La mia fortuna con gli uomini - parte 2^

Scritto da , il 2010-05-30, genere etero

Settimane chiusa in me stessa, non riuscivo a dire a nessuno quello che era successo con Andrea, dissi solo che ci eravamo lasciati e che volevo stare sola.
Chiusa in casa, sola e triste, passavo le ore a studiare per gli esami all’università ma non ero esattamente soddisfatta di me. La sera mi chiudevo in camera e passavo ore e ore al pc..
Giochi e letture e poi.. chat.
Ho conosciuto un po’ di gente, perlopiù ragazze.
Ma mi annoiavo, erano tutte prese dal ragazzo e dall’amore.
Io non volevo più né l’uno né l’altro.
E i loro discorsi mi sembravano stupidi e infantili.
Poi una sera conobbi lui.
Mi chiese che cosa ci faceva in casa, di sabato sera, una ragazza di soli 21 anni. Diceva che sarei dovuta essere fuori a fare strage di cuori.
Chattammo a lungo, quella notte e nei giorni a venire e poi diventò un appuntamento fisso.
Lui si chiamava Flavio e aveva 36 anni, separato e viveva solo, vicino a Pavia.
In un primo momento la differenza di età mi ha spaventa, ma poi io ero nella mia cameretta e lui era a casa sua.
Non c’era pericolo.
E poi era tanto carino.
Sembrava sapesse che non era un buon periodo per me.
Mi parlò di sé, mi raccontò della sua vita, della sua quasi ex moglie, dei suoi sogni, del lavoro … senza mai chiedermi cosa mi tenesse in casa la sera o la domenica pomeriggio.
Poi pian piano mi aprii anche io e gli parlai di Andrea e di quella sorpresa che credevo di fargli io e che invece mi avevo fatto lui.
Non so perché glielo raccontai, ma mi venne fuori così. E lui, da gentiluomo qual era non commentò. Disse solo che Andrea avrebbe dovuto essere sincero con me e lasciarmi quando tutto era ancora tutto in forse.
E mi trovai a pensare che Flavio era un uomo stupendo.
O almeno lo era a parole. Ed era quello di cui io avevo bisogno. Qualcuno che mi capisse e che mi confortasse.
Parlammo di tutto, come se ci conoscessimo da una vita, e mi trovai a desiderare di trovare un uomo così, un giorno.
Poi arrivò dicembre e lui mi chiese di vederci, ma in un luogo pubblico, non da soli.. tentennai un po’, non si sa mai chi incontri in chat.. così si dice, ma io e lui ci eravamo detti di tutto, per un sacco di tempo e allora accettai.
Ero un po’ curiosa di conoscere quel mio amico di chat con cui passavo un sacco di ore appiccicata al pc.
Ci demmo appuntamento e stabilimmo un segno di riconoscimento.
Un pub in cui ero andata qualche volta con Andrea, non lo conoscevo bene, ma sapevo come ci si arrivava, ed era a metà strada tra il mio paese e quello di Flavio. (anche se di mezzo ci sono 70 km…)
Entrai, titubante e poi lo vidi, o meglio vidi il segno di riconoscimento, un bouchet di gerbere di colore diverso..
Io adoro le gerbere.
Da lontano me lo mangiai con gli occhi.
E mi chiesi che cazzo ci faceva lui, a casa, quelle notti.
Era un tipo da urlo. Bello come un Dio.
Capelli corti, castano chiaro, occhi verdi risaltati dall’abbronzatura fuori stagione, vestito di nero con una camicia viola. Spalle larghe e fisico asciutto.
E due labbra carnose da baciare fino allo sfinimento.
Cazzo, non mi ero ancora presentata e avevo già certi pensieri.
Mentre mi avvicinai, a passo malfermo, poco sicura di me, nonostante il mio metro e settanta, per 58 kg di peso ben dispensati sui fianchi e sulla mia quarta di seno, vidi parecchie ragazze che gli gettavano addosso degli sguardi adoranti.
E io mi sentii brutta. Mi guardai e i pantaloni elasticizzati neri mi sembravano fuori posto, la maglia rossa dallo scollo asimmetrico era decisamente eccessiva e le scarpe.. cazzo potevo mettermi le altre che sarei stata, sicuramente, meglio..
