Inferno 6

Scritto da , il 2012-12-29, genere dominazione

MI SONO ILLUSA. HO VOLUTO ILLUDERMI DI ESSERE SI UNA SCHIAVA, MA AMATA ALMENO UN POCO.
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Si fermi signorina. Solo adesso realizzo di essere nel corridoio che chiamano Galera. Ci sono le celle dove dormiamo noi schiave. Io sola quasi sempre. Il solito ammoino come temessero una mia fuga. Le porte aperte e poi chiuse alle mie spalle una per volta, il polso sinistro liberato e poi incatenato al muro. Solo a questo punto vengo liberata dalla “pastoia". Collare e catene ai polsi, cappuccio che mi impedisce di vedere, bavaglio e mantello. Dire che sono stravolta e è troppo poco. Mi è crollato addosso il muro che mi ero pian piano costruita intorno. La corazza di illusioni, di finta e folle normalità che mi ha permesso di sopravvivere in un mondo che di normale non ha assolutamente niente, si è sbriciolata lasciandomi nuda ed indifesa. Tolte le illusioni che mi sono costruite ed in cui mi sono cullata per tutto questo tempo cosa mi resta? La realtà: questa cella in cui trascorro alcune ore nel sonno, questo letto puzzolente,solo una cuccia per cani, poi le catene, gli zoccoli, il collare ed i bracciali, il bavaglio ed i lunghi silenzi. Il rimbombo dei miei passi o meglio degli zoccoli che devo sbattere con vigore per avvertire: chi mai? Che una schiava sta arrivando. Si una schiava. Una che è stata strappata al mondo, alla luce ed al vento e rinchiusa qui sotto. Qui sotto dove? Da quanto? Non lo so. Mi hanno subito privata dell' orologio di tutte le donne, niente cicli. Di altri orologi neanche l'ombra. Per quanto? Non lo so, fintanto che sarò giovane e bella penso. Per cosa sia qui, si lo so, lo so fin troppo bene perché sono qui. Da quanto, per quanto e dove siamo non lo so, ma il perché si. Per il divertimento sadico, perverso e criminale di una banda di vecchi e giovani bastardi pervertiti. Cosa servono delle femmine piacenti ed anzi belle a bastardi del genere? Non serve essere dei geni per capirlo. Donne da sbattere, da scopare e da usare in tutti i modi. Gratis. No gratis no. Tutto questo deve costare un mucchio di soldi, una montagna di soldi. I Famigli, maschi e femmine sono servitori e vanno pagati e va pagata la loro assoluta discrezione. Questo posto non so quanto sia grande ma certo non è la cantinetta di una villetta a schiera. Mi perdo, non mi interessa più niente. Scappare? E come? Il sogno della fuga mi ha sorretta per qualche tempo per poi scomparire nel nulla. Mi sono rifugiata in un altro sogno, quello della normalità. Ero una schiava e vero, ma una schiava amata, quasi una moglie dei miei tre Padroni. Piccole cose son bastate a nutrire questa illusione. Un poco di cibo in più, non granché, mangiano male anche i Padroni, tutto quasi freddo, chissà da dove arriva. Ho lavorato come un cane a pulire e rendere un poco più accogliente questa sala disadorna e polverosa facendo contemporaneamente la parte della donna di tre uomini. La donna, l'amante e, perché no, la moglie. Una moglie che viene bastonata, anzi frustata se parla senza esserne richiesta. E mi inventavo anche che era colpa mia. Già, la frusta ed i topi di fogna. Con i topi, le pantegane per essere più precisi, i Famigli hanno ottenuta la mia obbediena. Dimenticavo le bastonate sotto la pianta dei piedi dove i segni non si vedono e la testa sotto l'acqua fin quando quasi non svieni, ed ancora un lavoro monotono faticoso; tanto lavoro. Il tutto in genere al freddo e con poco da mangiare: i loro avanzi. Ma ci si abitua a tutto. Mi sono abituata a tutto. I padroni a frustate hanno avuta la mia