- Il mondo delle ragazze - Capitolo 5 - Assa, ancora ancora

Scritto da , il 2012-08-16, genere etero

ASSA. SI DA

Lo sento mordere, il suo culo.

Non è stato ben preparato e il suo sfintere non vuole niente da fuori. Ma lei non desiste. Urla di dolore, ma non desiste.
“Ahhhsheet… issooooo bbiiig sheeeet…” Sento lamenti misti a incitazioni e volgarità.

E intanto la sua mano tiene fermo il mio cazzo e al contempo fa pressione col suo culo per tenerlo dentro, mentre si sente che i muscoli dello sfintere lo vogliono invece fuori.

La sorpresa e l’eccitazione frenetica del momento mi giocano brutti scherzi. Sento un fiotto di sperma provenire da sotto che non riesco a controllare, mi stringo di riflesso i muscoli attorno alla radice del pene ma sento che quel fiotto sgorga dalla punta con un piacere irrefrenabile.

Noooooo, non voglio perdermi l’inculata solenne che mi sta propinando la puledra in calore. Noooooo, lancio un urlo e stringo ancora di più i muscoli attorno all’anello della radice del cazzo. Sento bloccarsi gli altri fiotti e un leggero bruciore in punta.
Fiuuuuu… il piacere orgasmico si dilata ora nel ventre per qualche secondo, placando la pressione sul pene.

Lei si accorge che qualcosa non va. Intuisce. Con disapprovazione mi guarda e mi chiede se sono già venuto. “Nooo, nooo. Only little pain. Keep on...”. Mento.

Il cazzo però è rimasto duro, anche se ora è un po’ meno gonfio e il glande è un po’ meno sensibile. So che rimarrà così per qualche minuto. Lei prosegue soddisfatta le sue manovre constatando che il suo giocattolo è ancora adatto allo scopo. E ridottosi un po’ di dimensioni se lo riesce a portare dentro centimetro per centimetro.

Bisogna ammetterlo. Il rapporto anale apre sempre nuovi scenari di godimento.

Partecipare a quella sottile lotta tra un corpo estraneo che vuole conquistare terreno e una cavità che inizialmente fa di tutto per respingerlo è piuttosto entusiasmante. E più il buco è impreparato e più la lotta aumenta ed è lunga, sfibrante.

Io sento attorno al mio cazzo gli spasmi del suo retto e lei si lamenta non poco, ma forse le va bene così. E’ lei a gestire il gioco. In un continuo conquistare e perdere terreno in profondità, il mio cazzo si sente proprio stritolare. Un senso quasi fastidioso pervade, rispetto sentirlo nella fica.

Ma il leggero fastidio è sempre compensato del piacere mentale, oltre che fisico, di possedere un culo. Forse è una sorta di componente omosessuale repressa che c’è in noi tutti, e che, in questo modo, riusciamo a farci accettare.
Dobbiamo ammetterlo, il rapporto anale suscita sempre quel surplus di eccitazione che va la di là del puro godimento fisico.

Ecco che il terreno è conquistato, mi sento ben dentro ora, fino al suo intestino. Adesso l’attività è meno frenetica. Io sono rilassato e mi godo la vista.
Lei adesso mostra di sentirlo bene e lentamente se lo porta dentro e fuori.
Cavalca la puledrina. Cavalca. Ora lentamente, ora più velocemente. Ora schiaccia il culo contro il mio basso ventre e si porta il cazzo gonfio più dentro che può. Ora se lo estrae quasi tutto e solo mezzo glande appoggiato le basta per fare leva e roteare il suo culo meraviglioso descrivendo osceni semicerchi.
E poi ancora giù. A riprenderselo in tutta la sua lunghezza, con gemiti, sbuffi e frammenti di frasi che intuisco scurrili.

E così non si stanca, così continua per un po’, ma un bel po’! E al contempo inizia a toccarsi, adesso le sue mani se le lubrifica con i fiotti che vengono dalla sua figa bagnata, e così i succhi se li sparge sul mio cazzo quando lo estrae o tra le insenature delle piccole e grandi labbra.

