Che differenza fa?

Scritto da , il 2013-02-06, genere gay

Alcuni anni fa passai il Natale con la famiglia della mia ragazza di allora, Caty; eravamo insieme solo da pochi mesi ed io ero un po’ nervoso alla prospettiva di essere trovato inadatto dai suoi genitori, ma devo dire che mi accolsero cordialmente e sembravarono sinceramente felici di avermi con loro. Penso che ai loro occhi fossi il ragazzo perfetto per loro figlia: il tipico ragazzo della porta accanto; convenzionale, inoffensivo e rispettabile. O per lo meno era quello che sembravo.
È stata una buona cosa che non abbiano scoperto quello che accadde tra Michele e me. Probabilmente non sarebbero stati così felici di condividere con me il pranzo di Natale se avessero saputo quello che stava per accadere con loro figlio dopo che le luci furono spente. Sapendo (ma chiaramente fingendo di non sapere) che il ragazzo che sta in casa si fa la figlia è una cosa. Sapere che lui sta sodomizzando anche tuo figlio quando ce n’è l'opportunità è completamente un’altra cosa.
Ma forse mi sto presentando troppo in cattiva luce. Michele, dopo tutto, era più di un cospiratore consenziente.
Cominciò un paio di giorni prima della Vigilia di Natale, dopo essere stato a cena fuori con Caty, i suoi genitori e Michele, oltre a suo zio e sua zia.
Era stata una sera veramente piacevole, sebbene forse un po’ troppo formale per i miei gusti, avevamo cenato in un bel ristorante. Io ero stato avvertito in anticipo da Caty di mettermi un abito decente.
La conversazione era fluita bene durante il pasto e lo zio di Caty e la zia mi avevano accolto cordialmente ed erano evidentemente interessati a me come i genitori di Caty. Ironicamente, la mia unica fonte di irritazione era Caty. Ogni volta che la guardavo sembrava stesse accennando col capo e ghignando per incoraggiarmi. Dapprima mi sembrò confortante sapere che lei voleva che le cose andassero per il meglio, ma dopo un po' cominciai a sentirmi a disagio; lei mi bisbigliava: "Sta andando alla grande, Seb", ed io mi sentivo come esaminato; come se dovessi passare un esame per entrare in una società superiore alla mia. Io mormoravo: "Sì, ok Caty... " e sentivo la mia faccia arrossire mentre gli altri ci guardavano.
Ma suppongo che Caty fosse nervosa perché voleva che tutto andasse bene. Sua zia aveva, lei disse, una forte influenza su suo papà e così se le sue opinioni fossero state negative durante il pasto, certamente le cose sarebbero state più difficili tra noi.
Fortunatamente tutto andò bene, specialmente dopo.
Avevo condiviso la stanza col fratello di Caty, Michele, per un paio di notti prima della sera della cena. Lui aveva circa un anno meno di lei, diciotto o diciannove anni ed aveva finito il primo anno di Università. Noi non avevamo molto in comune, lui era un ragazzo molto quieto e solitario come se non fosse uscito completamente da un'adolescenza difficile, ma facemmo delle piacevoli chiacchiere e diventammo un po’ intimi ad un livello superficiale. La mamma di Caty mi aveva offerto originariamente la stanza degli ospiti per un paio di notti finché i suoi genitori non fossero arrivati alla Vigilia di Natale, ma io avevo suggerito che sarebbe stato molto più semplice se io avessi dormito nella stanza di Michele per tutto il mio soggiorno per dare meno fastidio cambiando lenzuola e spostando la mia roba. La mamma di Caty aveva sorriso grata.
Dapprima mi sentii un poco a disagio ad occupare lo spazio del ragazzo, la sua stanza era piena della sua roba ed i muri erano coperti di poster delle sue band preferite, ma Michele non sembrò aver problemi, così la questione fu rapidamente superata. Un letto pieghevole fu portato dal garage alla sua stanza.
Notai in quel paio di giorni che Michele aveva alcune abitudini irritanti, come il fatto che il pavimento della sua stanza era sempre coperto dalle sue calze e mutande sporche e la sua abitudine di masturbarsi nel suo letto mentre io tentavo di addormentarmi, ma per il resto non era un problema dividere con lui la stanza.