sottomissione convincendomi a soddisfare le loro esigenze diventando una puttana esperta, e più tardi a portare nel culo e nel sesso i tutori, grossi e pesanti marchingegni. Ho accettato di essere la schiava di Chi? Bella domanda. Sono stata regalata o data in premio, vergine, al Padrone che mi divide con i suoi due Fratelli. Non proprio fratelli. Non fratelli carnali, una specie di consorteria. Sono anche loro i miei Padroni. In tutto intendo, proprio in tutto. E quando il mio sedere non ha risposto appieno alle esigenze di Tre, il Padrone numero Tre, quello che mi ha violentata per terzo, mi hanno fatto appunto indossare i tutori. Un gran male ed una fatica improba all'inizio. Adesso sono più che contenta di aver imparato ad usarli. Hanno valorizzato il mio buchetto posteriore. Mi è servito bene anche oggi. Servito bene? A cosa? Mi hanno... mi hanno usata come una puttana. Per quella puttana che sono. Si, sono una puttana. Lo sono sempre stata da quando sono qui. Che stessi nuda davanti a degli estranei mi aveva infastidito solo per un attimo. Anche le altre due erano in divisa da schiave. Nude e scalze. Diversamente da me avevano però un bel collare ed anzi, alla donna, quella bellissima ma con le tette rovinate dalle venuzze, dal collare pendeva un ciondolo. Dovevo essere arrossita come la brace sentendo quel che dicevano di me. Lo prendevo dappertutto con grazia e maestria, ero cioè una gran puttana e molto ubbidiente. I Padroni sembravano molto compiaciuti. Io ero contenta tutto sommato. Se erano contenti anzi orgogliosi di me...poi, mentre lavoravamo per preparare il tavolo con un mucchio di buone cose la piccola è passata a tiro di quello che se la tirava di più e si è immobilizzata sentendo la mano di lui sfiorarle il culo. Bei riflessi avevo pensato. Dovevo badare al mio lavoro, ero alla ruota ed ho visto tette rovinate immobilizzarsi per la stessa ragione e lo stesso Padrone. Caspita, deve essere uno molto importante se ha due schiave. Che sbagliassi l'ho capito subito dopo. Ho sistemato un vassoio sul tavolo ed ho visto lo stesso Padrone di prima farmi un cenno, un cenno che conoscevo. Voleva dire vieni qua. Me li hanno fatti imparare quei cenni, non posso, non devo assolutamente neppure esitare. Una occhiata al mio Padrone, ai miei Padroni ed il sospetto diventa certezza. Si aspettano che ubbidisca. Devo ubbidire, anzi già sto ubbidendo. Un attimo di esitazione c'è stata ma sono davanti al Padrone Ospite. Punta l'indice a terra ed io mi inginocchio tra le sue gambe divaricate. So già quale sarà il terzo ordine; quasi neppure l'aspetto e schiudo i lembi della tunica. I pantaloni lasciano la sua virilità scoperta. Cosa già vista con i miei di Padroni. Lo ha floscio. Infilo la sinistra aperta in modo di sostenere il cazzo e le palle delicatamente sul palmo mentre lo carezzo con tutte le attenzioni di cui sono capace. Dentro di me piango. Sono tanto scema da vergognarmi a fargli un pompino sotto gli occhi dei miei Padroni ed al tempo stesso vorrei urlare e maledirli, tutti e tre. Mi fa schifo, trattengo il fiato per il disgusto mentre lo carezzo, protraggo le carezze forse più del logico, devo andare avanti; lo stringo un poco nella mano poi lo scappello e lo bacio. Tanti piccoli bacini, poi colpi di lingua. Lo prendo in bocca e lo faccio scivolare sulla lingua. Lo stringo tra le labbra e ricomincio due, tre volte, nonostante i cordoni del collo siano tutti un dolore ed abbia ormai le fauci secche. Ma sto stronzo non gli viene mai duro? Allungo la sinistra a carezzargli le palle, ho l'impressione sollevi un poco il culo. Rischioso, molto rischioso ma ci provo. Allo