La nostra storia 3

Scritto da , il 2012-11-03, genere dominazione

Il mio Padrone non è stato soddisfatto del 2° capitolo di queste mie confessioni.

“La seconda parte del racconto non mi ha soddisfatto in pieno in quanto hai corso troppo, praticamente hai raccontato 20 anni di sottomissione, obbedienza e soprattutto educazione in un capitolo e mezzo e già nel secondo sei praticamente arrivata a qualche giorno fa.
"Quando Marco e i suoi genitori cambiarono casa io ..." già qui sono passati 15 anni
“Che cosa stai facendo”….. ”buongiorno Dottore sono in una riunione posso richiamarla più tardi” ... questo è successo quest'anno

Per questo sarai punita con 20 frustate,
voglio che riprendi a scrivere e a raccontare bene di tutte (o quasi) le nostre esperienze, (Serena compresa), di come cazzo ti ho educato e di tutto quello che hai subito, di tutto quello che è entrato nel tuo culo e nella tua bocca, voglio leggere i racconti fatti bene come avevi fatto col primo e con la primissima parte del secondo.
Nel prossimo racconto inizierai col dire che il tuo padrone non è stato molto contento e spiegherai il perché e che per questo sarai punita.“

Ringrazio pubblicamente il mio Padrone che sempre mi corregge per il mio bene e dedica tanto tempo alla mia educazione. Cercherò di rimediare con questo 3° capitolo che risulterà quindi più descrittivo.

Una lunga educazione.
Un estate decidemmo con un gruppo di amici di andare a trascorrere alcuni giorni a cavallo di ferragosto in un campeggio in Trentino. Uno splendido camping sulle rive di un bellissimo lago anche se con delle acque non certo caraibiche per la temperatura. Eravamo in 6 in due tende. Io, Marco e suo cugino Giulio in una e gli altri nell’altra. Come al solito io, forte del fatto che in pubblico i nostri ruoli erano perfettamente paritari, non perdevo occasione di stuzzicare Marco. Ovviamente si trattava di battute del tutto normali per ragazzi della nostra età incentrate sulle dimensioni del sesso, la virilità , le prestazioni ecc., ma sia io che lui sapevamo che quasi ogni frase era carica di doppi sensi. Quando poi ci ritrovavamo soli Marco non perdeva occasione per ripagarmi. Il pomeriggio del secondo giorno, dopo una mattinata intensa sul lago, Marco ed io ci ritrovammo distesi in tenda a sonnecchiare, Giulio che dormiva in tenda con noi era invece andato con altri due ragazzi a fare una partita a bigliardo mentre Stefano, l’ultimo dei nostri amici, era nella sua tenda. Mentre ero disteso sul materassino sentii un pugno fortissimo sulla spalla destra, aprii gli occhi giusto in tempo per vedere Marco che si scaraventava sopra di me riempiendomi di colpi sulle spalle e sul petto. “ora ti faccio vedere io chi lo ha più duro” mi disse “devi imparare chi è che comanda”. In effetti sentivo già il suo cazzo premermi sulla pancia mentre con le mani cercavo di parare la grandine di colpi che mi stava rifilando. Cercai di scaravoltare Marco a terra, ma lui più forte di me e meglio posizionato ebbe ben presto campo libero, con la mano sinistra teneva i miei polsi sopra la mia testa, mentre con il bacino si era ormai spostato sul mio petto. Appena pronunciai la frase “OK mi arrendo”, la sua mano destra era già impegnata a liberare il suo grosso cazzo dall’ingombro del costume per posizionarmelo sulle labbra. Cercai di tenere la bocca serrata, ma sapevo che non avrei avuto scampo. “Apri la bocca e tira fuori la lingua” mi disse e così feci. Una volta che le mie difese furono vinte Marco si posizionò a gambe larghe in mezzo alla tenda mentre io iniziai a succhiarglielo, ero diventato abbastanza bravo anche se ancora alle prime armi.
“Allora ragazzi avete finito di fare casino” disse a quel punto Stefano dalla sua tenda, “sì, certo ora è tutto a posto” rispose Marco ed iniziò a conversare con Stefano mentre io continuavo il pompino. Talvolta Stefano si rivolgeva anche a me, ma mi era difficile rispondere senza interrompermi così spesso finiva che Marco rispondesse per me. Il gioco finì di li a poco quando sentimmo rientrare gli altri amici, allora Marco velocemente mi mise sotto, aprì di poco la cerniera della tenda, ed usci con la testa e parte delle spalle. E mentre intratteneva gli altri ragazzi facendosi raccontare di come era andata la partita a bigliardo mi riempì la bocca …. un grande attore …. .