Il vantaggio principale nello stare con lui era che la sua stanza era dopo la porta di Caty. Michele chiaramente si rese conto di questo appena io misi le mie borse nella sua stanza, aveva mormorato qualche cosa sul fatto che la sua stanza era posizionata "a distanza conveniente dalle attrazioni locali" e mi aveva gettato un sorriso furbesco, ma Caty non era così scaltra.
La prima sera aveva detto: "Avresti dovuto prendere la stanza degli ospiti... perché hai voluto stare con quel piccolo segaiolo?"
Io avevo sorriso. "Tu cosa pensi?"
Poi lei mi aveva sorpreso. "Non so... Forse vuoi dare un'occhiata più da vicino a Michele...?"
Il mio sorriso si smorzò e morì. "Cosa?"
"Io non so come lavora le mente dei ragazzi. Forse tu vuoi metterci a confronto o qualche cosa del genere... "
Io ero ammutolito.
Lei proseguì: "Una volta hai detto che se io fossi un ragazzo avrei palle più grandi di te... "
"Era uno scherzo", affermai freddamente.
"Bene, perché saresti così ansioso di dormire nella sua stanza?... Dimmelo... "
Devo dire che mi sentivo veramente adirato con lei; mi stavo pentendo di essere venuto.
Parlai lentamente, la mia voce tradiva la mia rabbia: "Ho suggerii di stare con tuo fratello perché la sua stanza è vicina alla tua... la stanza degli ospiti è in fondo al corridoio vicino alla porta della stanza dei tuoi genitori... Fai i tuoi conti... "
Lei arrossì un po’: "Oh." Poi afferrò la mia mano. "Mi spiace Seb. Io solo... era solo per certe cose che diceva Tommaso... solo per spaventarmi... "
Io mormorai: “Non voglio discutere dei tuoi ex-ragazzi, Caty. Non ora."
"Io non sto discutendolo. È solo che lui diceva cose così. Diceva che avevo il culo di un ragazzo... "
"Non ce l’hai...”
"Lo so. Ma lui sapeva che mi arrabbiavo... e... mi spiace... Io solo... "
Decidemmo di dimenticare ma quello che aveva detto mi fece pensare.
A metà della notte, dopo essere ritornato nella stanza di Michele dopo essermi divertito un po’ con Caty, passai un paio di minuti a guardarlo mentre dormiva. Era girato di spalle, alla luce fioca della finestra potevo vedere la curva della sua schiena, le sue natiche sembravano piene ed rotonde nelle mutande e le cosce senza peli. Katy aveva detto giusto: loro due avevano corpi molto simili, almeno visti da dietro. Forse lei aveva il culo di un ragazzo.
Trovai le somiglianze intriganti ma non eroticamente. Forse sarei stato molto più interessato a studiare il corpo di Michele se il mio cazzo non avesse speso tanto nel corpo di sua sorella, ma mi sentivo esausto e volli tentare di dormire un po' prima che suonasse la sveglia.
La mattina seguente servì ad aumentare la mia curiosità. Quando mi svegliai Michele aveva già fatto la doccia e stava asciugandosi in mezzo alla camera. Mi sedetti sul letto e lo guardai strofinare rudemente l’asciugamano sui capelli per asciugarli. Il suo corpo era notevolmente simile a quello di Caty, anche se i suoi muscoli erano più pronunciati e le giunture più angolari. La sua carnagione era identica, la sua pelle era pallida, liscia e senza peli a parte sull’inguine e le sue membra ugualmente proporzionate.
Finì di asciugarsi e gettò l'asciugamano sopra il letto. Stando nudo di fronte a me senza vergogna, si mise le mani sulle anche e disse: "Ngiorno, Seb." Io sorrisi. "Ciao Michele." Lui sogghignò. "Notte impegnata?"
Capii che dovevo avere un aspetto infernale. Alzai le spalle. "Abbastanza; non ti ho disturbato, vero?"
Lui si scosse la testa. "No, non ho sentito niente. Io invece... er... non ti ho disturbato, vero?"
Devo essere sembrare confuso perché lui gettò un rapido sguardo al suo inguine. Compresi che stava riferendosi alle attività della sua mano destra dopo che avevamo spento la luce. Ridacchiai, celando la mia sorpresa che un ragazzo così quieto ed evidentemente timido parlasse senza problemi di masturbazione. "Non preoccuparti, amico. Se tua sorella non mi avesse tenuto così occupato, mi sarei unito a te... "
Lui rise ed andò a prendere un paio di mutande dai suoi cassetti. Mormorò un: "Sentiti libero... " che mi colpì come lievemente strano, ma non troppo fuori dell’ordinario.