stronzo piace un dito nel culo. Per fortuna poggio solo il polpastrello e premo poco poco mentre succhio. Ora cresce. Premo un poco di più e sono certa che si sia ritratto. Tengo il polpastrello sul buco e continuo a succhiare. E' duro, posso lavorarmelo a due mani mentre gli lecco lo scroto e gli prendo le palle in bocca una per volta. Sono alla fine. Lo capisco dalle mani che mi serrano il capo dandomi il tempo del suo piacere. Mi viene in bocca ed è difficile inghiottire, ho la nusea. Inghiotto. L'alternativa è una bastonatura coi fiocchi. I miei Padroni osservano ogni attimo ed ogni movimento. Torna pure al tuo lavoro schiava. Dopo colazione un secondo Padrone Ospite mi fa mettere in ginocchio per terra e me lo spinge nel sedere. Rude o delicato non so, io non ci sono più, è un'altra a dare il culo ed a farsi scopare, non io. Arrivano altri Padroni ma i primi se ne sono giù andati. Sono restate le due donne e ne sono arrivate altre due. Tette rovinate dice che sono stata brava e che ho superato bene l'esame. Un esame? Si un esame. Sono pronta per presenziare a feste e cene e forse meeting. Ha detto presenziare ma intende...quello che è successo oggi. Dovevano essere così i casini di una volta e questi ne hanno messo in piedi uno. Tutto il resto, Padroni, Ospiti e Famiglia sono un contorno per rendere più interessante ai clienti una scopata.
Io, noi, siamo le puttane. Sono stata rapita e portata qui, anche le altre? Certamente anche loro, ed addestrate come me. Un buon addestramento direi. Ballo alla loro musica come mi è stato insegnato. Tengo gli occhi aperti. Osservo tutto. Le ragazze, le altre schiave sono compunte e disinvolte. Ballano alla mia stessa musica. Parlano persino un poco tra loro. Tette è l'unica che resta tutto il tempo. Non oso chiederle niente neppure nei pochi attimi in cui potrei. Non mi viene anzi neppure in mente. E' proibito Ascolto però quello che mi dice. Non è sempre così tranquillo. Tranquillo? C'è stato un va e vieni di ragazze ma siamo state sempre in tre o quattro tranne che per brevi momenti. Solo che gli uomini sono sempre più del triplo di noi. Niente di nuovo per quel che riguarda le prestazioni richieste a noi ragazze. Cosa potrebbe esserci di nuovo? Non fare quella faccia da funerale, uno dei Padroni si è lamentato, sorridi. Non conosco la ragazza che me lo dice ma sorrido. Sorrido anche quando uno di loro mi fa cenno di seguirlo e mi porta in una stanza che non ho mai vista prima, unico arredo l'immancabile letto. Sono a sua disposizione. Mi ha unito i bracciali dietro la schiena. Mi bacia in bocca e questo mi meraviglia un poco. E' il primo oggi. Gli altri usano la mia bocca in modo diverso, non mi baciano, non baciano in bocca perché ci passano troppi cazzi penso. Lui invece mi bacia. Gli piace anche carezzarmi e fingo mi piaccia. Fingo mi piaccia anche quando mi scopa. E' scomodo stare sulla schiena con i polsi legati, ma apro bene le gambe puntando i piedi per alzare e protendere il ventre per farmelo infilare meglio. Non ho potuto bagnarmi ma sono almeno al terzo o quarto cazzo, nessun problema. Quando sta per venire mi muovo un poco di più e sembra che non gli dispiaccia. Deve essere giovane, lo immagino per il fisico e la voce. Inesperto no, non del tutto. Mi tiene con lui parecchio, abbastanza Perché possa farglielo tirare di nuovo e lui riesca ad infilarmelo nel sedere, con più slancio di quanto avrei preferito. Non ha fretta, nessuna fretta. Preferirei ne avesse. Sembra che il mio culetto sia ricercato, ha molto estimatori, è il quarto che lo usa, o forse il quinto. Deve aver quasi dato fondo alle batterie e mi