Mia cognata

Scritto da , il 2010-01-06, genere tradimenti

Sono Paolo, da quattro anni sto con Laura, la mia terza ragazza. Ci siamo conosciuti all’Università e dopo sei mesi che stavamo insieme, lei mi presenta sua sorella, Valentina, di due anni più grande. Rispetto a Laura, Valentina è meno simpatica ma più aperta, fisico magro e asciutto, più snello di quello della mia ragazza, ma con una taglia di seno in più. Una bella quarta che emerge dal ventre piatto, capelli biondi e lisci che coprono appena le spalle, e un culo da favola! Bello, sodo, abbondante ma contenuto, scolpito. Poche volte mi è capitato di notare così un sederino, ma il suo è spettacolare, unito alla statura piuttosto bassa rende la sua figura di un’attrazione unica.

Non pensavo tutto questo appena l’ho conosciuta. Al di là che fosse la sorella della mia ragazza, avevo notato unicamente la bellezza del suo visino contornato da quel biondo sempre come fresco di parrucchiere. La conoscevo quasi esclusivamente per mezzo dei racconti di Laura che la descriveva come una ragazza determinata, seria, appassionata e passionale. Mi parlava delle sue esperienze con i ragazzi, anche quelle più intime, sempre essendo fidanzata, e confessandomi anche di ricevere i suoi consigli nel campo sessuale. Poi ho cominciato a conoscerla di persona, a conoscere ragazzi suoi conterranei che l’avevano frequentata o che erano amici di suoi ex fidanzati. Tutti me la descrivevano come una ragazza molto avvezza al sesso, in pratica una mezza ninfomane, a dispetto di quanto mi avesse detto Laura. Nessuno scandalo per me, anch’io sono ninfomane, e molto, se questa parola si può declinare al maschile.

Tutto ciò non mi aveva intaccato, la guardavo in modo meno “familiare”, ma era pur sempre “mia cognata”.

Poi chi ti arriva? Il sogno. Il sogno che arriva a stravolgerti i pensieri, che ti trasforma la realtà facendotela apparire diversa, o forse più vera. Comunque una notte, stavo con Laura da due anni, sogno di trovarmi in una sorta di centro commerciale del sesso. Una struttura rettangolare a due piani con un ampio spazio nel mezzo. Al primo piano, in un angolo sulla sinistra, sorgeva il negozio di preservativi, un esercizio piccolino dedito alla sola vendita di profilattici. Una delle commesse, tutte al servizio dei clienti come fosse una gioielleria, era proprio lei, Valentina, con tanto di divisa a forma di tailleur con giacca, minigonna e calze nere. Io mi infilo il preservativo, me lo infilo lungo tutto il pene e lei accanto a me mi chiede “è andato bene?”, e mentre me lo stira con una mano mi dice “prova su di me!”, si alza un po’ la minigonna aderente e si distende su un lettino che appare davanti a noi. Io prendo il mio cazzo nella mano destra e glielo infilo in fica, lei emette un piccolo gemito. Il sogno, all’apparenza stupido, finisce lì, non l’ho sognata mai più, ma da quel giorno il pensiero si è depositato in testa alle mie voglie. Da quella notte è stato tutto diverso, ogni volta che sto con Valentina non posso fare a meno di ammirarla, di notare le sue curve, i suoi movimenti, persino la sua voce mi appare eccitante, caratterizzata da quell’accento catanese che in sua sorella è molto meno marcato. Le occasioni per farlo, d'altronde, non sono mancate. Quante volte, a casa sua l’ho vista saltare su una sedia per prendere qualcosa nei ripostigli, troppo alti per lei, e mettere in mostra il suo culo straordinario che i jeans rendono ancora più sodo e appetitoso. Indimenticabile, poi, il pomeriggio in cui sono arrivato a casa sua mentre dormiva, a un certo punto si sveglia, entra in cucina vestita di un pantaloncino e una canottiera arancione molto larga e si siede sulla sedia. Ancora assonnata appoggia la testa tra le braccia sul tavolo, dopo un po’ sollevandosi leggermente fa abbassare di poco la canottiera scoprendo un pezzo di aureola mammaria. La parte superiore del rosa intorno al capezzolo sinistro che mi ha lasciato imbambolato a fissare, fin quando capisco che posso essere visto, cerco di guardare con la coda dell’occhio, ma poi la mia ragazza le dice di aggiustarsi. Quella visione è stato il punto di rottura che ha sconvolto l’equilibrio che avevo creato tra la mia continua eccitazione e il fatto che Valentina fosse la sorella della mia ragazza, infatti tornato a casa non ho potuto che acquietare il mio surriscaldamento, ho acceso il PC, mi sono messo davanti due foto di Valentina in occasione di due feste, ho ritagliato da queste solo la sua figura e con un filmato porno in sottofondo mi sono spugnettato il cazzo con tutte le mie forze. Nei mesi successivi ho trovato altre foto di lei, comprese in costume da bagno, le ho ritagliate sul PC e ho continuato ogni tanto a fare seghe su di lei. Dall’essere indifferente sono passato al sentirmi in diritto di assaggiare il suo corpo. Arriva l’estate e Laura mi invita a trascorrere alcuni giorni sulle spiagge del mare della sua città. Non pensavo ci potessero essere tutti quei topless sulle spiagge di quella zona, o per lo meno sulla spiaggia dove siamo stati io, Laura, Valentina, un cugino e un’altra amica. Il seno è la parte del corpo femminile che mi ha sempre attratto maggiormente e temevo una grande figura di merda su quella spiaggia tra i vari topless, la mia ragazza, sua sorella e la sua amica in costume, il mio pensiero nascosto di vederle tutte e tre senza di esso a prendere il sole integralmente. Non successe nulla, il mio pene da porcellino restò tranquillo per tutto il tempo. Fino all’ultimo giorno. Verso le quattro del pomeriggio, quando decidemmo di andare via dalla spiaggia, ci alzammo dagli asciugamani, Valentina lo fece prima di me, indossava un costume giallo con la stoffa spessa che quasi lo teneva sollevato dalla pelle, io restai in ginocchio e da lì vidi nel lato sinistro degli slip una striscetta di peli pubici neri e non molto lunghi. Quel piccolo pezzo di fica che intravidi mi fece gonfiare il cazzo, in tutta fretta dovetti infilarmi la maglietta, arrotolare l’asciugamano e mettermela davanti per nascondere la mia inaspettata erezione. Da lì in poi le pugnette su Valentina aumentarono, guardare le sue foto unite a un filmato porno era la masturbazione che preferivo, mi eccitava da matti e godevo come un maiale.

