La storia di Osvaldo

Scritto da , il 2012-03-30, genere dominazione

Osvaldo era un ometto piccolo, grasso e un po' pelato da quando aveva 20 anni: semplicemente non era mai stato giovane d'aspetto. Doppio-triplo mento, barba perennemente in ricrescita, occhiali a fondo di bottiglia. Spalle da orso yoghi, culo da bubu (ma bubu era più sodo) e una pancia tanto grande che non riusciva a vedersi i piedi. Insomma una schifezza.
Però era molto ricco, poichè era figlio di un magnate del petrolio e perchè con intelligenza e studio si era dato da fare per guadagnarsi quello che una ricca eredità gli avrebbe dato in ogni caso. Questa sua ricchezza gli aveva altresì permesso di non essere, nonostante il suo aspetto, inguardabile per un certo tipo di donne e fu così che, all'età di 30-31 anni si sposò con Katia, una russa alta 1 metro e 80, bionda e formosa che aveva il sogno di sposarsi uno ricco e aprire una palestra di fitness in Italia. E così fu.
Il difetto più grande di Osvaldo però non l'ho ancora detto, perchè era meno importante prima quanto invece importante è dirvelo ora. Osvaldo avevo un cazzo minuscolo, per l'infelicità della bella russa, ma di quelli proprio che anche in una persona magra sarebbe da ridere, e in questo caso, vista l'obesità di Osvaldo, praticamente era invisibile quando era moscio, e spuntava appena la cappella quando era eccitato. Katia invece era una gran porca e di stare senza sesso proprio non ne voleva sentire. Nella sua palestra di fitness si scopava praticamente ogni iscritto, dall'adolescente timido al vecchio marpione. La palestra inoltre era frequentata da due bei ragazzi brasiliani che, al contrario di Osvaldo, erano superdotati. Katia non li faceva neanche pagare la palestra ed era completamente succube dei loro cazzoni enormi. Osvaldo era molto ingenuo e pensava che, nonostante di rendesse conto di non far venire la sua calda mogliettina, lei stesse comunque bene a gingillarsi con i suoi dildo. Non si accorgeva di nulla, neanche quando le rare volte che andava in palestra a trovare Katia veniva deriso da vero cornuto per le sue dimensioni. Lui di contro si pavoneggiava di essere piccolo di altezza ma lungo lì sotto (tipico argomento dei bassotti, notoriamente sottodotati anche in cazzo), alludendo al fatto che se Katia l'aveva scelto un motivo ci doveva pur essere. I suoi interlocutori si spanciavano dal ridere perchè nel 90% dei casi si erano già scopati sua moglie, e il restante 10% se la sarebbe scopata presto.

Un giorno Osvaldo arrivò in palestra all'ora di chiusura e la vide stranamente deserta. Katia non c'era e lui in effetti non l'aveva avvisata. "Ma è folle a lasciare la palestra aperta senza nessuno a controllare?" si chiese. Poi sentì dei rumori nello spogliatoio che inizialmente non riconobbe...
"Oh sì Josè, oddiooo, mi sfondi così! Sì!!"
"Uuh sì troia, ti piace eh!? Altro che quella checca grassa di tuo marito! Addirittura due cazzoni brasiliani insieme oggi, da grandissima troia quale sei!"
"Vero, sono proprio una troia con il marito frocio e cornuto!!! Aaah Marcos non fermarti, aprimi il culoooo!!!"
"Sissìgnora, glielo apro fino romperglielo in modo definitivo! Poi lo dovrà spiegare a quel coglione di suo marito! Ahahah"
"Ahahah è talmente scemo che manco se ne accorge!"