meraviglio che questi stronzi siano così vigorosi e si riprendano tanto in fretta. Finalmente gode e mi pianta li come una pelle di fico a culo all'aria. Quando torno in sala con l'aiuto di tette rovinate la festa sta finendo. Mi sono ripulita un poco e vengo chiamata ad un tavolo. Stanno giocando a poker. Servo bibite, vuoto posacenere e faccio un pompino ad uno che ha vinto o forse perso. Ho le reni a pezzi, il culo in fiamme, i muscoli del collo legnosi e così via. Quanti cazzi abbia dovuto prendermi non so più. La sala si svuota. Tremo all'idea di dover pulire tutto da sola. Tremo sopratutto all'idea di affrontare i Padroni. Ma va la scema. Si, mi stavo ancora illudendo che a loro interessasse qualcosa di me. Sono solo la loro puttana. Forse ci guadagnano pure dei soldi. Piango come una fontana. No, non devo essere debole, i deboli qui finiscono male. Voglio vivere. Voglio vivere persino in questo modo. Non ho dovuto pulire da sola il salone. Una parte del lavoro viene fatta dai Famigli, quegli schifosi, ed una parte lo facciamo noi schiave. Vengono in due ad aiutarmi ma la presenza di un Famiglio mi impedisce di rivolgere loro delle domande. Un boccone insieme poi le ragazze se ne vanno. Non mi pare comunque abbiano molta stima dei Famigli. Ma non me ne frega niente. Non sono una schiava, sono una ragazza costretta dai rapitori a prostituirsi. Che cazzo di differenza ci sia però non lo so. Forse nessuna. Ed i miei Padroni? A tratti ieri ho visto l'uno o l'altro. Direi non abbiano partecipato alla festa. Oggi non si sono fatti vivi. Li odio, dio se li odio.
Immagino scenate e recriminazioni. Il Padrone che mi chiede perdono? Non sono tanto scema da supporlo. Non più. Lentamente gli occhi si fanno pesanti e sprofondo in un sonno di piombo.
Con mia sorpresa vengono a prendermi per la preparazione. Ho cucinato e trafficato in cucina tutta la mattinata e puzzo di crauti e salsiccia. Un pasto delizioso confrontato a quello che mangiano di solito i Famigli. Come al solito a me gli avanzi.
Le certezze e persino le speranze sono crollate. Angoscia, solo angoscia. Le ragazze, quelle che ho viste l'altro giorno, a dire la verità, pur senza essere il massimo dell'allegria sembravano tranquille, Attente al loro lavoro. Inutile che me lo nasconda, siamo in un bordello, i Padroni sono i Clienti, noi le puttane. Ed i miei tre Padroni? Non mi è chiaro. Le ragazze comunque non le ho viste particolarmente preoccupate od impaurite. Tutte almeno graziose, anzi belle se non bellissime. Giovani però, anzi troppo giovani alcune. Certo se ci rapiscono non si fanno troppi scrupoli. Vengo ripulita dentro e fuori con la solita cura ed a tempo debito introdotta nel salone. Preoccupata? Si e no. Al massimo sono qui per un'altra festa e mi faranno fare...le stesse cose dell'ultima volta, solo che adesso lo so. No, ci sono i tre Padroni e solo loro. Qualcosa mi dice che non aspettano “visite”. Sembrano rilassati. Il Famiglio ha detto che ero attesa, non che volevano usarmi. Vuol dire cosa? Un lapsus o quello sa qualcosa o...Inginocchiati. Preferisco quando per darmi ordini parlano come adesso, il tono può avvertirti di un pericolo e metterti in guardia oppure essere rassicurante come adesso. Sono soddisfatto del tuo comportamento, molto soddisfatto. Hai superato la prova senza che venissero sollevati particolari appunti. Ora devi rinnovare la tua promessa di Obbedienza e Sottomissione. Tace, che cazzo vuole adesso, cosa devo fare? Pensa scema, sta aspettando. Vi amo...sbagliato scema! So che una schiava, anzi una aspirante schiava non può, non deve dirlo...dio mi pestano adesso, cosa faccio? Però sono