"Cave camion" all'autogrill

Scritto da , il 2014-10-03, genere gay

Ero di ritorno da Milano e mi ero fermato al bar dell'autogrill per un panino e una birra. Era quasi mezzanotte di un lunedì di ottobre e non c'era molta gente in giro.
Divorai il panino rapidamente e mi concessi anche un caffè doppio, avviandomi subito dopo all'uscita.
Dovetti fare il solito slalom nei corridoi delle merci inutili, ma che si fanno guardare, e io effettivamente le stavo guardando.
Mi ero fermato alla bacheca dei sughi, delle salse e molto altro ancora, ma le salse al tartufo mi interessavano un po', i prezzi non erano esagerati...tartufo biaco...nero...scorzone, ma qualcuno sbucò dall'ultima parte del corridoio...ricordo che pensai “viene dalla parte sbagliata”, ma subito dopo pensai “cazzo, che pezzo di fica” ma era più vera la prima ipotesi... quella dell'esclamazione.
Era sicuramente un trans o un travesta - aveva poche tette – e me lo trovai quasi addosso, anzi proprio addosso, mentre rimettevo a posto il vasetto del tartufo bianco...mi fissò con aria sfacciata e mi mise una mano sul pacco, squotendolo con una presa sicura e poi mettendomi un dito sotto il mento e accostando la sua bocca laccata di lucidalabbra e leccandomi un orecchio prima che io potessi reagire in qualche modo.
“Cè un amico camionista che mi presta la cabina del suo camion per tutta la notte...ci vieni a scopare con me?” lo aveva appena sussurrato ma avevo capito benissimo. Ero rimasto zitto e allibito.
“Dai, non farla tanto difficile, ce l'hai un centone?” Seguitai nel mio mutismo, ma ero scombussolato un bel po'. Passò alla mia sinistra e mi spinse con delicatezza e un sorriso assassino verso la curva che immetteva al corridoio di uscita.
“Dai vai avanti, non vorrai uscire con me a braccetto...noo?”
Non avevo preso niente ed uscii con la tentazione e il suo diabolico effetto. Appena fuori mi raggiunse e mi prese veramente a braccetto.
Ero imbranato...avevo già deciso di starci...? Non lo so.
“ Hai un gran bel pacco, ma...anche un gran bel culo! Hai deciso quale preferisci usare?” E la sua mano scivolò fra le mie natiche e un dito impudente e quasi violento si piantò e spinse sul mio sfintere. Feci un passo in avanti che era quasi un balzo.
“Hei...calma, siamo quasi arrivati!”
Mi riprese per il braccio e mi forzò a voltare fra due musi di camion e a scivolare sul fianco di entrambi, quando arrivammo sul retro, aprì con disinvoltura un portellone che sembrava pesantissimo e salì agilmente sul fondo buio del camion, porgendomi poi la mano per aiutare anche me a salire.
Una volta dentro afferrò da qualche parte un torcione, chiuse lo sportello e fece luce. C'era un cumulo di mobili da trasloco e in primo piano un bel lettone ben incastrato su un lato e di facile accesso. C'era sopra un lenzuolo che sembrava anche pulito. Lara – mi aveva detto che quello era il suo nome – depose il torcione sopra un ripiano, più in alto del letto e cominciò col prendermi una mano e portarsela sul pacco. Fu un emozione fortissima e conturbante...prendere in mano il cazzo di un uomo... ma lo presi, lo palpai e infilai la mano nello slip non ancora calato. Seppi che era quello che volevo e mentre lo manovravo, non molto disinvolto, Lara mi stampò la lingua fra le labbra in un bacio che mi parve insieme osceno e meraviglioso.
Le sue mani mi spogliavano, la sua lingua si stava impossessando di me ben oltre la mia bocca, mentre le mie dita bruciavano nella carezza del suo corpo perfetto, del suo sesso “stregato”.
