La triste storia di una serva.

Scritto da , il 2011-11-21, genere dominazione

Mi chiamo Cristina e i padroni mi hanno ordinato di scrivere la mia storia.
Purtroppo ho frequentato soltanto le scuole medie e non sono molto brava a scrivere.
Quando sono morti i miei genitori sono stata affidata ai miei zii.
Da allora sono trascorsi più di dieci anni.
Sono entrata in questa casa come “nipote e cugina” che ero un'adolescente, per diventare immediatamente dopo la serva di casa, la puttana e schiava di tutta la famiglia.
Ora ho 24 anni.
Mia zia e le cugine, le mie Padrone, mi usano soprattutto come cameriera e sguattera. Mi ordinano la pulizia meticolosa di tutta la casa, controllano continuamente il mio lavoro e si fanno servire da me per ogni cosa. Sono spesso in casa, non lavorano, non studiano e trascorrono il loro tempo umiliandomi e divertendosi con me.
Mio zio, il Padrone, quando è in casa e ha voglia si sfoga con me. A lui piace prendermi soprattutto quando sono intenta a lavare i pavimenti, cosa che devo fare sempre a quattro zampe.
Mi viene dietro, mi solleva il camicione (non mi è permesso indossare mutande) e, dopo avermi tolto il fallo di gomma, mi incula senza problemi. Il mio buco è largo e allenato da questi dieci anni di schiavitù. Con il suo cazzo dentro di me, lui rimane immobile ed io devo continuare strusciare per terra con lo straccio bagnato muovendo il sedere avanti e indietro per assecondare il piacere del mio padrone.
- Pulisci, sfrega, troia scansafatiche, vacca rottainculo, muovi questo culo di merda – sono le sole sue parole che mi rivolge.
- Sìì padrone…che bello il Suo cazzo…. Padrone. Sono la Sua troia, la sua vacca. Sfondami, per favore rompimi il culo padrone!!!
Quando sento che sta per venire avvicino con una mano il secchio dell’acqua e nel momento in cui mi esplode dentro lui mi prende per i capelli e affonda la mia testa dentro il secchio di acqua sporca.
Il suo orgasmo, la mia umiliazione.
Lo zio mi tira fuori la testa dal secchio, si rimette in piedi e mi fa girare verso di lui in ginocchio. Devo pulirlo con passione e ringraziarlo. Devo succhiare e leccare via le traccie marroni da suo uccello. Poi con un lembo del mio grembiule devo asciugargli l’uccello e rimetterlo dentro i pantaloni.
- Sei proprio una scrofa. Finisci di lavare per terra e vedi di sbrigarti – e se ne torna in salotto non prima di aver rovesciato, con un calcio, il secchio.
Mi rimetto al lavoro e dopo una mezz’ora ho finalmente finito. Le ginocchia mi dolgono nel rialzarmi.
Sono le tre del pomeriggio e sento i morsi della fame. Non ho mangiato nulla se non la tazza di latte della mattina quindi sistemo il camice grigio di cotone e il grembiule blù scuro che sempre porto quando faccio le faccende grosse, come da ordine della zia/padrona e vado in cerca di una delle padrone per comunicare che ho finito di lavare la cucina e chiedere se hanno altro da ordinarmi o se invece posso anche io mangiare.
Quando mia zia mi arrivare con i capelli bagnati capisce che il padrone ha svuotato ancora una volta i coglioni dentro il mio culo. E questo per lei è sempre un motivo per meritarmi una nuova punizione.
Mi prende per un orecchio e mi tira in cucina. Controlla che tutto sia in ordine e, per punirmi di aver fatto la puttana con il marito, getta in terra la pasta al ragù che era avanzata nei loro piatti, invece di farmela consumare nella mia scodellina, sempre pronta in terra vicino al lavello.
- Ora puoi mangiare, animale. E quando hai finito lava di nuovo il pavimento.
- Si padrona, grazie padrona- dico prontamente mentre mi inginocchio davanti a lei ringraziandola come a lei piace, leccandole con devozione le scarpe, lucide e splendenti di tante altre mie leccate ………

Continua.....??

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