Colleghe sodomizzate

Scritto da , il 2009-11-23, genere etero

Mentre continuava il ballo di quella prima sera di vacanza collettiva al mare del mio Ufficio, presi quell'adorabile cicciona della mia "sorella" adottiva sottobraccio e mi recai a ballare con lei.
"Che emozione!, mi svengo!" disse ridendo.
"Poche storie! Se non fossi te sarei incazzato come una iena. Hai visto tutto, se no non potevi sapere che l'ho sodomizzata"
"Bene che tu sia incazzato, ci potrebbe sempre scappare sempre qualcosa anche per me! Comunque ho visto anche prima, mentre si faceva ripassare fare sul davanti. Quante storie prima, pensare che poi godeva di quell'inculata come una matta"
Mi venne da ridere, era impossibile avercela con Carmen, era troppo simpatica.
"Ti sembra bello essere andata sola nel parco a spiare una coppietta?"
"E chi ti ha detto che ero sola!"
"Come! Eri in compagnia anche te?"
"Lo so che son cicciona, ma un bel maniaco lo potrei trovare no?"
"Ma io da fratellino ti devo difendere!" Dissi scherzando."Magari avessi dovuto essere difesa! Siamo venute a spiarvi in tre. Io, Sara e Manuela"
"Le altre due porcelline!" dissi io.
"Porcelline?"
"Ti ricordi quando mi raccontasti che alcune mi osservavano il davanti e commentavano? Ho fatto attenzione e ho notato loro due e Lara e le ho soprannominate le tre porcelline"
"Lara più che porcellina la direi maialona, e Sara mi sa che sarà la prossima"
"Cioè?" Ed ero già morbosamente curioso
"Lo spettacolino è stato veramente di grande effetto. Ho visto che nessuna delle due si è persa una sola scena, se non si sono fatte un ditalino poco ci manca, perché le mani non le vedevo non per il buio, ma perché non ho la vista a raggi x e non riesco a vedere sotto le gonne. Ma quando nel secondo round hai iniziato a circuire il culetto della maialona, Sara si mordeva le labbra e aveva il fiato corto, mentre Lara faceva "è grosso, mi fai male", ho pensato che saltasse fuori a dirgli "levati stronza, che ti faccio vedere io come si prende in culo". Sul più bello sudava e ha anche fatto un gemito. Se te la fai me lo racconti vero?!"
Mi veniva da ridere
"Va bene. Non ho mai raccontato certe cose, ma per te farò un eccezione. Ma acqua in bocca. Non racconto mai con chi. Non riguarda solo me, ma anche la partner."
"Tranquillo. L'onore delle porcelline sarà salvo, voglio solo sapere chi avrà il titolo di grande maiala dell'anno" Terminò con solennità.
"Certo che anche se non concorro potresti stringere un po' di più, tanto colla pancia che mi ritrovo li non ti ci arrivo".
La musica finì, l'abbracciai forte e le diedi un bacio in fronte, come si conviene ad una sorella.
La mattina venni svegliato da qualcuno che bussava alla porta. Guardai l'orologio convinto di aver dormito chi sa quanto e di aver saltato la colazione. Erano solo le sette. Accidenti! Svegliati così presto in vacanza! Ma subito mi prese una forte preoccupazione, sarà successo qualcosa! Balzai alla porta e la spalancai, tanto almeno le mutande le avevo.
E mi trovai davanti ad un viso tondeggiante, occhi verde mare e un casco di capelli colora del rame. Di piccola statura (circa un metro e sessantadue/tre) con delle dolci rotondità, ma non grassa avvolta in un accappatoio che arrivava però ben sopra al ginocchio. Anche le gambe erano piene, ma carine.
La classica "bambolona" da strizzare. Una bambolona dai capelli rossi.
"Ciao Sara"
"Scusa, ti ho mica svegliato? Mi era sembrato di sentire dei rumori e ho pensato che tu fossi sveglio."
Era imbarazzata, e si tormentava il labbro, mentre con le mani teneva chiuso l'accappatoio al petto e al ventre (non aveva cintola).
"Mi alzo sempre molto presto"
Mentii spudoratamente, mentre mi venivano in mente le confidenze di Carmen sulla bella Sara e qualcosa si muoveva nelle mie mutande. E lì fini una rapida occhiata della rossa.