Osvaldo rimase pietrificato, nel sentire quelle chiare frasi contornati dagli ansimi e le urla di Katia, indeciso se entrare o scappare, temendo le sue reazioni.
Lo spogliatoio era fatto in modo che chi entrava non era visto subito, poichè c'è un muro per evitare che si vedesse dentro dalla palestra, dunque entrò, la porta era socchiusa e si mise a spiare.
Marcos, brasiliano di 21 anni, era sotto Katia che gli si stendeva di schiena sull'addome, e aveva mezzo cazzo dentro lo sfintere incredibilmente allargato della troia. Era un cazzo di almeno 27-28 centrimetri, enorme e venoso da superare una lattina di coca, e metà era scomparso dentro il culo di Katia senza provocarle reale dolore. Ci era abituata a quel grosso cazzo nero nel culo. Era a gambe aperte, figa all'aria, e in piedi, sopra di lei, c'era Josè, brasiliano di 30 anni e ancora più dotato (22 centrimentri di lunghezza ma soprattutto di larghezza era una cosa enorme anche solo per l'immaginazione più fervida) che stantuffava con apparente facilità la figa della moglie di Osvaldo.
E Osvaldo era lì che si accorgeva di avere il cazzino drittissimo e che stava per venire, e di non essere più incazzato con Katia. Guardava con ammirazione i due cazzoni e comprendeva la fame della moglie. Cominciò a masturbarsi.
Dopo 1 minuto venne, e mentre veniva lo fecero curiosamente insieme anche i tre scopatori. I due negri avevano una sborrata imponente e lei prese quello di Josè in faccia, mentre ordinò a Marcos di schizzarla dentro il culo. Osvaldo venne come non era mai venuto prima e si lasciò scappare un urlo.
Katia sentì e impose il silenzio.
"Chi è là?" disse,
"..." silenzio,
"Chi cazzo sei oh?" aggiunse Josè con i suoi modi educati,
"..." silenzio,
Osvaldo tentò di scappare ma aveva i pantaloni abbassati e sembrava un pinguino, ma Josè corse e lo acchiappò in fretta. Rimase interdetto un attimo quando si accorse di chi era, poi urlò: "Katia! È il cornuto! Si stava segando spiandoci... Ahah frocio fino in fondo" e li diede una pacca nel culo floscio e peloso. Osvaldo si eccitò nuovamente.
Marcos rise, Katia guardava Osvaldo preoccupata e un po' schifata, dimenticando di essere lei la troia traditrice che doveva scusarsi: "Osvaldo ma che fai? Ci spiavi mentre scopavamo? È vero? Ma sei un porco" disse "Ma da quanto sei là?"
"Da poco" disse Osvaldo "ma ho sentito abbastanza per eccitarmi, mia gran troia"
"Come ti permetti, finocchio" disse Marcos (che era in realtà innamorato della pudica fanciulla), e Osvaldo s'intimorì. Poi Katia ordinò ai due brasiliani di prendere il marito e legarlo bene in modo che non possa masturbarsi. Poi ricominciarono a scopare davanti al maiale, che guardava sbavante ed eccitato la sua troia che ormai diventava la troia di due veri uomini. Venne senza toccarsi e Katia venne vicino al suo cazzo fingendo di volerglielo leccare, ma poi rise beffardamente tornando a leccare il cazzo di Marcos vogliosa. Josè ogni tanto andava vicino a Osvaldo e gli infilava un dito nel culo a sfregio, ma in realtà gli piaceva a entrambi, e Katia se ne accorse. Disse dunque a Josè: "Se ti piace il culo di mio marito prendilo, ma non con il dito!". Josè tentò di negare e Osvaldo incominciava seriamente ad avere paura, perdendo di colpo l'erezione e facendo scomparire il cazzino tra le pieghe della ciccia.
Josè incominciò a spalmarle vasellina nel culo, ci sputò anche sopra, poi di colpo, in 2 minuti appoggio la nerchia nell'ano di Osvaldo e lo aprì. Il culo di Osvaldo si ruppe, strappò, sanguinò, e mentre il cornuto implorava pietà e piangeva, Josè continuava ad andare su e giù in tutta la sua lunghezza, senza fermarsi. Osvaldo si accorse però che era eccitato, bagnato ed era venuto pur restando moscio. Si sentì una puttana e capì la sua vera vocazione, il motivo per cui la natura gli aveva dato un cazzo così minuscolo. Josè venne e gli inondò il culo, che perdeva sangue e sborro (e anche un po' di merda) in quantità industriali. Katia intanto si faceva scopare annoiata da Marcos, invidiosa del godimento che stava provando il marito, trombato da un negro con il suo culetto stretto. Questo si ripetè per molte settimane di fila, anche quando Marcos chiese a Katia di divorziare da Osvaldo e sposare lui, avendo in tutta risposta un "Non ci penso nemmeno, e forse è meglio che non ci vediamo più", e anche quando Josè divenne l'amante ufficiale del grassone, che diventò un zimbello felice e appagato, concedendosi i migliori cazzi negri in circolazione.
Katia invece ormai era una vecchia baldracca inappagabile, slabbrata in tutti i buchi ma inevitabilmente etero, e ormai molti clienti della palestra preferivano Osvaldo a lei, quindi ritrovò la cristianità perduta e cominciò a fare viaggi spirituali e di pellegrinaggio.

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