Il ragazzo del bus

Scritto da , il 2010-09-04, genere gay

Sto dondolando, guardo fuori dall’enorme parabrezza, sembra tutto così confuso, macchine che sfrecciano veloci, persone che camminano senza una meta precisa e persone che vanno al lavoro, gente che sale dal bus e gente che scende “uffa” penso mentre siamo in coda per arrivare a scuola; ogni mattina faccio quel tratto, mi sono stancato di questo tratto, andata e ritorno.
Sono le 14:30 quando arrivo a casa, il sole emana un calore molto forte, sono con una maglietta a maniche corte e dei pantaloncini, con la mano mi tiro vento sulla faccia e cammino lentamente e affaticato, mi trascino e non c’è la faccio più, vedo un ragazzo di circa tre anni più grande di me con una magliettina verde e pantaloni neri sottili, un volto delicato, fisico muscoloso e grazie ai pantaloni sottili si intravedono dei bei glutei , lo guardo e lo trovo molto carino, ma non ci faccio molto caso, e continuo per la mia strada, sto sognando ad occhi aperti, voglio provare qualcosa di emozionante, amare ed essere amato, penso ad un maree di cose e mi faccio film, vedo in lontananza un ragazzo, “è quello di prima” penso, “e si è lui” lo squadro meglio e mi accorgo che è davvero bello, noto che porta un borsone, uno di quei borsoni che si usano per andare in palestra, e giudicando il suo fisco si può notarlo; anche questa volta gli passo davanti e continuo a camminare, mi giro per guardarlo e vedo che anche lui si è girato verso di me, immediatamente ci giriamo e continuiamo il nostro percorso, “mi stava guardando? Si sara accorto che anche io lo stavo guardando? Probabilmente si, non arrivo mai a casa, uffa sembra non finire mai questa maledetta strada”.
Dopo circa cinque minuti sto attraversando un incrocio e vedo il ragazzo di prima sbucare da un angolo, “mi sta seguendo?” . Questo episodio si ripete per quattro giorni, il quinto giorno la scena si ripete nuovamente ma questa volta sono più sfacciato, e quando sbuca dall’angolo il mio sguardo si fa più serio, e maliziosamente gli sorrido mettendomi il burrocacao, anche lui mi sorride maliziosamente e si avvicina a me, sono un po’ impaurito ma cerco di rilassarmi e andargli incontro, ma il mio istinto dice di andarmene e scordarmi tutto, sto tremando come una foglia, il suo passo si fa più veloce e in pochi secondi e di fronte a me, i suoi occhi mi scrutano con molta curiosità e io non rimango indifferente vedendo quella divinità, le sue labbra sono carnose, da mordere, e se visti meglio i suoi occhi appaiono alla luce del sole celesti, i capelli vanno per i fatti loro e lo trovo STUPENDO. Con un gesto molto repentino mi afferra la testa e mi bacia, un bacio breve, intrufola la sua lingua nella mia bocca e cerca la mia lingua, la afferra, tutto questo avviene in pochi secondi, “che mi sta succedendo? Sono stato sempre così timido e lui improvvisamente mi fa sentire più sicuro e più forte, sono in paradiso, la testa mi gira ed è tardi, devo tornare a casa, ma rimango imbambolato li senza dire nulla, lui rompe il ghiaccio “Come ti chiami?”
“Andrea, e tu?” dico con voce tremolante
“Che bel nome, io mi chiamo Alessandro”mentre sta parlando gli guardo intensamente gli occhi, sembrano parlare
“Devo andare” mi affretto a dire “è tardi, devo essere già a casa quest’ora, ciao” sto per andarmene ma lui mi afferra per il braccio “Vuoi il mio numero?”, come dirgli di no, è così carino e ovviamente gli dico SI, dopo esserci scambiati i numeri ci promettiamo di risentirci; il mattino seguente trovo sul cellulare un messaggino, era lui che mi dava la buona notte, è stato così dolce e quindi gli rispondo scusandomi.
Il giorno seguente, scendiamo dall’autobus e parliamo per tutto il tragitto della nostra vita, gli spiego che sono omosessuale ma nessuno lo sa, vado a scuola e che sono un “sognatore”, sogno sempre e mi faccio dei film mentali, lui mi dice che frequenta una palestra e aspira a diventare un personal trainer, mi dice che viaggia per lavoro e vive con i suoi genitori, è gay da sempre ed è stato subito attratto da me, anche i suoi non sanno niente della sua vita sessuale, mi spiega che tra i suoi genitori non scorre buon sangue e lui non si trova a suo agio, vuole andare a lavorare al nord e lasciare tutte le preoccupazioni , è una cosa bellissima; per circa un mese parliamo e ci baciamo, ma nulla di più, arriva il giorno che mi invita a casa sua.