"Entra e dimmi".
"Sai, la doccia in camera mia non funziona, stavo andando a vedere se trovavo un addetto dell'albergo, poi ho sentito rumore in camera tua e, se non disturbo... "
Mille pensieri perversi mi passarono per la mente, stavo per scacciarli e invece mi dissi
"Giovanni, credo che ieri sera ti sia meritato l'appellativo di ex timido, di ciò che pensi"
"Ho sempre avuto una curiosità. Sei rossa naturale?"
"Si" Disse sorridendo.
"Fammi vedere se è vero e puoi fare la doccia nel mio bagno!"
Penso di aver avuto un sorriso ironico da vero mascalzone, lei probabilmente si aspettava un tentativo di seduzione e il mio atteggiamento la spaventò.
"Cosa dici!" Ed era preoccupata.
"Dico che esistono tante camere e la maggior parte occupate da donne, mi sembra di poter dare una sola risposta allo scegliere quella di un uomo"
Il suo volto si aggrottò e seria, ma quasi balbettando mi rispose
"Pensavo che fossi un collega, anzi, un amico e fossimo tutti ad una gita dove si scherza e ci si tratta cameratescamente, invece sei uno stronzo villano e un maiale. Non mi faccio insultare da te. Non rivolgermi più la parola!" e solo perché la sua voce era divenuta gracidante per la collera non arrivò al tono da urla. Capii di aver sbagliato tutto, ma il nuovo Giovanni fu all'altezza della situazione. Mentre si avventava sulla maniglia la fulminai dicendoli seccamente e scandendo bene le parole
"Ti è piaciuto lo spettacolo di ieri sera?"
Restò immobilizzata con la mano sulla maniglia e voltò lentamente il capo verso di me. Aveva le sopracciglia contratte in segno di domanda ed era sbiancata in volto. Le feci un sorriso a tutto volto e avanzai porgendogli la mano
"Scusa, ero arrabbiato con te e mi sono comportato da autentico villano. Ho scorto il tuo volto mentre eri acquattata tra gli ulivi ieri sera." Mentii spudoratamente
"E non l'ho visto ritrarsi immediatamente come fa chi è capitato per caso in un posto e scappa subito via"
"Oh! Io... io.. "
"Aspetta! Ho riflettuto ed ho pensato che la sorpresa può paralizzare..." Lei, sempre bianca in volto e con occhi da gattona presa in fallo, aveva accettato la mia mano e si era fatta riaccompagnare in mezzo alla stanza.
"Non so se mi giudichi un bell'uomo, ma so che se fosse capitato a me di vedere una bella donna come te impegnata a fare l'amore sarei rimasto sconvolto, probabilmente non avrei potuto distogliere gli occhi dal tuo corpo e sarei rimasto lì, ipnotizzato"
"Non sono mica così bella! Ho qualche chilo di troppo e sono una tappetta!"
Funzionava! Invece che giustificarsi, sviare il discorso o che, accettava i complimenti e ne gongolava ormai sorridente come se avessi detto che ci eravamo incrociati a passeggio per la spiaggia
"Sei una bambolina, una deliziosa statuina da coccolare" Era al settimo cielo.
"Ma se non mi hai mai visto bene!" disse schernendosi
"Allora ti prego, lascia solo che ti guardi, perché..." e le mie mani si portarono al bavero dell'accappatoio e iniziarono a scostarlo per farlo cadere giù dalle spalle. Non solo non si oppose, ma mise le braccia lungo i fianchi per facilitare la mia operazione e sospirò.
"..non ho fatto che pensare a te. Anziché ricordare le ore d'amore che mi sono state donate iersera, non ho fatto che sognare di te."
"oh mio Dio!" gemette.
Il suo corpo era delizioso. Il seno era pieno con delle grandi aureole rosa sul carnato latteo ed i capezzoli erano grandi e ben puntati per l'eccitazione. Non aveva tracce di buccia d'arancia sui fianchi, nonostante la rotondità ed il ventre era appena tondeggiante. Era rossa naturale. Anzi, era proprio "pel di carota".
