me lo infilò in bocca e riempì tutta la bocca di orina, era immerso col suo cazzo dentro il suo piscio, lo cacciava e lo reinfilava, non voleva che ingoiassi, voleva che tenessi il suo piscio in bocca, si curvava e ci sputava dentro, immergeva il cazzo e lo sgocciolava sul mio naso , dopodiché tappandomi il naso mi costringeva ad ingoiare per poter respirare.
Quando fini di pisciare, mi diede un altro schiaffo, mi fece inginocchiare per leccare i suoi piedi bagnati di orina.
Quando finì si sistemò l’ uccello ancora duro dentro il costume e con un calcio mi disse di andare a lavarmi nel lavandino !
Pieno di piscio mi avvicinai al lavandino, non ebbi il coraggio di guardarmi in faccia, mi limitai a ripulirmi.
Ero messo di schiena, l' odore di piscio non veniva via, mi bagnavo e strofinavo il sapone sulla mia pelle quando Serban si avvicinò e mi abbracciò da dietro! Rimasi sorpreso da ciò. Era più alto di me e il suo cazzo strofinava contro la mia schiena. Con tono dolce, come se fosse il più premuroso degli amanti mi sussurrò: "bravo Alex", "se sarai sempre così ubbidiente ci divertiremo questa estate"!!
La cosa mi sconvolse molto, provai una sensazione di dolore mista ad un eccitazione, ero stato il suo oggetto, mi aveva usato e mi aveva ringraziato. Cosa sarebbe successo ora? Fu con questi dubbi che tornammo in spiaggia.
Non riuscì a guardare in faccia mio fratello, mi misi gli occhiali da sole e rimasi tutto il tempo a riflettere.
Serban salutò Giorgio ed andò via.
Fu solo allora che Giorgio guardandomi diritto negli occhi mi disse: “Ti voglio bene fratellino”.
Fu allora che compresi tutto!Capì che quello era stato il regalo di Giorgio, capì che Serban non era un suo semplice amico, ma un complice, un padrone come lui, un uomo al quale obbedire!
Perché Giorgio mi aveva concesso a Serban? Queste domande invasero la mia testa in quei momenti. Forse voleva ricompensare la mia devozione nei suoi confronti o forse voleva scusarsi delle attenzioni che dedicava a zia Maria.
Se queste sono le premesse di questa vacanza…





07 Febbraio 2008

E’ Febbraio. Il sette febbraio.
Un mese esatto dal mio rientro da Torino, dal mio ritorno alla vita comune.
Sono stato nella città dove Giorgio vive e lavora.
Un biglietto d’ aereo speditomi da lui mi “ordinava” di raggiungerlo, niente altro che un biglietto “alitalia”, senza motivazioni, senza perché.
Se già avete letto di me, sapete del mio intimo rapporto con Giorgio, il mio fratello maggiore.
Essere il suo schiavo è una delle cose più belle che poteva capitarmi nella vita
Essere voluto e desiderato da lui, essere la sua valvola di sfogo, mi fa sentire vivo.
Arrivai all’ aeroporto di Torino alle quattro e mezzo di un pomeriggio assopito.
Non c’era Giorgio ad aspettarmi, provai a chiamarlo, ma il telefonino era spento. Lo aspettai per un ora, finchè non capì che forse era meglio prendere un bus.
Alle 18:00 ero difronte casa sua, ma nulla, Giorgio non c’era, lo aspettai seduto sul gradino di fronte casa.
Solamente verso l’ una e mezza, due abbaglianti mi accecarono gli occhi mentre una violenta frenata alzava la polvere difronte casa.
Era Giorgio, scese dalla macchina ubriaco, gli urlai contro, un po’ incazzato per l’ accoglienza che mi aveva riservato, un po’ per la gioia nel rivederlo.
Mi venne incontro bello più del solito , un jeans strappato e una maglietta bianca copriva il suo metro e 90 di altezza, appariva tonico e forte.
Non feci in tempo a parlargli che mi afferrò per una spalla e stringendola mi disse : benvenuto Alex!
Una ventata d’ alcool invase le mie narici, aveva bevuto un po’ troppo, e traballando, mi spinse verso l’ingresso di casa sua.
Entrammo e sorreggendosi a me, mi fece perdere l’ equilibrio. Caddì per terra e lui con me.
La sua virilità mi schiacciava , puzzava di alcool e fumo.
Fu guardandomi diritto negli occhi e con la voce un po’ impasticciata che mi urlò : “IO LA ODIO QUELLA PUTTANAA!!!!
Passò un secondo dal suo urlò che violentemente mi sputò sul viso!
LA ODIOO!! Continuò!Mi mollò un ceffone.
Pressava il suo petto su di me, mi stava comprimendo contro il pavimento.
