La nave scuola - parte 4

Scritto da , il 2013-03-06, genere prime esperienze

La nostra prima uscita serale era andata bene, anzi meglio del previsto. Ci eravamo addirittura baciati al primo incontro (anziché al secondo o al terzo), e questo mi era già capitato solo poche altre volte. Insomma, alla vigilia avrei messo la firma su un risultato del genere.
Con i suoi lunghi capelli biondi e un corpo prosperoso che emanava sesso da tutti i pori, Cinzia era semplicemente il mio tipo ideale di ragazza; per non parlare della calma e maturità che dimostrava, a confronto delle quali tutte le altre del passato semplicemente sparivano.
Una volta tanto, lasciai alla femmina il pallino del gioco: inutile illudersi di poter condurre alcunché con una così, e poi preferivo che fosse lei a dettare i ritmi di gioco, per evitare di annoiarla troppo presto. Io giocavo semplicemente di rimessa, in quel momento ero già contento così.

Non passò più di qualche giorno prima di una nuova telefonata. Dato che la situazione sembrava ancora buona, la invitai per una serata a casa mia. Non era stato minimamente necessario esternare il dettaglio che mi sarei fatto trovare da solo in casa, sembrava ovvio a tutti due.
Le ore precedenti il nostro incontro, avevo “l'assurda sensazione” che avrei perso incontestabilmente la mia verginità: qui non si parlava più di ambiguo petting. La sera fatidica, Cinzia passò a trovarmi dopo cena.

Ci sedemmo a conversare amabilmente del più e del meno sul divano del salotto. Il discorso andò presto sui suoi amorazzi e relative delusioni; questo mi piaceva, serviva a creare la giusta confidenza, ma non dovevo neanche lasciarla parlare troppo altrimenti si sarebbe smontata da sola al pensiero delle sue delusioni.
Non ebbi però il tempo di preoccuparmi della durata delle sue lamentazioni: solo pochi minuti dopo che ci eravamo seduti, contro il pronostico favorevole della vigilia, mi sembrava che tutto fosse già andato a puttane.
Ero preparato a sentire storie più mature di quel poco che avevo vissuto io, mi sarei stupito del contrario, ma quella volta fu difficile mascherare la sorpresa: non solo aveva già una storia in atto (eravamo soli a casa mia, potevo soprassedere, non ero geloso…), ma l'altro era pure un cinico over 40 sposato. Certo, una situazione del genere può sembrare quasi la norma nei racconti di questo ottimo sito, ma nella vita reale di uno studentello ventunenne, abituato alle teenager, risulta oltremodo sconfortante.
Io ascoltavo e basta, più che frasi di circostanza non potevo dare, e intanto cercavo la mia prossima mossa, frugando nel vuoto. Mi sentivo un niente, un quacquaracqua’, in confronto all'altro, e lo ero.
Sentendo forse che avevo bisogno di un piccolo incoraggiamento, lei aggiunse “forse mi sono sbagliata a venire qui, è successo tutto troppo in fretta. Mi sento in colpa: tua madre e’ mia amica, e io le circuisco il figlio!”.

Ormai era tutto finito, tanto valeva tentare un assalto. Respinto con garbo. Giocai la carta della disperazione, cercando pero’ di non perdere lucidità: no panic on the Titanic!
Se era pur vero che non potevo reggere il confronto con l'altro tizio, e sarebbe stato suicida mettersi a competere, allora potevo tentare di intrigarla nella direzione opposta: le confidai i miei sentimenti, senza nascondere la mia naturale ingenuità, e dissi chiaramente che ero ancora vergine. Cosa c’era da vergognarsi? Per tutto c’è una prima volta. Chissà, forse non era ancora mai stata con ragazzi “nuovi di zecca - ancora nella confezione originale”. E poi, una navigata come lei, e rotta a tutte le situazioni, poteva forse trovare soddisfazione nell'insegnare la sua esperienza amatoria a un novizio che pendeva dalle sue labbra.

Colpita! Iniziammo a limonare duro, e poco per volta le tolsi il maglione morbido. L'emozione cresceva, l'affare si stava ingrossando, e fu subito il turno dell’ampio reggiseno. Non potevo credere a quel che vedevo e toccavo: un seno morbido, procace e florido. Le mani avevano già goduto abbastanza, ora toccava alla bocca; che gioia succhiarle le pere! Areole ampie e grossi capezzoli induriti: la mia lingua non chiedeva di meglio. La morbidezza era ancora più evidente per la bocca, e la maiala si lasciò ciucciare oscenamente il seno ancora per svariati minuti, emanando svariati sospiri. Quello era il Paradiso.

La feci alzare in piedi, e la portai per mano in fondo al corridoio verso camera mia. Lei, sempre a petto nudo, si staccò: “aspetta un attimo, vado in bagno a darmi una rinfrescata".
Mi annidai nel mio covo, tirando giù le serrande e accendendo solo una piccola luce lontana sulla scrivania. Nella calda penombra della stanza, aspettavo impaziente ed emozionato sotto le lenzuola. Nel mentre distinguevo chiaramente il gorgoglio del bidet, mentre la luce proveniente dalla porta del bagno fendeva il buio della casa e mi abbagliava.
Lei poteva uscire da un momento all'altro, mentre il mio serpente dall'occhio solo si era lasciato imbarzottare dalla camminata verso il letto, dai preparativi in camera e diciamolo, dall'emozione. Gli diedi allora qualche stretta di mano, per farlo tornare bene in tiro.
Eccomi li’, pronto e in attesa con uno degli appuntamenti più importanti della vita. Addio infanzia, quei pochi secondi prima di diventare adulto rischiavano di diventare snervanti: speravo che lei arrivasse presto per potermi finalmente lasciar andare di nuovo. Ancora pochi attimi, e la pulcherrima entrò nella tana del serpente.


… continua…

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