Ma ero lì e tornare a casa era impossibile.
Con il coraggio a quattro mani gli andai incontro.
Appena mi vide, si alzò.. cazzo un buon 20 cm più di me, e mi sorrise e io faticai non poco a presentarmi.
Ero già persa. Pazza di lui.
Mi fece accomodare e ordinai da bere, una birra media, bionda doppio malto. In genere non bevo alcolici, ma avevo bisogno di una spintarella, non volevo risultare una ragazzina ai suoi occhi, anche se in realtà lo ero.
Quella sera parlammo, parlammo e parlammo.
E giunse l’ora di tornare a casa.
Non uscivo da mesi e non potevo di punto in bianco tornare all’alba. Vicino alla macchina, prima di salutarci lui mi passò un pacchettino.. io ci rimansi di merda, non me lo aspettavo.
Mi disse di aprirlo a casa e mi baciò sulle guance, poi tentennò un poco e mi baciò sulle labbra. Un bacio leggero.
Ma dentro di me c’era già il ciclone.
Arrivai a casa e aprii il pacchettino in garage.
Un ciondolo, un angelo.
E sul biglietto un messaggio “per vegliare su di te”
Ero in visibilio assoluto.
Lo aveva comprato per me. Per me. Per. Me.
Giorni di messaggi più o meno espliciti e poi un nuovo invito, una cena. Poco prima di Natale.
Mi preparai con cura, capelli, trucco e un abitino da sconsacrare l’intera famiglia e stivali dal tacco vertiginoso, tanto per poterlo guardare negli occhi.
Ci incontrammo a metà strada. Lasciai l’auto in un parcheggio e salii sulla sua.
Cena in un ristorante a base di pesce e poi quattro passi e lì sotto la luna, ci baciammo. E che bacio.
Mi propose di andare a casa sua ma ero un po’ riluttante. Il timore che volesse solo quello si fece strada.
Ma poi pensai che potevo sempre tirarmi indietro e lui non era tipo da fare cose contro il mio volere.
Così accettai e ci avviammo.
Ore davanti al camino acceso a parlare e poi, alle due del mattino, mi riaccompagnò alla macchina e solo qui ci perdemmo in baci al limite del legale.
Ci vedemmo un altro paio di volte e anche in quelle occasioni pomiciammo da slogarci le mascelle ma niente di più.
Ultimo dell’anno e mi invitò a casa sua.
Cena perfetta, cucinata da lui, con le luci soffuse e il camino acceso e poi ci ritrovammo, finalmente, avvinghiati in un bacio che ci chiarì quanto desiderio provassimo l’uno per l’altra.
Mentre ci rotolavamo sul tappeto, davanti al camino le mie mani finirono sulla sua cintura, erano mesi che gli unici cazzi che vedevo erano quelli dei siti porno sul pc, mi ero fatta addirittura una mia lista tra i preferiti. Al primo posto c’era cazzi enormi, poi pompini e al terzo teen. Ci entravo tutti i giorni, più volte al giorno e negli ultimi dieci giorni, in cui avevo conosciuto Flavio, ci passavo tutte quelle ore in cui lui era offline.
E ora ce lo avevo lì, a portata di mano e da quello che sentivo era anche ben dotato. Ma lui mi allontanò e si alzò e divenne pensieroso.
“Ti devo dire una cosa, e lo so, avrei dovuto dirtela subito.”
E io ero nel panico più totale.
“Ti ho mentito.. non ho 36 anni.. ne ho 41 e ho un figlio.. e tu potresti essere la sua ragazza. Dio mi dispiace, ho rovinato tutto, lo so.. solo che non volevo fare l’amore con te con questa cosa.. mi sembrava..”
In un primo momento rimasi scioccata, 41.. 41 anni e io 21.. cazzo vent’anni di differenza.. ma poi lo guardai ed era talmente bello che quella cosa, la differenza d’età, passò in secondo piano.
Lo sapevo che era più grande di me, già da prima.. ed erano solo 5 anni in più.
Era stato sincero.. poteva scoparmi e far finta di nulla.
Mi avvicinai e lo baciai e le mie mani furono di nuovo sulla sua cintura.