"Vieni, facciamo la doccia"
Così dicendo la portai nel box della doccia, che per fortuna era capiente quanto basta. Sembrava in trance. Tremava dall'emozione e non smetteva di fissarmi il volto con occhi sognanti, come se invece che ad ore di godimento la stessi portando ad una cena romantica tra innamorati. Mi tolsi le mutande, e solo allora lo sguardo si spostò, era come ipnotizzata, il mio pene, per quanto non ancora al massimo delle sue possibilità, era si eccitato per gli eventi e lei non riusciva a distogliere gli occhi.
Si riscosse, con un simpatico gridolino, quando feci scendere il getto su di lei. Scostai il getto e misi il bagno doccia sulle mie mani. E iniziai a scorrere sul suo corpo. Come olio. Nessun attrito. I palmi scorrevano sulla sua pelle bollente. Collo, spalle braccia e i seni che soppesai, strizzai, stuzzicai sui capezzoli. E poi i fianchi l'inizio delle cosce, i primi riccioli e quasi temetti non si reggesse sulle gambe. Stava lì immobile, la testa rovesciata indietro ad ansimare, con gli occhi socchiusi.
La feci ruotare e iniziai di nuovo: le spalle, la schiena, la vita, i glutei e mi avvicinai, la avvinghiai da dietro serrando il petto e un seno, cui cominciai a mantrugiare il capezzolo con il minimo essenziale di delicatezza, con una mano e carezzando il vello con l'altra, cercandone l'inizio della fessura. E il mio pene si poggiò nel solco delle sue natiche, bollente come ne sentivo la parte superiore contro il mio stesso ventre. Le sue natiche erano elastiche, da impazzire! Gemeva. Titubante e timorosa mormorò
"Vuoi inculare anche me?" Non volli mentire.
"Certo, ma non immediatamente"
Il gemito che emise era inequivocabile, così come lo fu il fatto che sgusciasse tra le mie braccia grazie al sapone che ci rendeva levigati ruotandosi verso di me, mi gettasse le braccia al collo e, sollevandosi sulla punta dei piedi mi avviluppasse in un bacio impazzito, contorgendosi come in una danza del ventre col proprio bacino contro il mio, quasi una masturbazione col corpo. Un serpente liscio, inafferrabile e.. caldo come l'inferno. Non era timore, era desiderio!
Le era entrata nel cervello la voglia di vivere quell'emozione, così come succedeva a me quando fantasticavo, e non riusciva a liberarsene.
Povera Sara! Non aveva retto. Probabilmente non aveva chiuso quasi occhio e alle sette non aveva più resistito. Potenza del cervello, che ci fa godere anche più del corpo. Qual è infatti la differenza tra sesso ed erotismo? Il piacere del corpo e il piacere della mente.
Molti distinguono tra sesso ed amore, in realtà esiste il sesso, l'amore e l'erotismo. Quando due di queste riescono ad appaiarsi è l'esplosione della vita. Il paradiso deve essere l'unione delle tre cose.
Ora che la tortura non era più "se", ma "quando", si era sciolta. Povero colui che cerca di possedere una donna con la violenza. Non sa cosa non ha. Sia una donna carica sesso, come Lara, o erotica, come Sara, cosa riescono a darti! Forse anche in chi violenta c'è una carica mentale, ma per quanto potente non potrà mai arrivare che al 50% della carica potenziale di due corpi presi nel vortice della passione.
Tanto vale fantasticare al cesso con l'uccello in mano!
Ero assalito dalla sua passione e capii che era, in un certo senso, in mio potere.
Le poggiai le mani sulle spalle e, facendo una debolissima pressione verso il basso, le chiesi
"Vuoi fare la sua conoscenza?"
Lei allontanò il capo quanto necessario a mettermi a fuoco e sorrise, tanto che smisi quella lieve pressione e lei iniziò a baciarmi il petto, mi morse i capezzoli dandomi una fitta che si ripercorse giù fino al mio membro rendendolo più turgido ancora. Io le carezzai la testa, serrandola al petto e lei continuò per un poco, quindi scese baciandomi il ventre ed infine fu in ginocchio, lo fissò, lo tocco con la punta del dito sulla punta, giocando con il suo umidore, quindi lo impugnò, lo massaggiò un poco ed io ero ipnotizzato dalla sua mano così femminile che non riusciva a chiudersi intorno all'asta e ne copriva solo una piccola parte nel senso della lunghezza. Tutto il mio essere era in quel pene turgido e negli occhi che fissavano affascinati la mano che vi scorreva sopra.