Mi strinse le guance con le sue forti mani schiudendomi le labbra.
Una lacrima scese a bagnarmi il viso.
Sputò nuovamente, questa volta dentro la mia bocca , un rivolo di saliva arrivò direttamente in gola.
Continuando a farfugliare contro di me mi mollò un’ altro schiaffò , iniziò a chiamarmi Anna, e a dirmi che ero una puttana e che avevo sbagliato.
Mi afferrò per i capelli e cominciò a leccarmi il viso, mi urlava: “E’ IN QUESTO MODO CHE LECCAVI I COGLIONI DI QUEL BASTARDO? TROIA!!!!mi spinse fino alla patta, il suo cazzo era turgido, mi strusciò il viso contro i jeans e farfugliava: “TI PIACE L’ ODORE DEL MIO CAZZO? Mi sputò sui capelli, sputò sui suoi jeans strofinandomi la faccia contro quella saliva. Fu quando con la sua forte mano mi strinse le palle che urlai con tutte le mie forze: GIORGIO SMETTILAAAAAAAAAAAA!!! (…)
Ci fu un’ attimo di silenzio, i suoi occhi scuri mi attraversavano l’ anima.
Avevo il viso sporco di saliva, il suo cazzo in tiro che poggiava sulle mie gambe, le sue mani sul volto.
Restammo così per qualche secondo, i suoi occhi mi attraversavano.
Giorgio era solo in quel momento.
Cosa stava pensando? Stava soffrendo? Mi sentivo in colpa per avergli urlato contro.
Stavo in silenzio, immobile,il suo respiro veloce. Fu lui a rompere il silenzio mentre stringeva con violenza i miei polsi. Si avvicino all’ orecchio sussurrandomi: “ho bisogno di te Alex”! La sua voce era profonda e decisa, il suo alito percuoteva i miei sensi, ebbi un brivido. Il suo sussurro arrivò al centro della mia schiena,il cazzo mi si inturgidì, ero pronto a tutto, ero pronto a lui.
La sua lingua si insinuava nel mio orecchio, leccava in maniera meticolosa e costante, non ero mai stato leccato da mio fratello, trattarmi come se fossi un suo amante mi eccitava,ero l’ oggetto del suo desiderio, la sua mano accarezzava il mio culo, il suo cazzo pulsava sulla gamba.
Perché l’avevo fermato? Mi sentivo in colpa e nello stesso tempo abbandonato al suo volere: dovevo lasciarlo sfogare,ero li per questo, per servirlo, per esorcizzare i suoi dispiaceri, da sempre avevo voluto la sua felicità e null’ altro.
Quegli attimi apparivano infiniti, sentivo il suo respiro affannato e veloce, incostante quanto i suoi pensieri .
Le parole che pronunciai subito dopo, furono fulminee e spontanee…: “Giorgio scusami!Sono qui per te”…! Queste poche parole dovettero eccitarlo, perché non riuscì quasi a finire la frase che le sue lunghe e venate mani mi afferrarono per i capelli,li tirava, un lacerante dolore invase i miei sentimenti, le leccate sull’ orecchio divennero morsi, la sua patta premeva contro il mio inguine.
Comincio a battere il bacino sulla mia gamba, mi strusciava la patta gonfia e pulsante, il suo cazzo era voglioso, ed io con lui.
Farfugliò alcune parole che non percepì, ne afferrai qualcuna: “Lo so che sei mio Alex!Ti voglio bene da quando sei nato”! Ti proteggerò….! … sei mio”….non riuscì a capire altro.
Si portò la mano sul cazzo e cercò di abbassarsi la zip, gli venne difficile, il grosso pacco ne deformava la direzione. Stringendomi il polso posò la mia mano sulla patta, il suo pacco era li gonfio e pulsante.
Lo aiutai ad abbassare la cerniera.
Il suo sguardo mi sconvolgeva, diretto e persistente. Mi cercava con gli occhi,cercava la mia anima , mentre guidava la mia mano su e giù su quelle mutande , voleva che lo guardassi,voleva leggere nei miei occhi il desiderio, l’ eccitazione.
Non parlavamo più, il rumore dei nostri respiri ansimanti rompeva l’ immobilità della stanza.
Si spinse in avanti, mi ritrovai il torace villoso sul viso,un forte odore di maschio invase la mia mente. Sollevai la maglietta che portava, una fitta peluria copriva i pettorali definiti, cominciai a leccarlo, i peli del suo petto si impadronivano della mia bocca,quasi soffocavo.
Mentre lo leccavo si muoveva, avanzò ancora un po’ costringendomi a strisciare con la lingua sul torace.
Mi ritrovai con la faccia sul suo inguine, leccavo il suo ombelico,mordevo i peli che lo circondavano, roteavo la lingua all’interno, annusavo e mi saziavo dal profumo della sua pelle.