E da lì in poi tutto divenne orgasmagorico, lo so non esiste, ma credo che renda bene l’idea.
Baci, carezze e lingua, tanta lingua.
Ero nuda, sdraiata sul tappeto con le gambe spalancate e la sua testa lì in mezzo.
Mi stava leccando la figa.
E Dio se lo faceva bene. Mi leccava e mi mordeva e poi succhiava il clitoride e poi tornava a leccare.
Ecco il paradiso era sceso sulla terra e stava in quella stanza.
Raggiunsi l’apice dopo un paio di minuti che la sua lingua mi stava penetrando, mentre tratteneva tra due dita il mio centro del piacere. Ebbi un orgasmo spaventoso, e ancora lui indossava i boxer.
Rotolammo fino a che riuscì a stargli sopra, cominciai a baciarlo ovunque, a leccarlo e i suoi occhi erano su di me, lo sentivo gemere e mi sentii donna come mai prima di allora.
Probabilmente perché lui era un uomo, non un ragazzo.
Arrivai all’elastico dei boxer e lo presi in bocca, stringendolo tra i denti e glieli sfilai.
Rimasi in contemplazione di quello che avevo liberato, tanto a lungo che lui si sollevò sui gomiti e mi chiese se avevo qualche problema.
Cazzo.. che cazzo!!
Nella mia vita ne avevo visti solo due di cazzi in tiro dal vivo. Quello di Andrea e quello di Giacomo, quel dannato pomeriggio. Ma il suo era tutto un altro discorso. Era lungo e grosso con una cappella grossa, e arrossata, già completamente scoperta, e sotto un sacchetto di pelle, con dentro due belle sfere..
“Sara..”
“Sono gelosa.” Dissi in un fil di voce. Ed era vero.
“Come?”
“Sei bellissimo Flavio e io.. e poi questo” avvicinai la mano al suo membro senza toccarlo, quasi lo avessi rovinato. “Dio.. quante donne hanno potuto goderne?”
“Sara.. no.. non mi piacciono certi discorsi.”
“Non te lo sto chiedendo, e ti prego di non dirmelo mai, se un po’ ci tieni a me. Ma so che ci sono state e io.. sono.. gelosa”
“Piccola..” si avvicinò e mi baciò “pensa solo che ora ci sei tu, e comunque quello fortunato sono io. Tu sei un bocciolo, e scusami se dicco questo, ma devo proprio ringraziare quel coglione del tuo ex se ora io avrò il privilegio di fare l’amore con te.. e spero non solo ora.”
Lo sapevo, erano chiacchiere al miele dettate dal momento.
Ma mi erano arrivate come una cannonata. Dritte al cuore.
E presa da un’eccitazione sconvolgente gli saltai addosso, lo baciai con foga e poi scesi sul collo con la lingua e poi più giù sul petto e poi ancora giù finchè incontrai il suo sesso.
Gli leccai la punta, facendolo sobbalzare e rimasi a fissarlo.
Era davvero grosso e lungo. Ad occhio e croce, doveva essere ben più lungo di 20 cm, ma quello che mi incantava era il diametro… Quello di Andrea ci entrava bene nella mia bocca ma questo era un po’ più grosso, soprattutto in punta.. ero in dubbio.
D’istinto mi guardai la mano, per sapere se sarei riuscita a maneggiarlo, lo notò e rise, poi mi sollevò la testa e mi baciò.
“Come sei bella, Sara. Mi piace questa cosa.. e non ti preoccupare.. lo troverai un modo..”
“Ma..” poi rimasi zitta perché gli stavo per fare una di quelle domande di cui mi sarei pentita per tutta la vita.
“Non te lo dirò mai. Tu sei tu ed è con te che io voglio fare questo, adesso”
Lo guardai basita. Aveva capito tutto.
“Ti va di toccarlo?”
Allungai la mano e gli feci una carezza.. morbido e vellutato. Mi morsi il labbro per trattenere la voglia che avevo di ingoiarlo.
Poi lo strinsi nel palmo o almeno ci provai.
Le mie dita erano così distanti dal chiudere la mano a pugno.
“Flavio..”