Decisa finì di scappellarlo, dandomi una piccola fitta e la sua bocca si avvicinò, con lentezza esasperante. Ne uscì la lingua che dette un rapido colpo sulla punta.
Il caldo mi avvolse.
Riuscivo a sentire il palato sulla parte superiore della cappella e la lingua che scorreva sotto di essa. Iniziò a scorrere la testa, e toccò a me ora sentire le gambe molli e rovesciare la testa in alto poggiandomi alla parete anche con una mano, oltre che con la schiena, mentre con l'altra scorrevo le dita tra i suoi capelli. Avrei voluto esplodere in quel paradiso.
Ma mi feci forza e la sollevai. La trascinai verso il letto e la feci sedere sul bordo e la feci sdraiare, in modo che le gambe fossero giù dal letto e il suo paradiso subito lì, a portata di mano.
Le baciai i piedi, scorsi lungo le gambe fino al ginocchio con la lingua e presi a baciarli le cosce, sempre più su e sempre più all'interno e affondai il volto tra i suoi riccioli. Con le mani scostai le grandi labbra e cercai con la lingua il clitoride. Mi accorsi di averlo trovato contemporaneamente col tatto della lingua e dal serrarsi delle sue elastiche polpose cosce ai lati del mio volto.
Iniziai a stuzzicarla come più riuscivo, premendo con forza il mio volto in quel paradiso e sporgendo la lingua per arrivare più in fondo possibile alla sua fichetta, strappandole dei gridolini entusiasti mentre le sue mani cercavano i miei capelli e le sue cosce si aprivano e chiudevano su di me. Iniziai a sporgere in avanti le mani, a cercare di raggiungere da lì i suoi seni, le carezzai il ventre, i fianchi e quindi la portai sotto i glutei per tenerla sollevata e meglio affondare in lei.
Mi accorsi che i suoi abbondanti liquidi, misti alla mia saliva, scorrevano giù verso il solco tra i glutei e con le dita iniziai a scorrerlo giù, verso l'agognato antro posteriore.
Sentendo il gioco delle mie dita, si tese, in attesa della penetrazione. Io mi divertii a ruotarvi le dita unte sopra, a scorrerle avanti e indietro, con piccolissime pressioni, senza mai penetrarla strappandole mugolii ogni volta che sentiva l'inizio della pressione. E alla fine, lentamente, millimetro per millimetro, introdussi il mio indice per tutte le due prime falangi, e lei prese ad agitarsi. Io iniziai a mordicchiarle il clitoride con delicatezza facendola contorcere e facendomi avviluppare la testa tra le sue gambe intrecciate.
Quasi soffocavo. Iniziai, senza serrare, ad agitare la testa inebriata dal profumo di donna come un cane che cerca di strappare un pezzo di carne con la bocca. I suoi lamenti erano ancor più forti. E raggiunsero l'apice quando, non riuscendo a penetrarle la terza falange nel culetto per la posizione, e non contentandomi del vortice che facevo con il dito sulle sue pareti anali, introdussi anche le due falangi dell'indice sinistro e iniziai un gioco di piccole trazioni.
Allargò di colpo le gambe e urlò implorante
"Basta! Mi fai impazzire".
Mi sollevai scesi su di lei, che immediatamente mi circondò il collo con le braccia ed iniziò ad accavallare le gambe su di me e cercai l'ingresso al suo corpo. Umida come era non vi fu resistenza e iniziai a sprofondare lentamente, godendo dello scorrere delle pareti della sua vagina lungo la sensibilità del mio glande.
E con un sospiro suo e mio, che avevamo trattenuto entrambi il respiro, fui in fondo a lei, tanto da avvertire il collo del suo utero. E iniziai a scorrere in su e in giù lentamente, per ripetere all'infinito l'esperienza precedente. E sembrava che il glande divenisse sempre più sensibile. E l'interno caldo delle sue cosce iniziò a scorrere su e giù carezzandomi i fianchi.
Mi alzai con lei aggrappata addosso, sorreggendola per i glutei e mi sedetti io. Più in fondo che potevo. E lei rimase cavalcioni su di me.
Ora potevo ammirarla e scorrere le mani ovunque. I seni esposti da mantrugiare, la vita da afferrare ed aiutare nel suo su e giù.
