Sesso mentale

Scritto da , il 2012-09-11, genere gay

So che molti penseranno che questa storia sia inventata. Lo è solo in minima parte. Come in ogni mio altro mio racconto c'è un canovaccio di realtà ed un ricamo di fantasia, quanto necessario a tutelare la privacy di persone reali che io faccio diventare personaggi delle mie storie. Mi secca troppo stare a chiedere la loro autorizzazione a raccontare vicende che abbiamo vissuto insieme. Mi è più facile cambiare leggermente le carte in tavola e rendere i personaggi irriconoscibili. Il metodo sinora ha funzionato. Gli interessati si sono riconosciuti (perché non altero di molto i fatti) ma mi hanno detto “Grazie” per averli sostituiti e resi irriconoscibili e “Bravo” per il come faccio tutto questo.
Ci riprovo con questa ulteriore storia. L'impresa è più ardua perché questa volta il personaggio protagonista, quello che faccio sembrare essere me, è un personaggio molto noto, a tutti. Nella storia ci sono anche io, ma sono un personaggio secondario, non quello che faccio parlare in prima persona. Andiamo! Ci provo anche questa volta!

Ogni tanto mi capita di voler provare come si stava dall'altra parte. Perciò, in questo periodo estivo, quando vengo a sapere di qualche concerto di artisti con forte richiamo di pubblico, io ci vado. Devo dire che qualche anno fa il pubblico si scalmanava di più, almeno questa è la mia impressione. Comunque a me va bene anche così, l'importante e che ci siano giovani che si accalcano verso il palco, che si agitano, che fanno casino. Io li cerco per mettermi in mezzo a loro. Voglio sentirmi spingere di dietro. Poco importa se sento un bel cazzo spingere sul sedere o delle sode tette premere conto le mie spalle, l'importante e che in molti mi tocchino, si stropiccino a me, si sfreghino con il loro corpo contro il mio. Spesso me li vado a cercare i contatti, piazzandomi col bacino dietro bei culi, poco importa se maschili o femminili, l'importante è che qualcuno o qualcuna senta premere su di se la mia verga ben tesa e dura. Ieri sera l'ho fatto l'ultima volta. Uno ha capito che i miei contatti non erano casuali né giustificabili solo con la calca, ha afferrato la mia mano è l'ha portata verso il basso: aveva l'uccello fuori dei calzoni. L'ho afferrato, stretto e poi...lasciato, facendo in modo di spingere il tipo contro la persona che gli stava davanti. Come gli è andata con l'altra persona non lo so, il movimento della calca ci ha allontanati.
Questa mattina sulla cronaca locale di un quotidiano volevo leggere cosa avevano scritto sul concerto al quale avevo assistito.
Purtroppo ho letto anche una notizia non piacevole: ho letto che...(posso non dire chi? ...E' un personaggio molto famoso qualche anno fa, che io ho conosciuto personalmente)...ha tentato il suicidio provando a tagliarsi le vene ai polsi.
Pare che venendo a mancargli il successo si sia sentito una nullità. In effetti solo una decina d'anni fa era ritenuto un semidio. Posso capirlo. Ho fatto parte dell'ambiente, ne faccio ancora parte. So che bestia è il successo.
Io il successo l'ho raggiunto. Tropo presto, non avevo ancora vent'anni; troppo in fretta, in meno di un anno; troppo intenso, per due stagioni sono stato su tutte le riviste, i giornali, i canali televisivi.
Io il successo l'ho perso. A differenza di quello che ha tentato di tagliarsi le vene, non è stato il successo a lasciare me, io a scappare da esso.
Andiamo per ordine.
Sin da bambino ho studiato musica, sono diplomato in pianoforte al conservatorio, contavo di diplomarmi anche in composizione. Non ho fatto in tempo. Il successo mi ha arriso prima. Era maggio quando, qualche anno fa, quasi per scherzo mi sono iscritto ad una selezione di voci nuove. Non ci credevo molto anche perché il canto non era proprio la mia vera passione, preferivo suonare e comporre brani, nonostante (dopo lo sviluppo fisico) in molti mi hanno detto che la mia voce è interessante e particolare. A sorpresa ho vinto la selezione.