La sua verga pulsava sul mio petto. Lo sentivo duro. Quel pacco fuoriusciva dai jeans e mi strusciava addosso, picchiava sui miei muscoli cercava di superare quel centimetro di stoffa bianca che lo bloccava.
Giorgio farfugliava qualcosa su Anna, la sua ragazza. Ma non capivo, i fumi dell’ alcool mescolavano le parole che pronunciava, rendendole sue, solo sue,fugaci pensieri sfuggiti alla ragione.
Si spinse, strattonandosi sul pavimento.
Mi ritrovai col suo pacco sulla faccia, me lo sfregava addosso.
Volevo levargli le mutande, metterlo in bocca, fare mia quell’ asta pulsante e invece dovevo accontentarmi di una mutanda, bianca, calda e gonfia, mi strusciava sugli occhi, sul naso, sulla fronte.
Sentivo l’odore del suo cazzo, l’ umore della sua eccitazione, il calore dei suoi coglioni.
Il freddo pavimento stimolava i miei sensi. Lo abbracciai per come possibile, avvinghiandolo per il culo,era tondo e florido.

Continuava ad agitarsi, avanti e indietro contro la mia faccia, gli stavo facendo una sega con il viso, percepivo la pelle del suo cazzo che copriva e scopriva la cappella. Mi tirava i capelli. Assolutamente incurante di me, schiacciava quel cazzo sui miei occhi, sul mio naso, comprimeva la sua rabbia verso Anna sul mio viso.
Si portò le mie mani in bocca, le mordeva, ci sputava sopra,le leccava.
Me ne stavo così, pressato dal suo corpo,con la schiena contro il pavimento.
Fù dopo qualche lungo minuto che percepì un forte odore di sborra, le sue mutande si umidirono,
Una macchia si stendeva sulle mutande,il mio viso ne agevolava il dilagarsi, immaginavo quella sborra che si spalmava sui peli, sulle palle, sul cazzo scuro e nerboruto.
Ne percepivo la consistenza sul viso, Un forte odore speziato invase le mie tempie.
La mia pelle si inumidiva al contatto. Inalavo quell’ odore, lo facevo mio, nei pochi attimi che quel pacco sfiorava le mie labbra cercavo di leccarlo, assaporare quel succo.
Le palle mi facevano male per l’eccitazione.
Dopo poco, mi ritrovai con le mani libere, ma incastrato dal suo corpo. Se ne stava immobile su di me.
Avevo la sua patta sul viso,gli accarezzavo l’interno coscia, era muscoloso e caldo, arrivavo fino al solco del culo e scendevo giù.
Fu con le mie carezze che Giorgio quella notte sia addormentò …Mi divincolai dal suo corpo e mi distesi sul divano, Se ne stava li per terra, col volto schiacciato sul pavimento, lo ammiravo, il jeans lo delineava: era bello e statuario, la maglia disegnava due spalle forti.
Me ne stavo lì, col giubbotto addosso guardavo distrattamente quella stanza, i tulipani ornavano il settimino, un falso klimt adornava la parete,fissai la mia valigia. Era ancora sulla porta, in attesa di essere disfatta, in prospettiva di una vacanza del tutto fuori dai canoni convenzionali.
Il mattino dopo mi svegliai sul divano, Giorgio non c’era più.
Si era alzato prima di me per andare a lavoro.
Ero confuso, sconvolto, quel che era accaduto la sera prima mi destabilizzava, mi vergognavo non poco.
Cosa sarebbe successo al suo ritorno? Avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia?E lui? Come si sarebbe comportato? Queste domande accompagnavano il mio risveglio.
L’ umiliazione della sera precedente non mi lasciava in pace, camminavo avanti e indietro per casa, mi sentivo uno stupido. Cosa credevo? Di poter gestire Giorgio? Di poter decidere il nostro rapporto?Era lui e solo lui a tenere le redini della nostra vita insieme. Era lui a scegliere come e quando cambiare le carte in tavola.
Mi veniva difficile anche fare colazione,i miei pensieri tornavano alla sera precedente, tornavano a Giorgio.
Non riuscivo a capire perché mio fratello fosse cambiato così tanto, perché fosse divenuto così violento,non carpivo il momento se e quando avevo sbagliato in qualcosa.
Si è vero, era stato sempre lui a comandare, a sottomettermi, però nel nostro rapporto non era mai esistita la violenza della sera prima.
C’era qualcos’altro in lui che non riuscivo a comprendere, possibile che quella rabbia fosse dovuta esclusivamente ad Anna?Anche quando finì la relazione con Valeria, Giorgio passò dei brutti momenti, ma mai aveva usato quella violenza con me. Sempre mi aveva usato, ma mai, in questo modo. Ero scosso…, quel ceffone, perchè? Bombardavo la testa con mille domande, inutili, perché non avrei trovato una risposta.