E mi accorsi che in quella posizione ero nel paradiso e nel contempo avevo il controllo assoluto del mio corpo, tanto da poter resistere quanto volevo. E iniziai a pensare che sarebbe stato bello farla godere senza godere anch'io, per avere il pene al massimo della sua erezione e consistenza al momento che avesse varcato il suo sfintere. A questo pensiero il mio pene si divenne un obelisco.
Sara stessa se ne accorse, perché diede un mugolio di soddisfazione. Mentre con una mano iniziai a titillarle un capezzolo, forzai il pollice dell'altra ad introdursi tra il mio ventre ed il suo, arrivando a strusciare sul clitoride. Impazzì. Il suo volto era una maschera di godimento ed il mio pene sciacquettava nei suoi umori con suoni osceni.
Si chinò su di me, imprigionandomi la mano e mi supplicò
"Vieni su di me, ti voglio sopra".
In un brulichio di membra, senza sfilarmi da lei, riuscii a venirle sopra ed iniziai a dare dei poderosi affondo, senza accelerare troppo per non rischiare di godere. Era al culmine e in un attimo iniziò a gemere e a farfugliare
"sono una puttana! Mi piace fottere! Scopami! Scopami" ed io iniziai a dare dei colpi tremendi contro il suo bacino, quasi volessi penetrare fin coi lombi dentro di lei.
Di nuovo divenne un serpente ed infine si rilassò di colpo. Solo la vagina pulsava ancora, contraendosi a intermittenza sul mio fallo, che tenevo immobile e sprofondato in lei per tutta la sua lunghezza. Infine sembro riprendersi, mi tirò a se e mi tempesto il volto intero di baci.
"Sei stato stupendo. Mi hai portato in paradiso. Ieri sera, con quella sciacquetta non eri stato così, nella prima parte"
Disse con una sorta di orgoglio femminile, ricordando, probabilmente le mie parole di prima ed immaginando che ciò fosse dovuto a lei, che maggiormente mi stuzzicava sessualmente.
E forse era proprio così, non tanto per il fisico, diverso, conturbante, ma non superiore, quanto per l'aspettativa che mi covava dentro sin dalla sera avanti, diversamente che con Lara, che era stata una quasi improvvisa sorpresa.
"E tocca ancora a quelle belle chiappate, tesoro" Le dissi.
"Si" Mi rispose sorridendo e strizzando gli occhi.
"Ti piace così tanto la sodomia?"
"Ti confesso una cosa" Disse stringendosi a me.
"Ieri sera ti ho seguito di proposito. Ero curiosa. Si parla tanto di te e volevo vedere questo fenomeno all'opera. Probabilmente avrei lasciato stare ogni cosa così com'è e stavo per andarmene. Non sono mai stata che con il mio fidanzato. 
Ma quando l'hai sodomizzata sono rimasta lì con le gambe molli. Non l'ho mai fatto, ho una paura tremenda e nel contempo non ci rinuncerei per niente al mondo, è vero, sono venuta qui per farmi inculare da te, con quel bestione che hai. Mi sono agitata tutta la notte sognando che mi sverginavi il sedere e da quando è iniziato ad albeggiare sono andata in smanie. Ho detto la verità mentre godevo, mi sento puttana, ma mi piace terribilmente."
"Ti farò male, se è la prima volta, e forse non riuscirai a godere"
"Lo so, e voglio che tu mi prometta una cosa, se urlo e cerco di sottrarmi tappami la bocca e vai ancora più forte, nessuna donna è mai morta per questo. E l'idea di essere sodomizzata a sangue mi da i brividi ed è quanto più mi eccita. Giura che non avrai pietà!"
"Ci hai pensato bene?"
"Si!"
"Ok, lo giuro".
Provai un grande rispetto per quella ragazza capace di vivere fino in fondo i suoi sogni. Ed al di là del desiderio che le sue parole avevano acceso ancora di più, sentii che dovevo farlo realmente anche per lei, al di là dei sensi di colpa di non aver goduto assieme a lei e di apprestarmi a trafiggerla con la più mostruosa erezione della mia vita.
Si sciolse da me e mi chiese come dovesse mettersi.
"Sul fianco. Girata verso lo specchio dell'armadio, che possa vederti il volto"
E lei si distese, leggermente rannicchiata, sporgendo gli splendidi glutei verso di me. Mi alzai, frugai nella valigia ed estrassi dell'olio solare.
