Telefonate sospette

Scritto da , il 2014-12-17, genere incesti

Sono Marinella, ho 48 anni, sono separata da 10 e vivo tutta per mio figlio Mario, studente diciottenne. La mia vita matrimoniale è stata un disastro, perché mio marito Umberto non mi ha mai soddisfatto a letto: a lui bastava qualche slinguata o qualche sveltina per soddisfarsi, a me certamente no. Se ci siamo lasciati, o meglio se io l’ho piantato, è soprattutto per le sue inadempienze e insufficienze sessuali. Mi sono arrangiata con diverse storie extraconiugali, ma tutte si sono rivelate alquanto deludenti. Mi sono chiesta se all’origine di tanti insuccessi non fossi io stessa. Eppure, guardandomi alla specchio, ho più volte passato in rassegna il mio “patrimonio”: un volto da porca matricolata, con labbra procaci e occhi profondi, un paio di poppe dalle larghe aureole brune, con capezzoli grossi e appuntiti, un culo alto, carnoso, imponente, due cosce tornite su due gambe ben modellate. Senza falsa modestia, mi sono detta spesso: “Ma sti uomini che altro cercano dalle donne?”
Comunque, non mi sono mai buttata giù, anzi ho sempre condotto una vita dinamica e mi sono sforzata sempre di tenermi in forma, frequentando palestra e scuola di ballo. Ed è stata una sera, proprio mentre ero in balera, che ho ricevuto sul cellulare una telefonata col numero coperto. Ma, appena ho risposto, ho ascoltato solo gemiti di godimento, di qualcuno che stesse masturbandosi. Ho chiuso il telefono seccata, ma non ci avrei dato gran peso se la cosa non si fosse ripetuta nei giorni successivi: non un a parola, solo rantoli di godimento.
La cosa un po’ mi seccava, un po’ mi incuriosiva, soprattutto mi sconcertava, perché, oltre a mio figlio, al mio ex marito e a qualche amica intima, il mio numero di cellulare non doveva essere noto ad altri. Un giorno, non appena squillò per l’ennesima volta, non chiusi immediatamente, anzi mi rivolsi direttamente all’anonimo segaiolo e gli chiesi in tono volutamente complice:
“Ma chi sei? perché non mi dici chi sei? Sai, potremmo incontrarci…”
Nessuna risposta, soltanto il solito ansimare morboso. Il mistero si infittiva, non riuscivo a farmi la più pallida idea dell’identità del mio interlocutore. Attesi con pazienza il giorno dopo, quando, alla solita ora, risquilla il cellulare e anche stavolta non chiudo e rispondo con voce roca, partecipe:
“Ciao, ti aspettavo.. ti stai masturbando, vero?”
Finalmente una voce, che mi pare quella di un giovane mi risponde tra i gemiti:
“Uuhhmmm Sìì Mi sto tirandouna gran sega!”
L’ho agganciato. Allora continuo con tono suadente:
“Ti piace farlo al telefono? E perché con me?”
Risponde anche questa volta:
“Uuhhmmm perché …… perché sei una figona, perché me lo fai rizzare aaahhh”. “E cosa ti piace tanto di me?”
“Tutto! le tue zizze, le tue cosce, il tuo culo. te lo voglio sfondare! voglio riempirti di sborra!”
Insisto con voce languida, ma non faccio finta, la cosa comincia a trascinarmi e, passandomi la mano sulla fica, la scopro già bagnata:
“Dimmi, a che punto sei? stai venendo?”
Segue un gemito lungo e prolungato:
“Uhhhmmm aahhh sì!!”
All’improvviso la comunicazione si interrompe. Ha sborrato, ma mi ha lasciato addosso una voglia che, difatti, placo sditalinandomi furiosamente.
Mi rilasso un momento e torno ad interrogarmi su quella voce misteriosa. Ad un tratto, mi sembra di riconoscerla: mi ricorda molto quella di Luca, l’amico del cuore di mio figlio. Certo, è possibile che, frequentando la nostra casa, avrà potuto intravedermi o spiarmi in qualche atteggiamento non ortodosso; ma non ne sono persuasa, lo conosco da tanti anni, l’ho visto crescere, non mi sono mai accorta di nulla.
Ma qualche giorno dopo, ho la conferma dei sospetti. Mentre Mario si sta facendo la doccia, squilla il suo cellulare; rispondo io e resto si stucco nell’ascoltare:
“Pronto Mario, ci vediamo stasera alla 21 da Sara, d’accordo?”
Rispondo quasi balbettando:
“Sono la mamma, Luca è sotto la doccia … chi è che lo desidera?”
“Buona sera signora, sono Luca, volevo dire a Mario che …..”
Il tono di Luca è sorpreso e piuttosto impacciato, d’un tratto cambia tono come per alterare la sua voce e chiude sbrigativamente la chiamata.