Mentre lui si metteva le mutande, un paio grigio e leggero, ebbi la possibilità di dare un’occhiata migliore al suo inguine, così, solo per vedere.... Il suo cazzo era nella media, forse otto o dieci centimetri, ma le sue palle erano stupende; erano come due palle di biliardo che sembravano frutti maturi e gonfi nello scroto stretto. Il cazzo sembrava insignificante al confronto, adagiato sul sacco con le palle rosee su entrambi i lati.
Michele finì di infilarsi le mutande e le palle formarono due grandi protuberanze sul davanti. Mi dissi che era ora di alzarsi. Mi alzai dal letto e mi tirai via le mutande, un paio bianco e ben stretto. Avevano una piccola macchia dove c’era la punta del cazzo, dove lo sperma della mia visita a Caty la notte precedente aveva gocciolato fuori durante la notte ed era essiccato.
"E’ ora di fare la doccia, immagino... " Mormorai a Michele.
Gettai uno sguardo verso di lui e vidi che stava valutando il mio cazzo, proprio come avevo fatto io con lui. Non fui sorpreso o imbarazzato: nella mia esperienza di essere nudo davanti ad altri ragazzi, è abbastanza normale confrontare l’equipaggiamento. E, in quel caso, lui probabilmente voleva vedere quello che aveva servito sua sorella.
Mi piegai a raccogliere il mio asciugamano e vidi che mi guardava anche il didietro. Non era così normale, ma non ancora strano. Mi girai verso di lui, lui gettò di nuovo uno sguardo al mio inguine e senza dubbio stava comparando mentalmente le sue palle gagliarde con le mie. Anche se ho sempre pensato alle mie palle come a qualcosa di taglia normale, grandi circa come un paio di noci, loro sembravano pietosamente piccole in confronto alle sue.
Mi guardai e poi guardai la parte anteriore delle sue mutande. Era abbastanza chiaro che, anche se le mie palle non erano in competizione con le sue, io ero vincitore in termini di taglia del cazzo. Il mio era lungo fra i 12 ed i 15 centimetri, anche se molle, e grosso come una carota. Il suo sembrava un lombrico al confronto.
Lui disse: "E’ abbastanza facile usare la doccia. Il quadrante esterno controlla la pressione e quello interno controlla la temperatura."
Io accennai col capo: "Va bene... "
"Te l’ho detto perché le scritte sono quasi scomparse dai quadranti."
"Grazie."
Poi si girò e si piegò per cercare un paio di calze nei cassetti sotto il suo letto. Sicuramente non era intenzionale, ma il suo modo di spingere il culo verso di me mi fece mancare il fiato. Aveva le gambe larghe e le ginocchia leggermente piegate; la schiena era inarcata ed il culo era spinto verso me con le natiche aperte nelle mutande. Credo di aver ansimato, vedete, quella era la posa che sua sorella era molto esperta ad assumere quando io la chiavavo da dietro, la stessa posa esatta assunta da suo fratello.
Non riuscivo a smettere di immaginarmi di fotterlo. Mettermi dietro di lui, tirargli giù le mutande grigie come facevo con la mutandine bianche di sua sorella, e spingere il mio cazzo dentro di lui. Spingerlo nel suo buco del culo proprio come penetravo la fica di sua sorella. Assaporando l'odore pungente del suo ano mentre lo penetravo come facevo col profumo acuto dalla vagina di Caty.
Mi chiesi se avrebbe piagnucolato e gridato come faceva Caty quando la fottevo. Se avrebbe voluto che gli circondassi il torace e giocassi coi suoi capezzoli come sua sorella. Prima che me ne rendessi conto il mio uccello stava tornando alla vita, quasi a colpire il fondo delle mutande di fronte a me.
Michele si alzò e si girò verso di me. Io rapidamente tornai in me. Lui gettò uno sguardo al mio pene ora quasi completamente duro, mentre io lottavo per avvolgerci sopra un asciugamano ed intorno alla vita. Lui sorrise e sentii che diventavo scarlatto. Afferrai il mio shampoo e mi affrettai fuori dalla stanza.