Marco ha sempre gradito scoparmi con una certa comodità per questo fin dai primi anni, soprattutto quando ci trovavamo a casa mia, non disdegnava di fare un giro nel frigorifero per verificare se cerano ortaggi utili alla bisogna. Quando poi riusciva ad avvertirmi con qualche giorno d’anticipo non mancava mai di richiedermi di avere a disposizione banane, cetrioli o zucchine. Le prime volte, in realtà, si limitava ad utilizzare le dita, ma poco alla vola alle dita si sostituirono come detto vari ortaggi. In vero cercammo anche altri tipi di oggetti meno deperibili, ma non trovammo nulla di adatto, ma soprattutto che garantisse una giusta dose di “sicurezza”. In questo, devo riconoscerlo, il mio Padrone è stato sempre molto attento. La possibilità di acquistare oggettistica idonea quali falli e plug era allora lontana e quindi non si poteva che ripiegare sugli ortaggi, ben protetti da un robusto preservativo. Il lavoro di allenamento fu lungo, ma costante, infatti Marco non voleva assolutamente utilizzare creme od emolienti, voleva che io arrivassi ad essere “naturalmente” largo… . Uno dei nostri giochi preferiti consisteva in questo: Dopo esserci eccitati vicendevolmente Marco mi posizionava in modo tale da esporre al meglio il mio culo, poteva essere a pecorina sopra un letto, oppure piegato in due sopra una seggiola, o a novanta gradi appoggiato ad uno sgabello basso, comunque sia Marco mi bendava e, se possibile, mi legava. Il fatto di non vedere e di non potermi muovere mi ha sempre eccitato moltissimo consentendomi di estraniarmi da tutto ciò che mi succedeva intorno concentrandomi sulle sensazioni che provavo. Dopo avermi preparato Marco iniziava ad introdurre i vari oggetti che aveva a disposizione procedendo per dimensione e consistenza, ad ogni inserimento mi domandava di riconoscere sia l’ortaggio/frutto introdotto sia la sua dimensione che quanto ne avesse inserito. Ad ogni mio errore ricevevo una sonoro schiaffo sul fondoschiena, tuttavia Marco si accorse ben presto che molto spesso io sbagliavo di proposito per il piacere di essere sculacciato. Fu così che un giorno si presentò a casa mia con una piccola spatola di gomma, di quelle che si utilizzano per togliere la maionese dal frullatore. Quando fui legato mi disse “ora vediamo se sbagli” ed effettivamente l’introduzione di quello strumento mi educò ad essere più rispettoso del mio Padrone, non mentii più imparando che le punizioni non sono fatte per il piacere della schiava, ma del suo Padrone. Migliorai anche molto nell’indovinare le dimensioni degli ortaggi perché i colpi della spatola erano veramente dolorosi. Una volta che il mio buco era bello largo Marco introduceva l’oggetto al momento con la massima circonferenza “adesso ti tappo un attimo” e poi si veniva a posizionare davanti alla mia bocca. “preparami la mazza” mi diceva ed io provvedevo solerte ad insalivargli il cazzo. Poi ritornava dietro di me ed estratto il temporaneo tappo dava sfogo a tutta la sua voglia repressa. Nel tempo il gioco con gli ortaggi è rimasto un nostro cult, anche se oggi il mio Padrone ha aggiunto una variante, infatti non devo più indovinare la dimensione, ma devo essere capace di trattenerlo in situ, nonostante lui mi faccia camminare o in contemporanea mi scopi la bocca. Ovviamente, essendo il mio ano dopo così assiduo allenamento molto elastico, l’esercizio non è così facile ed il rischio di sbagliare molto alto. Avevamo comunque imparato che l’utilizzo di pochi oggetti: una benda, delle corde, una spatola, potevano ampliare di molto la nostra soddisfazione nel gioco……