Circa sei mesi dopo, una stanza nell’appartamento in cui vivo a Firenze per studio si libera, proprio in quelle settimane Laura mi chiede se fosse possibile affittarla a sua sorella per sei mesi, il tempo per frequentare uno stage nella città toscana. Io convinsi il proprietario e poco dopo, Valentina venne ad abitare con me e due coinquilini, un ragazzo e una ragazza. Una delle mie prime idee fu quella di poter realizzare i miei pensieri impuri su di lei, ma il problema principale non era come fare, bensì se farlo. Non come convincerla, ma poter prendersi il rischio di convincerla? Cercai di non pensarci e per le prime settimane di convivenza ci riuscii. Mi ero convinto che l’idea fosse irrealizzabile, la accolsi come una sorella e da fratello mi comportai per i primi due mesi. Laura si fidava di me, ma soprattutto di lei, questo mi avevo confidato in quelle volte che per scherzo avevamo fantasticato su un possibile tradimento da parte mia con la sorella. Era una cosa troppo inimmaginabile e per questo mi convinsi che la mia immaginazione da porcellino aveva viaggiato troppo, in passato lei mi aveva fatto i complimenti per il mio sedere, anche davanti alla sorella, ma non è certo questo a farti scopare. Feci finta di non vedere le volte che Valentina usciva dal bagno in accappatoio, resistetti tutte le volte che eravamo soli in casa e lei era in doccia dal guardare nel buco della serratura, evitai addirittura alcune uscite con i nostri amici comuni dopo che la prima sera bevve fino a diventare molto brilla. Il tutto per evitare di provarci, di testare il suo livello di ninfomania, ma il ninfomane in fondo sono io. Le seghe su di lei continuarono e immagazzinavo la sua figura tutte le volte che ci incontravamo. Parlavamo, però, la conobbi più a fondo e parlavamo anche di sesso, e in senso tecnico.