Non riuscii a far abbassare l’erezione sotto la doccia, non c’era verso di pensare ad altro, l'immagine di Michele piegato e col culo verso di me continuava a ritornarmi in mente. La mia erezione pulsava verso l'alto con ancor più grande vigore.
Alla fine cedetti alla sua insistenza e rudemente mi masturbai sotto gli spruzzi d'acqua. Cercavo di immaginarmi mentre chiavavo Caty da dietro, ma la mia immaginazione continuava a tradirmi, senza preavviso lei si cambiava in lui. Vedevo il mio cazzo scivolare dentro e fuori del suo buco del culo stretto e rosa. Le mie palle che battevano contro le sue più grandi e più rotonde. Le mie dita sul suo torace piatto, che stuzzicavano i suoi capezzoli eretti. La sua voce, non quella di lei, che mi esortava a continuare.
Lottai per rifiutare quell’immagine mentale per un po’ ma poi mi arresi; accettai che era di lui che volevo fantasticare ed introdurlo in un intrigo sessuale in rivalità con la mia ragazza. Ero sicuro di aver letto qualcosa del genere in un manuale. Era perfettamente normale; non un autentico desiderio gay.
Finii rapidamente di masturbarmi pensando a lui che raggiungeva il suo orgasmo mentre il mio cazzo si muoveva dentro e fuori delle sue natiche aperte portandomi al completamento, dopo di che lavai accuratamente gli schizzi del mio sperma sul muro dello scomparto della doccia.
Nient’altro di alcun significato accadde tra Michele e me fino a dopo la cena con lo zio e la zia. Ci furono un paio di sguardi di intelligenza a colazione dopo che avevo finito di farmi la doccia e mi ero vestito ed un ripetersi dei paragoni degli inguini, abbastanza ovvi, le due mattine seguenti, ma nulla di più.
L'evento principale e, come accadde, l'inizio di un'amicizia stimolante tra Michele e me, cominciò quando ritornammo dal ristorante. Io avevo notato che Michele stava bevendo più di quanto dovesse un ragazzo di diciotto anni, anche di uno che ha sperimentato le sbornie del suo primo anno di università.
La colpa probabilmente era dello zio: finalmente poteva avere un "drink legale" con suo nipote e che questo era quello che stava aspettando fin dal battesimo di Michele. Quindi continuava a riempire il bicchiere del nipote, nonostante la disapprovazione silenziosa di sua mamma, facendo seguire le birre alle birre intervallate di tanto in tanto da whisky.
Immagino che lo zio volesse rilassare Michele che chiaramente era a disagio nel socializzare e se ne stava in silenzio, ma vedevo che non sembrava funzionare.
L'alcol rendeva Michele accigliato, mi guardava e sembra risentirsi del fatto che io chiacchierassi liberamente. O forse era contrariato dal fatto che nessuno gli parlava.
Fu chiaro che Michele aveva bevuto troppo quando ci alzammo per lasciare il ristorante; il povero ragazzo non era in grado si camminare da solo; barcollò per il ristorante urtando gli altri clienti ed usando le spalliere delle sedie come appoggio.
Il padre di Caty ed io l'aiutammo ad uscire, mentre lui insisteva ad alta voce a dire che andava tutto bene. La macchina era in un parcheggio lontano ed io rimasi con lui, il resto della famiglia disse che ero un medico tirocinante e sarebbe stato un "buon allenamento."
Mentre lui vomitava misi una mano sulla sua schiena per fargli sapere che ero là. La sua pelle era calda attraverso la stoffa della camicia e della giacca. Lui mormorò tra fiotti: "Mi spiace veramente, Seb. Non volevo che vedessi una cosa del genere... "
"Non preoccuparti, ho visto di molto peggio... "
Quando arrivammo a casa la mamma di Caty disse al papà di portare il ragazzo a letto. Il papà sembrava nauseato. Fu Caty a suggerire che era probabile che mi "piacesse fare gli onori di casa." Penso che l'avesse inteso come un scherzo ma sua mamma mi guardò sorridendo e disse: "Ooh, amore, lo farebbe? Sarebbe così gentile... "
Naturalmente non potevo dire di no, afferrai Michele che era a metà della scala, gli dissi: "Vieni, amico, andiamo a letto... " e l'aiutai a fare il resto dei gradini. Penso di aver notato che quando si appoggiò a me continuò a toccarmi le cosce e di tanto in tanto strisciava la mano contro il mio inguine, ma non ci feci caso. Il giovanotto era completamente ubriaco; non sapeva quello che stava facendo. O così io pensai.