Quel mio girovagare, finì quando mi ritrovai davanti alla porta del bagno,distrattamente gettai un’occhiata allo specchio, l’immagine che restituiva mi umiliava tanto quanto aveva fatto Giorgio la sera precedentemente: ero graffiato, un segno rosso partiva dalla base del labbro fino ad arrivare all’occhio.
A destra del water c’era il cesto della biancheria, e sopra il cesto, i jeans di Giorgio.
Erano quelli della sera precedente. Li fissai, quasi volendoli colpevolizzare,giustificando la brutalità di mio fratello.
Quanto avrei voluto poterla trasferire a quella stoffa,in fondo erano stati loro a graffiarmi, infondo Giorgio voleva sfogarsi, non voleva farmi del male.
Rimasi fermo qualche secondo che mi parve infinito,dopodiché cedetti all’ istinto, mi avvicinai al pantalone prendendolo in mano.
Lo accostai al viso, pressandolo contro il graffio.
Un odore da uomo invase le mie narici. Era il suo odore, impregnato in quel jeans.
Mi bastò avvertire il profumo della sua pelle per giustificare mio fratello, quell’ odore da maschio restituiva la sua imponenza, la sua dominazione.
Cominciavo a sentirmi in colpa per avere dubitato di lui, della sua buona fede, forse non voleva farmi del male, il suo era un volersi sfogare, scaricare la rabbia contro l’unica persona che poteva capirlo e in qualche modo lo amava per davvero. Forse.
Stringevo il jeans sul viso, lo annusavo, me ne stavo al centro del bagno, ancora in pigiama.
Mi guardavo allo specchio.
Annusai ogni centimetro di quel jeans e quando arrivai al centro, vicino alla zip, l’odore della sua pelle, lasciò il posto a un’ odore più forte; era l’odore del suo uccello.
Una fitta d’ eccitazione colpì il mio stomaco.
Cominciai ad immaginare il cazzo di mio fratello, contenuto dal pantalone. Lo immaginavo moscio, adagiato sulle palle,che strusciava continuamente sulla stoffa.
Il mio cazzo era semieretto, tendeva la stoffa del pigiama, gonfiandola.
Annusavo i pantaloni e mi guardavo allo specchio. Cominciai a sfiorarmi il cazzo, strofinavo la mano sul pigiama,seguivo la forma del mio cazzo, duro e pulsante, rivolto verso l’alto.
Era l’odore della sua virilità, del suo essere uomo, mi stava facendo vivere momenti molto eccitanti.
Iniziai a pensare a cosa stesse facendo in quel momento, se anche lui come me pensava a tutto quel che era accaduto la sera precedente oppure se ne stava in cantiere impegnando i suoi pensieri su qualcos’altro o qualcun altro/a.
Pensare questo mi infastidiva, anche se il mio uccello non era dello stesso parere.
Scesi i pantaloni del pigiama fino alle caviglie, feci uscire il cazzo.
Avevo la cappella bagnata,raccolsi quel liquido e lo strofinai contro il jeans. Mi sfioravo l’uccello, mentre annusavo i miei umori mischiati con quelli di Giorgio.
Portai i pantaloni sul cazzo, li avvolsi attorno, con quel guanto speciale cominciai a segarmi.
Un pensiero fugace passò nella mia testa. Serena! La mia ragazza, inconsapevole della mia situazione. Cosa stava facendo? La lasciai ad Ancona con una scusa banale, il suo amore bastava per giustificare questo mio viaggio. Scomparve dalla mia mente.
Continuavo a rivivere la sera precedente, le sue mani che stringevano i miei capelli, il suo respiro che controllava i miei movimenti.
Mi sentivo schiavo, non ero in grado di dare un limite a tutto questo.
Dove finiva l’umiliazione partiva l’eccitazione, dove finiva il dolore, partiva il piacere.
Ero in balia delle perversioni di Giorgio, avrei fatto qualunque cosa per lui, la mia devozione era tale che qualsiasi ordine sarebbe stato per me affetto, una nuova dimostrazione del suo bene e del suo affetto.
Il cazzo mi stava esplodendo, continuavo a menarlo tenendolo avvolto al jeans.
Quando mi resi contò che stavo per venire, chiusi le mani sulla cappella, cercando di non schizzare dappertutto. Venni.
Uno schizzo di sborra raggiunse il pavimento, un altro rimase sul jeans, il resto sulla mia mano.
Dopo che venni, mi sentì sporco. La mano macchiata di sborra, era l’ennesima conferma della mia sottomissione.
Si! Ero suo! Forse, il mio rapporto con Giorgio stava crescendo, forse cominciavo a prendere consapevolezza delle sue nuove esigenze, ero pronto a soddisfarle.
Forse….avevo appena deciso vivere.

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