felice di amarvi. Sono felice di appartenervi, sono felice di aver soddisfatto almeno un poco le Vostre attese. Sono persino un poco orgogliosa, no molto orgogliosa di avervi soddisfatto. Farò sempre il possibile, lo giuro, per darvi ancor più ragioni di essere soddisfatti di me. Vi ubbidirò sempre e non solo per paura delle punizioni...sto per parlare del mio terrore, dei topi, no taci cretina, anche quelle contano, mi fanno paura ma non è la sola ragione per cui vi obbedirò sempre, al meglio delle mie capacità . Mi sto attorcigliando, incasinando, taci, no chiudi in fretta, concludi. Mì accorgo di aver parlato a voce bassa, a testa china come si conviene a me, schiava. Improvvisamente uno scatto di orgoglio. Non Vi dirò più che vi amo, non devo dirlo, lo so. Dirò solo che sono fiera di appartenerVi e che sono felice solo nell'obbedirVi. Lo scatto d'orgoglio consiste nell'aver pronunciato queste parole a voce più alta guardandolo per un attimo brevissimo negli occhi. Sono Vostra e felice di essere Vostra. Di nuovo a testa bassa aspetto. Il patibolo? Quanti colpi? Sei una povera illusa se speri di impietosirlo di far colpo...Passano forse pochi secondi, per me una eternità. Non sei più una aspirante schiava, una nullità. Hai il rango di schiava. Indosserai il collare che proclamerà a tutti che sei appunto una schiava, la mia schiava. Il resto della cerimonia è brevissimo. Mi porge il collare e dice che devo indossarlo da sola. Chiaro, sono io che voglio appartenergli, questa almeno è la loro teoria. C'è il suo nome sulla targhetta: due numeri e due lettere. E' anche il mio nome. Prendono il te con qualche pasticcino. Io per il resto del pomeriggio devo solo vuotare i portacenere, servire degli aperitivi e poco altro. Riordinando varie cose sono finite fuori posto. Provvedo anche per avere qualcosa da fare. Pensare? A cosa? No, meglio il vuoto pneumatico tra le orecchie. Più tardi, quando penso stiano per cenare o per andarsene, in questo non ho mai saputo trovare una regola, suona il cicalino della ruota ed una delle solite voci senza volto chiede di Lui. Qualche cosa di urgente, capita talvolta. Scompare in compagnia di tre. Tu resti? Chiede Tre. Due fa segno di si col capo e poi indica me. Ne ho voglia, dice. Legge qualche pagina di un libro. Solo romanzi, mai nulla che possa fornirmi una sia pur piccola informazione, poi ordina la cena. Non è cambiato niente, aspetto si degni di dirmi cosa vuole. Finisco i suoi avanzi, pulisco e torno ad aspettare pazientemente. Sarà questa tutta la mia vita temo. Un lavoro da serva di osteria in attesa del lavoro di puttana di osteria. Vai a prepararti. In una saletta vicina vengo di nuovo preparata. Anche un clistere. Precauzione od istruzioni? Mi vuole fare il culo? Non che me ne freghi più di tanto. Con lui poi non mi dispiace non mi dispiace particolarmente con nessuno dei tre quando non esagerano. Se penso a quando... a prima insomma. Una palpata al culo in autobus mi sconvolgeva. Quante volte mi hanno spinto il cazzo nel sedere oppure in figa? Quanti cazzi ho preso in bocca? Devo tra parentesi migliorare e parecchio il mio “gola profonda”. Oggi non mi hanno fatto indossare i tutori. Per il culo una mano santa. Me lo ha un poco allargato , era decisamente troppo stretto. Più che allargarmelo ha esercitato ed irrobustiti i muscoli. Ora si dilatano e posso ricevere cazzi belli grossi senza troppo fastidio. Poi i muscoli tornano normali. Contraendoli e dilatandoli riesco a chiavare col culo, fare quasi dei pompini. Faticoso se la cosa si protrae. Sempre meglio che farsi spaccare il sedere tutte le volte. E sto ancora migliorando. Il