La storia di noi tre

Scritto da , il 2010-07-16, genere trio

Mi chiamo Debby e sono nuova, in questo sito; ma dopo qualche giorno che leggo avidamente questi racconti, mi è venuta voglia di condividere la mia storia con Sergio e Monica, i miei due compagni. All’inizio eravamo solo io e Sergio. Un menage buono, quasi perfetto, fatto di amore e sesso di buon livello; ma dopo un anno, circa, lui mi disse che voleva qualcosa di più: il brivido di scoparmi con un’altra donna. Fu così che parlai con la mia amica Monica, collega di ufficio e donna di grande esperienza. Lei fu felice di rinverdire la mia storia con Sergio (soprattutto perché Sergio le era sempre piaciuto, anche se non me l’aveva mai confessato). Una sera, dunque, mi feci trovare a letto con Monica. Sergio fu estasiato per la sorpresa e si unì a noi con un’erezione da capogiro. Ci scopò entrambe sia nella fica che nel culo, obbligandoci ad avere rapporti lesbici. Imparai a leccare una fica, a ciucciare i seni ed a slinguazzare in bocca un’altra donna. La cosa, ovviamente, mi piacque. Purtroppo, però, piacque ancora di più a Sergio ed a Monica, i quali non la finivano di eccitarsi a vicenda e scopare davanti a me. Al termine di quell’incontro Monica dormì da noi, perché si era fatto molto tardi, e per buona ospitalità (così mi disse Sergio) la ospitammo nel nostro letto, accanto a Sergio, mentre io andai in salotto, sul divano. La mattina dopo mi alzai presto e preparai la colazione che portai anche a loro, nel letto e, con mia grande sorpresa, li trovai abbracciati, intenti a ficcarsi la lingua in bocca mentre scopavano amorevolmente. Dissi loro che avevano fatto male a non avvisarmi, ma Sergio mi impose di tacere e mi disse di lasciarli finire in pace. Mi sedetti su una sedia e rimasi a guardarli. Monica lo stava cavalcando mentre le mani di Sergio esploravano le sue natiche, fino a spingersi verso il buco del culo. Poi, finalmente, Sergio mi chiamò e mi ordinò di sputare sul culo di Monica. Sputai più volte, mentre con le dita Sergio spingeva il mio sputo all’interno. Quindi, raggiunto il culmine dell’eccitazione, cambiarono posizione: Monica si mise a quattro zampe e Sergio le sfondò per bene il culo. Vennero insieme e fu davvero umiliante vedere che Sergio le riempiva di sborra calda il culo senza neanche accorgersi che ero lì accanto. Quindi entrambi si sdraiarono e si abbracciarono, baciandosi dolcemente. Qualche minuto dopo, come ricordandosi di me, Sergio mi disse:
“Ci hai portato la colazione?”
“Sì” risposi instupidita.
“Brava, tesoro. Dai, facci mangiare!”
E gustarono la mia colazione senza dire più nulla.
Quella sera Monica tornò a casa sua ed io e Sergio dovemmo chiarire molte cose. Gli chiesi perché mi avesse riservato quel trattamento osceno ed umiliante, ma lui sembrava non sapere di cosa stessi parlando. Gli dissi che Monica doveva essere un NOSTRO gioco, non una sua donna. Lui mi rispose che, all’inizio, l’aveva pensato anche lui, ma che, durante la notte, aveva scoperto che Monica gli piaceva così tanto da svegliarla più volte per iniziare giochini erotici senza sborrata, fino al culmine della mattina; disse che si era innamorato, che voleva stare con lei e che, se avessi voluto continuare a stare con lui, avrei dovuto accettare il suo rapporto con Monica e vivere con loro.
Inutile a dirsi, Monica si trasferì in casa di Sergio e prese il mio posto nel suo letto. A me comprarono un letto singolo che sistemammo nella ex cameretta della donna di servizio: ampia, carina e con il mio bagno, ma non era più la camera padronale e non c’era più Sergio accanto a me, la notte.