“Muovilo, bambina, muovilo” mi disse in un sussurro. E comincia a segarlo, lentamente e poi un po’ più velocemente e vedevo tutto il suo godimento sul viso.
Lo sentii gemere e trattenere il respiro e non ce la feci più, mi chinai su di lui con la bocca aperta e cercai di prendere in bocca un po’ di quel ben di Dio.
Forse l’astinenza mi aveva giocato un brutto gioco?
O forse adoravo talmente avere il cazzo in bocca che riuscii a prenderne un bel po’?
Fatto sta che il cazzo di Flavio mi riempì la bocca, fino in gola, ma era nella mia bocca. E io potei cominciare a fare quel gioco che mi piaceva tanto.
Lo tirai fuori solo per leccarlo bene, gli girai la lingua intorno come se fosse un cono gelato, mi soffermai più volte sul filetto provocandogli spasmi e gemiti liberatori, lo insalivai per bene, sempre facendo scorrere la mia mano lungo tutta l’asta e con l’altra mano giocai un pochino con le sfere sotto, poi me lo ripresi in bocca, succhiandolo avidamente e cominciai un andirivieni lento ma intenso.
Dopo qualche minuto Flavio mi poggiò la mano sulla testa e cercò di liberarmi la bocca, ma io avevo una fame assurda e lo risucchiai tra le labbra, provocandogli un tremore.
“Cristo, bambina, hai intenzione di farmi venire subito?” mi chiese spingendo però avanti il bacino.
“No, ho intenzione di farti venire tutta la notte” gli risposi veloce e ripresi il mio pompino.
E non passò molto.. lo sentii gemere e poi irrigidirsi, mi sfilai il cazzo dalla bocca e cominciai a segarlo velocemente, stringendo il pugno sulla cappella e poi.. mi lavò la faccia.
Lo ripresi in bocca e lui finì di venire, e nel risucchio ingoiai il suo sperma. Poi ripresi tutto da capo.
Lui mi mise una mano sulla testa, e io lo guardai.
“Cazzo Sara, non mi avevi detto che eri così brava ad usare la bocca”
“Adoro avere il cazzo in bocca, mi piace una cifra..” gli risposi, e subito mi resi conto di avergli detto qualcosa che non avevo detto mai a nessuno. Certo Andrea sapeva che mi piaceva, ma solo perché non gli dicevo mai di no.
“Ok, bimba.. ma ora.. hai la figa che ti gronda e vorrei provare ad asciugartela un pochino, prima di..”
“Vuoi scoparmi?” gli chiesi, mostrando a me stessa quando ero porca e stranamente esplicita, continuando a segarlo.
“Vuoi che io lo faccia?”
“No” gli risposi. Lasciandolo interdetto per mezzo secondo “Voglio scoparti prima io”
“Mi vuoi scopare? Mi vuoi montare sopra e scoparmi?”
“Si, voglio impalarmi con questo, non ho mai avuto un cazzo così”
Fece un ghigno e poi allontanò, con mio enorme dispiacere, la mano dal cazzo, e prese a segarsi da solo.
“Mi spiace, piccola. Ma ora ti scopo io, poi se ne sarai ancora capace mi scoperai tu. Ok?” mi spinse e mi fece sdraiare sul tappeto.
Mi sollevò una gamba e mi accarezzò il sesso, poi mi penetrò con due dita.
“Uh.. piccola.. come sei stretta.”
Poi infilò un altro dito e la penetrazione si fece più rude.
E io godevo e godevo e godevo.
“Sei talmente stretta che per stavolta ti lascio decidere..mi raccomando pensaci bene, perché non accetto ripensamenti, dimmi come mi vuoi”
“Dentro” gli risposi, cercando di essere sensuale, ma senza capire cosa mi avesse davvero chiesto.
Infatti mi penetrò in un colpo solo.
Urlai.
Mi aveva fatto male.
Erano sei mesi che non prendevo un cazzo e quella penetrazione senza mezzi termini mi aveva sverginato per la seconda volta, se era possibile.
“Flavio..”
“Me lo hai detto tu. Te lo avevo detto di pensarci bene. E ora che ti sono dentro, dimmi come mi vuoi?”
Ci pensai un po’, mentre lui rimase fermo con il cazzo piantato dentro la mia figa dolorante.