Un venerdì sera del mese di febbraio ci siamo ritrovati soli in casa, sapevamo che gli altri due coinquilini erano tornati per il fine settimana nelle loro città. Il mio pensiero è stato subito quello di avere la possibilità di fare con Valentina una sana scopata senza il rischio di essere scoperti da nessuno. L’ho accantonato subito. Perché non è possibile fare sesso con la sorella della propria ragazza, ma soprattutto perché lei già di pomeriggio mi dice che avrebbe passato la sera con alcuni colleghi di stage. Decido allora di passare la serata a rilassarmi, al caldo davanti alla tv, magari a masturbarmi su Valentina guardandola tutta in tiro mentre esce con gli amici. Verso le 20 lei arriva e si tuffa subito in doccia. Io sono molto dubbioso e anche un po’ nervoso, penso se spiarla mentre si lava, beccare un po’ di pelle nuda sarebbe un’ottima miccia per la mia serata dedicata alla masturbazione. Decido di rinunciare, non posso spiare mia cognata nuda, ma soprattutto ho paura che quando esce dalla doccia che è giusto di fronte la porta se ne possa accorgere e inutile è la fantasia che lei rendendosi conto che la guardo decida di saltarmi addosso. Quando mi accorgo che Valentina sta uscendo dal bagno faccio finta di rientrare dalla cucina, giusto per non perdermela in accappatoio. Mi incrocia in corridoio e ostentando un brivido mi dice che ha freddo, io immediatamente le dico che può entrare in camera mia dove l’aspetta un termosifone ben caldo e mi offro di andarle a prendere l’asciugacapelli nella sua stanza. Lei si mostra indecisa e dopo una mia insistenza accetta. Torno nella mia camera con il phon in mano e la vedo seduta sul mio letto a passarsi l’asciugamano tra i suoi lunghi capelli biondi che ormai le arrivano alle scapole. Le porgo l’asciugacapelli e mi siedo sul letto anch’io, dalla parte del cuscino. Lei inizia ad asciugarsi i capelli, le ammiro il collo mentre si china in avanti, inquadro la forma del seno quando si raddrizza, le gambe, e sotto quel rumore, faccio partire un po’ di musica, mi avevano detto che con la musica, in particolare quella rock, si scioglie molto, io in modo illusorio speravo sempre si realizzasse quell’uno percento di possibilità di approfondire la nostra conoscenza sessuale. Spento l’asciugacapelli mi dice “lo sai che ora dovrei anche vestirmi?”, io le dico di non correre e di rilassarsi un po’, al caldo e con la musica. Lei poggia la schiena al muro e si comincia a parlare un po’, con la scusa che deve uscire cerco di portare la conversazione sul sesso, cerco di entrare in particolari profondi, a un certo punto parliamo di seno, di una specie di confronto che c’era stato con due colleghe, io prendo la palla al balzo e cerco di darle ragione, così che posso arrivare a dirle di mostrarmelo per sostenere le sue tesi. Lei mi risponde con un’occhiata furba per dirmi che non è una cosa possibile. Peccato, sai che sega avrei potuto costruire. Continuiamo la conversazione, arriviamo al bacio. Lei aveva avuto un’altra discussione con alcune colleghe riguardo al modo di baciare, e spiegandomi mi dice che per dimostrazione ne aveva baciata una. Questa rivelazione fa vacillare il mio autocontrollo, due ragazze che si baciano per me è il massimo, mi avvicino e senza rendermene conto le chiedo tutto quello che era possibile sapere su quell’episodio e sul bacio in generale. Arriviamo a un punto che le nostre affermazioni hanno bisogno di essere confortate dalla prova, ma non so come avvicinarmi, dopo un po’ è lei che non sapendomi controbattere mi dice “vabbè, allora ti dimostro un attimo che hai torto”, sapevo di averne, ma lo dicevo per provocarla e ci riuscii. La controversia era sulla scarsa bellezza del bacio senza lingua, lei fa un sorriso tra l’imbarazzo e il coraggio, gioca per un secondo con le labbra e lentamente appoggia la sua bocca sulla mia, ce le strusciamo, strofiniamo, le apriamo e chiudiamo all’unisono. Bellissimo. Dopo un po’ lei si stacca, mi guarda come se aspettasse che le dicessi di aver sbagliato, io invece, guidato da quello che mi è diventato un cazzo duro e bagnato, le dico “ora proviamo allo stesso modo, ma con la lingua, vedrai che è un’altra cosa”. Ho tanta voglia che mi dia un bacio con la lingua, immagino quale smanettamento possa subire il mio fallo appena Valentina sarà uscita avendo in bocca il suo sapore. Lei mi fissa con uno sguardo che non so interpretare, ma mi avvicino lo stesso, quando le labbra