Lo portai in bagno. "Vuoi vomitare di nuovo?"
Lui parlò lentamente, la sua voce era roca e le parole strascicate: "No, è passato."
"Bene, sarà meglio che ti lavi la bocca ed i denti o l'acido del tuo stomaco si mangerà lo smalto nel sonno... "
Lui alzò le sopracciglia sorpreso e poi tentò di concentrarsi sullo spazzolino ma più che da lui le cose furono fatte da me. Gli passai un bicchiere d'acqua e lo guardai sciacquarsi la bocca, mettere il dentifricio sullo spazzolino e tentare goffamente di lavarsi i denti, poi gli riempii il bicchiere perché si sciacquasse di nuovo. Quindi gli dissi di bere un paio di bicchieri d'acqua per alleggerire il dopo sbornia del giorno seguente.
Scherzai mentre beveva l'acqua: "Se finirai per diventare mio cognato, non dovrai farlo più, amico... "
Lui sorrise. "Allora dovrai ricordarmi cosa è successo, io non ricordo più niente dopo queste sbornie... "
Il suo parlare sembrava molto più coerente. Lo accompagnai alla sua camera e gli dissi di spogliarsi. Lui crollò teatralmente sopra il letto, sdraiato sulla schiena e rise: "Non posso. Mi aiuti?"
Io sorrisi: "Chiaramente non lo voglio."
"Allora dormirò così."
Scossi la testa: "Non puoi dormire vestito. Come farai ad andare sotto le coperte?"
"Starò sopra le coperte."
"Le sgualcirai e tua madre sarà incazzata con te... "
Lui rise di nuovo. "Ti ha detto di prenderti cura di me. Quindi non sarà incazzata con me ma con te."
Sospirai: "Ok. Ma me ne ricorderò. Probabilmente nel discorso che farò il mio giorno del matrimonio... "
Lui rise: "Sì... Dai... " Si tirò su dal letto un po’ mentre io gli toglievo la giacca, chiuse gli occhi ma stava sorridendo.
Gli slacciai la cravatta e gliela tolsi, poi gli aprii la parte superiore della camicia. Sotto c’era il suo torace senza peli e liscio. Scesi e gli slacciai i lacci delle scarpe togliendogliele poi con difficoltà, le calze erano calde e bagnate.
Dissi: "Non mi va di toccarle... Dovrai dormire con le calze..." Mi alzai di fronte a lui. "Penso che potresti toglierti i pantaloni” suggerii.
Lui ridacchiò. "Noo... Sono troppo fuori, amico. Dovrai farlo tu..."
"Non dirai sul serio...”
Lui rise ancora. "Lo sono... "
"Se perderai il cazzo in un incidente della chiusura lampo, non sarà colpa mia... "
Lui rise ma non fece nessuno sforzo di togliersi i pantaloni. Quindi mi piegai e slacciai la cintura. Mentre lo facevo io sentii qualche cosa di duro sotto la stoffa dei pantaloni. Pensai: "Non può essere il suo cazzo... "
Lo era.
Dopo averli sbottonati ed aperta la cerniera, andai ai piedi del letto per tirargli via i calzoni. Come scesero sulle gambe apparvero un paio di mutande nere con una protuberanza che indicava un'erezione prigioniera.
Michele ridacchiò.
"Naturalmente vuoi essere spogliato... "
Lui sorrise e mi guardò: "Nessuno più di te può godere a spogliarmi, scommetto... "
Credo di aver alzato le spalle confuso.
Lui proseguì: "Scommetto che tu ce l’hai duro come il mio... "
Risi: "Divertente, spogliare il fratello della mia ragazza non è il massimo per me... "
Lui sorrise maliziosamente. "Fammi vedere... "
Risi: "Io non ti faccio vedere il mio uccello, amico... "
"Perché ce l’hai duro...! "
"No! Perché sei è un ragazzo e sarebbe strano... "
Lui ridacchiò: "Sarebbe strano se fosse duro... ma da quanto dici non lo è, non hai niente da perdere a farmelo vedere... "
Risi ancora “Bella prova, Michele, ma niente da fare." Camminai verso la porta.