tutore che uso adesso è arrivato alla regolazione massima ma ne è arrivato uno nuovo, più grosso. Cominceranno a farmelo usare domani e temo che non sarà piacevole all'inizio. Qualche giorno e mi abituo. Quello che metto nel sesso invece è solo a metà della regolazione. I progressi sono lenti anche se faccio il possibile e l'impossibile. Sono strumenti diversi per organi diversi. Il sesso femminile è fatto per far passare e spingere fuori durante il parto la testa e le spalle del bambino. Si dilata quindi enormemente se e quando serve, ma per lavorarsi un cazzo tutti quei muscoli sono sovradimensionati e lavorano nel modo sbagliato. A qualcosa serve anche questo di tutore, ma poco ed è una faticaccia notevole. Hanno finito, sono pronta. Mi hanno persino profumata, cosa rara, in un ambiente chiuso e poco aerato non conviene. Raggiungo Due che subito mi dice che deve andare. Mi attira a sé baciandomi. Mi palpa le natiche. “Quod differtur non aufertur”. Ci mancavano le citazioni latine. Quello che viene rimandato non va perso. A già, dimenticavo, hai appena fatto la maturità classica. Si dirige verso la loro porta dove incrocia il Padrone. E' tutta tua, peccato. Mi spiace. Anche a me, sarà per la prossima volta. Certo, lei resta qua. L'avrei morso il Padrone, mi ha riportato con i piedi per terra. Due ha mangiato? Si Padrone. E tu hai mangiato abbastanza? La mia risposta è quella che si aspettava e che avrei data anche se non avessi mangiato nulla. Una caffettiera allora. Ci sarà del caffè anche per me, bene, il caffè è buono. Poi, assaggio la sua bocca che profuma appunto di caffè. Mi carezza a lungo ma fatico a muovermi fingendo partecipazione. Riesco a farglielo credere. La cosa importante è essere credibile. Cioè non esagerare. Sembra molto gasato, euforico. Qualcosa gli è andata bene, ma cosa non lo dice ovviamente. Contribuisce al mio gelo dentro il fatto che siamo sul letto dove il giovanotto dell'altro giorno mi ha scopata ed inculata alla brutta eva, un posto che non mi piace. Proprio per questo mi ci metto di buzzo buono. Lo conosco bene il Padrone e gli riservo al solito il meglio: un lungo ed elaborato pompino che non vuole venga portato a termine. Una pausa per lasciarlo sbollire un poco. Poi gli vengo sopra e mi sdraio su di lui col cazzo ben dentro la pancia. Lo sento persino. Lo sto baciando e muovo i fianchi facendo leva sulle ginocchia. Per quello che posso almeno. E' Lui ora che prende la iniziativa e guida la danza del cazzo. Siamo stesi fianco a fianco, mi stringe, ha mani dure e delicate al tempo stesso. Mani che arrivano ovunque, mani che mi lasciano del tutto indifferente, mani che odio. Di nuovo sulla schiena pronta ad essere chiavata. Non mi fa schifo essere baciata, non mi fa schifo quando mi monta e mi gode dentro. Se non ne temessi le conseguenze e non stessi attenta correrei il rischio di sbadigliare ed allora sarebbero botte. Giusto per passare il tempo, immagino le mie possibili vendette. Ti sei bagnata ma è ancora troppo poco. Sai, incontrerai dei tizi che se te la bagni troppo visibilmente si incazzano e non potrei difenderti. Drizzo le orecchie. Ho finto un accenno di orgasmo, meno di un accenno e Lui ne è tutto orgoglioso lo stronzo. Ho finto quello che immagino il languore di una schiava soddisfatta sia pure attenta alle esigenze del padrone. Sta riprendendo fiato ma servirà del tempo. Trattengo a fatica un sospiro di frustrazione e noia. Mi sposto mettendomi nella posizione più comoda per fargli le coccole. Passo le labbra sul suo corpo, lo bacio lo titillo con i denti mentre con la mano sinistra gli carezzo i gioielli ed il cazzo.