Tuttavia non volevo uscire da questa storia, perché era un po’ come se l’amore di Sergio e quello di Monica arrivassero anche a me: non riuscivo a sentirmi non amata. Prendemmo, dunque a vivere bene insieme. Io preparavo la colazione e la cena, Monica si dedicava al pranzo. La domenica, invece, era Sergio a cucinare. Per le faccende domestiche, poi, prendemmo una donna filippina due giorni a settimana, donna che, naturalmente, Sergio assaggiò, sin dal primo momento, abbondantemente, con la mia complicità ed all’insaputa di Monica (cosa che mi fece godere molto, sapendola cornuta).
La sera uscivano quasi sempre insieme, da soli o con amici comuni. A volte portavano anche me, ma sempre in occasioni che poi si trasformavano in piccole orge con altre persone. Le scopate serali erano divise tra me e Monica: il lunedì ed il venerdì toccava a me; il martedì, il sabato e la domenica a Monica. Gli altri giorni erano jolly e seguivano l’umore e le voglie di Sergio, che, tuttavia, si orientavano sempre su Monica. Le vacanze, invece, le facevamo sempre insieme: camera doppia con singola comunicante o con terzo letto in camera. In questo secondo caso mi dovevo sentire i loro mugugnii tutta la notte ed era molto frustrante. Comunque, mi toccavo abbondantemente quando ciò accadeva, fino a venire e bagnare tutto il letto. Quando Sergio se ne accorgeva, si alzava e mi picchiava forte sul culo fino a farlo rosso paonazzo, poi mi diceva che ero una porcellona insaziabile e mi portava in bagno con Monica, dove loro due si toccavano ancora, si masturbavano a vicenda, scopavano alla grande ed io guardavo fino a che non mi venivano in faccia a turno. A volte, dopo la sborrata, mi facevano sistemare nella doccia per pisciarmi addosso. Non ho mai bevuto il piscio (non me l0’hanno chiesto e non ho mai avuto voglia di farlo), ma ripulivo avidamente sia la passera di lei che il cazzo di lui.
Perché vi racconto tutto ciò parlando all’imperfetto, direte voi. Perché, fermi restando i nostri giochi sessuali, l’equilibrio nel trio è un po’ cambiato in mio favore. La scorsa estate eravamo a Capri, in un grande albergo molto raffinato. Loro flirtavano spudoratamente tutto il giorno, in piscina, al ristorante, ovunque; io ero stata segnata come dama di compagnia e mi tenevano in disparte fino al punto di farmi mangiare in altri orari, oppure ad un altro tavolo. La gente, lo sentivo, commentava questo nostro trio dandoci dei depravati. Una sera Sergio si avvicinò a me, che ero, come al solito in disparte, e mi sussurrò d’0avermi trovato un uomo. Gli chiesi chi fosse e mi indicò un vecchio (aveva settantatre anni) che mi guardava da un angolo della sala.
“Assecondalo per benino e ti prometto che stasera dormo con te e mandiamo Monica nella stanzetta”
La prospettiva di prendere il posto di Monica era davvero un grande stimolo, pertanto accettai di conoscerlo. Si trattava di un signore napoletano molto ricco e solo, che voleva fare sesso. Per questo aveva dato a Sergio ben cinquecento euro. In pratica mi ero appena trasformata in una puttana! La cosa mi eccitò ancora di più. Sergio tornò da Monica ed io presi a parlare con il vecchio, che si chiamava Nicola. Notai che non apriva bene la bocca e quando parlava gli si formava un po’ di bava agli angoli della bocca. Invece di provare ribrezzo, però, mi piacque ed istintivamente lo baciai per succhiargliela e pulirlo. Rimasi stupita di me stessa più di quanto fu stupito lui. Che mi stava succedendo? Come poteva piacermi quell’uomo o la sua bava? Non mi posi più certe domande e lo baciai di nuovo. Aveva l’alito un po’ pesante, ma non fastidioso. Lui mi infilò le mani ovunque. Lo lasciai fare. Ad un certo punto, però, il cameriere venne e con grande cortesia si rivolse a Nicola dicendogli se voleva che gli allestisse delle poltrone nella parte alta del terrazzo, dove non c’erano ospiti.