Sperai dentro di me che non facesse male sulle mucose, sulla pelle di certo no, e non potevo deflorarla analmente senza un qualche soccorso alla sua verginità.
Le dissi di mettersi un momento a pancia in giù. Versai il contenuto goccia a goccia sulla sua rosetta, mentre con il dito la penetravo e andavo su e giù ed ora ruotavo, per irrorarla bene sin nell'interno. Quindi posai la boccetta e continuai il massaggio aggiungendo un secondo dito e ruotandole dentro per far abituare lo sfintere.
"Fuori pigia e fa un poco male, ma non troppo, dentro brucia un poco, dove arriva la punte delle tue dita, ma è un bruciore strano, che mi arriva alla topina e mi stuzzica" bisbigliò.
"Rimani in questa posizione, se devo deflorarti ad ogni costo, è meglio così. Non puoi sottrarti, ma se hai paura"
"Niente pietà! Se non posso sottrarmi è ciò che voglio".
"Tieni le gambe vicine, ma non serrate." Mi misi a cavalcioni ed iniziai a cospargermi d'olio il pene, era mostruosamente teso.
"Stringi il cuscino con le mani e mordilo, sfogati con quello, ma non contrarre il culetto, cerca invece di spingere verso l'esterno, come quando vai di corpo."
E con una improvvisa punta di sadismo, mentre mi sdraiavo su di lei e frugavo con la punta pene, del tenuto ben saldo in mano, tra le sue chiappe alla ricerca del foro anale, aggiunsi
"Sto per romperti il culo, sei pronta?"
Vidi la testa che si agitava in segno di assenso, senza mollare il cuscino con i denti. E premetti con forza. Inaspettatamente, fra l'olio, la sua obbedienza ai miei comandi, la forza che avevo messo per la prevista resistenza e forse per la rigidità del pene teso allo spasimo come una autentica lancia, il pene entrò di colpo per una buona metà.
Lanciò un "mmmmmmhh" disperato a stento soffocato dal cuscino, inarcò la schiena fin dove glielo permetteva il mio peso su di lei e serrò con tutta la sua forza lo sfintere. Le nocche delle sue mani si fecero bianche per la stretta spasmodica e iniziò ad scuotere la testa senza lasciare la presa sul cuscino.
"Su, piccola mia, il peggio è fatto. Ti ho sverginato il culo. Ancora poco e sono dentro di te fino in fondo. Resisti!"
E restai fermo finché non allentò la stretta dello sfintere e cercò di rilassare il corpo. Iniziai a muovermi lentamente, scorrendo in su e in giù, ma senza cercare di affondare ulteriormente.
A tratti sentivo che l'anello si contraeva per le fitte di dolore e miei movimenti erano accompagnati ogni volta da un sommesso "mmm" che proveniva dal cuscino, dentro il quale aveva il volto sprofondato. Le sue mani erano ancora contratte.
Il pene era avvolto da quel budello strettissimo e, purtroppo per lei, la mia erezione continuava ad essere la più folle della mia vita. Il mio piacere era immenso, e faticavo nel trattenermi dall'accelerare il ritmo o affondare in lei fino alle palle.
Mi ero puntellato sulle braccia e scorrevo godendo di quella stretta e del solletichino ai testicoli che scorrevano sulle sue cosce. Ma i movimenti si facevano più fluidi e le sue contrazioni cessarono, allora, con una nuova punta di sadismo, godendo del dolore proporzionale alla mia possanza maschile, affondai di colpo fino in fondo, sbattendo finalmente contro i suoi glutei e provocandole un ultimo grido.
Questa volta un "aaahh" aperto, sollevando la testa e lasciando la presa del cuscino.
Come impazzito per quel grido che risveglio i miei istinti più selvaggi di potere del più forte e di possesso assoluto di quel caldo corpo fremente che subiva l'onta cui la prostravo, detti alcuni rapidi colpi a ripetizione contro le sue natiche strappandole altri gridolini e infine retrassi il bacino fino quasi ad uscire e precipitai in quel guanto di colpo fermandomi conficcato fino ai testicoli e ondeggiando il bacino a ruotare quasi il pene in quel culo stupendo, gustandomi lo strofinio del ventre e dei testicoli contro quei glutei da sogno. Lo sfintere cercò ancora di chiudersi, ma ormai domo, riuscì ad aderire, ma non più a stringere.