"Se tiri fuori il cazzo te lo succhierò."
Mi fermai, la mia allegria evaporò immediatamente. "Cosa? "
Lui mi sorrise: "Se tiri fuori l’uccello, te lo succhierò... "
Io dissi lentamente: "Dai Michele. Sai che non lo farò... "
Lui mise le dita nei lati delle mutande e diede uno strattone in giù, mettendo in mostra la sua l'erezione di quindici centimetri e quelle sue palle enormi: "Ok, allora perché non succhi tu il mio?"
Io chiusi piano la porta della camera e mi avvicinai a lui. Alzai le spalle. "Perché, anche se lo volessi, non sarebbe corretto... "
"Perché no?"
"Tu lo sai perché no."
Lui alzò le spalle. "Dai, non preoccuparti, Seb. Io non ricordo niente di mattina quando sono in questo stato... "
Lui afferrò il suo cazzo e tirò indietro il prepuzio per mettere in mostra la testa rosa e rotonda. Sembrava bagnata. "Dai, Seb. Succhialo... Lo voglio realmente... "
"Dai, Michele. Sei il fratello di Caty... "
"Che differenza fa? "
Ridacchiai divertito. "Beh, tu sei un ragazzo tanto per un iniziare... "
Lui accennò col capo: "Sì... e questo rende la cosa più interessante... Voglio dire, pensi che io abbia lo stesso suo sapore? "
Io scossi la testa: "Non riuscirò ad immaginare di essere con lei, se questo è quello che vuoi dire... il gran paio di noci tra le tue gambe farà un po’ di differenza... "
Lui rise di nuovo. "Non intendevo quello. Volevo dire che sarebbe interessante per te vedere come siamo diversi... cosa ci piace... cosa ci piace fare... "
Io scossi la testa.
Lui sorrise: "Ok. Non fa niente, mi farò una sega mentre tu scendi le scale per dire loro che mi hai sistemato... "
Si tirò via la camicia e la gettò sul pavimento, poi si sdraiò e chiuse gli occhi. La sua mano cominciò a muoversi con un ritmo moderato sul suo cazzo, tirando su e giù il prepuzio, salendo e scendendo sull’asta e facendo un rumore di bagnato. Poi aprì le gambe e l’altra mano vi andò in mezzo. Mi sembrò che stesse strofinando la cresta tra le sue palle ed il buco del culo.
Stavo per scendere le scale ma, vedendolo agire così, mi fermai. Era lo stesso movimento che faceva spesso Caty quando era in uno stato simile di piacere; solo che lei si solleticava la cresta con la punta delle dita.
Ora Michele mi stava mostrando la sua versione. Andai ai piedi letto per avere una migliore prospettiva di quello che stava facendo. Michele finse di essersi dimenticato della mia presenza e spalancò le gambe per farmi vedere il buco del culo.
Vidi che il suo modo di darsi piacere era più elaborato di quello di sua sorella. Lui l'aveva sviluppato per adattarlo meglio la sua anatomia maschile. Le dita carezzavano le grandi palle, passando lungo la loro cresta mediana e solleticando la base del cazzo. Poi carezzavano tra le cosce e giocavano intorno al buco del culo, stuzzicando delicatamente l'ingresso corrugato e di quando in quando mettendoci dentro la punta di un dito.
Caty non lo faceva mai; forse è solo dei maschi questa zona erogena. Io ero incantato. Il mio uccello pulsava nelle mutande e sentii il respiro accelerare. Dovevo decidermi.
Forse Michele diceva la verità quando aveva asserito che non se lo sarebbe ricordato la mattina. Forse no. Ma ora non importava: tutti ciò che importava era che volevo vederlo godere; confrontare il fratello della mia ragazza con lei.
Mi tolsi di furia la giacca e la gettai sopra il mio letto, poi slacciai il primo bottone della camicia ed allentai la cravatta. Dissi: "Se sentiamo dei rumori, alcuni gradini cigolano, tu ti metti sotto le coperte ed io fingerò di piegare i tuoi vestiti, ok?"
Lui accennò col capo, io mi avvicinai e mi inginocchiai vicino al suo letto. Annusai i suoi genitali, il profumo era più forte di quello di Caty ma aveva delle somiglianze; l’equivalente del maschio.