Io sbircio. Abbassando un po’ la testa di lato vedo come maltratta il suo clitoride, che bello grosso, come un lampone, fa capolino, rosso paonazzo, tra la pelle ben tesa delle labbra. Lo sfrega col palmo, lo schiaccia con le nocchie, lo strangola tra i polpastrelli.
Si infila a ripetizione le dita nella figa e se la mena scandalosamente procurando sul mio cazzo una sorta di masturbazione involontaria, di sicuro effetto.

Già da un po’ il mio cazzo è ritornato sensibile, e adesso vorrei preparami per un orgasmo vero. Lo desidero, lo voglio, lo esigo! Anche se animato e vivace, il sesso passivo, puro, senza baci e coccole, inizia a farmi sentire il peso della fatica fisica e psicologica: provate voi a stare supini per quasi un’ora e mezza con la verga ritta a subire le sporcaccionate di una puledra infoiata che neanche vi ha chiesto il nome o vi ha dato un bacetto di benvenuto!

Ohhhhh… Si cambia scena.
La tipa ha deciso che lo spettacolino deve cambiare, forse anche lei sente il bisogno di placare un po’ i morsi che le attanagliano il bassoventre.

Bhe, però, anche questa posizione non è male.
Una delle sue infinite varianti della cavalcata all’amazzone rovesciata. Bene, mi piace! Si è allargata ancora di più le cosce, quasi a spaccata (adoro la danza classica) si piega le ginocchia e appoggia il collo dei suoi piedini sensuali sulla mia pancia come in posizione yoga.
Con le mani si allarga bene le chiappe lasciandomi guardare nel suo buco, così ben dilatato da scorgere fino in fondo l’oscurità dell’intestino. Poi con un dito riposiziona il cazzo, si abbassa e ricomincia per me la visione impalata.

Così in bilico non può muoversi su di me, allora devo io agire da sotto, facendola sballonzare e sollevandola di peso ad ogni stoccata.
Ci piace questo nuovo gioco.
Appoggia la mano sinistra piatta al mio petto per tenere l’equilibrio e con la destra inizia le sue perlustrazioni clitoridee.

Da sotto, adesso, sono io a condurre i giochi, e l’impalata prosegue con un ritmo bello sostenuto. Ora il suo intestino, abituato ormai al mio cazzo, si rivela essere sì ben stretto e fasciante, ma fa scorrere dentro tutta la lunghezza della verga. I massaggi della sfregata sono veramente piacevoli e si distendono avvolgenti.

Affondando il mio bacino nel materasso ottengo una bella escursione di cazzo, che unita al rimbalzo che faccio fare al suo corpo con la scoccata giungiamo a un andamento ritmico deciso ma non frenetico. Pa-pam, pa-pam, pa-pam, pa-pam…
Anche lei, ora, sembra gustare questa nuova ritmica, a cui risponde molto bene con i suoi giochi di mano. Ora protesa in equilibrio in avanti, sempre accovacciata in seduta yoga, sento che si masturba con due mani. Una, sul clitoride, è rivolta al suo piacere, l’altra, con le dita nella figa, è rivolta al mio di piacere. E con i suoi massaggi lenti e con il mio ritmo delle scoccate ci portiamo così dolcemente, cullandoci, a un orgasmo all’unisono. Lento e lungo. Lungo e appagante. Pieno.

Mancano venti minuti circa a finire, provo a baciarla sapendo già che si sottrarrà. Dice che non bacia i clienti. Il fidanzato non vuole. Insceno una supplica scherzosa.

Sbuffa divertita: “Cuuute… you are sooo cuuute.” Ci riprovo.
Mi limonerà per il restante tempo.

Anche nel bacio è protagonista, ma confusa come nel sesso.

A tratti dolce, a tratti selvaggia. A tratti elegante, a tratti oscena.



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