“Iamme, puttane’” mi disse Nicola. E con una mano sul mio culo ci dirigemmo dove il cameriere ci stava preparando l’alcova improvvisata. Da lì si vedeva tutta capri ed era meraviglioso. Dopo aver allungato cinquanta euro al cameriere e senza neanche attendere che questi si allontanasse, si slacciò i pantaloni e si tirò fuori l’uccello, un cazzo moscio e flaccido che sapeva d’urina. E mi disse di spompinarlo. Mi inginocchiai vogliosa e glielo succhiai per bene fino a che non divenne durissimo. Era evidente che si fosse fatto di viagra, il vecchio. La cosa mi piacque. Si sedette sulla poltrona e mi chiamò su di lui, dicendo di sedermi col culo sul cazzo. Me lo infilai dentro tutto, godendo come una cagna in calore e lo lasciai sborrare dentro di me. Finito il giochino, il vecchio si congedò da me dicendo che era stato un piacere e che era dispiaciuto che l’indomani sarei partita. Quindi mi diede il suo biglietto da visita e mi disse di andare a trovarlo nella sua villa quando avessi voluto e senza dirlo al mio protettore (mi aveva, dunque, presa proprio per una puttana!!!). Mi disse che mi avrebbe dato tanti soldi e tutti i gioielli della sua povera moglie. Mi avrebbe fatta felice e mi avrebbe scopata come piaceva a me. Poi se ne andò senza aspettarmi. Io mi sistemai alla meno peggio il perizoma, che navigava nei nostri liquidi, mi abbassai la gonna e tornai in stanza: la stanza mia e di Sergio, il quale aveva mantenuto la promessa. Trovai Monica che stava preparando la sua roba per trascorrere la notte nella mia stanza singola. Non era triste, anzi mi sembrava divertita. Mi baciò in bocca con passione e mi chiese se il vecchio mi avesse fatto godere. Le risposi di aver goduto molto ma che mi aspettavo di godere ancora con Sergio. Lei sorrise ed uscì.
Sergio mi accolse nel nostro letto con grande a more e volle sapere tutto ciò che mi aveva fatto il vecchio. Ogni volta che gli dicevo di aver goduto, mi schiaffeggiava sul culo. Quando, infine, gli dissi che mi aveva proposto di rivederlo, che era disposto a regalarmi un sacco di cose e che, in realtà, a prescindere dalle regalie, avrei voluto ancora scoparmelo, lo vidi scurirsi in volto per la gelosia e mi impose di mettermi a quattro zampe per terra. Lì mi scudisciò a più non posso con la cinghia dei pantaloni, fino a farmi godere per il dolore. Poi si fece succhiare l’uccello e mi sborrò in bocca, obbligandomi a bere tutto, fino all’ultima goccia. Quindi mi legò ai piedi del letto e mi costrinse a rinnegare d’aver goduto col vecchio, a negare d’aver preso in considerazione l’idea di lasciarlo per frequentare lui. Mentre dicevo le cose che mi ordinava di dire mi torturava i seni con le mollette metalliche che ogni tanto Monica usava su se stessa, tirandomeli e stringendoli a più non posso. Avevo le lacrime agli occhi. Nel frattempo gli era tornato duro e me lo diede nel culo, dove ancora c’era un residuo di sborra del vecchio.
“E, così, ti ha inculata, eh? E tu hai goduto, brutta schifosa?”
“Sì” rispondevo istintivamente al ricordo di quella bella inculata con Nicola. E, lì, giù schiaffi e frustate.
Quando, infine, mi sborrò anche lui nel culo, lo vidi finalmente rilassarsi.
“Tu sei mia, hai capito? Solo mia …” mi disse e quasi mi commossi. Lo abbracciai e gli dissì che ero solo sua, ma che mi sentivo trascurata. Lui promise che mi avrebbe dedicato più tempo, d’ora in avanti, dividendosi equamente tra me e Monica, anche nelle nottate da trascorrere insieme nel suo letto, e così fece.
Da allora siamo un “noi tre” inseparabile e godurioso. Sono molto felice, anche se confesso che, a volte, penso ancora a quel vecchio porco di Nicola che mi ha fatto tanto godere e vorrei che mi scopasse ancora!

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