"Ora possiamo ruotare sul fianco. Sei entrata nel club dei rottinculo."
E mi portai sul fianco trascinandola con me, il braci sotto a tenerle il seno e l'altra mano a carezzarle il fianco, giù fino alla coscia.
Lei forzò di lato il col lo, il volto rigato dalle lacrime di dolore, a cercare la mia bocca, e con sforzo ci baciammo mentre cominciavo a muovermi con calma nel suo ano.
Volevo andare avanti tutta la mattina, incurante delle conseguenze per il suo culetto. Non volevo che quel paradiso finisse. Iniziai ad osservare il suo volto nello specchio, avvampato di rosso, abbandonato al piacere del dolore, ormai sottile, succube di quella scelta tortura.
Ed iniziai ad carezzarle il volto, ad ondeggiare ninnandola, mentre il mio pene scorreva ancora nelle sue viscere, gonfio e non pago. Mi sentivo strano in quel duplice ruolo di carnefice e consolatore.
Dopo alcuni minuti che andavo avanti così, come avessi il pene anestetizzato, nonostante la sua sensibilità, e non potesse mai arrivare la conclusione, mi accorsi che aveva iniziato a venire incontro ai miei colpi, prima impercettibilmente, poi più decisamente.
Aveva anche iniziato nuovamente un sommesso mugolio. Mi chiesi se incredibilmente iniziava a godere o se, sforzandosi, cercava di farmi venire per porre fine ad una tortura.
Portai la mano alla sua passerina ed iniziai a scorrere l'indice sul suo clitoride. I suoi gemiti si fecero più forti. Sentii che contro ogni mia previsione stava per godere. Accelerai i movimenti della mia mano fino a farmi dolere il polso e i miei colpi dei lombi suonavano come sculacciate sui morbidi glutei.
Venne, rapidamente la ruotai nuovamente sotto di me e con pochi fioccanti colpi sentii il culmine e mi schiacciai in lei sparandole il seme nel più profondo degli intestini. Ristetti ansante su di lei, infisso ancora. Quindi crollai di fianco a lei sulla schiena. Lei inizio a sollevarsi sul gomito, si interruppe con un gemito, portando una mano sul gluteo esclamando
"Come brucia!"
E mi meravigliò per la seconda volta. Volse il culo verso lo specchio, si tirò di lato le chiappette con le mani e guardo indietro.
Si mise ad osservare la dilatazione che provocava, con la sola pressione laterale delle mani, al suo sfintere ancora rilasciato per la lunga forzatura. Quindi, stando in ginocchio mi guardo, sorrise, giunse gli indici e i pollici in un gesto classico e disse ridendo
"Se ieri ti ho spiato ora siamo pari, mi hai fatto un culo così" e si gettò su di me baciandomi.
Le sorprese continuano. Iniziò a scendere verso il basso fino a restare col volto a pochi centimetri dal pene ed iniziò a carezzarlo con delicatezza. E l'asta pulsò.
Lei iniziò a leccarlo, come se potesse essersi sporcato a causa sua e volesse ripulirlo. Non appena la dolce sensazione mi fece reagire, prese il mio cazzo in bocca ed iniziò a succhiare e scorrere. Io chiusi gli occhi e cominciai a carezzarla in ogni punto che le mie dita riuscivano a sfiorare.
La sorpresa ed il piacere di quella calda bocca non solo mi fece drizzare nuovamente con vigore, ma arrivai relativamente presto all'apice e concitato e fremente l'avvisai
"Sto per godere", ma lei continuò a serrarmi l'asta tra le labbra vorticando la lingua e scorrendo testa e mano.
L'eccitazione mentale di venirle in bocca mi vece esplodere, riversandomi in lei a più riprese.
Per fortuna non espressi a voce ciò che pensai in quel momento: "maialina tre, ora tocca a te"
In quel momento bussarono alla porta.
"Giovanni! Alzati! Sono le nove passate, salterai colazione. Vedi a far fatica la sera?"
"Sorellona, ti giuro che mi sento più svuotato di ieri sera! Avviati che ti raggiungo"
E ridemmo sommessamente per non farci sentire.

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