sono unite cominciamo a muoverle con movimenti lenti e svogliati, io li rendo più decisi, ma aspetto che sia lei a tirare fuori la lingua. Appena la sento lievemente le infilo la mia in bocca, tutta, la esploro, la muovo intorno alla sua lingua, poi comincio a sentire la sua che si espande e contrae nella mia bocca. Il bacio diventa un perfetto bacio alla francese, ma dopo un po’ lei si stacca, di nuovo. Io non mi allontano, come ho fatto in precedenza, lei guarda quasi pentita e mi dice con il suo irresistibile accento catanese “no, no, non si può fare, l’amòre tra di nòi non è possibbile, meglio lasciar perdere, che facciamo…..?”, io penso di dire che era solo un gioco, un esperimento, ma l’eccitazione che mi ha trasmesso e la possibilità paventata da lei stessa di poter fare l’amore, mi fanno prendere coraggio e le dico “ma tranquilla, non è amore, è sesso, siamo semplicemente due ragazzi eccitati che stanno in casa da soli e giocano, vogliamo bene entrambi alle persone, ma lo sai meglio di me, il sesso è un’altra cosa e funziona in modo completamente diverso da tutto il resto”. Valentina ancora guardandomi, accenna un sorriso e mi dà una carezza tra la guancia e il mento. Lentamente si riavvicina, tiene le labbra per un po’ incollate alle mie, poi le apre e in poco tempo il bacio ridiventa appassionato, completo, profondo. Il lungo bacio mi fa sentire il sapore della sua saliva, della sua lingua, della bocca. Quando ci stacchiamo mi accorgo che un rivolo di saliva ci unisce ancora le labbra, io per evitare di trovare ancora un suo sguardo insicuro mi riavvicino e la bacio sulle guance, da lì scendo verso il collo, glielo bacio per bene e gli effetti sono evidenti, la sento respirare più forte ed emettere piccoli suoni di rilassamento e godimento, provo un piacere immenso, allora le stringo il colletto dell’accappatoio e lentamente comincio a scoprirle la spalla destra, lei se la lascia scoprire e come premio gliela bacio e lecco, ritornando ancora al collo. Le nostre bocche si rincontrano per una lunga slinguazzata e mentre lo facciamo Valentina si abbassa l’accappatoio. Al nostro distacco la vedo lì, a torso nudo, con l’accappatoio che le cadeva al di sotto della pancia e sulle gambe. Guardo il suo seno, quelle due poppe sode, piene, splendide. Porgo entrambe le mani sulle due mammelle, le sento, le accarezzo, le palpo, le stringo. Le mie mani sulle poppe stringono e ruotano mentre ci baciamo, le porgo ai lati e le ammiro, hanno le aureole ampie, i capezzoli appena visibili, mi avvicino e li sfrego con la lingua, poi succhio il sinistro e lo sento crescere nella mia bocca. Che sapore, che gioia, che sensazione assaporare quel seno del desiderio, intanto titillo il capezzolo destro, seguo con la lingua il contorno dell’aureola e mi infilo tutta la poppa in bocca, la lascio uscire lentamente e blocco tra i denti il capezzolo, lo lecco, lo succhio, lo faccio salire e scendere tra le labbra. Valentina mi dice “e tu cognatino, non ti togli nulla?”, dai suoi capezzoli sarà uscita una sostanza erotizzante, non so, ma sono eccitatissimo, senza pensarci mi alzo la maglietta, mi sbottono i pantaloni e li sfilo insieme agli slip. Sono completamente nudo, voglio nuda anche lei, tiro l’accappatoio che le avvolge le gambe e la prima cosa che vedo è la sua fichetta, i suoi peli pubici, sono curati, tagliati corti, leggermente rasati ai lati, proprio come li avevo immaginati dopo averli intravisti al mare. Le accarezzo le gambe e salgo fino alla patatina, lei mi afferra il cazzo con le mani e lo sfrega, lo sento pulsare forte, glielo sfilo, le allargo le gambe, la faccio distendere e mi tuffo sulla sua fica, le bacio le grandi labbra, sono già bagnate, infilo la lingua dentro, allargo l’ingresso della fica, assaporo il suo miele che comincia a fuoriuscire copioso, la mia lingua va da sotto a sopra in maniera avida, ne godo appieno. Poi con una leccata ininterrotta salgo fino ai peli, ci passo la lingua più volte, mi chiudo il pube tra le labbra, in maniera ancora ininterrotta, salgo con la lingua lungo la linea dell’ombelico, quindi su tutta la sua pancia, in mezzo alle tette, ancora un assaggio completo al suo seno, un passaggio di lingua sul collo e ci baciamo di nuovo, le nostre lingue si ritrovano a danzare, a scambiarsi saliva nelle nostre bocche. Sono disteso su di lei, sento sotto il mio petto le sue poppe, la mia pancia sulla sua, le mie gambe che sfregano le sue. Ora