La storia con Marco è sempre stata caratterizzata da alti e bassi ossia periodi in cui ci incontravamo spesso e periodi in cui non ci vedevamo per nulla. In realtà anche quando non ci incontravamo fisicamente non mancavamo di stuzzicarci via mail. Io soprattutto non mancavo di inviare a Marco racconti o link a video che trovavo su internet così da mantenere sempre vivo l’interesse. Sapevo però che dovevo escogitare qualcosa che spronasse la sua fantasia ed il desiderio di sperimentare cose nuove. Nelle mie lunghe peregrinazioni su internet avevo trovato alcuni suggerimenti su come auto produrre qualche oggetto da introdurre nei nostri incontri. Ovviamente non avendo un luogo dove riporre il materiale doveva trattarsi di oggetti di piccola dimensione che potessero essere riposti in una piccola valigetta. Fu un periodo di febbrile attività per trovare tra ferramenti e negozi di bricolage tutto quello che poteva servire. Per prima cosa realizzai una frusta con un manico da martello ed una coda di fili di nailon stretti a treccia, poi una splendida e molto dolorosa utilizzando strisce sottili di gomma tagliate da camere d’aria di bicicletta. L’introduzione di questi due oggetti rivitalizzò molto i nostri incontri. Marco si esaltava nell’arrossarmi la schiena ed il sedere con un gioco di polso degno di miglior tennista. Se le fruste avevano esaltato Marco, le manette lo mandarono fuori di testa. Con della catena di metallo ricoperta da una guaina per isolare i tubi avevo preparato quattro bracciali che si bloccavano alle mie estremità con quattro piccoli moschettoni, volendo erano anche dotati di una catenella per unire i polsi e le caviglie. Sono sempre stata bravo/a nei lavori manuali e devo dire, senza orgoglio, che anche da un punto di vista estetico e delle rifiniture avevo fatto un buon lavoro. Le catene non apportavano nulla di più al gioco rispetto alle corde, ma modificavano psicologicamente la mia condizione, le catene erano proprie degli schiavi e questo diede un impulso del tutto nuovo al nostro rapporto. Il fatto poi che la schiava preparasse gli strumenti della sua tortura era ancora più accattivante. Mollette e pinzette completarono la prima dotazione autoprodotta. Fu un periodo molto intenso della nostra storia in cui imparai a sopportare il dolore, anche se non mi è mai piaciuto particolarmente e soprattutto a obbedire completamente al mio Padrone. Devo dire che da questo punto di vista sono stata un’allieva molto indisciplinata. Tendenzialmente io cerco di prevenire i desideri del mio Padrone, ma in questo commetto l’errore di presunzione di sapere quello che il mio Padrone vuole e talvolta di far passare per desideri del Padrone quelle che sono mie voglie. Con molta pazienza e molta frusta Marco mi ha insegnato ad essere solo ed esclusivamente un oggetto sessuale a non fare nulla che non mi sia stato espressamente ordinato, a non rispondere se non interrogata. Per premiare i miei sforzi ed il mio impegno una sera Marco mi regalò collare e guinzaglio ….. il più bel regalo mai ricevuto.
Per ogni evenienza tutte le volte che uscivamo con Marco io dovevo mettere in macchina la valigetta, non era detto che l’avremmo usata, ma doveva esserci. In alcune occasioni finimmo, dopo una serata in birreria, nel mio ufficio. Quando andavamo nell’ufficio sapevo che la serata sarebbe stata dedicata alle punizioni: frusta, dildo, coda. Infatti, non so ancora come, ebbi il coraggio di acquistare in un sexy shop on line alcuni oggetti: un plug con coda, una maschera da cane, un dildo con canula, delle palline anali. Marco amava e ama molto utilizzarli. Tirate le tende, chiusa a chiave la porta, quella stanza risuonava delle mie urla e delle scudisciate infertemi dal mio Padrone. Anche sulle urla ho imparato molto ci sono momenti in cui posso urlare e menti in cui non posso e ciò non dipende certo dal mio dolore, ma dal desiderio del mio Padrone…...