Hai mai fumato? Accendimi una sigaretta. Non ho mai fumato padrone, dove sono le sigarette? So dove sono, nella vestaglia...Nella vestaglia prendile. Gli porto la vestaglia. Ho detto di prenderle. E' quasi con timore che infilo le mani nelle tasche. Le trovo, poi l'accendino. Gli porgo la sigaretta accesa. Mi stendo poggiando la testa sulla sua spalla. Una mano tiene la sigaretta, l'altra mi fruga tra le gambe. Si, ti bagni troppo poco, ti farò infibulare. Sussulto, è terrore puro. Che c'è, mica fa male, cosa credi che sia. Le ragazze mussulmane, vengono mutilate... Ma va la, non è quello. Spegne la sigaretta ormai finita e percorre con un dito la mia fighetta, ma forse non è più il caso di chiamarla fighetta con tutti i cazzi che ha preso. Non importa la percorre su e giù senza problemi. Adesso è ben bagnata ma... Ha trovato il clitoride e col polpastrello lo carezza. … la cosa che mi piace di più. Ci metteremo un anellino che lo tenga sempre fuori, eccitato. Ti piacerà. Niente quella roba da fuori di testa. Vedrò di far venire chi lo sa fare. Molte ragazze se lo fanno mettere, gli piace. E poi aiuta, ti bagni di più e più in fretta. Tu intanto continua con i tutori. Hanno fatto un buon lavoro dietro. Davanti serve più pazienza.
Adesso comincerai a far parte del giro. Quando avremo ospiti dovrai soddisfali, sarai di servizio. Sei una che non dorme all'umido ed impari in fretta. Sii prudente però. Se fai degli sbagli dovrò punirti. Guarda ed impara. Durante il servizio potete parlare tra voi ma solo di servizio. Alcune schiave parlano troppo e poi se ne pentono. Ci spiamo tra noi , penso. Prudenza. Ma parlare con altre come me può servirmi. A cosa? E questa faccenda dell'anellino come la mettiamo? E' sul serio così innocua? Vedremo. Vedremo cosa? Per adesso vedo il suo cazzo farsi arzillo. Oh no, basta. Poi però cambio idea. E' il mio Padrone, uno stronzo bastardo ma può farmi quello che vuole. Molto meglio piacergli. Faccio la gatta per quel poco o tanto che ho imparato. Le solite cose: mi struscio, lo carezzo, gli mordo piano i lobi ed i capezzoli e solo al momento opportuno lo bacio in bocca mentre gli stringo nella sinistra il cazzo quasi in tiro. No in tiro. Incerta se farmi chiavare o succhiarglielo perdo l'attimo in cui avrei potuto forse scegliere io. In ginocchio con la testa posata sugli avambracci, a gambe aperte quel che serve, aspetto si metta in posizione. Non gli piace chiavare alla pecorina quindi...me lo guida sulle grandi labbra, su e giù sbrigativamente, altrettanto sbrigativamente mi entra in figa per bagnarselo e lo punta poi sul buchetto. Sono attenta, l'importante è il tempismo. Quando si irrigidisce un poco per spingere spingo anch'io ed in due modi. Col primo dilato lo sfintere, col secondo spingendo il culo all'indietro così me lo faccio entrare meglio. Questa è la teoria. Peccato che Lui abbia idee diverse per cui ci gioca col mio sedere. Spinge dentro il glande un poco per ritrarsi subito dopo e ricominciare. Per il mio buchetto è il modo peggiore purtroppo, e va avanti più di quanto mi piaccia. Poi il glande entra del tutto e ci viene lasciato. Cazzo! Lo tira fuori e ricomincia. Vorrei avere un randello e ficcarglielo io nel culo. Lo chiederò in regalo a Natale. Finalmente è tutto dentro, qualche momento così, poi lo tira fuori e mi fa mettere sul fianco sinistro. Però...sto comoda con la testa sul suo omero e quasi seduta sul seggiolino delle sue cosce portate ad angolo col busto. Scopro che è la posizione ideale per lavorargli il cazzo e stringo ed allargo e stringo di nuovo. Vado avanti e lui porta la destra a frugarmi, cerca e trova il puntino. Io gli lavoro il cazzo e lui mi lavora la figa e mi piace. Cerco e forse riesco a nascondergli quanto mi piaccia. Ho il ventre caldo, sempre più caldo. Fatico a continuare a contrarre i muscoli, ma...anche questo mi piace. Poi il calore sale fino ad attanagliarmi i polmoni. Sto per godere...il primo orgasmo della mia vita. Gode anche lui, ansima come un mantice mentre sussulta. Il respiro a me rallenta e torna normale. Ho goduto, ho avuto il primo orgasmo della mia vita...con un cazzo nel sedere.
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