capisco perché chi l’ha già scopata non ne smette di parlare, come mai un ragazzo che era a letto con lei quando aveva non più di 18 anni è venuto appena l’ha infilato in fica. Io sono felicissimo di realizzare questo sogno che non voglio perdere un secondo. Mentre le nostre lingue si scontrano all’ingresso delle nostre bocche, io prendo il mio pene con una mano e lo appoggio sulla sua fica mielosa, mi sollevo un po’ e spingo. Il mio pene in breve affonda tutto dentro il suo canale vaginale, è caldo, bagnato, accogliente. Eccitatissimo comincio a fare su e giu. Ci baciamo, ci accarezziamo, ci palpiamo, ma i nostri sguardi evitano di incrociarsi, soprattutto Valentina, ha sempre gli occhi chiusi. Così, anche per rallentare il ritmo del mio cazzo, mi fermo e le chiedo di voltarsi, lei mi guarda, non dice nulla e lentamente si stende sulla sua pancia piatta. La invito a girarsi sull’altro lato del letto, quello del cuscino, e a tenersi su con le braccia, come una pecorella. Le afferro il culo con una mano e con l’altra le infilo il cazzo nella patatina, lei inarca la sua bellissima schiena verso il basso e si fa scopare così, da dietro. Dopo un po’ alza le mani dal cuscino e le poggia sullo schienale del letto, questo mi consente di leccarle la schiena, quando stacco la bocca mi accorgo che ci riflettiamo in modo perfetto nello specchio che ho al lato del letto. Vedo i nostri corpi, la nostra pelle che si fonde nel movimento avanti e indietro, mi eccito ancora di più, le afferro le poppe da dietro e la scopo più veloce, poi le metto le mani sui fianchi e la scopo più forte. E’ stupendo, ora la cosa che mi eccita di più è il rumore che emette lo sbattere del mio ventre sul suo culetto mentre la penetro vigorosamente. Riguardo lo specchio, siamo bellissimi, vedo le poppe che saltellano e i suoi splendidi capelli che le pervadono le spalle, resterei inchiodato così alla sua fica per ore, ma mi viene troppo da schizzare. Così, rallento e mi fermo, le dico di girarsi, lei ci resta un po’ male ma esegue, poggio il mio culo sul letto con le gambe semidistese e me la siedo sul cazzo in questa nuova posizione, smorzacandela frontale. Valentina mi guarda negli occhi e sorride mentre il mio cazzo le trapana la fica, poi i colpi diventano meno profondi ma più veloci, armoniosi, quasi dondoliamo. Avere lei sul bacino mi sconvolge, sento fremiti dappertutto, è una posizione che mi piace tantissimo, ma mi permette di stancarmi abbastanza per prolungare il tempo di scopata. Ora il rumore che si sente è quello del letto che dondola leggermente alla fusione dei nostri genitali e quello dei nostri baci, prodotto dalle labbra che si scontrano, si aprono e si chiudono, si massaggiano, si assaporano, e dalla saliva che si scambiano le nostre lingue. La spingo sul mio cazzo stringendole forte quel culo sodo. Andiamo avanti a scopare in questo modo per parecchi minuti, quando sento che sto per arrivare al limite, sapendo che prende da anni la pillola, dico a Valentina “ti vengo dentro”, lei con la faccia quasi sofferente dal piacere mi fa cenno con la testa di sì, facendo sfiorare i nostri nasi e baciandomi subito dopo. Quando sento che il mio sperma comincia ad accumularsi, allungo un po’ le gambe in avanti e mi accorgo che comincio ad emettere qualche verso di godimento. Lei ne emette più di me e volgendo un ultimo sguardo allo specchio vedo che lei, mentre stringe i denti e apre la bocca portando la testa all’indietro dinanzi a me, ha le gambe allungate e i piedi tirati all’indietro, e mi accorgo che le cosce hanno un leggero tremolio. Questo mi spinge lo sperma nel cazzo, piego le gambe, con questo e con le mani che stringono il culo, sollevo un po’ Valentina e tra i nostri versi di piacere le sborro dentro. Tra un “aah” e un “uhh”, i nostri impulsi si consumano e ci ritroviamo abbracciati a sostenerci aspettando che i nostri respiri si normalizzino. Il mio pene si sta ammorbidendo e ritirando, lo sfilo dalla fichetta di Valentina e ci stendiamo sul letto, uno accanto all’altro.

Valentina si alza e mi dice “ora devo andarmi a lavare di nuovo”. Scende dal letto e mentre sbircio la sua fica umida e sborrata mi dice autoritaria “parliamoci chiaro, è stato solo un attimo di sesso, me l’hai detto tu, dimentichiamo quello che abbiamo fatto e non deve succedere mai più!”. Il primo ordine lo realizzo con precisione, il secondo chissà…

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