Casa dei miei genitori è libera, lascio il lavoro e mi preparo, come ordinato. Nuda di fianco alla porta di casa con il collare ed il guinzaglio. Marco mi ha mandato un sms “ dalle 9,30 fatti trovare pronta”. Io aspetto sul pavimento fresco dell’ingresso. Alle 10,10 suonano alla porta un trillo lungo, apro lasciandola socchiusa e aspetto. Marco sale rapido le scale entra e chiude la porta “brava la mia cagna” mi dice, mentre tirando il guinzaglio mi fa alzare la testa per guardarmi in faccia. Struscia il suo pacco sulla mia faccia per farmelo sentire poi mi strattona e mi conduce in camera da letto. Tutto è già pronto. Un sonoro schiaffo mi prende in pieno volto “sei stata molto disubbidiente e sarai punita” “come ti permetti di insistere per vederci?”. Effettivamente in questo ultimo periodo sono stata troppo insistente avevo troppa voglia di vederlo ed ho esagerato nel mandargli sms e mail. “Tu sei la mia cagna e ti fai scopare quando lo dico io, non quando vuoi tu!”. “vai a prendere una sedia”. La sedia è la punizione che amo di meno, non per il dolore, ma perché non posso toccarlo e la mancanza di contatto fisico mi uccide…. Legata mani e piedi alle 4 gambe della sedia offro il mio culo e la mia bocca ai capricci di Marco. Su di me sperimenta la tensione di tutte le fruste, fino a che il mio culo non è completamente rosso. “ora ti allargo bene e ti faccio passare la voglia di disturbarmi” mi dice. Piano inizia ad allargarmi il buco con le dita e poi con il plug anale che fa entrare ed uscire lentamente da me, ma so bene che sono solo una preparazione….. Per cercare di mantenere allargato il mio buco avevo letto su di un sito della possibilità di utilizzare una camera d’aria da bicicletta e subito avevo provato. Dopo vari tentativi di individuare quella giusta a costruire un degno surrogato di un dildo gonfiabile. Questo in assoluto era lo strumento che Marco preferiva. Come avevo intuito Marco prese dalla valigetta la camera d’aria, la piegò e ne inserì una estremità in un preservativo extralarge, misura che utilizzavamo allo scopo. “Ora vedrai come ti allargo” lentamente posizionò dentro di me la camera d’aria e poi collegò la piccola pompetta. Due o tre colpi e già sentii le pareti dell’ano tendersi, una volta accertatosi che non sarebbe fuggita fuori Marco si posizionò davanti a me facendomi alzare la testa, “voglio guardarti in faccia mentre ti gonfio” mi disse sorridente. Ogni volta che pompava la camera d’aria si gonfiava un po’ di più dilatandomi il buco, in breve tutto il mio corpo era in tensione . una eccitazione fortissima mi pervadeva fin quando Marco, ritornando dietro di me, non estrasse la camera d’aria sostituendosi con il suo cazzo. Iniziò una cavalcata selvaggia che proseguì a terra con Marco che mi scopava restando in piedi mentre io ero coricato con il culo in aria e i piedi accanto al volto in una posizione che solo una grande eccitazione può consentire di mantenere. “sei bagnata come una troia, mi piace quando godi con il culo” ed effettivamente ero letteralmente un lago, anche se non pensavo fosse possibile per un uomo, ma probabilmente il persistente sollecito alla prostata aveva prodotto quegli effetti. Marco continuò a scoparmi senza sosta fino a riempirmi completamente poi come se nulla fosse successo si rivestì e uscendo mi disse “rimetti tutto a posto e torna al lavoro, tu godrai un'altra volta”.

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