Mi preparo in fretta e furia, indosso un paio di jeans e una maglia corta; mi infilo le scarpe, avviso mia madre e in cinque minuti sto già camminando per raggiungere Alessandro, il mio cuore va in tumulto e il cervello non ne vuole sapere di aiutarmi, sento nello stomaco una sensazione dolcissima, le classiche “farfalle nello stomaco”, forse mi stavo innamorando, ma lui cosa provava per me ? mi vedeva solo come un amico o qualcosa di più ? cosa vuole fare oggi ? ho un po’ paura, se questa cena si trasformasse in qualcosa di più ? è la mia prima volta per me e non so come muovermi, anche se ho letto qualcosa, poi si vedrà, prendo il foglietto del suo indirizzo e mi accorgo di aver superato il palazzo e ritorno due numeri civici indietro, suono al citofono e sento una voce frizzante che mi apre appena mi identifico, è sicuramente Alessandro.
Scalino dopo scalino penso a una miriade di cose, non riesco a calmarmi, forse o sbagliato a venire qui, ma è troppo tardi, devo farcela ;Ale mi sta aspettando fuori dalla porta, è in pantaloncini neri e una canottiera verde, i suoi occhi mi rasserenano immediatamente, oggi è bellissimo e io mi sento fuori luogo, mi fa accomodare sul divano e va in cucina, dopo pochi minuti si affaccia dalla porta
“Sto tentando di cucinare”
“Bravo , ti serve aiuto ?”
“Magari”
Lo seguo in cucina, mi porge un grembiule che io indosso e mi metto ai fornelli, sto preparando un risotto alle zucchine, e per secondo due trote e triglie, Andrea mi manda in estasi baciandomi il collo e facendomi perdere la concentrazione; mentre il pesce sta cuocendo stendo la tovaglia, appoggio i piatti, i tovaglioli, le posate e i bicchieri, riempio le brocche d’acqua e le sistemo sul tavolo, al centro ci posiziono un candelabro, ecco fatto.
Tutto è in ordine, nel frattempo Andrea e andato a fare una doccia, le pietanze sono pronte e vado a chiamare Andrea nella sua stanza, vedo la porta socchiusa e sbircio dentro, è disteso sul letto completamente nudo, il suo corpo è perfetto, muscoloso e sodo, in quel momento sento qualcosa in me cambiare rapidamente, una sensazione di benessere e di relax, quello che mi colpisce non è il suo corpo, non è il suo pene ma sono i suoi occhi, sembrano fissare il futuro, qualcosa di surreale, una visione celeste; quel momento viene interrotto dallo squillare del timer per il forno, “Andrea e pronto, vieni” gli urlo dopo essermi allontanato “ora vengo” mi risponde. Sistemo nei piatti il riso e anche il pesce che copro con delle cloche, mi siedo e vedo Andrea che sta venendo, con molto entusiasmo noto che non indosso più i pantaloncini neri ma solo dei slip microscopici, nient’altro; sono molto eccitato,
“Vieni a mangiare, ora si fredda, ma come sei bello”
“Grazie” dice mentre viene dietro di me e comincia ad accarezzarmi e a baciarmi dolcemente, ogni sua carezza e per me un anno di vita in più, finalmente iniziamo a mangiare, dopo un aora abbiamo finito e andiamo a sederci sul divano, mi fa i complimenti per la cena, lo ringrazio e gli fisso le labbra, sono così rosse, mi avvicino alla bocca e la stuzzico un po’ con la lingua, poi lui mi bacia, si impossessa della mia bocca sino ad entrare sempre più in profondità, sento la sua lingua che gira, le salive che si mischiano, lo amo, ora ne sono certo ma o paura, paura che mi stesse prendendo in giro, paura di doverci allontanare, paura di non vederci più ma i suoi occhi mi rasserenano, oggi è il giorno che o sempre sognato, devo essere suo.
Preso da una grande eccitazione gli sbottono i pantaloni e gli abbasso anche gli slip, la visione è celestiale, non avevo mai visto nulla di più bello ed eccitante, inizio a masturbarlo e a stuzzicarlo con la lingua sino ad arrivare a fargli un pompino da urlo, movimenti lenti, ma voglio farlo godere, voglio farlo felice allora gli domando se vuole penetrarmi e lui sembra che non aspettasse altro, gli offro il mio sedere sodo e lui infilandosi un preservativo e prendendo della vasellina inizia a penetrami, sento la cappella sul mio orifizio che si fa strada, il dolore è insopportabile, voglio che smetta, voglio farla finita ma non dico nulla e lo lascio continuare, lui è molto dolce, mi rassicura e dice che dopo proverò piacere, e mi dice anche che è molto dispiaciuto che io non provo il piacere che prova lui ma questa volto lo assicuro io e gli dico di continuare e che voglio che i nostri corpi si fondino insieme formando un’unica persona, un unico essere; dopo alune penetrazioni per me diventa eccitante e inizio a godere ed ad ogni affondo gli dico di fare più forte, dopo una decina di affondi mi urla che sta venendo e sta per togliere il suo membro dal mio culo, gli dico di no, lo voglio dentro e voglio sentire la sua calda sborra che scendere nelle mie viscere, un urlo disumano esce dalla sua bocca e sborra una quantità enorme di liquido seminale.
Ci stendiamo sul letto e ci baciamo, lo amo e voglio passare la mia vita con il MIO Andrea.
Aspetto tutt’ora i suoi messaggi e quando ne arriva uno mi precipito da lui e gli ricordo che lo amo.

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