Lui ripetè: "Succhiami, Seb... " ed io lasciai che tirasse la mia testa sopra il suo cazzo. Lui lo pompò impazientemente nella mia bocca, perdendo il controllo come faceva qualche volta sua sorella e sentii la sua pre eiaculazione dalla testa congestionata sopra la mia lingua.
Lasciai che mi tenesse la testa e mi fottesse la bocca con colpi rapidi, insistenti. Le sue palle mi battevano contro il naso, i peli mi facevano il solletico ad ogni spinta e l'odore pesante e spesso del suo sudore genitale mi riempiva le narici. Lasciai che continuasse a far scivolare l’uccello dentro e fuori di me finché non cominciò ad anelare di piacere.
Temendo che stesse per godere, mi tolsi e gli dissi di inginocchiarsi di fronte a me sul materasso. "Io mi inginocchierò sul pavimento", ansai, "Tu inginocchiati di fronte a me. Togliti le mutande."
Lui si alzò e fece come chiedevo. "Così?"
Io accennai col capo. "Ma apri le gambe... "
Lui si inginocchiò sul letto a gambe spalancate, nudo a parte le calze. Il suo cazzo si alzava dalle grandi palle verso l'alto, appariva bagnato e pulsava. Mi chinai in avanti e cominciai di nuovo a succhiarlo. Lui afferrò la mia testa come aveva fatto prima e cominciò a fottermi la bocca. Ora le sue palle percuotevano il mio mento ed il suo cespuglio pubico mi solleticava il naso. Raggiunsi le sue gambe e penetrai con un dito il buco del culo. Lui ansò in apprezzamento e spinse il suo didietro verso la mia mano.
Il suo ritmo cambiò rapidamente: cominciò a spingere il culo sopra la mia mano invece del cazzo nella mia bocca. Come sua sorella che preferiva la stimolazione vaginale invece di quella clitoridea, Michele sembrava preferire essere penetrato piuttosto che avere il cazzo succhiato.
Tolsi la bocca dal suo cazzo e concentrai i miei sforzi sul suo culo. Gli leccai le palle mentre lo fottevo con un dito, assaggiando il loro sudore e sentendo come grande era il suo scroto, poi portai la bocca tra le sue gambe e lungo la cresta pelosa.
Tolsi il dito e, mentre Michele apriva le gambe il più possibile, spinsi la faccia nella fessura del culo. La mia lingua trovò il buco e scivolò dentro facilmente.
Grugnì qualche cosa come: "Oh cazzo! Sì!" ed io penetrai con la lingua il suo retto il più profondamente possibile. Il suo culo aveva un sapore forte e ruvido, ma mi accorsi che il mio cazzo stava praticamente scoppiando fuori dai pantaloni per il piacere che stavo ottenendo dall'essere così intimo con lui. Non l’avevo mai fatto con sua sorella!
Mi tirai via da lui e, mentre ambedue ansavamo, dissi alla sua faccia delusa: "Voglio incularti."
I suoi occhi allargarono per la sorpresa e mormorò: "Sì... sì... "
Presi il portafoglio dai miei pantaloni e ne estrassi un preservativo. Aprii la mia patta, liberai con difficoltà il mio cazzo che pulsava dalle mutande e poi srotolai rapidamente il preservativo lungo la sua lunghezza.
"Sulla schiena. Gambe in alto."
Lui si sdraiò sul materasso, la testa sul cuscino ma lo fermai: “Non così, il culo sull'orlo del materasso, così posso incularti da qui."
Lottò per mettersi nella posizione corretta e ridacchiò: "L’hai già fatto prima di oggi... "
"Sì. A tua sorella piace abbastanza... "
Si mise in posizione tirando le gambe vicino alle spalle ed aprendo il culo il più possibile. Dalle dimensioni del suo buco dilatato mi sembrava che non sarebbe stata la prima volta che veniva inculato. Chiaramente si era divertito all’università.
"Andrà bene? Voglio dire, il mio culo è un po' diverso da... er... quello di Caty... "
Mi piacque il modo in cui non riusciva a dare un nome ai genitali di sua sorella, anche se lo faceva piuttosto facilmente per sedurre il suo amico.