Di diritto, nel settembre dello stesso anno, ho partecipato ad un importante concorso ripreso anche dalla televisione. Ero felice come una pasqua per essere arrivato a quello che consideravo un traguardo, invece era solo un trampolino di lancio. Per la prima volta ho incontrato divi veri e uno staff di persone si sono occupati di me per truccarmi, vestirmi, insegnarmi a muovermi sul palco, oltre che al semplice cantare. Non ho vinto, sono arrivato secondo. E' stata la mia fortuna. Il giorno dopo persino qualche quotidiano a tiratura nazionale ha parlato di scandalo. Importanti critici mi ritennero ingiustamente penalizzato. Tutto ciò attirò l'attenzione di un notissimo personaggio televisivo, molto influente, dicono ed io confermo. Mi ha fatto rintracciare, mi ha sottoposto a un provino, ha detto che ero un disastro, che la materia prima c'era ma era grezza, che dovevo essere “lavorato”.
Non ero ancora maggiorenne. Ci volle il consenso dei miei genitori per sottopormi ad uno strano”stage”: tre settimane di ritiro claustrale tutto studio e allenamenti vocali e fisici. Un maestro di dizione, uno di canto, addirittura uno di danza. Non dovevo imparare a ballare ma a coordinare i miei movimenti con i brani che cantavo. Dovevo imparare a muovere le mani ed il corpo, ma non a caso. Imparare a far sembrare gesti naturali delle vere e proprie coreografie meticolosamente studiate con riferimento alla musica ed ai testi delle canzoni. Più canzoni, più pseudo scenografie. Un tour de force bestiale, ma...proficuo. Fui l'ospite canoro fisso nelle otto puntate nello show televisivo curato dal notissimo personaggio televisivo. Lo show principe della stagione televisiva invernale, in onda da metà gennaio a metà marzo. Non mi ero reso conto di aver afferrato il successo, mi sembrava ancora tutto “quasi normale” nonostante tutti i giornali scrivessero di me, chiamandomi la rivelazione dell'anno, mettendo anche la mia foto in copertina.
Scrissero anche tante cose false su di me, sulle mie origini, sulla mia famiglia. Il mio agente, perché ebbi bisogno di un agente, mi disse di lasciar correre, che tutto concorreva a fare pubblicità, che io di pubblicità avevo bisogno.
Scrissero di me che ero l'idolo delle ragazzine mentre io intorno a me non avevo neanche un' amica, solo tecnici, insegnanti e consiglieri.
La stessa rete televisiva stava per mandare in onda sullo stesso canale una serie di telefilm la cui protagonista era una giovanissima attrice esordiente (oggi abbastanza nota). Ci fecero incontrare, mettere in posa per fotografarci e poi... io alle prove per lo spettacolo, lei non so dove. Su tutti i settimanali di gossip uscirono le foto con la notizia di un nostro grande amore. Il mio agente disse: bene, bene, è tutta pubblicità e tu di pubblicità hai bisogno.
Qualcuno, non so chi, forse il direttore di qualche settimanale tenuto fuori dal finto scoop, pubblicò una mia foto scattata non so dove e alle mie spalle, un poco sfocata, si vedeva l'immagine di un ragazzo, forse trovatosi per caso sullo sfondo. La notizia scoop era l'opposto della precedente. Non ero fidanzato con l'attricetta ma ero gay e il mio amico mi seguiva ovunque, anche se con discrezione ed a debita distanza, come , secondo loro, dimostrava la foto. Io quel ragazzo, peraltro difficile da individuare con quella foto sfocata, non ho mai saputo chi fosse.
Il mio agente disse:- Lascia perdere, tutta pubblicità, e tu di pubblicità hai bisogno.
Dopo lo show di nuovo sotto torchio. Ero il personaggio del momento, bisognava battere il ferro finché era caldo. Subito messo sotto pressione per preparare uno spettacolo da portare in tournée durante l'estate. Da marzo ai primi di giugno solo prove, prove e prove per me, contatti per il mio agente per definire le tappe del mio tour estivo.