Mario era pronto per uscire, ero indecisa se dirglielo della trovata del suo carissimo amico, ma, considerando che non era al corrente
delle telefonate hard, ho preferito rimandare. Ma per tutta la notte non sono riuscita a togliermi dalla testa quel pensiero e, fantasticando sulle voglie morbose di un ragazzo di 17 anni, mi sono toccata nuovamente e ho goduto esplodendo in un urlo rabbioso.
Il sabato mattina lo dedico alle pulizie casalinghe, anche per sviarmi da quella bramosia proibita, alle 13 rientra Flavio e pranziamo, ma prima che si alzi da tavola, lo fermo:
"Mario, devo parlarti ma non so come iniziare…"
"Mamma, riguarda Luca?"
"Sss… sì, Mario, e tu come lo sai?"
“Lo so, lo so …”
“E sai che il tuo carissimo Luca sono 15 giorni che mi tartassa con telefonate sconce, porno?”
“Sì mamma lo so, il tuo numero gliel’ho dato io. lui è pazzo di te!”
La tranquillità con cui mio figlio mi risponde è inaudita.
“Ma Mario, cosa stai dicendo? Tu gli hai dato il mio numero sapendo che… ”
“Sì mamma, però lui mi ha dato quello di sua madre“
“E … e tu hai fatto come lui?”
“Sì, anche io l’ho chiamata più volte. la signora Giuliana mi fa piace. Ha due belle zinne e quel culo”.
Sono allibita, per un attimo non riesco a spiccicare parola, mi sembra tutto così incredibile.
"Ma Mario, Giuliana potrebbe essere tua madre … e vuoi dire che anche tu l’hai torturata con quelle telefonate oscene!?”
"No mamma, io non dico porcate, le faccio apprezzamenti un po’ indiscreti, ma lei ci sta."
Resto ammutolita, Mario ne approfitta per alzarsi, per darmi un buffetto sulla guancia e dirmi:
“Ma sapevo di avere una mamma moderna … non pensavo che ti facessi tanti problemi! noi giovani dobbiamo pur farcele le nostre esperienze!”
Resto seduta alla tavola per non so quanto tempo. E mi accorgo che a sconvolgermi non è la tresca tra i due amici, quanto il sapere che il mio Mario è arrapato per una quarantenne, certo avvenente e procace, ma pur sempre avanti con gli anni.
La notte non riesco a dormire, respingo l’immagine di Mario tra le braccia di Giuliana, non mi convince, devo capirne di più, devo metterlo alla prova. Comincio a girare in casa con prendisole aderenti, senza reggiseno, esponendo generosamente lembi di seno, di cosce, di culo. Tolgo persino le mutandine ed accavallo le gambe a più non posso per fargli sbirciare la mia figa pelosa. Noto che Mario mi osserva, ma senza dare a vedere nessuna reazione particolare. Eppure, cazzo! sono più bona e arrapante di Giuliana, lo riconosce anche lei!
Non mi do per vinta. Un giorno, mentre faccio il bagno lo chiamo a gran voce pregandolo di venire a lavarmi la schiena. Esegue l’operazione con fare distratto e sbrigativo e, quando mi alzo dalla vasca e mi giro tutta nuda verso di lui, Mario si limita a passarmi subito la tovaglia intorno alle spalle e ad uscire lesto dal bagno.
A questo punto mi convinco che Mario mi ha raccontato frottole circa quelle telefonate. Tanto che a quelle telefonate hard che continuavo a ricevere in quei giorni non prestavo più attenzione. Finchè una notte, mentre sfogavo le mie voglie con l’aiuto delle mie sapienti dita, intravedo sul ciglio della porta della mia camera Mario in mutande che assisteva allo spettacolo con una vistosissima erezione in mezzo alle gambe. Mi blocco e mi giro verso di lui:
"Da quanto tempo sei lì Mario?"
"Abbastanza, mamma, ma non ti preoccupare, ti capisco, senza un uomo, è naturale che tu ti debba dare un po’ di sollievo."
Poi si avvicina al mio letto e si adagia la mio fianco:
"Mamma, ma perché in questi giorni mi hai provocato in quel modo? sono ormai grandicello per rimanere insensibile a certe cose…"
E così dicendo mi prende la mano e se la porta sopra il suo cazzo vibrante. Lo lascio fare, sono ancora imbambolata, riesco con un filo di voce a spiegargli:
"Scusami Mario, cercavo conferme su quanto mi avevi detto sulle tue telefonate a Giuliana, ma a quanto vedo non c'è più bisogno"
E ritirai di scatto la mia mano dalle sue gambe. In attesa della sua reazione sento il cuore battere all’impazzata.
"da quanto tempo non vai a letto con un uomo?"
