Freddo

Scritto da , il 2010-02-11, genere etero

Solo, seduto sul balcone, scruto il cielo. È grigio, pieno di nuvole cariche di pioggia, ma ha un suo fascino, soprattutto all'orizzonte, dove si fonde con la cima dei monti innevati, avvolgendoli, quasi accorpandoli in se stesso.
Squilla il telefonino. "Maledetta tecnologia!" "Non esiste più un attimo di pace in questo mondo"
"Numero sconosciuto. Chi sarà"
- Si? Con chi parlo?
- Chi è che si diverte a fare scherzi? Volete parlare?
Metto giù. "La gente ha soldi da sprecare. Poi si lamentano tutti per la crisi..."
"Fa freddo, è ora di rientrare"
Il rumore della pioggia si distingue benissimo tra il resto del caos cittadino.
- Io esco, vado a fare un giro.
- Ma piove!
- Esistono gli ombrelli.
Due rampe di scale, poi il freddo e la pioggia mi investono. Inizio a camminare, ma non mi dirigo verso il centro. "Niente vasche in centro oggi"
Vago per un po' sotto la pioggia nella periferia della città. Passa un'auto a tutta velocità, prende una pozzanghera e mi bagna tutto. "Stronzo"
Mi giro, una ragazza corre verso di me, rallento, lei mi raggiunge e si infila sotto il mio ombrello.
- Scusa, mi accompagni a casa?
- Va bene, dove abiti?
- Un po' lontano, vicino all'uscita dell'autostrada.
- Non preoccuparti, tanto avevo voglia di camminare.
In due sotto un ombrello si sta stretti, camminiamo per qualche minuto in silenzio, spalla contro spalla, entrambi con l'altra spalla fuori dall'ombrello. La osservo, è alta quasi quanto me, capelli neri, un bel viso, indossa un lungo cappotto nero, che nasconde completamente il suo fisico, impedendomi di farmi un'idea di com'è.
Paliamo poco, quasi per niente, d'altronde non abbiamo nulla da dirci.
- Siamo quasi arrivati, dietro quella curva c'è casa.
- Ok.
- Ecco, questa è casa mia. Vuoi salire per un caffè?
- Si, con questo freddo ci proprio vuole.
In casa si toglie il cappotto, indossa vestiti un po' troppo pesanti per delineare precisamente il suo fisico, ma è bella, questo si capisce.
Moka napoletana che mugugna sul fornello. Osservando la casa si capisce che non è abitata da una famiglia.
- Quanto zucchero?
- Uno. La casa è grande, non abiti sola vero?
- No, vivo con altre due studentesse.
- Come mai hai preso casa così fuori?
- Ancora non ho capito chi me lo ha fatto fare. Si paga poco, ma non conviene.
- Buono il caffé. "Debbo inventare qualcosa, la conversazione sta diventando troppo amichevole"
- Che strano, ancora non ci siamo presentati, io mi chiamo Lorenzo, e tu?
- Michela.
Squilla il telefono. "Maledetto attrezzo" Lei si alza, risponde, < Ciao Marco! Mi sei mancato tanto! Vieni stasera? Che bello!.... ... Ti amo. Ci vediamo dopo allora >
"Che sfiga! Conosci una, e non fai in tempo a provarci, che scopri che ha il ragazzo"
- Grazie per il caffé.
- Di nulla.
- Ora debbo andare, è quasi ora di cena, e casa è bella lontana... e poi mi sembra di aver capito che tu hai da fare...
- Come vuoi, se ti va un caffé sai dove passare...
Soliti saluti, casti baci, ciao ciao.
Mi incammino verso casa, passa un'altra auto che mi schizza.
"È proprio arrivato l'inverno" "Fa freddo, anche dentro"

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