Ebbene sì, quel tour fu memorabile, fantastico, meraviglioso, per me. Per altri non lo so, non mi è mai interessato saperlo- Io ho assaporato a mani stracolme il successo, con un contatto diretto con il pubblico durante le serate. Ben altra cosa dalle trasmissioni televisive con pubblico comandato dal regista e condizionato dalla clack. Negli stadi e nelle piazze c'era pubblico vero, ragazzi giovani come me, pezzi di figa che sbavano per me, fior di giovanotti che mi osannavano. Ma quale attricetta di turno come fidanzatina, quale amico gay che mi seguiva con discrezione, era questa folla immensa, sempre nuova, sempre diversa, ma sempre calorosa osannate, questa folla era il mio amore. Chi, perché ce ne sarà qualcuno tra i lettori, ha provato qualcosa di simile può capirmi, altri possono solo immaginarlo. Pensate, io diciottenne ( diciotto anni compiuti dopo lo show televisivo) che salgo sul palco ed una marea di ragazzi esplode per me, in strilli, urla. Un mare di braccia che si alzano, si protendono verso me come a volermi toccare, accarezzare, sfiorare, abbracciare,... mille gole che urlano, poi accenno una canzone e scende il silenzio, una folla che tace, ma all'improvviso qualcuno rompe il silenzio e grida “sei bonooo”, gli fa eco un “ti amoooo”. Non sono strilli al vento, sono dichiarazioni per me. Quella folla mi ama, centinaia di persone mi stanno amando, sono uomini, donne, giovani, e meno giovani, è il mio pubblico quello che ha pagato per vedermi, per applaudirmi per gridarmi”ti amo”.
Pensate a me che finisco lo spettacolo, scendo e una folla mi accerchia, chi mi tende dei fogli per un autografo, chi mi grida ancora “bello, ti amo”, chi piange, chi mi tocca, si stringe. Dieci, venti, cento che si stringono intorno a me Ci sono persone che dovrebbero tenermi al riparo, ma non ce la fanno, la folla è tanta, l'affetto pure, qualcuno arriva a toccarmi anche le parti intime, molti il culo, tantissimi i capelli. Chi è stato? Sono stati loro, sono stati tutti. Quando tu sfiori con una mano un oggetto, non dici “la mano ha toccato” ma “io ho toccato”, così quelli che arrivavano a me ci arrivavano in nome e per conto di tutti.
Per carità, il fare sesso è fare sesso. Non si discute, ma voi pensate che per me quei bagni di folla, sera, dopo sera, per tutta l'estate, non sia stata una grande orgia? Un fare sesso ogni sera con una moltitudine? Quante ragazze si saranno inumidite non solo negli occhi nel sentirmi, vedermi, le più fortunate toccarmi? Perché escludere che anche qualche ragazzo abbia fatto lo stesso? Come potevo io non percepire tutto questo e gioirne, goderne, sentirmi un padreterno? Come non sentirmi al centro di una colossale orgia se la folla per venire verso me si stringeva fino a rischiare di schiacciarsi l'uno contro l'altro. Pensate a quante tette di ragazze premute contro le schiene dei ragazzi, a quanti cazzi premuri contro i culi di chi stava davanti, e tutti a gridare, forte, a godere...e godevano per me, di me. Fantastico!!!
La scorta a mia protezione spesso mi tirava fuori dalla folla ed io opponevo resistenza perché quel contatto fisico era per me goduria massima, era anche vero orgasmo.
Finalmente a settembre un breve periodo di riposo. Il mio agente ha pensato lui a tener desta l'attenzione del pubblico su di me, inventando altre frottole sul mio conto, rilasciando dichiarazioni strane. Io non c'ero, non mi ha potuto dire “bene, bene, è tutta pubblicità” , io ero in un paesino dall'altra parte dell'adriatico, dove nessuno mi conosceva, a fare finalmente il ragazzo giovane, a cercare di conquistare una ragazzina con molte difficoltà per riuscirci e poi...non concludere niente o quasi, come nulla o quasi concluse con me il giovane fattorino dell'albergo infatuatosi di me. ma me, nel senso di “me”, non di “me, il famoso”. Neanche lo sapeva che ero famoso.