Sorrisi: "Come hai detto tu, il divertimento sarà nella scoperta... " Ed immersi il mio cazzo dentro di lui. La mia saliva l'aveva ben lubrificato ed io scivolai dentro piuttosto disinvoltamente.
Lui ansò: "Che bello!"
Io gli lanciai un sorriso compiaciuto. "E’ quello che lei dice sempre... "
Anche lui sorrise. Afferrai le sue gambe e le tenni mentre cominciavo delicatamente ad incularlo. Lui gemette in apprezzamento. La sua mano andò al suo cazzo e cominciò a masturbarsi allo stesso ritmo che io lo inculavo. Le sue grandi palle sobbalzavano come un paio di mele maturate su di un albero.
Ben presto eravamo ambedue anelanti e sudati. Feci una breve pausa per estrarre le palle dalla patta. "Erano intrappolati nella cerniera... non sono grosse come le tue ma è sempre doloroso...”
Rimasero pendenti davanti ai miei pantaloni e schiaffeggiavano le natiche di Michele mentre gli fottevo il culo. Devo averlo inculato per circa 10 minuti prima che venisse. Penso che lui sarebbe durato molto più a lungo, rallentavo ogni volta che lui si avvicinava all’orgasmo, ma poi cominciai a stuzzicare i suoi capezzoli tra le dita.
Sparò quello che sembrò un litro di sperma. Sembra che le grandi palle producano grandi carichi.
Mi tolsi rapidamente dal suo culo e poi, toltomi il preservativo, aggiunsi la mia sborra alla sua sul suo inguine ed il suo stomaco. Subito dopo sentii dire piano dalla scala: "Tutto bene, Sebastian?"
Risposi tentando di tenere la voce salda nonostante fossi senza fiato. "Sì... l'ho messo a letto... un secondo ed arrivo... "
"Hai bisogno di un secchio per lui?"
Guardai la pozza di sperma sul suo stomaco e Michele mi sorrise. "Er... no... Penso di no... "
"Ok, vieni in fretta... Devo farti vedere le foto del bambino di Caterina... "
Michele ghignò. "Ooh bello... " Prima che lasciassi la stanza Michele disse: "Lo faremo ancora?"
Io accennai col capo. "Sì. Se ti piace."
"Sì."
E poi mentre stavo chiudendo la porta: "Scommetto che posso succhiare il tuo cazzo meglio di Caty... "
Sorrisi e bisbigliai: “C'è solamente un modo per scoprirlo... "
Lui ridacchiò ed io chiusi la porta.
Il resto della mia visita fu difficile: mi trovai a bilanciarmi Caty e Michele cercando di non risvegliare sospetti. Io non ero sicuro chi dei due preferivo. Stavo bene con Caty, lei mi capiva ed io avevo cominciato ad amarla enormemente in quei tre o quattro mesi in cui stavamo insieme.
Ma Michele... beh, Michele poteva fottere come un coniglio e succhiare il cazzo come un professionista. E c'è molto da dire su di questo; lo incontrai molte volte nel tempo che stetti con Caty. Una volta andammo in campeggio, Caty ed io con Michele ed un amico, ed io e Michele cercammo ogni opportunità per stare insieme.
Più conoscevo il corpo di Caty, più domande ponevo a Michele e ogniqualvolta noi due ragazzi ci incontraravamo avevo le risposte. Se dicevo qualche cosa come: "Lei è veramente imbronciata molte volte al mese, cosa può essere?"
Lui ci pensava e rispondeva: "Beh forse è perché lei ha delle grandi ovaie o qualche cosa del genere. Forse loro producono molti ormoni, voglio dire, io ho delle grandi palle così debbo pensare lei abbia grandi ovaie... "
Io accennavo col capo: "Sì, credo... "
Divenne affascinante scoprire quali delle preferenze e fissazioni sessuali di Caty potevano essere espresse in un maschio. La maggior parte di ciò che a Caty piaceva fosse fatto alla sua vagina, a Michele piaceva fosse fatto al suo culo. A parte ciò le sue aree erogene sembravano essere simili a quelle della sorella e le sue posizioni preferite chiaramente ne erano gli equivalenti maschili.
Una delle cose che mi hanno rattristato maggiormente nella fine della mia relazione con Caty fu che non vidi più Michele.
Talvolta mi trovo a desiderare che mia moglie Melissa avesse un fratello. Sarebbe un interessante esperimento.

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