Poi la mia testa venne spinta in basso, la mia lingua venne trattenuta dalle sue tettine, gonfie di ormoni, tutte capezzoli olivastri, amari di un profumo acerbo e poi ancora più in basso sull'altura del suo ventre perfetto e nella profondità del suo ombelico e infine sull'inguine perfettamente depilato che mi resero sempre più avido del pene umido, completamente scappucciato dalla mia mano, dolce di umori reali ed immaginari.
Mentre lo succhiavo voglioso di tutte le voglie più oscene, la sue dita scivolarono sul mio dorso ormai prono e cominciarono a tentare il mio ano, lo penetrarono agilmente e cominciarono a sollecitarne le mie voglie più sfrenate e hard.
“Leccami anche le palle...e il culo, vai sul culo, leccami il buchetto”
Si girò e fui posseduto in un fantastico sessantanove. Lui aveva un pube di seta, levigato, liscio...come “la strada che porta all'inferno” e non potevo stancarmi di leccare, succhiare e sbavare e godere di star godendo del piacere passivo “Sono diventato frocio, ma ne vale la pena”, pensavo e “Fammi il culo, sborrami tutto!” dicevo ad alta voce.
“Ah! Verginella mia, non vuoi assaggiare la sborra in bocca?”
“Si, tutto...tutto quello che vuoi” Mi tolse il cazzo dalla bocca e cominciò a segarsi sulla mia faccia mentre con le mani mi attaccavo alle tettine ancora acerbe, da maschio ermafrodito.
E mentre il suo sperma mi invadeva una guancia e il collo, il portellone tornò ad aprirsi e....una sagoma nera si materializzò e mentre io sobbalzavo e cominciavo a tremare per la mia nudità e la posa oscena in cui venivo sorpreso:
“Guarda la sborra in culo te la spara lui!”
Guardai allibito la sagoma nera che era diventata un uomo, basso, tarchiato, con il cranio rasato e che si stava togliendo i calzoni ed estraendo un grosso cazzo ricurvo e super arrapato.
Lara mi fece la gentilezza di presentarlo:
“Niente paura, è l'amico camionista che ci ospita ed è venuto a riscuotere un piccolo pedaggio...che vuoi farci?... Gli piacciono i ragazzi giovani e bellini come te!”
Certo non potevo scappare e, mentre Lara mi faceva la barba con il suo sperma, le dita del camionista mi accarezzavano sfacciatamente in mezzo alle natiche.
“Te lo fai ficcare...ti piace... la nostra trojona, guarda che poi me lo devi pulire con la lingua”
E, intanto me lo stava ficcando veramente. Mi aveva sputato abbondantemente sul buco anche se io mi ero agitato non poco per sottrarmi a quella specie di violenza, ma con la voglia di lasciare che la concupiscenza del tipo aggiungesse piacere al piacere che mi obbligava a cedere e concedere fingendo la resistenza. Fui ben presto preda totale della violenza del camionista, il suo cazzo fece piu di un tentativo.
“Ma questo e vergine...è talmente stretto che mi faccio male io!”
Fattelo con calma, ma non ci mettere due secoli, che me ne voglio alzare almeno un altro stanotte!”
Fu così che il camionista cominciò a sfondarmi completamente, un bruciore feroce seguì lo sfondamento, ma il tipo godeva come un pazzo dei miei lamenti e più miagolavo più entrava con affondi brutali. Ma ormai dolore e piacere si confondevano in spasmi violenti del mio sfintere e lo sentivo ficcato dentro come un palo. Si muoveva ora più piano, facendomi godere di prostata, come un frocio patentato, e ora più forte, strappandomi muggiti da puttana.
Mi feci fottere così a lungo che riuscii a venire due volte prima che quello mi allagasse della sua sborra appiccicosa e densa, come potei constatare leccandogli la cappella. Obbligato dai due maledetti aguzzini, dovetti anche scucire cento euro per il trattamento completo, sul cui ricordo fu tuttavia lunga la serie di seghe che fui costretto a farmi, nei giorni seguenti, e prima che trovassi il coraggio di rimorchiare un'altro anziano panzone, che divenne il tipo di cazzi a cui preferisco darmi.

Questo racconto di è stato letto 6 2 3 7 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.