Purtroppo lo sapevo io e non riuscii a scordarmelo. Se fossi stato davvero quell'uno qualunque che volevo apparire credo che almeno per curiosità un poco di confidenza a quel ragazzo glie l'avrei concessa- Ma ero un personaggio pubblico e dovevo tenerlo sempre bene a mente. Avevano scritto già di me che ero gay solo perché uno sconosciuto si era trovato sullo sfondo di una mia foto, immaginarsi che scandalo se qualcuno mi avesse beccato in situazioni non più che lineari con un fattorino. Neanche la mancia in mano ho potuto dargli, avrei potuto approfittarne per sfiorargli la mano. No, ci pensò il mio”angelo custode” assoldato dal mio agente per fingersi un mio zio.
Il desiderio di normalità affiorò in me quel settembre. Poi tornò il lavoro, fui ripreso dagli ingranaggi e non ci pensai più. Bisognava preparare ed incidere un nuovo disco, preparare un brano da proporre per il festival di San Remo (per fortuna mia non fu scelto e almeno quella kermesse me la sono risparmiata). Ancora un poco di televisione, ma niente più show in più puntate, solo ospitate in vari programmi e... puntare tutto sul mega show da portare in tour con un altro artista, lui si veramente grande, l'estate successiva.
Accelero. Il successo di critica e di pubblico ci fu anche quel secondo anno, anzi superò quello dell'anno precedente, ma lo spettacolo non era più solo mio, tutto mio.
C'era la star più importante di me.
Io, con la fama del momento attraevo il pubblico e lui, con la sua innegabile arte, doveva affascinarlo, stregarlo, riportarlo a se: veniva infatti da un periodo di “dimenticanza” da parte del pubblico, al quale lui mentiva dicendo che in quegli anni era stato all'estero.
Si è rotto l'incantesimo. Io non avevo mai ingannato il pubblico prima; quell'estate, per colpa della star e del mio agente sì. Non ero a posto con la mia coscienza-.
Il pubblico osannava anche me, ma non era più “mio” , era un pubblico, quello che va agli spettacoli d'estate. Ci fosse stato un altro al posto mio avrebbe strillato, applaudito, fatto casino allo stesso modo. Non percepivo più l'amore del pubblico ma il fanatismo della gente. Quando arrivavano a sfiorami mi sentivo come perquisito, se mi toccavano era come se subissi una violenza, un affronto. Le mani alzate durante le esecuzioni le vedevo come tentacoli di una grossa piovra pronta ad afferrarmi a stritolarmi, a distruggermi. Ho avuto paura, paura della gente, della massa e dei singoli. Chiunque mi sfiorasse, anche per caso, mi faceva sussultare, spaventare... credetemi capisco le mascherine di Michael Jackson , io ero arrivato a quel livello di paura, a temere che a toccarmi fossero portatori di malattie, untori, demoni... Sono crollato.
Il mio agente ha inventato storie per farne pubblicità. L'ho mandato a fare in culo, lui e la carriera da “divo”. Mi bastano le poche serate che faccio per amore della musica e vivo di un altro lavoro, molto più comune, per vivere come gli altri tra gli altri.
Se ho nostalgia della calca, e ne ho, faccio come ieri sera, quando posso. In alternativa so chi contattare, una persona che riesce ad organizzare delle vere orgette, senza “ sesso di massa con la sola fantasia”, ma rapporti veri, di gruppo. Già...sono bastate due estati di “bagni di folla” per essere diventato fobico del numero ristretto; ormai per me un trio è quasi come un solitario.
Voi no, ma io, credetemi, non condivido ma capisco il personaggio che a tentato di tagliarsi le vene.
Ah chissà cosa direbbe il mio agente se sapesse che sto scrivendo queste cose....

Lo so, lo so. L'ho narrata io per te questa storia. E poi non faccio più l'agente da anni ormai. Lo sai anche tu. Ciao divo per due estati, ti aspetto a cantare nel mio locale una di queste sere, me lo hai promesso, caso mai organizziamo anche qualcosina di intrigante con le solite persone, che ne dici?

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