Lo guardavo e mi sembrava diverso.
Quel modo di essere col sesso mi spaventava.. era tutta un’altra persona prima, quando parlavamo e basta.
Sentii il cazzo muoversi dentro di me, come a voler richiamare la mia attenzione, e una sensazione di piacere mi investì.. e lo aveva solo mosso dentro.
E senza pensarci troppo gli dissi “come un toro”
Lui fece un sorriso ampio, un ghigno quasi e disse “ Io ti adoro, bimba” e prese a scoparmi con furia. Mi sbatteva dentro il cazzo fino a farmi male, lo sentivo dentro come un palo, usciva da me, quasi completamente, veloce e poi ripiombava dentro sbattendomi contro.
Vedevo le labbra vaginali allargate intorno alla sua verga, con la pelle tirata, e ne ero sicura, mi stava spaccando la figa e io stavo godendo come non mai.
Non l’avevo mai fatto così, con Andrea non era così. Bè il cazzo di Andrea non era così, pensai sorridendo.
Ma anche io ero diversa.
Ero più porca di quando avessi mai saputo.
Me lo sbatté dentro un’ultima volta, facendomi sobbalzare e poi si fermò, lasciò cadere la gamba e si poggiò sulle braccia.
“Dove sei?” mi domandò.
“Cosa?”
“Non mi piace questa cosa. Stai scopando con me, rimani con me, non pensare a quel coglione del tuo ex. Non voglio.”
“Ma come fai..?”
“Eri persa.. non mi piace. Se vuoi stare con me devo esistere solo io, specialmente mentre scopiamo”
“Scusa.. ma io… bè non pensavo proprio a lui.. ma a me.. io non l’ho mai fatto così.. e non ho mai detto cose di questo genere”.
“Ne conosco un sacco di modi per scopare.. potremmo provare tutto il repertorio e sentirti parlare sporco me lo manda in tiro”
Non sapevo se essere felice o meno.. far programmi a lungo temine era una cosa carina, ma questa sua conoscenza..
“Dove sei?”
“Se tu ne sai un sacco vuol dire che le hai provate tutte..”
Sorrise fiero e cominciò a spingere, mosse il bacino, piantandomi il cazzo in profondità e i miei muscoli risposero alla sua presenza.
Riprese a scoparmi con foga, fino a diventare un martello a percussione.
E io venni, e venni e poi ancora.
“Dimmi dove” disse ad un tratto e si sollevò sulle braccia, dando spinte a perforazione, come le prime.
Mi tolse il fiato e la capacità di ragionare.
Poi si sfilò e mi riempì la pancia e il seno di sperma.
Sostenendosi sulle ginocchia e su un braccio solo, raccolse con le tre dita a spatola una quantità di sperma e me lo mise in bocca, spingendo giù, per farmi ingoiare.
Poi mi guardò serio e disse “La prossima volta che non mi rispondi te lo ficco in bocca e ti annego”
“Ma..” non feci in tempo a dire, mi infilò un braccio sotto la schiena e mi fece girare a pancia sotto.
“Spalanca le gambe che ti spacco per bene la figa, così la prossima volta stai attenta quando ti parlo.”
Mi aprì le gambe e sostenendomi con un braccio mi alzò il sedere e mi ritrovai impalata di nuovo. E la scopata riprese, come se non fosse mai venuto.
E me la stava spaccando sul serio, dolore misto a piacere, un cocktail da strapparmi il fiato. Stava accadendo di tutto e troppo insieme e solo in quella, durante il secondo tempo di quella che sarebbe passata per la scopata dell’anno, mi resi conto che stavo facendo sesso senza protezione. Provai a dirlo, ma le parole mi si smorzavano in gola ogni volta che lui mi tornava dentro, e solo alla fine, quando lui mi chiese ancora “dove” lo feci uscire, ma non volle venirmi addosso, mi fece girare e mi riempì la bocca.
C’erano cose che avrei dovuto imparare in fretta con lui, cose che sarebbero servite in futuro, per me e per il nostro rapporto.
Cose che ho capito e accettato, anche se non a cuor leggero.
Ma a volte, per amore, si perde il lume della ragione.

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