La vacanza (il ritorno)

Scritto da , il 2012-06-29, genere trio

Fermi al porto in attesa dell'imbarco, ripensammo agli ormai trascorsi quindici giorni di ferie giunti al termine. Solo la domenica, giorno di arrivo a Napoli, via Civitavecchia, ci divideva dal rientro al quotidiano. Ma intanto è sabato ed abbiamo ancora un giorno, il quotidiano può attendere. In fila dietro alcune macchine sotto un sole cocente, Maria distesa svogliatamente sul sedile fino a poggiare le gambe sul cruscotto dava un involontario spettacolo, con la mini a filo pube, ai portuali. Chissà perché, pareva che tutte le operazioni marittime si dovessero compiere nei pressi della nostra macchina: un alfetta 1.6. Per comodità, Maria, aveva indossato una minigonna di cotone bianco con sopra un t-shirt nocciola, inneggiante ai Beatles, ed un paio di sandali. Potete immaginare lo spettacolo offerto. Maria era cambiata, non era più l'impacciata ragazza di paese. Aveva preso qualche chilo, durante la vacanza, fortunatamente distribuiti nelle parti giuste. Un seno leggermente più prorompente con l'interno cosce e glutei abbelliti dal lieve eccesso di “libagioni” di tutti i tipi, serate al ristorante incluse. Toccò a noi salire a bordo, l'addetto al ponte ci fece sistemare l'auto e si raccomandò di prendere tutto il necessario, in quanto una volta partiti era impossibile accedere in quel settore. Prendemmo il borsone e ci avviammo verso la nostra cabina, rivedemmo il cameriere che si offrì di accompagnarci. Rifiutai gentilmente l'invito, voleva sicuramente prendersi un “fuori programma”. Non mi sono mai piaciute le cose organizzate da altri, il mio godimento sta nel ricreare situazioni, per mia moglie, improvvisate. Una volta in cabina prendemmo una doccia rinfrescante, restammo nudi sul letto per un po di riposo ma ci assopimmo. Il fischio della nave, che stava lasciando il porto, ci svegliò, indossammo gli abiti adatti ed andammo a cena nel ristorante di bordo. Prendemmo un'insalata alla nizzarda, un piatto unico per l'abbondanza degli ingredienti. Bevemmo una birra in due. Conversammo della vacanza appena trascorsa, ricordammo e commentammo delle persone dei vari momenti trasgressivi sull'isola. Maria pur conservando un buon ricordo di tutti espresse di prediligere la situazione ricreatasi nella sauna. Ridemmo di alcuni gossip confidateci da Jacques. Gli proposi un giro al piano bar, accettò ed andammo a sederci sui divanetti. Le ordinai un Mojito, per me uno spumantino. Sparsi qua e la altri passeggeri, coppie di ragazzi, famiglie ed uomini soli, forse gli autisti dei Tir imbarcati dopo di noi. Notai gli sguardi su Maria da parte di alcuni di essi ma erano distanti e non ci diedi peso. Il Mojito per la signora ed uno spumante per lei, prego – disse il cameriere poggiando i bicchieri sul tavolo e ritirando quelli vuoti – questi sono offerti. E da chi? se non sono indiscreto – chiesi. Quei signori poggiati al bancone – disse indicando i due che fecero un sorriso ed alzarono i calici. Rispondemmo al brindisi e continuammo a chiacchierare fra di noi nonostante il complessino di bordo iniziava ad intonare alcuni brani musicali. Terminammo anche i drink offerti e presi da alcune coppie che iniziavano le danze, non ci rendemmo conto che i tizi si erano trasferiti, bicchieri alla mano, sui divanetti di fronte a noi. Uno dei due fissava Maria sfacciatamente, notai l'abbassare dello sguardo di mia moglie davanti al suo. Insistettero che accettassimo un altro giro di Mojito, il campanello dell'eros mi fece accettare, nonostante fossi già leggermente brillo. Maria nonostante non reggesse l'alcool terminò il suo presto il suo drink, quindi tutto alcool e niente acqua disciolta del ghiaccio. Cominciò a ridere alle battute dei due, muoveva le mani frequentemente, ora le portava nei capelli ora cercava di sistemarsi il vestitino per via delle occhiate dei due nell'interno delle sue cosce. Accettò l'invito del più anziano e scesero in pista per un lento, poi due e così via. Il più giovane dei due resosi conto di aver perso l'occasione mi salutò e se ne andò a riposare lasciandomi stordito sul divanetto ad ammirare Maria avvinghiata all'uomo. Le sue mani poggiate sulle anche ben presto presero a scivolare sul sedere. Le alzava il vestitino leggero mettendo in mostra le sue natiche abbronzate, facendone risaltare il bianco degli slip, la baciava mentre spingeva con il bacino sul suo ventre. Mario! Mario! - stava chiamandomi mia moglie. Mi svegliai e mi resi conto di aver immaginato tutto. Lo sguardo indagatore dell'uomo era su di me: tutto bene? - chiese. Si scusami, il Mojito deve aver fatto effetto – risposi – devo essermi addormentato. Maria si sedette e ordinò un caffè per me, chiese allo sconosciuto se desiderasse qualcosa anche lui. No, nulla da bere ... almeno – disse ringraziando e guardando negli occhi mia moglie. Rispose al suo sguardo arrossendo. Poi voltandosi verso di me disse: vuoi che andiamo a dormire? No – risposi, non volevo guastargli la serata ed a lei piace ballare – stiamo ancora un po'. Rassicurata delle mie condizioni si girò verso l'uomo che la prese per mano e la portò in pista per un nuovo ballo. Rideva molto alle frasi che gli sussurrava nelle orecchie mentre la stringeva a se finché non si diressero al bar, bevvero qualcosa e tornarono a ballare. Fecero un paio di balli incollati l'uno all'altra senza dire una parola poi vennero verso di me e mia moglie disse che sarebbero usciti sul ponte per una sigaretta, raccomandandosi, scherzosamente, di non addormentarmi. Come si allontanarono li seguii senza farmi scorgere, li vidi andare verso poppa. Lui le cingeva la vita, salirono una scala e li persi di vista. Salii le scale di corsa, li rivedetti abbracciati al riparo dal vento. Lei poggiata alla paratia e lui, sovrastandola fisicamente, la stringeva, le frugava sotto i vestiti in cerca della fighetta. Aprì la lampo estraendo un cazzo già in erezione, le allargò le cosce e la impalò. Le alzò una gamba per poterla penetrare meglio, dette un po' di spinte ma cambiò posizione e la prese da dietro con colpi decisi fino ad aumentare il ritmo per arrivare, entrambi, all'orgasmo. Si ricomposero e tornarono in sala dove mi trovarono seduto sul divanetto. Gli sorrisi ed accennai ad una battuta: lunga questa sigaretta? Abbastanza – rispose lei, guardando sorridente l'uomo compiaciuto. Andammo a dormire, non facemmo all'amore ma gli chiesi: ti è piaciuto? Si – rispose con un sospiro e si addormentò.

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