Mario mi parla con voce calda e riporta la mia mano sul suo cazzo impennato, iniziando nel contempo un lento massaggio sul clitoride. Ci sa fare, mi sta facendo eccitare al massimo. Rispondo con voce lamentosa:
"Da tanto tempo Mario, da tanto tempo…"
Lui continua a massaggiarmi la figa, mentre con l'altra mano si fa strada tra le mie tette e inizia a titillarmi i capezzoli ormai turgidi; poi si piega in avanti, li lecca avidamente, pizzicandoli con i denti; intanto sposta lamano dalla figa al solco delle chiappe, si insinua sino all’ano e vi inserisce un dito.
La figa mi sbrodola, quel dito nell’ano mi stimola ancora di più, Mario lascia i capezzoli e scende più giù con la lingua, fermandosi a succhiare le grandi labbra.
"No, no Mario, smettila! non si può, sono tua madre!".
Tento di respingerlo con le mani, ma senza insistere più di tanto, Mario sembra smettere, alza la testa, ma lo fa solo per tirare fuori il suo uccello, per sistemarmelo tra le cosce e per cominciare a pomparmi la figa. Ho un sussulto, Mario mi cavalca con una forza ed una perizia da uomo vissuto: mi chiedo dove avrà imparato a scopare così bene.
Mi lascio dominare da lui e mi abbandono al piacere. Mi provoca due orgasmi in rapida successione, continua a tormentarmi i capezzoli, poi mi insinua la lingua in bocca e mi trasporta nella libidine più incontenibile. Mi sento proprio una gran porca, che non si vergogna affatto di quell’amplesso peccaminoso. Alla fine, mi si sdraia a fianco, mentre io quasi pudicamente mi giro di spalle per evitare il suo sguardo. In realtà sono esausta, ma pienamente soddisfatta. La mia rivincita sul “fantasma” di Luciana l’ho ottenuta.
All’improvviso sento che singhiozza e mi dice:
"Mamma, mamma scusami, sono un perverso, non dovev …"
Quelle parole riacutizzano il mio senso di colpa. Mi sento una mamma indegna, mi giro e cerco di consolarlo attirando la sua testa sulle mie tette:
"Mario non ti tormentare, la colpa è tutta mia. sono stata io a superare il limite ma, non temere, non sentirti in colpa. sei stato fantastico, sei stato un vero uomo …… lo terremo come il nostro segreto!”
A quelle parole Mario si sente sollevato, poi, con gesto quasi istintivo, si attacca alla mia mammella e si mette a succhiarlo avidamente, come a voler farne uscire il latte. Sì, gli lascio ciucciare il mio seno come quando era in fasce; mi commuovo a vederlo così, ma Mario non è più un bambino. Con fare disinvolto, mi fa sdraiare e metter supina, introduce un ginocchio tra le mie cosce, le divarica e con due dita comincia ad oltraggiarmi l’ano.
Istintivamente mi irrigidisco, ma Mario insiste col dito e me lo infila di forza nello sfintere, per sostituirlo rapidamente col cazzo. E’ quasi uno stupro, mi cavalca senza alcun riguardo, mi sfonda il culo. Sento un dolore boia, lo stantuffo mi lacera il canale, mi aggrappo alle lenzuola, stremata lancio un urlo liberatorio, l'ennesimo orgasmo mi inonda la figa, il getto caldo di Mario mi lubrifica il culo.
Quando finalmente giaciamo affiancati, ci scambiamo carezze lascive e sorrisi sinceri:
"Mamma, sei una grandissima porca. grazie davvero".
"Mi sei venuto proprio bene tesoro mio, a mia perfetta immagine e somiglianza. Ma, a proposito, mi dici la verità su quelle telefonate alla mamma di Luca?”
“Mica ti sarai ingelosita? Tranquilla! Le telefonate ci sono state, ma più per uno sfizio; quelle di Luca erano più vere”
“Embè, e tu hai pensato che tua madre poteva trastullarsi con quel segaiolo del tuo amico?”
“No, speravo di no, ma Luca mi rompeva i coglioni, mi tormentava ogni giorno, e in cambio mi offriva sua madre”
“Mah, penso che non hai bisogno di cercare questi sfizi fuori di casa; per Luca mi dispiace ma non so che farci!”
“Eh, poverino, si ammazza di seghe per te….”
Guardo Mario negli occhi un po’ sfuggenti, colgo nelle sue parole come una sottile perorazione pietosa in favore dell’amico:
“Quasi quasi vorresti che …..”
“Ma no, cos’hai capito? mi preoccupo soltanto che possa dar di testa”
“Ho capito. Non devo traumatizzarlo, devo aiutarlo a sfogarsi, vero? magari mentre fotto con te?”
A Mario brillano gli occhi, mi abbraccia con trasporto, è proprio quello che il porcello aspettava di sentirmi dire:
“Mamma, sei grandiosa… divina!”

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